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1 2 c L'illuminazione al parco delle Buttes-Chaumont

Come si può notare in questa prima tappa del viaggio del flâneur, Aragon affronta il terreno dell'incertezza e conosce il mondo attraverso il dispiegamento dell'immaginazione. Ciò gli permette di cogliere il rapporto che lega individuo e realtà. Ma il paesano in questa nuova relazione si sente come un essere di frontiera in un mondo che continuamente muta, e ciò gli trasmette un senso di spaesamento e un presentimento di futura catastrofe. Aragon, nella terza sezione intitolata Il sentimento

della natura al parco delle Buttes-Chaumont, cerca di sciogliere l'incertezza onirica

che lo assale attraverso le immagini della nuova mitologia del moderno.

Aragon si reca al parco insieme a Noll e a Breton, il quale propone questa meta per sfuggire dalla noia che lo stava uccidendo. Arrivano al parco «ubriachi di apertura mentale» e incontrano il vero inconscio, sono, quindi, pronti a farsi travolgere da qualsiasi rivelazione a carattere mitologico o profano. Aragon qui constata la fine della metafisica perché inadeguata per comprendere il nuovo tipo di esperienza. Ora comprende che tutta la realtà è mito, «una necessità dello spirito, e che esso è il cammino della coscienza, il suo tapis roulant»93, e l'uomo deve

abbandonare il pensiero astratto e la logica, le quali si trovano in un stadio terminale. Dopo il percorso formativo e gnoseologico svolto per le vie della metropoli, e attraversando i principali topos della modernità, il narratore flâneur possiede gli strumenti per fondare una nuova mitologia del moderno, sostituendo il sistema metafisico, oramai sterile.

Secondo Aragon l'uomo metropolitano viene continuamente bombardato da nuovi stimoli, vissuti come chocs, che sconvolgono il naturale svolgimento

dell'esperienza94. L'esperienza perde il suo naturale svolgimento in quanto viene

accentuato il suo carattere precario e fluido, diventando difficile per l'individuo non ricorrere alla creazione di un mito, capace di attenuare la sensazione di insicurezza ontologica causata da questa precarietà. Nonostante la creazione di nuovi dèi e figure mitologiche possa risultare un passo indietro nella linea evolutiva dell'uomo culturale e possa creare un ulteriore disorientamento, in realtà sortisce un effetto calmante placando le angosce nate dagli chocs presenti nel passage de l'Opéra e

94 Benjamin nel saggio Di alcuni motivi di Baudelaire – unico tassello della grande opera sui

passages che fu veramente pubblicato – sviluppa una teoria dell'esperienza. Il saggio ruota attorno

alla definizione dei termini Erlebnis e Erfahrung, che in tedesco significano entrambe “esperienza” ma sono caratterizzate da una sottile differenza che invece risulterà profonda e di estrema importanza. Possiamo notare in Benjamin questa attenzione, quasi filologica, per i termini e per le loro diverse accezioni anche nel saggio Per la critica della violenza, in cui analizza la parola tedesca «Gewalt» che non significa solo violenza, ma anche potere e autorità, intesa come potere legittimo.

Tornando alla nostra analisi, il termine «Erfahrung» deriva dal verbo «fahren» che significa percorrere, apprendere, quindi il termine identifica precisamente un particolare tipo di esperienza che permette all'individuo di relazionarsi con il proprio passato in modo da renderlo attivo nel presente. È un'esperienza accumulata, i suoi contenuti sono fissati nella memoria involontaria, la quale ha bisogno per esplicarsi e per svilupparsi della durée bergsoniana, ovvero del tempo qualitativo della memoria, e non del tempo quantitativo e spazializzato. Secondo Benjamin il limite di Bergson è stato il non aver specificato nella sua analisi il lato storico della memoria, lavoro che invece Proust ha portato avanti sviluppando la distinzione tra mémoire volontaire e

mémoire involontaire. Nella modernità l'esperienza subisce un'atrofizzazione, in quanto crollano

le condizioni storiche che rendono possibile un'esperienza come quella tra l'uomo, il suo passato e la storia collettiva. L'esperienza, pertanto, viene trasformata in «Erlebnis»; il termine deriva dal verbo «Leben» che significa vivere. L'Erlebnis, tradotta da Benjamin come “esperienza vissuta”, depotenzia l'evento a cui si riferisce immergendolo totalmente nella dimensione presente, in una “presentificazione” e “presenzialità” immediata, e privandolo del suo rapporto con il passato. Quest'esperienza della modernità viene vissuta come vivida percezione attuale, quindi non si riferisce alla profondità del vissuto inconscio – ovvero le esperienze che si sono accumulate inconsapevolmente nella memoria involontaria – , ma è esclusivamente legata agli eventi trasformati dall'attività della coscienza, la quale dispone della memoria volontaria. Perde, inoltre, la sua funzione di collegamento tra la memoria collettiva e la memoria individuale, rendendo difficile la trasmissione di esperienze collettive, anche ancestrali, per divenire un mero mezzo di trasmissione di informazioni.

L'esperienza subisce questa trasformazione perché l'individuo moderno viene continuamente bombardato da forti stimoli e da chocs.

Massimo Cacciari nel testo Metropolis: saggi sulla grande città di Sombart, Endell, Scheffler e Simmel, sostiene che il rapporto tra choc ed Erlebnis discenda da quello simmeliano tra nervernleben e verstand. L'intelletto (verstand) nella modernità subisce un'ipertrofia assumendo

una funzionalità esclusivamente strumentale, soprattutto nei confronti delle relazioni interpersonali, che non gli permette più di cogliere le differenze qualitative tra i fenomeni. Avviene un'oggettivazione dei rapporti umani perché i sensi dell'individuo vengono continuamente stimolati da impressioni nuove, di cui non possiede gli strumenti e lo sviluppo percettivo per metabolizzarle, quindi la vita nervosa subisce una vera e propria intensificazione (nevernleben). Il soggetto per salvaguardarsi è costretto a crearsi uno scudo difensivo da porre tra sé e la realtà (l'analisi di Simmel considera perlopiù la vita dell'uomo metropolitano). Questa distanza psicologica accentua la riservatezza del singolo insieme all'indifferenza nei confronti del mondo circostante, e favorisce la coltivazione interiore di sentimenti di repulsione. Questo carattere intellettualistico della vita psichica svantaggia la sensibilità ma favorisce lo sviluppo dell'intelletto, poiché questa è la più adattabile delle nostre facoltà. Il verstand neutralizza i sentimenti reattivi agli stimoli sensoriali, diventando un organo di difesa capace di controllare la ipestimolazione sensoriale.

conferendo un senso alla percezione di instabilità. Si crea così un mito, anche per creare un nuovo atlante interpretativo per leggere i segni e i simboli della foresta metropolitana. Questo nuovo atlante è scritto in una lingua che va oltre il linguaggio logico-razionale, è scritta con la lingua delle immagini95, infatti secondo Franco

Rella il mito si dimostra l'unico ponte di collegamento tra l'attività figurativa dell'immaginazione e l'attività metafisica. Aragon, seguendo il filone surrealista, interpreta in chiave mito-allegorica la realtà fantasmagorica in modo da svelare il mistero che soggiace e travolge tutte le tracce metropolitane, fino ad arrivare a una

surrealtà dove si avvera una compenetrazione autonoma. Possiamo notare come la

fondazione di questo mito della modernità sia identificabile con la filosofia surrealista. Entrambe si propongono lo scopo di attraversare l'apparenza dell'eterogeneo per svelare l'omogeneità nascosta. Come sottolinea Mauro Ponzi, Aragon accetta il mondo onirico della modernità, infatti, ne fa un elemento portante della sua mitologia, mentre Benjamin si rifiuta di fondare un mito per decifrare i caratteri oscuri della realtà fantasmagorica, ma vuole utilizzare il linguaggio delle avanguardie, in particolar modo del surrealismo, per confermare il lavoro del movimento e allo stesso tempo per superarlo. Infatti, come potremo vedere in maniera più approfondita nei prossimi capitoli, le divergenze tra Benjamin e Aragon – nonostante il primo più volte abbia sottolineato l'importanza dello scrittore francese nello svolgimento della propria analisi sulla modernità – risultano essere numerose, sicuramente quelle più rilevanti sono due. La prima è la diversa concezione del mito: per Aragon è un risultato da raggiungere mentre per Benjamin è un inizio da superare, poiché è necessario oltrepassare e rielaborare la mitologia all'interno della storia, risvegliando un sapere non ancora cosciente del passato:

Delimitazione della tendenza di questo lavoro rispetto ad Aragon: mentre Aragon persevera nella Anche per Benjamin l'uomo moderno deve fronteggiare i molteplici chocs tramite il potenziamento della coscienza; il nuovo stimolo viene memorizzato e trasformato in “esperienza vissuta” e così ai materiali del vissuto quotidiano viene impedito l'accesso alla memoria involontaria. « L'uomo metropolitano nella sua ricchezza di esperienze è il più povero di esperienza (erfahrung)».

Riassumendo l'erlebnis è un evento vissuto attraverso l'intervento della coscienza e da quest'ultima assimilata, mentre l'erfahrung è ciò che non è stato vissuto consapevolmente (ovvero non è stato un'esperienza vissuta) e viene riattivato dalla memoria involontaria.

Per un approfondita analisi della teoria dell'esperienza benjaminiana si consiglia anche la lettura dei suoi seguenti saggi benjaminiani: Il narratore, Parco centrale ed Esperienza e povertà.

sfera del sogno, qui si vuole trovare la costellazione del risveglio. Mentre in Aragon permane un elemento impressionistico – «la mitologia» – e a questo impressionismo si devono i molti vacui filosofemi del libro – qui si tratta invece, di una dissoluzione della «mitologia» nello spazio della storia. Tuttavia questo può accadere solo risvegliando un sapere non ancora cosciente del passato.96

Il progetto del filosofo presuppone il superamento della dimensione onirica, attraverso una critica che ponga l'attenzione non più sull'elemento estetico di questa dimensione, come invece ha realizzato il lavoro surrealista, ma sull'elemento mediale della dialettica sogno-veglia, ovvero il risveglio97, definita da Benjamin « dialettica

in stato di quiete»:

Il risveglio è forse la sintesi della tesi, rappresentata dalla coscienza onirica e l'antitesi, costituita dalla coscienza della veglia? Il momento del risveglio sarebbe allora identico all' «adesso della conoscibilità» in cui le cose assumono la loro vera – surrealistica – espressione. Similmente in Proust è importante come tutta la vita sia in gioco nel punto di rottura – dialettico in grado supremo – della vita rappresentato dal risveglio. Proust inizia con un'esposizione dello spazio di chi si sveglia. 98

La seconda differenza consiste nella concezione del sogno. I surrealisti ed Aragon subiscono il fascino letterario e artistico, ma anche euristico, del sogno individuale; mentre per Benjamin, proprio perché il sogno diventa la chiave per interpretare la modernità, viene considerato come fenomeno storico, sociale e assolutamente collettivo.

96 W. Benjamim, I « passsages » di Parigi, op. cit., p. 512, ( N 1, 9 ).

97 Anche nel testo Strada a senso unico ( definito da Adorno il testo più surrealista di Benjamin) si

sottolinea l'importanza del risveglio: « In questa disposizione di spirito raccontare i sogni è fatale, perché l'uomo, per metà ancora votato all'universo onirico, nelle sue parole lo tradisce e deve aspettarsene la vendetta. […] Non è più protetto dall'ingenuo abbandono al sogno e accennando senza distacco alle proprie visioni notturne si scopre. Perché solo dall'altra sponda, dalla parte del giorno pieno, il sogno può essere evocato con memoria distaccata. Questo “al di là” rispetto al sogno è raggiungibile soltanto in una purificazione analoga all'atto di lavarsi e tuttavia diversissima da quello. […] A digiuno dei sogni come se si parlasse nel sonno » ( W. Benjamin,

Strada a senso unico, in Opere complete. II, Scritti 1923-1927, Einaudi, Torino, 2001, pp. 409-

410).

La collettività esprime innanzitutto le proprie condizioni di vita, che trovano nel sogno la loro espressione e nel risveglio la loro interpretazione. 99

In conclusione, l'esito mitologico di Aragon viene evitato da Benjamin tramite lo studio della “preistoria della modernità”, e l'intera colossale opera incompiuta sui

passages avrà proprio come scopo questo raggiungimento.