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Metodi ed indagini per lo studio e l’interpretazione del territorio

2. c Analisi, interpretazioni e stimoli operat

Dopo queste considerazioni, si può sinteticamente affermare la necessità che l’analisi territoriale sia pluridisciplinare e multi- scalare; indiretta e diretta. Sarà inoltre regressiva e stratigrafica in quanto l’obiettivo che in questo preciso contesto ci si pone è anche quello di ritracciare le forme ed i caratteri del paesaggio storico.

Le singole indagini dovranno poi trovare una o diverse chiavi di lettura in modo tale che i risultati ottenuti riescano a delineare vie di sviluppo. Il territorio ha bisogno così di essere interrogato at- traverso un’analisi tendenziosa, meta-progettuale, capace di offrire stimoli che da subito interagiscano nella fase operativa.

Riferendosi ad alcuni metodi di lettura intrapresi e presentati da chi si è interessato di paesaggio, si andranno ora delineando al- cuni tipi di analisi, ed i conseguenti stimoli interpretativi -input-, che possono essere condotti sui territori, specialmente in quelli che presentano nell’aspetto una certa antichità e dove è dunque più fa- cile fare emergere certi aspetti e le connessioni tra i diversi dati che li strutturano, operando così quel confronto tra le varie informazio- ni necessario alla ricerca. Queste indagini andranno ad interessarsi di quegli aspetti strutturali e culturali utili alla comprensione del paesaggi. L’insieme di queste analisi viene a costituire così un me- todo di studio finalizzato ad una fase operativa.

Secondo l’iter proposto, i primi studi si dedicheranno all’inda- gine dei caratteri naturali, poiché determinano quella premessa, come è stato chiarito, che influenza i successivi processi di trasfor- mazione del paesaggio. Si andranno poi ad analizzare i caratteri storici e culturali determinati dalle strutture antropiche, tanto secondo un’ottica diacronica che sincronica. Sarà quindi preso in considerazione il modo in cui questi dati, che costituiscono assieme l’immagine sintetica del paesaggio, vengono percepiti ed interpre- tati nella fruizione dei luoghi, guidando a loro volta l’esperienza. Infine verranno individuati ed analizzati gli strumenti di pianifica- zione che studiano il territorio e vincolano le azioni di intervento.

L’analisi così condotta ed applicata ai territori scelti sarà in gra- do di fornire la base di dati necessaria per gli sviluppi progettuali.

49 Parte prima - capitolo 2 Cos’è un paesaggio?

Indagine geomorfologica

Il processo analitico dalla “suggestione” alla “sintesi” di Alexander von Humboldt

Il primo apparato di analisi riguarda la struttura geomorfologica del territorio. Essa infatti rappresenta l’intelaiatura che sostiene il tutto, l’imprinting che ha mosso le scelte antropiche per l’insedia- mento e lo sfruttamento dei suoli. Prima di prendere la decisione di studiare un determinato luogo sicuramente si avrà avuto modo di fruirlo e di conoscerlo, se non direttamente attraverso documenti, fotografici soprattutto, che oramai sono accessibili a tutti (si pensi, ad esempio, anche solo alla possibilità che si ha, da ormai circa 15

Fig. 2

La scomposizione del paesaggio

Inquadramento della fascia territoriale che dal lago di Vico (ad ovest) si spinge fino alla costa tirrenica (ad est), nella carta geologica (fonte Ispra), nella cartografia Igm e nella foto aerea (fonte Google Maps). Proprio questo settore territoriale verrà esaminato con maggiore attenzione più avanti (nel capitolo 4).

anni, di poter osservare qualsiasi area del globo dall’alto, attraverso le immagini satellitari dalle piattaforme di google e bing maps).

Si sarà presentata così l’opportunità di osservarne i caratte- ri principali, l’immagine sintetica che si rivela attraverso forme e colori, pesi e masse e più precisamente suoli, acque, vegetazione, edifici etc. Questo dato fenomenico è supportato e determinato da diversi fattori, primo tra tutti la struttura del luogo stesso. Per conoscere questo dato l’indagine territoriale dovrà procedere alla scomposizione dell’immagine unitaria in più elementi, analizzarli e poi ricomporli. Questo processo, che conduce da un fatto estetico ad un altro scientifico, è quello promosso dal naturalista Alexan- der von Humboldt al principio del XIX secolo, che articolava in tre fasi l’approccio per la comprensione del paesaggio. Gli stadi della relazione conoscitiva tra l’uomo ed il suo ambiente si articolano in eindruck, la suggestione, ein-sicht, l’esame ed, infine, zusammen- hang, la sintesi. Interpretando quanto è stato già proposto dal na- turalista tedesco, il metodo qui presentato prevede di partire dalla suggestione provocata dall’immagine del paesaggio per procedere con l’individuazione e quindi l’analisi dei diversi aspetti che in que- sta si sommano. Il dato idrogeomorfologico, che è fondamentale e sempre presente, è il primo che deve essere indagato, trovando nella struttura e nella conformazione dei suoli, nell’andamento morfologico e nella rete idrografica i dati principali, ai quali poi si aggiungono vegetazione, flora e fauna - aspetti che sono di origine naturale ma alterabili dall’intervento dell’uomo - ed in un ultimo- momento le strutture antropiche. Questi fattori determinano, nella loro somma, quelli che sono gli ambiti di paesaggio caratteristici di un determinato territorio. L’insieme restituisce pertanto quella sintesi con la quale si concludeva anche l’analisi di von Humboldt.

Input. Lo studio geomorfologico serve a conoscere il territorio ma anche a comprendere meglio i processi di trasformazione so- prattutto legati all’intervento dell’uomo. Fatto naturale e fatto an- tropico sono infatti strettamente connessi. Questa relazione, esem- plificata ad esempio dalla struttura insediativa che, soprattutto nel paesaggio storico, è fortemente determinata da quella morfologica, è quella di cui si occupa la storia ambientale. In un certo senso, dunque, l’analisi geomorfologica è propedeutica a tutti gli altri stu- di sul paesaggio.

Infine, le informazioni ricavate sono necessarie per operare consapevolmente ed ecologicamente sul territorio.

Analisi storica diacronica

Le immagini narranti di Emilio Sereni

Quella storica diacronica è un’indagine regressiva e stratigrafica che permette di comprendere l’evoluzione e le trasformazioni che il paesaggio ha subito nel tempo fino a raggiungere lo stato attuale. Sarà pertanto fondamentale capire come e dove gli eventi storici abbiano lasciato memorie concrete, segni visibili, andando a carat- terizzare, di volta in volta, il paesaggio.

Seguendo il metodo di lettura proposto da Emilio Sereni nel- la sua storia del paesaggio agrario italiano, questo tipo di analisi prevede una fase interpretativa che, in riferimento ad ogni periodo

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storico, cerca di individuare un carattere predominante, un’imma- gine sintetica e narrante e le rispettive tracce materiali. L’intento dello studio è così quello di offrire una risposta alle domande: come appare oggi questo territorio? Quanto sopravvive di quei caratteri che lo hanno precedentemente caratterizzato? E dove, se questi ca- ratteri sopravvivono ancora, è possibile ritrovarli?

L’indagine può articolarsi in due distinti momenti: il primo, quello dello studio (regressivo e stratigrafico) indiretto, a scala territoriale, finalizzato alla comprensione del paesaggio storico; il secondo, dell’analisi diretta alla dimensione locale, intenzionato a capire e descrivere dove ancora emergono, nel contesto attuale, le immagini del passato precedentemente delineate. Con minor si- stematicità i due momenti possono essere invertiti, sollecitando l’indagine attraverso la fruizione diretta, che si interroga sull’ap- partenenza e l’origine dei paesaggi percepiti, e trovando risposta in fenomeni più estesi, per mezzo dello studio di fonti indirette capaci di documentare anche ciò che non è più visibile.

A supporto di questa analisi dovrà essere prodotta una cartogra- fia adeguata che descriva i diversi assetti territoriali e tenda a dimo- strare come ogni periodo abbia influito sul territorio. Il confronto delle varie mappe sarà inoltre in grado di mostrare i caratteri co- stanti, le permanenze, e quelli variabili nella storia.

Input. L’indagine storica offre, prima di tutto, la possibilità di conoscere i luoghi e riconoscerne le tracce del passato (tra le quali quelle della viabilità) ancora presenti. Guida, ovvero, verso la pri- ma azione necessaria per ricostruire e tutelare la memoria di un paesaggio, essendo in grado di offrire quel supporto di informazio- ni utile per indirizzare le azioni di “trasformazione” del territorio secondo interventi compatibili.

Trovando una risposta alle domande “quanto di quei paesaggi della storia è ancora visibile oggi”, “dove lo è” e “come si percepisce attualmente e come, invece, si doveva vedere originariamente”, lo studio dei caratteri e delle trasformazioni storici orienta il progetto che voglia rendere consapevole e narrante l’esperienza dei luoghi, avvalendosi proprio di quelle vedute ancora evocative, rintraccia- te nel contesto attuale attraverso l’analisi diretta. Una volta indi- viduati, questi microcosmi potrebbero infatti essere selezionati e rientrare così nelle mappe degli itinerari. Il progetto di recupero dei luoghi dovrebbe inoltre prevederne la tutela e la valorizzazione, non adottando esclusivamente pratiche strettamente conservative, anzi, promuovendo soprattutto interventi che ne potenzino l’e- spressività laddove soffocata da alterazioni.

Analisi storica sincronica

I paesaggi del potere, del sacro e del lavoro di Carlo Tosco

Conseguentemente all’analisi storica diacronica, che individua, smonta ed analizza i paesaggi antropici del passato, può essere in- trapresa un’indagine storica sincronica, che cerca ovvero una sinte- si dello studio precedente. Per attuarla c’è bisogno, anche in questo caso, di trovare un modo di interpretazione dei dati. Carlo Tosco (2009), nel suo testo dal titolo “Il paesaggio storico: le fonti e i me-

todi di ricerca”, individua un metodo di lettura basato sulla tripar- tizione delle strutture dominanti. Questo modo di interpretare il territorio corrisponde ad una rappresentazione collettiva, ad una idea che la società aveva di se stessa, nata nella cultura medioevale e conservata a lungo nell’età moderna. Secondo tale immagine la società cristiana veniva convenzionalmente divisa in tre ordini: chi pregava, chi lavorava e chi usava le armi (oratores, laboratores e pugnatores). È dunque possibile, con una certa naturalezza, clas- sificare le diverse immagini diacroniche (i paesaggi del passato), ottenute nell’analisi precedente, facendole appartenere ad una del- le tre grandi categorie. Ognuna di queste è infatti prodotta da una o più strutture afferenti ai tre ordini, le quali influiscono con peso diverso sul territorio, in maniera più o meno sensibile e duratura.

Per ognuna delle categorie individuate da Tosco, l’analisi pro- durrà un’immagine sincronica attuale, perché il paesaggio di oggi è l’insieme proprio di tutti i paesaggi della storia, capace di parlare del mondo del lavoro, di quello del sacro o di quello del potere.

Input. L’obiettivo di questa analisi è quello di rintracciare ed individuare sulla carta e sul territorio gli elementi che costruisco- no e raccontano questi paesaggi umani del potere, del sacro e del lavoro. Questo dato è fondamentale per identificare ed organizzare mappe ed itinerari tematici. Attraverso questa visione sintetica è più facile, inoltre, capire quali rapporti sussistano tra i tre ordini e comprendere la capacità di queste strutture di influire sulla perce- zione e l’orientamento spaziale.

Analisi percettiva

“Il senso del territorio” di Kevin Lynch

Si è già parlato di quanto sia determinante la percezione per la comprensione e l’esistenza stessa del paesaggio. Ed ancora si con- tinuerà a farlo. Un’indagine di grande valore, che può essere con- dotta in modo consapevole solo se preceduta dalle altre, è dunque quella percettiva.

È fondamentalmente un’analisi di tipo diretto che si compie lungo i percorsi (già determinati o da tracciare, se attualmente non presenti), da dove, ovvero, si trova chi attraversa i luoghi. Per tale ragione è fondamentale avere acquisito una quantità necessaria di informazioni, prima tra tutte quella relativa al riconoscimento del- la rete della viabilità antica che, ripercorsa, consentirà di osservare il paesaggio dal luogo più opportuno.

Kevin Lynch, ma anche Donald Appleyard, Gordon Cullen e gli altri percettivisti hanno sviluppato diversi studi sulle relazioni tra percezione, forme e qualità dell’ambiente. I testi “View from the road” e “L’immagine della città” (“The image of the city”) offrono alcuni spunti per l’analisi da condurre. Le esperienze riportate e descritte, e le teorie che ne risultano, individuano nell’ordine del movimento e nella forma dell’ambiente i dati principali che influen- zano la percezione. Nel classificare i contenuti riferibili alle forme fisiche delle immagini urbane, Lynch (2001) individua cinque ca- tegorie di elementi: percorsi, margini, quartieri, nodi e riferimenti.

Trasponendo questa schematizzazione dall’ambito urbano a quello del paesaggio rurale, possiamo dire che la percezione deve

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essere analizzata fondamentalmente in rapporto a tre aspetti: l’or- dine del movimento, ovvero le velocità di percorrenza e l’andamen- to della strada; la forma dello spazio in cui ci si muove, che nel caso del paesaggio naturale è determinata dalla morfologia dei suoli, dalla vegetazione e raramente da fatti antropici (che non sono mai troppo consistenti e continui da configurare dei limiti); ed infine le strutture antropiche nella qualità di riferimenti e marcatori terri- toriali.

A questa analisi saranno pertanto utili le conoscenze sviluppate nello studio dei caratteri geomorfologici e storico-culturali.

Input. Kevin Lynch (1981), cercando una parola appropriata a descrivere la qualità percepita di un luogo individua in senso (“sen- se” in lingua originale) quella più adatta, pur non soddisfatto dal suo doppio significato. In questo caso, invece, l’ambiguità della pa- rola è strumentale ad indicare la volontà di far coincidere il senso della qualità percepita di un luogo con quello del significato.

L’analisi percettiva si mostra da subito operativa, meta-pro- gettuale. Aiuta infatti a comprendere le potenzialità e le criticità espressive del territorio al fine di dar forma ad un’immagine am- bientale chiara capace di orientare. L’indagine supporterà il pro- getto nel come e dove strutturare i percorsi; dove localizzare punti di sosta e di vista capaci di orientare e di offrire subito una visione didascalica del paesaggio; dove migliorare le condizioni spazial- mente deboli ed ambigue etc.

Analisi delle possibilità

La lettura degli strumenti di pianificazione

Quest’ultima indagine non trova nella letteratura dei riferimenti così radicati e consolidati come le altre. È infatti compito di queste, ovvero dell’analisi geomorfologica, storico-culturale, percettiva, ma anche economica, politica, sociale etc. produrre la base di dati ne- cessaria ad informare i processi decisionali in merito a vincoli, nor- mative, prescrizioni ed indicazioni per l’intervento sul territorio. Gli stessi strumenti della pianificazione, frutto di letture attente, dovrebbero presentarsi così come sintesi dell’indagine conoscitiva che li ha prodotti, ossia come mole consistente di dati “condivisi” (Caravaggi e Morelli, 2014). Non sempre, tuttavia, a fronte di studi e ragionamenti condotti indipendentemente sui medesimi aspetti di cui si sono interessati i pianificatori, ci si trova d’accordo con le conclusioni assunte da questi. Per tale ragione continua ad essere indispensabile l’apparato di indagini proposto precedentemente, che non è sostituibile dalla semplice lettura dei piani.

A sua volta, in ogni modo, quest’ultimo passaggio rivela la sua necessità in quanto il quadro della pianificazione fornisce le coor- dinate di riferimento indispensabili per collocare qualsiasi pro- getto all’interno di uno spazio di legittimità e fattibilità (Caravaggi e Morelli, 2014).

Acquisite le conoscenze sui caratteri geomorfologici, storico-cul- turali e percettivi del territorio sarà così utile, al fine di sviluppare una strategia di intervento, individuare ed analizzare gli strumenti della pianificazione che si interessano del settore in questione. Sarà interessante condurre questo studio con un approccio critico, veri-

ficando le interpretazioni dei piani con quelle dedotte dalle indagini precedenti e propedeutiche; comprendere quali siano le previsioni, gli sviluppi delineati per le singole aree ed i vincoli, soprattutto lad- dove il territorio è caratterizzato da beni di ordine archeologico ed ambientale sottoposti ad un preciso regime di tutela.

In questo preciso contesto, rivolgendosi la ricerca ai territori marginali, sarà da prendere in considerazione, per tutti gli ambiti di studio nazionali, la Strategia delle aree interne adottata dall’Ita- lia nel Piano Nazionale di Riforma per la programmazione 2014- 2020 della politica regionale.

Input. Anche quest’analisi mostra da subito la sua utilità nel campo operativo. Come detto è infatti utile per comprendere le possibilità di azione dettate dal piano - che se interpretate in modo originale rispetto a finalità specifiche possono tradursi da limiti a potenzialità (Caravaggi e Morelli, 2014) - e le previsioni di sviluppo disegnate dalle strategie.

55 Parte prima - capitolo 3 Come si racconta un territorio?

Capitolo 3