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IL FASCINO DELL’ARRABAL

2.1 Un nuovo sguardo sul margine, tra tango e narrazione

2.1.2 Camas desde un peso

Sarà proprio il Puchero Misterioso,231 bettola nella quale Enrique González Tuñón, suo fratello Raúl ed altri giornalisti si recavano per prendere contatto con il mondo della malavita,232 a fungere da scenario per la maggior parte dei dialoghi che si svolgono tra i protagonisti – questa volta tutti maschili – di Camas desde un peso, pubblicato dallo scrittore nel 1932.

Con questa raccolta Tuñón propone una serie di «relatos que se integran como novela, personajes que comparten un ambiente poco frecuentado desde entonces por

229

G. Korn, op. cit., p. 17.

230

Ivi, p. 20.

231

Chiamato così «por la olla a precio ínfimo y la catadura de sus parroquianos, hombres solos y en su mayoría malabaristas del hambre», E. González Tuñón, Camas desde un peso (1932), Ameghino, Buenos Aires 1998, pp. 28-29.

232 Beatriz Sarlo illustra l’importante ruolo di questo punto di incontro nella

rappresentazione dei marginali: «El famoso “Puchero Misterioso”, la fonda evocada interminablemente por los dos hermanos Tuñón, Nalé Roxlo y Pinetta, parece haber sido un espacio donde se encontraban los recién llegados al campo cultural, generalmente periodistas, con los habitantes del bajo fondo porteño. Experiencias, anécdotas, discursos, relaciones afetivas pasaron de allí a la literatura, e hicieron posible que el marginal, el delincuente o el loco pudieran ser pensados como articuladores de la representación», in Una modernidad..., cit., p. 181.

la narrativa».233 L’ambiente al quale il titolo del libro allude è un anonimo alberghetto, caratteristico di Buenos Aires, in cui si affittano posti letto a partire dalla tariffa di un peso ed al cui interno cinque personaggi – ognuno con il proprio fardello di miseria ed alienazione – condividono una stanza. Ma, come si diceva, è nel Puchero Misterioso che si svolgono le conversazioni più significative, ed i suoi squallidi interni fungono da scenario per le animate discussioni degli avventori sulla prostituzione. Anche in questa sede, analogamente a quanto accadeva in Nacha

Regules, le posizioni sul mondo del vizio si rivelano discordanti ma, mentre nel

romanzo di Gálvez le opinioni sulle prostitute venivano espresse quasi sempre da esponenti della buona società, in questo caso sono interamente affidate a personaggi marginali almeno quanto le sventurate donne di strada. Infatti, se ad esprimere il suo sentimento di pena nei confronti di una prostituta che conosceva fin da quando era una bambina – «Se entregó para pagar el alquiler. Siempre es más triste y honrado que entregarse por un collar de fantasía»234 –, viene chiamato un personaggio detto el

Ratero, l’altrettanto miserrimo Indalecio ha il compito di indirizzare alle donne di

strada sprezzanti accuse, che contengono un fondo di misoginia: «Todas son cortadas por una misma tijera. Nunca les faltan disculpas a las perras».235

Questi reietti sembrano però capaci di elaborare ragionamenti piuttosto acuti quando analizzano le cause e la funzione della prostituzione. Uno di loro attribuisce infatti la responsabilità del prosperare del meretricio all’ipocrisia della classe borghese:

La sociedad burguesa ha entristecido al amor. Lo ha relajado. Ha llevado el amor al prostíbulo. He aquí lo que es el amor burgués; el amor con preservativo, el amor que se lava con permanganato.236

233

P. Orgambide, “Nota Preliminar”, in E. González Tuñón, Camas..., cit., p. 10.

234

Molte donne erano infatti costrette a vendersi dalle condizioni del mondo del lavoro, che continuavano a peggiorare: «La crisis económica y social de los años trenta golpeó doblemente a las mujeres. En lo económico, la “década infame” las dejaría fuera del mercato laboral “oficial”, y muchas se verían ocupadas a reemplazar el “trabajo honesto” por el ejercicio de la prostitución como forma de ganarse la vida», F. Gil Lozano, V. S. Pita e M. G. Ini, “Introducción”, in F. Gil Lozano, V. S. Pita e M. G. Ini (a cura di), Historia de las mujeres..., cit., p. 14.

235

E. González Tuñon, Camas..., cit., p. 31.

236

Mentre un altro arriva a considerare, con una riflessione altrettanto fondata, la prostituzione come colonna portante della società: «El prostíbulo es el caño maestro de la sociedad [...] ¿Qué haría el hombre si no existieran las mansas prostitutas? Se pervertiría, es natural».237 Lo scrittore decide dunque di trasformare questi disgraziati in portavoce di un’accorata denuncia e di una diagnosi che trova riscontro negli studi storici sull’argomento e svela una realtà celata dalla puritana società dell’epoca. 238

Anche in questo libro appare una piccola e più defilata schiera di prostitute, guidate da Nucha – donna di cui s’innamora il lugubre portiere dell’albergo – la quale, diventata spacciatrice e cocainomane, viene uccisa con un overdose da un complice che voleva rubarle la piazza e, quindi, omaggiata con un eccentrico funerale dalle sue compagne di strada. La storia di questa prostituta evidenzia ancora una volta la corruzione della polizia, che le ha offerto protezione solo fino a quando non è svanita la sua avvenenza – «Antes era amante del comisario, del subcomisario, del inspector y del auxiliar. Ahora la pobre es un desecho»239 –, ma la questione viene affrontata nel testo con una certa ironia.240

Lo scrittore ripropone poi per bocca di uno dei suoi personaggi, sulla falsa riga della discussione precedente nel Puchero Misterioso, l’elogio delle prostitute “oneste” – spinte a vendersi dalla miseria e da un mercato del lavoro spietato –, contrapposte a quelle avide e viziose:

Prefiero una vulgar prostituta de dos pesos, a cualquier mantenida. Prefiero una yiranta a cualquiera de esas “rameras” literarias que se sueñan mujeres

237

Ibidem.

238

Si veda l’analisi di Karin Grammático, che sottolinea come la prostituzione – soprattutto quella legalizzata –, contribuendo a mantenere i delicati equilibri della società argentina, «resultó para el estado una de las herramientas fundamentales para consolidar y proteger a la nación en ciernes», in op. cit., p. 118. Tale idea era del resto già stata espressa in Nacha Regules da una prostituta, che osservava con ironia: «Mira, yo he acabado por convencerme de que nosotras, las mujeres de la vida, somos una de las más sólidas columnas de la sociedad...», NR, p. 83.

239

E. González Tuñon, Camas..., cit., p. 48.

240

Ironia che si ripropone quando due prostitute vengono trascinate da un cliente in commissariato perché una di loro si era sottratta ai propri doveri “professionali” e l’ufficiale di polizia interpellato dall’uomo – che gli chiede di processarle «por ejercer un comercio clandestino», sostenendo che «Estas mujerzuelas son la perdición de los hombres» –, scoppia a ridere e gli risponde con delle oscenità, «que las prostitutas celebraron con gestos picarescos», ivi, p. 71.

complicadas porque leen a George Sand y vampiresas porque se acuestan con jovencitos imberbes.

Prefiero a María la de todos con quien jamás me revolqué. María la de todos es una buena muchacha que ejerce el oficio a que la obligó su destino.241

La María di cui si parla, perla dell’arrabal descritta come l’eroina di un romanzo romantico, viene vista dal protagonista del racconto «como si fuera la mujer incontaminada que habrá de arrancarme de la sórdida tiniebla»,242 con un inversione del ruolo – in un certo senso anticipata dalle vicissitudini di Fernando Monsalvat – che vuole l’uomo non più salvatore, ma bisognoso di essere salvato proprio da una

mujer de la vida! Questo desiderio resta però frustrato perché «el amor no llega a la

alcantarilla de la miseria donde me ha sumido la desalmada vida»,243 ma soprattutto perché, come si diceva in precedenza, lo scrittore considera irrealizzabili i sogni di una vita migliore degli abitanti del sobborgo.