• Non ci sono risultati.

Proposta di progetto per il museo teatrale per la città: il Museo della Fondazione Teatro La

3.1 La Fondazione Teatro La Fenice di Venezia

3.1.1 Breve storia del teatro La Fenice

Fra il Seicento ed il Settecento, Venezia rappresentava un polo propulsore delle arti figurative ed il maggior centro del teatro musicale in Europa. I teatri, grazie all‟interesse delle famiglie aristocratiche che ne finanziavano le attività, erano in pieno fermento artistico269. Nel Settecento erano ancora sette i teatri attivi: il San Salvador, chiamato poi Teatro Apollo, San Luca ed oggi Goldoni, il San Cassiano, il Sant‟Angelo, il San Moisè; ed i tre teatri di proprietà della famiglia Grimani: il San Giovanni Grisostomo - oggi Teatro Malibran -, il San Samuele e il San Benedetto - oggi Rossini. Quest‟ultimo era il teatro aristocratico cittadino più elegante di tutti. Malauguratamente distrutto da un incendio nel 1773, fu presto ricostruito. Tuttavia tale ricostruzione generò una controversia fra la Società proprietaria del nuovo teatro e la famiglia Venier, proprietaria di una parte del terreno sul quale era ubicato l‟edificio. La sentenza che ne scaturì obbligò la

269

Terisio Pignatti, Gran Teatro La Fenice, Associazione Amici della Fenice Marsilio Editori, Venezia, 1994, pp. 11-13.

142

Società a vendere il teatro e a costruirne un altro. Il nome scelto per il nuovo Teatro, sorto in Campo San Fantin, fu La Fenice. L‟uccello mitologico di cui narra Erodoto nelle sue Storie voleva simboleggiare la rinascita della Società dalle proprie disavventure giudiziarie e dall‟incendio del teatro San Benedetto. Tale nome fu premonitore, in realtà inconsapevole, delle numerose volte in cui il teatro, distrutto dalle fiamme, è dovuto risorgere dalle proprie ceneri. Come gli altri teatri veneziani, anche La Fenice era tenuta a rispettare un calendario annuo ben cadenzato: gli spettacoli si articolavano in tre stagioni: autunno (da ottobre alla metà di dicembre), Carnevale (dal 26 dicembre fino a febbraio-marzo) e Primavera (aprile-maggio). Deputata alla produzione e messa in scena di opere liriche, La Fenice fu fondata nel 1792. Per la sua costruzione la Nobile Società dei palchettisti pubblicò un bando il 1 novembre 1789 che annoverava tra le richieste agli aspiranti costruttori: l‟esigenza di assicurare allo spettatore un‟eccellente visibilità del palco, un‟ottima acustica della sala, la necessità di garantire – oltre all‟accesso via terra – anche un accesso facilitato dall‟acqua. Ventinove furono i progetti presentati, e tra questi l‟assemblea dei soci scelse quello di Giannantonio Selva. Nell‟aprile del 1792 il teatro era già pronto. Il 16 maggio dello stesso anno, in onore della Festa della Sensa fu inaugurato con l‟opera I giochi di Agrigento, composta da Giovanni Paisiello su libretto di Alessandro Pepoli e con il balletto Amore e Psiche di Onorato Viganò. Nel corso della sua storia, l‟architettura e le decorazioni del Teatro hanno subito numerosi rimaneggiamenti che videro l‟intervento di noti architetti e decoratori di fama nazionale. Tra le diverse trasformazioni quella napoleonica del 1807, avvenuta ad opera dell‟ornatista Giuseppe Borsato, interessò la struttura della Fenice con l‟introduzione del Palco Reale. Intervento analogo era stato attuato l‟anno precedente alla Scala di Milano, allora Capitale del Regno Italico. Il palcoscenico della Fenice è stato tra i propulsori della nascita del melodramma italiano accogliendo compositori come il giovanissimo Gioachino Rossini, Vincenzo Bellini, Gaetano Donizetti e più tardi Giuseppe Verdi, che hanno composto per il lirico veneziano anche opere inedite. La prima

143

ferita fu però inflitta alla Fenice la notte fra il 12 e il 13 dicembre del 1836: il teatro venne distrutto da un incendio che risparmiò unicamente l‟atrio e le Sale Apollinee. La Società proprietaria decise di procedere all‟immediata ricostruzione. Il delicato incarico fu affidato ai fratelli Giovanni Battista e Tommaso Meduna, celebri architetti, e tutte le decorazioni della sala al professore di prospettiva dell‟Accademia di Belle Arti veneziana, Tranquillo Orsi. Furono sostanziali le modifiche apportate all‟architettura della sala che divenne molto più accogliente della precedente. La sera del 26 dicembre 1837, La Fenice, come il mitico volatile omonimo, risorse, più elegante di prima. Per la conservazione del teatro si resero necessari due successivi restauri importanti e numerosi furono quelli minori nel corso di oltre un secolo di vita. Il primo, del 1854, intervenne per sanare i gravi danni del soffitto e delle decorazioni. Queste ultime rimasero poi invariate fino al 1996. Il tutto operato da Giovanni Battista Meduna. Il secondo restauro importante venne compiuto al termine del primo conflitto mondiale, durante il quale il teatro era rimasto chiuso. Nei decenni successivi alla guerra, La Fenice godette di un lungo periodo di intensa ripresa e di rinnovato prestigio. Basti ricordare come, su iniziativa della Biennale d‟Arte, il teatro ospitò il I Festival Internazionale di Musica Contemporanea nel 1930. Cinque anni più tardi i proprietari palchisti cedettero le proprie quote al comune di Venezia ed il teatro divenne pubblico. Così nel 1937 si costituì l‟Ente Autonomo. Si decise dunque per un rinnovamento generale dell‟edificio. Questo avvenne ad opera di Eugenio Miozzi che rese lo stabile più adeguato alle esigenze sceniche e gli restituì il suo aspetto neoclassico. Proclamata poi la Repubblica, lo stemma monarchico sparì dal Palco Reale per lasciare il posto al Leone Marciano. Ma un secondo trauma ferì La Fenice: un incendio doloso, il 29 gennaio 1996, distrusse nuovamente la sala teatrale, senza risparmiare neppure le Sale Apollinee. Ancora una volta, il giorno 14 dicembre 2003, La Fenice risorse. Aldo Rossi fu l‟architetto che restituì il Gran Teatro La Fenice alla città di Venezia e al mondo. La consegna definitiva avvenne nel novembre del 2004 in occasione della quale fu messa in scena La traviata, l‟opera di Verdi che debuttò proprio nel

144

teatro veneziano e che – in quell‟occasione – segnò l‟inizio di una nuova rinascita270. Da allora, ancora oggi, «sotto le ali protettive ed intrepide dell‟uccello magico» si consolida il sogno immortale mai spento del trionfo della musica271.