• Non ci sono risultati.

AUTOBIOGRAFIA E FINZIONE, MITO E PARODIA

3.1 Dal postribolo alla prostituta

Nel corso degli anni Sessanta, che assistono al boom letterario latinoamericano, si propongono all’attenzione dei lettori tre grandi romanzi: Juntacadáveres (1964) di Juan Carlos Onetti,361 El lugar sin límites (1965) di José Donoso e La casa verde (1966) di Mario Vargas Llosa. Si tratta di libri imperniati sulla descrizione di un bordello – e della vita che gli ruota intorno –, utilizzato dai rispettivi autori come metafora della società.Rodrigo Cánovas evidenzia la distanza formale e concettuale di questi testi dai loro predecessori di inizio Novecento:

Más que documento social, este espacio es confeccionado como un escenario enigmático, cual oráculo, donde se reflexiona sobre los fundamentos de la existencia. [...] El prostíbulo es, entonces, la apertura de un boquete que nos permite visualizar e imaginar las reglas de nuestra modernidad, los actos fallidos de la cultura latinoamericana y la escritura que los diagrama en arabesco.362

Nello stesso periodo si riscontra invece in Argentina, la quale come si è detto è stata per lungo tempo al centro di vasti traffici di prostituzione e di una fervente attività postribolare, l’assenza di un romanzo in cui allo sperimentalismo formale si unisca l’assoluta centralità nella narrazione di una casa d’appuntamento. Se si eccettua la comparsa di qualche breve racconto sull’argomento, in questa fase di grande fermento letterario risulta infatti difficile rintracciare nell’ambito della produzione nazionale opere in grado di offrire descrizioni del mondo della malavita diverse da quelle dei testi analizzati nei capitoli precedenti, che presentavano un taglio realista-documentale e solitamente non si concentravano intorno ad un unico postribolo come fuoco della narrazione, ma piuttosto su una delle zone del “vizio” nella capitale.

Alla pubblicazione dei celebri romanzi che circolano nella comunità ispanoamericana dell’epoca, portando alla ribalta le “fabbriche della prostituzione”,

361

Romanzo ambientato, come altri di Juan Carlos Onetti, nell’immaginaria città di Santa María, che «riassume le virtualità delle due città del Río de la Plata – Buenos Aires e Montevideo» (R. Campra, L’identità..., cit., p. 57), ma il cui inserimento nell’analisi avrebbe richiesto una trattazione troppo estesa e forse poco pertinente in questa sede.

362

ad occidente del Río de la Plata risponde timidamente solo il titolo di una raccolta di racconti pubblicata nel 1967, Prostibularios, che riunisce scritti composti da vari autori in diverse epoche ma tutti dedicati alla figura della prostituta ed al suo ambiente.363

Proprio nel momento in cui la casa di tolleranza diventa uno spazio privilegiato nelle letterature di molti paesi dell’America Latina, sembra dunque manifestarsi in quella argentina la tendenza a distogliere l’attenzione tanto dal postribolo, quanto dalle zone di Buenos Aires storicamente interessate dai traffici della malavita.

La perdita di centralità nella narrazione dell’ingombrante capitale porteña si era del resto già resa evidente nel romanzo di Manuel Mujica Láinez La casa (1954), incentrato sulle vicende di un’aristocratica magione situata nell’elegante calle Florida: la casa del titolo viene infatti proposta dall’autore come unica voce narrante della propria storia, iniziata nell’anno della sua costruzione – il 1885 – e destinata a concludersi con la sua demolizione, avvenuta verso la fine degli anni Trenta.

In questo testo lo scrittore antiperonista intende rivolgere un’aspra critica all’assenza di moralità e alla volgarità dei soggetti che si stavano facendo strada nella società dell’epoca, rappresentati nella narrazione dagli insulsi ed arrivisti individui che con astute manovre si impadroniscono di una casa appartenuta per decenni ad una delle famiglie più in vista della capitale.364 Mujica Láinez decide allora di presentare ai suoi lettori proprio una prostituta, simbolo assoluto della marginalità, come personaggio puro e sensibile da contrapporre agli spregevoli «malevitos» che si erano installati nell’aristocratica abitazione. Si tratta della venticinquenne Dolly, la cui presenza tra le proprie mura la casa di calle Florida ricorda con particolare affetto negli ultimi giorni della sua esistenza, fornendo al contempo una rapida panoramica delle principali strade della prostituzione dell’epoca:

363

Includendo racconti di Enrique Amorim, Julián Centeya, Nira Etchenique, Joaquín Gómez Bas, Juan José Hernández, Bernardo Kordon, Pedro Orgambide (i testi degli ultimi due autori proposti nella raccolta sono stati esaminati nel capitolo precedente), ed il già citato saggio di Cátulo Castillo.

364

Per quanto riguarda il rapporto di Manuel Mujica Láinez, e di altri celebri scrittori dell’epoca, con il peronismo – tra i quali Julio Cortázar, che nel suo racconto “Casa tomada” (1951) esprimeva inquietudini simili ricorrendo anche lui alla metafora della casa –, si veda S. E. Riquelme, Metáfora e imaginario social en la literatura argentina, Dunken, Buenos Aires 2004.

Una figura nueva irrumpe hoy en mi desfile de imágenes. Es la de Dolly. Dolly fue necesaria para activar el drama que se gestaba dentro de mí y, sin embargo – a pesar de su propia vida censurable– he conocido a pocos seres tan inocentes. [...] Dolly era (es, porque supongo que vive) una de esas muchachas a las que – según deduje de ciertas frases amargas y definitivas de Leandro– yo solía descubrir de tarde en tarde por Florida, cobijadas en la penumbra de un zaguán, y que desde él llamaban con uniformes promesas a los varones pasantes. Venían, por la noche, de Corrientes, de Tucumán, de Esmeralda, de Lavalle, de las cuadras vecinas, donde su acción se ejercía con más organizada asiduidad.365

Le caratteristiche spirituali di questa ragazza romantica, assidua lettrice, amante della musica lirica e per nulla abbrutita dall’esercizio di una delle professioni maggiormente esecrate all’epoca 366

– capace anzi di riportare con le sue delicatezze la casa ad i fasti di un passato ormai irrecuperabile –, vengono contrapposte a quelle dell’avida Zulema, arida popolana nemica del buon gusto e della nobiltà, che cerca di imporre il proprio dominio sull’antica magione riducendola ad una disgustosa topaia.

A prescindere dai suoi contenuti ideologici, il romanzo di Mujica Láinez può essere proposto come esempio di uno spostamento dell’attenzione, che – nell’ambito delle rappresentazioni letterarie della mujer de la vida – in alcuni momenti sembra allontanarsi dai noti ambienti postribolari della capitale per intraprendere la ricerca di uno scenario più neutro. Ciò potrebbe derivare da un ulteriore cambiamento dei confini interni di Buenos Aires, verificatosi proprio negli anni Sessanta e puntualmente registrato da un saggio contemporaneo di Juan José Sebreli: a differenza che in passato, infatti, non è più necessario andare in cerca di prostitute e case di appuntamenti nella zona del porto o a Mataderos, poiché

el arrabal está ahora en el proprio centro y los lumpen se mezclan hoy con todas las clases sociales, en las mismas calles, en los mismos bares, en todas partes.

365

M. Mujica Láinez, La casa (1954), in Obras completas, Vol. IV, Sudamericana, Buenos Aires 1981, pp. 507-509.

366

La casa sottolinea: «A mí me gustó, por un resto de candor esencial del que no se había desprendido y también por su afán de superarse espiritualmente. [...] La característica sobresaliente de Dolly fue, si no me engaño, su romanticismo. Era romántica, lo que a mis ojos la torna singolarmente respetable. En su magro equipaje trajo cinco libritos de la colección “Los Poetas”, una serie popular que publicaba dos por mes», ivi, p. 509.

Yuxtapuestos, mezclados con el mundo cotidiano, se mueven extraños mundos ignorados por el común de la gente.367

La prostituzione viene dunque dissimulata con maggiore accuratezza – relegata, come si apprende nei testi esaminati in questo capitolo, ad anonimi hotel ad ore – e desta meno scalpore, ma ciò non significa che essa sia sparita o che la si pratichi con minore intensità. Annota infatti Andrés Carretero che

en ocasión de la Conferencia del este en 1962, para atender a los 5000 periodistas de todo el mundo, se reunieron prostitutas uruguayas y argentinas para darles los servicios. Desde Buenos Aires se despacharon dos barcos con más de 600 prostitutas. Los barcos sirvieron de prostíbulos, mientras las fuerzas policiales y del ejército mantenían el orden público.368

Sembrano quasi riproporsi, in tali occasioni, gli elevati picchi di attività che erano stati raggiunti nel periodo del Centenario.

Un altro dato fondamentale da tenere in considerazione per quanto riguarda il contesto in cui si inseriscono i testi sulla malavita del periodo è che il 24 giugno del 1965 venne promulgata dal parlamento argentino la già menzionata Ley n. 16.666, con la quale si stabiliva la definitiva abolizione di tutte le precedenti regolamentazioni in materia di prostituzione: a partire da quel momento, dunque, all’interno della capitale e sul territorio dell’intera nazione, «la prostitución es libre, no tiene ninguna disposición condenatoria».369

Pur continuando inoltre ad esistere postriboli clandestini e case d’incontro equivoche, la mercificazione di corpi femminili non si inserisce più necessariamente nei circuiti descritti in precedenza, e si può forse attribuire a tale cambiamento di abitudini la tendenza dei racconti pubblicati a partire dagli anni Sessanta ad incentrarsi maggiormente sulla figura della prostituta piuttosto che sulla prostituzione come fenomeno – salvo alcune eccezioni, delle quali si è data notizia all’interno del capitolo precedente –, o quanto meno a rendere quasi invisibile il contesto postribolare presentato nelle narrazioni di altri periodi.

367

J. J. Sebreli, Buenos Aires, vida cotidiana y alienación (1964), Hyspamérica, Madrid 1986, p. 142.

368

A. Carretero, op. cit., p. 197.

369

Dunque la mujer de la vida, pur non perdendo la sua connotazione di personaggio marginale e continuando ad essere presa in considerazione con delle intenzioni e dei presupposti ideologici precisi da parte degli scrittori, viene adesso valutata e proposta nei loro testi più come un’individualità che come una generica latrice di una tara sociale, uno strumentale veicolo di messaggi di denuncia, o un anonimo oggetto di studio, difficile da inquadrare con precisione perché confuso in una selva di personaggi che presentano caratteristiche similari.370

370

Dopo essersi soffermata sulle rappresentazioni letterarie di figure come Nacha Regules o Hipólita, e sul loro retaggio nell’immaginario culturale argentino, Nora Domínguez osserva infatti che «en los comienzos de los años sesenta la situación histórico-política, los cambios en la vida cotidiana y las costumbres y las renovaciones en el sistema literario y el crecimiento del público lector autorizaban e incluso exigían otros modos de tratamiento», in “Rameras y bastardos”, in De donde vienen los niños. Maternidad y escritura en la cultura argentina, Beatriz Viterbo Editora, Rosario 2007, p. 153.