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Due casi studio: Il museo teatrale di una fondazione lirico-sinfonica

2.1 Fondazione Teatro di San Carlo e Memus di Napoli

2.1.1 Breve storia del Teatro di San Carlo di Napoli

Nel 1737 nacque il Teatro di San Carlo di Napoli. Fortemente voluto dal giovanissimo Re Carlo III di Borbone che volle dare alla città un nuovo teatro che rappresentasse il potere regio. Il progetto iniziale fu affidato all'architetto Giovanni Antonio Medrano e il compito della gestione ad Angelo Carasale, già direttore del Teatro San

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Appendice, allegato 1, p. 180.

240 I dati presentati sono frutto dell‟elaborazione delle informazioni raccolte dalle interviste rilasciate dal

Direttore Artistico del Teatro San Carlo di Napoli M° Paolo Pinamonti e all‟addetta alle attività di MeMUS e Archivio Storico del Teatro San Carlo Dott.ssa Giovanna Tinaro.

241 Per la stesura del paragrafo si è fatto riferimento a (ideazione) Vivi Caruso, Il Teatro storico italiano

in Veneto, Campania e Sicilia, Editrice Nuova Tavolozza, Palermo, 1996, pp. 97-111; alla pagina dedicata alla storia del teatro sul sito ufficiale http://www.teatrosancarlo.it.

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Bartolomeo242. Il complesso architettonico del teatro fu completato in poco più di sette mesi, da marzo ad ottobre, per una spesa pari a circa centomila ducati. Di questi, trentaduemila furono elargiti dal Re e la restante parte fu recuperata grazie alla vendita dei palchi alla nobiltà napoletana. Il disegno di Medrano prevedeva una sala lunga 28,6 metri e larga 22,5 metri, con 184 palchi, compresi quelli di proscenio, disposti in sei ordini, più il palco reale capace di ospitare dieci persone, per un totale di 1379 posti. Il blu e l‟oro erano i colori che primeggiavano nella sala grande del teatro, ornata con massima ricchezza. La stessa cura con cui furono realizzati gli interni del teatro si ebbe nella scelta, e successiva preparazione, delle opere per la stagione lirica. La sera del 4 novembre 1737, giorno dell‟onomastico del sovrano, la stagione s‟inaugurò con Achille in Sciro di Pietro Metastasio, con musica di Domenico Sarro e due balli per intermezzo creati da Gaetano Grossatesta; le scene erano di Pietro Righini. Nei primi quattro anni di stagione, il già citato Carasale, i cui gusti erano orientati principalmente alla danza, fu il primo impresario del teatro al servizio del sovrano. Seguì il periodo fulgido napoletano con l'arrivo al San Carlo di artisti come Christoph Willibald Gluck, chiamato a Napoli dall'impresario Tufarelli, e con il sopraggiungere anche di Johann Christian Bach. Il Teatro di San Carlo rappresentò il punto di arrivo di molti musicisti e compositori che, formatisi presso i quattro conservatori243 della città, diedero vita alla Scuola Napoletana. Tra questi va annoverato sicuramente Giovanni Paisiello244 a cui, nel 1787, fu dato il compito di dirigere l'Orchestra del San Carlo. Nello stesso anno, su commissione di Ferdinando IV, scrisse l'Inno Nazionale delle

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Il Teatro San Bartolomeo, edificato nel 1620 nei pressi della Chiesa di San Bartolomeo dall‟Ospedale degli Incurabili, è stato un teatro d‟opera napoletano, attivo principalmente tra il XVII e il XVIII secolo. Questo, prima della costruzione del San Carlo era il principale teatro della città partenopea. Nel 1681 fu distrutto da un incendio e seppur ricostruito, interruppe la sua attività artistica. Lo stabile fu convertito in chiesa da Angelo Carasale. Dopo un lungo periodo di chiusura dovuto ai danni strutturali causati dal terremoto dell‟80, è attualmente sede di attività culturali.

243 In ordine cronologico: il Conservatorio di Santa Maria di Loreto sorto nel 1537, il Conservatorio della

Pietà dei Turchini del 1573, il Conservatorio dei Poveri di Gesù Cristo del 1589, il Conservatorio di Sant'Onofrio a Porta Capuana del 1598. Dalla fusione di questi quattro nacque poi il Conservatorio San Pietro a Majella nel 1808, ancora in attività.

244 In occasione dei 200 anni dalla morte di Giovanni Paisiello il MeMus ha inaugurato una mostra il 24

Maggio 2016 dedicata al compositore, uno dei massimi esponenti della Scuola Napoletana. Per un approfondimento si rimanda a https://memus.squarespace.com/giovanni-paisiello/

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Due Sicilie. I teatri della città di Napoli rimasero aperti anche durante il turbolento semestre della Repubblica napoletana (gennaio – giugno 1799). Tutto il popolo, dal palco militante del Lirico partenopeo, ribattezzato Teatro Nazionale di San Carlo, si faceva promotore degli ideali ispirati dalla Rivoluzione Francese. La Repubblica concepiva il teatro come un istituto educativo al cui interno dovessero essere formate le coscienze dei cittadini. Uno dei compiti primari del teatro divenne dunque quello di vigilare sulla formazione dei giusti sentimenti di patriottismo, sana virtù e morale dei cittadini. La parentesi repubblicana, durante la quale la vita teatrale continuò seppur in forma molto limitata, si concluse in pochi mesi con il ritorno dei Borbone a Napoli. Tuttavia, ciò non impedì agli intellettuali di lasciare un'impronta indelebile e ineludibile nel faticoso processo di costruzione dell'identità italiana. Pochi anni dopo, i Borboni fuggirono nuovamente dalla città e, nel 1808, fece la sua ascesa al trono Gioacchino Murat. La gestione del teatro fu affidata allora a Domenico Barbaja il quale, dal luglio del 1809, si fece promotore dell‟apertura di un nuovo capitolo nella sua storia. Principe degli impresari teatrali, rese il Real Teatro anche teatro per il popolo grazie alle grandi stagioni che videro protagoniste le opere di Giochino Rossini245 e Gaetano Donizetti246. In questi anni Napoli splendeva tra le città di respiro europeo, con quasi mezzo milione di abitanti e il vivace flusso dei visitatori internazionali in città per il loro Grand Tour. Nel dicembre 1809 presero avvio i lavori di ristrutturazione e rinnovamento della struttura teatrale. Questi si conclusero dopo due anni. La ristrutturazione del Teatro avvenne ad opera dall'architetto e scenografo Antonio Niccolini che diede al teatro la fisionomia odierna e facendogli così assumere la connotazione del tempio. Nel 1812 nacque al San Carlo anche la Scuola di Danza, la più

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Gioachino Rossini a soli ventitré anni, il 4 ottobre del 1815, firma la sua prima opera al San Carlo: Elisabetta Regina d'Inghilterra. Da allora, la scena del San Carlo si riempie di respiro rossiniano con le opere Armida, Mosè in Egitto, Ricciardo e Zoraide, Ermione, La Gazza Ladra, Zelmira.

In occasione del 150° anniversario della morte di Rossini in MeMus ha organizzato una mostra per celebrare le opere napoletane del grande compositore. Per un approfondimento si rimanda a

https://memus.squarespace.com/rossini-furore-napoletano

246 Gaetano Donizetti compose ben diciassette opere per il San Carlo tra cui Maria Stuarda, Roberto

Devereux e Lucia di Lammermoor, quest‟ultima in scena per la prima volta proprio al Massimo di Napoli il 26 settembre 1835.

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antica d'Italia. Purtroppo il monumento-simbolo della città fu distrutto da un incendio nella notte del 13 febbraio del 1816 risparmiando soltanto i muri perimetrali. La ricostruzione, compiuta nell‟arco di nove mesi, fu sempre diretta da Antonio Niccolini, che ripropose a grandi linee la sala del 1812, conservandone l'impianto a ferro di cavallo, ormai un modello per il teatro all'italiana. Il 12 gennaio 1817 venne inaugurato il teatro sotto questa nuova veste. «Non esiste nulla in Europa, non dirò che si scosti ma che possa, magari da lontano, dare un‟idea di ciò» scrive Stendhal nei suoi appunti di viaggio del 1817, tanto era lo stupore per il Teatro di San Carlo. Un palcoscenico prestigioso su cui ricevette grandi elogi anche Vincenzo Bellini che, nel 1826, debuttò con Bianca e Gernando, opera prima scritta proprio per il San Carlo. Nell‟Ottocento brillarono i geni musicali di Saverio Mercadante e Giuseppe Verdi. Un'attività molto fervida si ebbe – nonostante i due conflitti mondiali – anche nel corso di tutto il Novecento. Secolo in cui la figura del direttore d'orchestra conquista un ruolo sempre più decisivo e fondamentale per la rinascita dell‟opera lirica. Nella prima metà del secolo fu realizzato il foyer laterale che affaccia sui giardini di Palazzo Reale. L‟ambiente, distrutto dai bombardamenti nel 1943, fu ricostruito dopo il secondo conflitto mondiale e oggi accoglie gli spettatori durante gli intervalli delle opere o all‟occorrenza, per concerti ed eventi. Dopo la seconda guerra mondiale, il San Carlo fu il primo teatro a riaprire e nel 1946 il primo lirico italiano ad intraprendere una tournée all‟estero partendo per Londra. Da allora sono stati numerosi gli artisti – tra cantanti, musicisti, direttori d‟orchestra, registi, scenografi, costumisti – di fama internazionale che si sono susseguiti sulle scene del San Carlo e si sono lasciati coinvolgere dall‟aurea magica che anima il Massimo napoletano. Venendo agli anni Novanta del secolo scorso ed inizio Duemila, non va trascurato il fatto che il teatro abbia attraversato un periodo di forte criticità sia dal punto di vista artistico – poche recite di non eccelsa qualità – sia da quello dell‟equilibrio economico- finanziario. Quando l'organismo di gestione, trasformato da ente pubblico in Fondazione di diritto privato, come per tutti gli altri Lirici

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italiani, vide ridursi le risorse pubbliche disponibili, principale fonte di finanziamento, stentava a proseguire il proprio lavoro. Fortunatamente tra il 2007 ed il 2008 il Teatro San Carlo di Napoli ha invertito la rotta segnalando aumenti positivi nella produttività con un raddoppio dei titoli in abbonamento rispetto alle stagioni passate, grazie anche all‟incremento di attività educative e delle azioni di marketing quasi tutte gestite sul web247.