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Breve postilla sull'interesse di Benjamin per il surrealismo ripercorrendo i lunghi 13 anni dello sviluppo dell'opera sui passages

Benjamin, pertanto potrebbe risultare utile ripercorrere, soprattutto grazie all'uso delle testimonianze epistolari, la vasta gamma di sentimenti che il filosofo provò per il movimento.

Come abbiamo potuto constatare l'influenza del movimento sul filosofo, anche se continua, varia; particolarmente incisiva fino alla stretta collaborazione con la Scuola di Francoforte, che portò il filosofo a ridimensionare le sue tesi iniziali su suggerimento di Adorno e Horkheimer. Ovviamente le direttive proposte dai due colleghi lo condizionò, ma noi osiamo sostenere, quindi al contrario della critica, che Benjamin in fondo non abbia mai distolto il suo sguardo dal surrealismo, ma che lo abbia ridimensionato solo per risultare più comprensibile alla rivista e quindi per non perdere il contratto di lavoro, particolarmente necessario per la sopravvivenza materiale del filosofo. Quindi, posta questa premessa, riteniamo utile svolgere una breve storia molto schematica sull'influenza che il surrealismo esercitò negli anni di sviluppo dei passages, e per fare ciò ci appoggeremo soprattutto alle testimonianze epistolari a noi pervenute.

Il periodo che va dal 1926 al 1929 rappresenta il periodo iniziale di ricerca per lo sviluppo dei passages. La raccolta di materiale di questo periodo è stata individuata dai curatori, e comprende in primo luogo il breve saggio dal titolo Passaggen, scritto all'inizio del 1927 in collaborazione con l'amico Franz Hessel, con il quale aveva già tradotto in tedesco due libri della Recherche di Proust. Benjamin avrebbe dovuto sviluppare un articolo insieme ad Hessel399 per la rivista Querschnitt. In

realtà questo articolo non fu mai pubblicato e ci è rimasto solo l'abbozzo di poche pagine. In questo abbozzo “primordiale” vengono descritti i più importanti passages parigini ma non vengono ancora affrontati i capisaldi concettuali che solo successivamente, con il lavoro autonomo di Benjamin, verranno sviluppati. Nonostante ciò, questo primo approccio sarà estremamente importante per la futura costruzione del progetto sui passages, infatti da quel momento Benjamin iniziò a interessarsi dello studio della Parigi del XIX, studio che lo tenne occupato fino all'anno della morte. Inoltre importante ricordare che intorno alla fine degli anni '20 Benjamin scrisse una recensione del libro Spazieren in Berlino (Passeggiando per

Berlino) di Franz Hessel, libro incentrato proprio sull'immagine della flânerie

berlinese.

399 Nel 1926 Benjamin si trovava a Parigi e iniziò a collaborare con Hessel per la traduzione dal

francese al tedesco del testo di Marcel Proust Alla ricerca del tempo perduto, su incarico dell'editore berlinese Die Scmiede.

In questo periodo di produzione Benjamin subisce fortemente l'influenza delle avanguardie, e soprattutto del surrealismo e del testo Il paesano di Parigi di Louis Aragon. E non è un caso che proprio in quegli anni, precisamente nel 1929, pubblicò il saggio Il surrealismo. L'ultima istantanea sugli intellettuali europei e curò parte della traduzione in tedesco del testo dello scrittore surrealista Aragon. Già nel 1927 Scholem – il quale aveva momentaneamente lasciato Gerusalemme per recarsi in Europa, in quanto aveva ottenuto una licenza di sei mesi per studiare i manoscritti cabalistici che si trovavano in Inghilterra e in Francia – incontrando Benjamin a Parigi, ricordava i diversi interessi che coinvolgevano in quel periodo l'amico:

Agli antipodi della sua ammirazione per Valéry, Walter nutriva un fortissimo interesse per i surrealisti nei quali ritrovava molte delle cose che in lui avevano fatto irruzione negli anni precedenti. Ciò che egli cercava di dominare e di penetrare nei termini di una disciplina intellettuale gli sembrava degno di attenzione, tanto da eccitare la sua immaginazione, anche e proprio nelle forme diametralmente opposte di uno smodato abbandono alle esplosioni dell'inconscio. L'assenza di misura dei surrealisti lo attraeva più profondamente della studiata messa in scena della letteratura espressionista, nella quale avvertiva elementi di insincerità e di bluff. In certo modo, benché non si facesse illusioni di sorta circa le insufficienze metodologiche di entrambe le scuole, il surrealismo fu per lui il primo passo in direzione di una valutazione positiva della psicanalisi. Leggeva le riviste nelle quali Aragon e Breton rivelavano versanti in qualche modo convergenti con le sue più intime esperienze personali. […] Benché Benjamin non fosse un estatico, le estasi dell'utopia rivoluzionaria e dell'immersione surrealista nell'inconscio erano in certo modo delle chiavi capaci di dischiudergli il mondo personale, per il quale egli cercava forme di espressione del tutto diverse, severe e disciplinate. Le paysan de

Paris di Louis Aragon (1926) gli diede la spinta decisiva a iniziare il progettato libro sui passages parigini, di cui mi lesse in quei giorni i primi abbozzi. Pensava a un saggio di circa

cinquanta pagine a stampa, in cui avrebbe proiettato, in termini ancora del tutto estranei al materialismo dialettico, la propria fisiognomica filosofico-storica di Parigi su un piano che avrebbe dovuto altresì rispecchiare le proprie esperienze metafisiche […]. Mi disse che contava di terminare il saggio nel giro di pochi mesi. Non potevamo prevedere, allora, che questo progetto sarebbe entrato in una difficile concorrenza, che avrebbe finito per rivelarsi una vera e propria incompatibilità […]. 400

E ancora, Benjamin in una lettera indirizzata a Rainer Maria Rilke401 scrive:

400 G. Scholem, Walter Benjamin. Storia di un'amicizia, Adelphi, Milano, 1992, pp. 209-210.

401 Rainer Maria Rilke aveva incaricato Benjamin di tradurre in tedesco uno scritto surrealista dal

Nel surrealismo […] mi ha colpito, in particolare, il modo in cui il linguaggio entra nel territorio del sogno, con il piglio imperioso del conquistatore, dl comandante, del legislatore. 402

E il 5 giugno 1927 scrive a Hugo von Hofmannsthal:

Mentre in Germania, mi sento interamente isolato tra gli uomini della mia generazione, con i miei sforzi e interessi, in Francia ci sono singoli fenomeni – gli scrittori Giraudoux e specialmente Aragon, il movimento del surrealismo – in cui vedo all'opera ciò di cui mi occupo anch'io. Per quel libro di appunti di cui Le ho mandato alcuni saggi molto tempo fa, assai prematuramente, a Parigi ha trovato la giusta forma. 403

Benjamin, in particolar modo nella parte di quest'ultima lettera, si lamenta del disagio che prova all'interno della cultura tedesca, non si sente compreso dai vari gruppi intellettuali, mentre invece riscontra una certa affinità con i capisaldi del movimento surrealista. Per il filosofo il surrealismo non rappresenta semplicemente un movimento artistico-letterario, ma una vera e propria linea comportamentale da seguire per raggiungere determinati obiettivi. E quali sono questi obiettivi? Sicuramente il più fondamentale è quello di giungere a una nuova forma di conoscenza storica, e i surrealisti sono stati i primi a introdurre questa volontà, e necessità, di cambiamento. Essi sono stati i primi a cogliere la reificazione dell'esperienza moderna e ad esprimere la decadenza della vita borghese.

L'influenza del surrealismo, soprattutto per quanto riguarda la critica alla vita quotidiana e alla cultura borghese, è già riscontrabile anche nella raccolta di immagini, di pensieri figurali, ovvero di Denkbilder, dal titolo Strada a senso unico pubblicato nel 1928 e dedicato ad Asja Lacis. Questo testo venne definito da Adorno, come l'opera più surrealista del filosofo berlinese, in quanto, essendo una composizione di frammenti, risulta come un montaggio, o come un collage, un montaggio di istantanee o di immagini di pensiero (Denkbilder). Ogni frammento- capitolo viene presentato con un particolare titolo che identifica un negozio, degli oggetti caratteristici della modernità, dei manifesti, oppure richiama vere e proprie avvertenze dei cartelli stradali (come «Vietato l'accesso ai mendicanti e ai venditori

402 Lettera del 3 luglio 1925, presente in G. G. Scholem, T. W. Adorno (a cura di), Benjamin. Lettere

1913-1940, op. cit., p. 126.

ambulanti», «Attenzione agli scalini!» e «Divieto d'affissione») ricreando, come

sostiene Giulio Schiavoni, un'immensa allegoria della città metropolitana404. Il tono

avanguardista non viene conferito solo dalla forma, ma anche dai temi che vengono trattati, infatti alcuni frammenti ripropongono la sensibilità futurista per il ruolo che hanno le immagini tecnologiche.

Lo stesso Benjamin sottolineava l'affinità tra Strada a senso unico (titolo originale

Einbahnstraße) e I «passages» di Parigi, nella loro fase iniziale405. Anzi possiamo

proprio sostenere che Strada a senso unico rappresentasse per il filosofo un archivio fisiognomico dei Passagen :

Non appena avrò concluso in un modo o nell'altro il lavoro che attualmente, cautamente e temporaneamente mi occupa: l'esperimento molto precario ed estremamente singolare I

«passages» di Parigi. Una fantasmagoria dialettica (dal momento che non ho mi scritto con un

simile rischio di fallimento), si chiuderà per me un cerchio produttivo – quello di Strada a senso

unico – così come il libro sul dramma barocco chiuse il cerchio degli studi di germanistica. […]

Non posso svelare di più di questa faccenda, perché non ho neppure un'idea definita dell'ampiezza del lavoro. Sarà in ogni caso un lavoro di poche settimane.406

E ancora:

[…] ho iniziato a parlare del mio lavoro ai «Passages» di Parigi – uno studio che potrebbe assumere dimensioni molto maggiori di quelle da me previste e con il quale timidamente è in tono il «negozio di francobolli» di Strada a senso unico […].407

Secondo Giulio Schiavoni, il titolo Strada a senso unico è significativo in quanto denota l'atteggiamento politico di Benjamin, che non prevede un cambio di rotta, e nemmeno un tornare indietro sulle proprie scelte passate, ma presuppone il mantenimento di quella via a “senso unico”, ovvero l'unico senso dato dalla politica rivoluzionaria, e quindi, possiamo supporre, anche dal surrealismo408. Nell'unione di

404 G. Schiavoni, Walter Benjamin. Il figlio della felicità. Un percorso biografico e concettuale, op.

cit., p. 198.

405 Ulteriori lettere che testimoniano la relazione tra Strada a senso unico e il progetto sui passages

sono le seguenti lettere: lettera indirizzata a Kracauer del 10 marzo 1928; le lettere indirizzate a Scholem: del 11 marzo 1928; del Iº agosto 1928; e infine del 15 marzo 1929.

406 Lettera di Benjamin indirizzata a Scholem, del 30 gennaio 1928, presente in W. Benjamin, I

«passages» di Parigi, op. cit., pp. 1028-1029.

407 Lettera di Benjamin indirizzata a Scholem dell'11 marzo 1928.

immagini oniriche-paradossali e immagini reali – che indagano la situazione della realtà moderna, come la crisi economica e l'inflazione tedesca – si può ritrovare un certo atteggiamento surrealistico, che non consiste semplicemente in una riproposizione di certe tematiche solo per evadere dalla realtà o per creare un topos letterario, ma come il movimento, Benjamin in Strada a senso unico utilizza le immagini oniriche per ribaltare la realtà, e cercare nuove vie per l'agire politico.

Per Benjamin la futura disgregazione della classe borghese è un dato di fatto, e

per questo risulta di vitale importanza per creare nuove forme culturali attraverso il lavoro congiunto di una politica marxista e di un'estetica moderna. Quindi si deve agire sul sistema culturale spurgandolo dal suo aspetto più industriale e povero di autentica esperienza.

Come ne I «passages» di Parigi, anche in Strada a senso unico Benjamin sviluppava una critica contro la chiusura della borghesia su se stessa e si augura che l'azione del proletariato possa riproporre una dinamica nella sfera pubblica, e non esclusivamente in quella privata come invece ha fatto il sistema borghese attraverso il proprio

intérieur:

L'esistenza borghese è il regime degli affari privati. […] Fede politica, situazione finanziaria, religione: tutto ciò vuol rimpiattarsi, e la famiglia è l'edificio fatiscente e tenebroso nei cui angoli e recessi han preso dimora gli istinti più sordidi. Il filisteismo proclama la totale privatizzazione della vita amorosa. Così il corteggiamento […] è diventato del tutto provato, sottratto a qualsiasi responsabilità[…] Invece il tipo proletario e feudale si somigliano in ciò, che nel corteggiamento riportano la vittoria non sulla donna ma sui loro concorrenti. È feudale e proletario lo spostamento degli accenti erotici alla sfera pubblica. 409

Secondo molti autori l'avvicinamento di Benjamin al marxismo e, quindi, al il materialismo storico, avrebbe determinato un allontanamento dalle dinamiche surrealiste, ma in realtà queste non sono mai state totalmente abbandonate, al contrario possiamo sostenere che furono integrate e arricchite dalla teoria marxista. Quando Breton e altri membri del movimento decidono di abbandonare il Partito Comunista francese a causa del loro rifiuto alle direttive estreme del Partito e del loro incondizionato appoggio a Trotsky, il filosofo appoggia pienamente la loro posizione. Anche Benjamin è molto critico e scettico nei confronti delle direttive

cit., p. 198.

dell'Urss che giudica dispotiche – e ciò potrebbe anche spiegare il suo mancato attivismo all'interno di un partito – e inoltre, come i surrealisti, è molto incuriosito dalla figura di Trotsky, del quale legge con grande ardore – solo paragonabile al trasporto emotivo provocato dalla lettura delle pagine aragoniane de Il paesano di

Parigi – il libro dal titolo Storia della rivoluzione russa.

Come abbiamo visto, nel saggio del '29410 Il surrealismo. L'ultima istantanea

dell'intelligenza europea viene evidenziato il grande merito del movimento

surrealista nell'aver colto l'aspetto rivoluzionario nelle cose “invecchiate”, e di aver studiato gli aspetti della modernità attraverso le sue rovine. Il modo di relazionarsi dei surrealisti con il passato permette di evitare una comoda posizione contemplativa che vuole il passato come omogeneo, e permette di pensare il passato come un generatore di azione per il presente e non come qualcosa di immobile come pensava il pensiero borghese. Ma per Benjamin ciò non basta, poiché i surrealisti in realtà non sono riusciti a trasformare il potenziale rivoluzionario in una concreta azione politica. Il movimento rimane imprigionato nelle mura del sogno privato, non è stato veramente in grado di analizzare la dinamica dei sogni collettivi.

In una lettera indirizzata a Scholem, Benjamin ci tiene espressamente a precisare all'amico la differenza fra il suo metodo di indagine e quello dei surrealisti:

Per poter staccare il lavoro da una troppo evidente vicinanza al movimento surrealista, che, per quanto comprensibile e fondata, potrebbe essermi fatale, mentalmente l'ho dovuto ampliare sempre più e rendere così universale nel suo più proprio e ridotto contesto, che già solo dal punto di vista temporale, e cioè con tutti i pieni poteri di un Fortinbras filosofico, assumerà l'eredità del surrealismo.411

Benjamin crede che il lavoro sui passages possa diventare l'erede del movimento surrealista, e allo stesso tempo il suo superamento, in quanto la sua intenzione non è quella di concentrare le sue energie nella costruzione di un nuovo mito, ma di

410 Benjamin, il 15 marzo del 1929, scrive a Scholem: «Optime amice, mi chiedi che cosa possa

nascondersi dietro al lavoro sul surrealismo. […] questo lavoro è un paravento situato davanti ai «Passages» di Parigi – e ho qualche ragione di mantenere segreto quello che accade dietro di esso. Ma almeno a te voglio dire questo: che qui si tratta proprio di quello che tu menzionasti dopo la lettura di «Strada a senso unico»: guadagnare per un'intera epoca la massima concretezza di ciò che qua e là si mostrava di quando in quando per giochi di fanciulli, per un edificio, per una situazione di vita. Un'impresa spericolata che toglie il respiro, non a caso continuamente rinviata nel corso dell'inverno […]. (Lettera presente in W. Benjamin, I «passages» di Parigi, Einaudi, Torino, 2010, p. 1040).

studiare la preistoria del XIX secolo, quindi superare la mitologia nel campo della storia:

Il momento storico-originario nel passato non viene più, come una volta – anche questo conseguenza e, insieme, condizione della tecnica – nascosto dalla tradizione della chiesa e dalla famiglia. […] I codici si decompongono più rapidamente, il mitico in essi contenuto viene alla luce con maggiore rapidità ed evidenza, e con maggiore rapidità va costruito e contrapposto a essi un codice di tutt'altra natura. 412

Inoltre, secondo Benjamin, l'azione del surrealismo non è stata politicamente incisiva perché attraverso il suo operato rimane vincolata al sistema borghese, senza arrivare ai soggetti che le sue azioni politiche-culturali rivendicano, ovvero il proletariato, le masse. Questo presunto distacco dal surrealismo, soprattutto sul piano politico, verrà accentuato nei successivi anni, grazie anche ai suoi due nuovi interlocutori epistolari: Adorno e Horkheimer, i quali gli suggerirono di affrontare direttamente i testi di Marx, senza ricorrere ai filtri del pensiero di Lukàcs.

Mi limito quindi a notare che intendo proseguire il lavoro su un piano diverso da quello seguito finora. Mentre ciò che mi aveva occupato finora era soprattutto la documentazione da una parte e la metafisica dall'altra, ora vedo che per giungere a termine, per dare una struttura solida a tutto questo lavoro, mi ci vorrà niente po' po' di meno che uno studio sia di certi aspetti di Hegel che di certi parti del Capitale. 413

Con questa lettera Benjamin vuole sottolineare che la raccolta di immagini di pensiero, ovvero Strada a senso unico, non rappresenti più il punto di riferimento dei

Passagen. Ora Benjamin enuncia un nuovo parallelo tra l'opera che da anni tenta di

realizzare e Il dramma barocco tedesco. E aggiunge che come per quest'ultimo testo è stata necessaria una premessa gnoseologica, anche per il lavoro sui passages si dovrà sviluppare una teoria della conoscenza, e soprattutto della conoscenza della storia. Risulta fondamentale per Benjamin una struttura teorica gnoseologica per comprendere il XIX poiché la struttura frammentaria e surrealista di Strada a senso

unico non risulta più adatta a questa impresa.

Nel maggio del 1935 Benjamin comunica in una lettera indirizzata ad Adorno di

412 W. Benjamim, I «passages» di Parigi, op. cit., p. 516, ( N 2a, 2 ).

413 Lettera indirizzata a Scholem, del 20 gennaio 1930, presente in G.G. Scholem, T. W. Adorno, (a

voler riprendere il progetto sulla Parigi del XIX secolo ma abbandonando l'atteggiamento e lo sguardo di ricerca precedente. Benjamin ricorda l'importanza del testo di Aragon Il paesano di Parigi nel determinare la prima fase del progetto sui

passages, e precisa la distanza che, nella sua fase attuale, invece, matura nei

confronti dell'entusiasmo iniziale per il surrealismo:

Ai suoi inizi c'è Aragon, il Paysan de Paris, del quale la sera a letto non riuscivo mai a leggere più di due o tre pagine, perché il batticuore diventava tanto forte che dovevo mettere da parte il libro. Quale monito! Quale cenno agli anni ed anni che dovevano venir messi tra me e questa lettura. Eppure, i primi appunti per i Passages sono di quest'epoca. Vennero gli anni di Berlino, in cui la parte migliore della mia amicizia con Hessel si nutrì in numerosi colloqui del progetto dei Passages. A quei tempi nacque il sottotitolo – non più in vigore – Una fantasmagoria

dialettica. Questo sottotitolo lascia intendere il carattere rapsodico dell'esposizione che avevo in

mente allora e i relitti della quale – come riconosco oggi – non contenevano né formalmente né linguisticamente garanzie sufficienti. Quest'epoca fu anche l'epoca di un filosofare spensierato, arcaico e legato alla natura. Furono i colloqui francofortesi con Lei, e soprattutto quello «storico» nella casetta svizzera, poi quello certamente storico attorno al tavolo con Lei, Asja, Felizitas, Horkheimer, a concludere quest'epoca. L'ingenuità rapsodica era giunta alla fine. […] Seguì l'incontro, decisivo, con Brecht, e con esso l'acme di tutte le aporie per questo lavoro, dal quale tuttavia neppure ora mi allontanavo. […] In questo stadio della faccenda posso guardare tranquillamente in faccia a ciò che da parte del marxismo ortodosso potrà venire messo in campo contro il metodo di lavoro. Con esso credo anzi di avere raggiunto una posizione à la longue solida nella discussione marxista, fosse anche solo perché la questione decisiva sull'immagine dialettica qui viene per la prima volta trattata per esteso. […] Quello che mi interessa è, come Lei sa, la «storia originaria del XIX secolo». In questo lavoro vedo il vero, se non l'unico motivo per non abbandonare ogni coraggio nella lotta per l'esistenza. 414

Conferma questo cambio di interessi anche a Gretel, la futura moglie di Adorno: