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Nel IV secolo a.e.v città come Norchia, Tuscania e Sovana, raggiungono il loro apice, mentre nuovi centri vengono fondati,

TARQUINIA BLERA

VI- VIII secolo e.v I secoli intermedi del-

l’Alto Medioevo

La conversione dei Lon- gobardi al cattolicesimo: le prime chiese longobarde in tuscia

Fig. 25

Carta diacronica: il territorio nell’Alto Medioevo

Chiave di lettura

Etruria divisa in Tuscia Romanorum e Tuscia Langobardorum.

Organizzazione della rete diocesa- na.

Declassamento della via Cassia ed impraticabilità della via Aurelia. Ruolo centrale della via Clodia dell’assetto territoriale.

171 Parte seconda - capitolo 6 Caratteri storico-culturali

01 5 10 km Tuscia Langobardorum strade impraticabili strade declassate strade principali Tuscia Romanorum diocesi pievi

castrum a difesa del corridoio bizantino torri di guardia costiera

Fig. 25 01 5 10 km NEPI TARQUINIA TORRE DI MONTALTO TORRE SANT’AGOSTINO TORRE MARANGONE CERVETERI PORTO OSTIA CIVITAVECCHIA FORUM CLODII GALERIA TORRE FLAVIA TORRE PALIORO ROMA BLERA SUTRI CIVITA CASTELLANA VITERBO ORTE GALLESE BOMARZO AMELIA FERENTO PITIGLIANO BOLSENA BAGNOREGIO TUSCANIA NORCHIA ISCHIA DI CASTRO CASTRO

NARNI

La piccola chiesa di San Potente «in ripibus Martae» Accanto alla riva orientale del fiume Marta, a sud di Tuscania e nei pressi dell’antico tracciato della via Clodia, oggi testimoniato da piccoli tratti ancora basolati - in parte sepolti sotto la terra -, dall’invaso della tagliata che permane e dalle numerose tombe che si concentrano in questo punto, nell’area denominata sulla carta Casale Galeotti, stanno tra la vegetazione le rovine di una delle pri- missime chiese Longobarde in Tuscia.

Si tratta di una costruzione modestissima, una cella dotata di un abside appena accennato che la riconduce vagamente a quella fun- zione sacra per la quale venne realizzata. Potente era il santo alla quale la cappella precarolingia venne consacrata e la cui presenza è citata in una bolla papale del 750 circa dell’era volgare.

Attualmente è ridotta a rudere e pervasa dalla vegetazione, mentre fino a solo poco tempo fa era un pollaio, così come la ricor- da la Raspiserra (1975).

Sorge al fianco di una sorgente e ad un luogo, più criptico, che ora è una grande grotta che fa da ricovero per i bovini, che gli etru- schi riutilizzarono come necropoli e che inizialmente, a supporre dalla presenza di numerosi cunicoli, è stato un pozzo. Il sito è in- fatti ricchissimo d’acqua, come è facile intuire dalla presenza stessa del fiume, ma anche dainumerosissimi manufatti nella valle che si sono adoperarati a sfruttare la risorsa idrica (a San Giusto vi erano dei molini e la stessa grotta della Regina, nella necropoli prospi- ciente San Potente, detta della Madonna dell’Olivo, riutilizzava un pozzo di età precedente).

Dalla chiesetta, situata presso le rive del Marta, si osservano bene la valle ed i suoi contrappunti: di fronte, in alto, la Madonna dell’Olivo e la sottostante necropoli etrusca; a destra la grande San Pietro svetta con le torri sull’omonimo colle.

Fig. 26

La piccola chiesa di San Potente scoperta dal tracciato della via Clodia.

Fig. 27

L’abside appena accennato che suggerisce l’originaria funzione sacra dell’aula.

Fig. 28

Vista di San Potente (nascosta quasi totalmente dalla vegetazione) e della valle del Marta dal sito della Madonna dell’Olivo.

173 Parte seconda - capitolo 6 Caratteri storico-culturali

San Potente

Gli ultimi avvenimenti dell’VIII secolo, a partire dalla donazio- ne di Sutri del 728, confermano in maniera crescente l’autonomia ed il potere del Papa sull’Imperatore di Costantinopoli. La vittoria definitiva dei poteri pontifici coincide con la nascita dello Stato della Chiesa e con la caduta dell’Esarcato d’Italia. Nel 751 e.v. il Ducato Romano è infatti indifeso di fronte all’invasione longobar- da guidata da Astolfo e pertanto l’allora Papa Stefano II è costretto a richiedere l’intervento dei Franchi. Pipino il Breve vince sui lon- gobardi e consegna le terre prima bizantine all’autorità papale. Cir- ca vent’anni dopo, nel 774, Carlo Magno, figlio di Pipino, conquista il regno longobardo; nell’800 viene incoronato e nel 962 fonda il Sacro Romano impero, quando è Papa Ottone I. La Tuscia è ora nuovamente riunificata sotto lo Stato della Chiesa.

In questo periodo, dopo una lunga fase di involuzione si vedono i primi timidi segni d’una ripresa demografica ed economica, lieve- mente perturbati solo dalle incursioni saracene e ungare dell’VIII secolo. Nelle campagne, più precisamente nel suburbio di Roma, lungo le strade di collegamento, e soprattutto sulla fascia costiera, il papato fonda le domuscultae, strutture produttive che prov- vedono all’approvvigionamento delle istituzioni ecclesiastiche ro- mane.

In uno scenario politicamente più stabile, all’interno di un’Eu- ropa quasi tutta riuinificata sotto il Sacro Romano Impero, si svi- luppano i primi grandi cammini di pellegrinaggio, per Santia- go, Gerusalemme e Roma. A quest’ultima conducono le cosiddette vie Francigene, la più celebre delle quali è quella tracciata dall’iti- nerario di Sigerico, del X secolo. Parte da Canterbury ed arriva a Roma, attraversando così il Patrimonium Beati Petri.

VIII-X secolo e.v.

Gli ultimi secoli dell’Alto Medioevo

La Tuscia riunificata sotto il dominio del Patri- monium Beati Petri

Fig. 29

Carta diacronica: il territorio negli ultimi secoli dell’Alto Me- dioevo

Chiave di lettura

Etruria riunificata sotto l’appena nato Stato della Chiesa.

Percorso della via Francigena, che ricalca il tracciato della via Cassia. Impraticabilità della via Aurelia e centralità della Clodia e della Cas- sia.

Le principali chiese dell’Alto Lazio Romanico (fonte: Parlato e Roma- no, 2001).

175 Parte seconda - capitolo 6 Caratteri storico-culturali

01 5 10 km Stato della Chiesa (Patrimonium Beati Petri) strade principali strade secondarie strade impraticabili

via Francigena (coincidente con la Cassia) chiese con cripta

chiese Fig. 29 01 5 10 km Tuscia Langobardorum strade impraticabili strade declassate strade principali Tuscia Romanorum diocesi pievi

castrum a difesa del corridoio bizantino torri di guardia costiera

Fig. 25 01 5 10 km NEPI TARQUINIA TORRE DI MONTALTO TORRE SANT’AGOSTINO TORRE MARANGONE CERVETERI PORTO OSTIA CIVITAVECCHIA FORUM CLODII GALERIA TORRE FLAVIA TORRE PALIORO ROMA BLERA SUTRI CIVITA CASTELLANA VITERBO ORTE GALLESE BOMARZO AMELIA NARNI FERENTO PITIGLIANO BOLSENA BAGNOREGIO TUSCANIA NORCHIA ISCHIA DI CASTRO CASTRO

Santa Maria e San Pietro: cattedrali di Tuscania Non c’è luogo in questo tratto dell’Etruria e della Clodia che si faccia attendere più a lungo di Tuscania. La sua presenza, costante da Norchia in poi, incoraggia e guida l’avanzare. In realtà, salvo pochi punti dai quali è possibile scorgere l’intero profilo della città, ciò che si vede è solo il colle di San Pietro, con i suoi monumenti disposti in alto, in cima; con la facciata dell’omonima chiesa volta a sudest-est, che per la pietra bianca (travertino e marmo) spicca tra le rossicce masse delle murature.

Quando ci si approssima al colle, ai suoi piedi, si viene accolti poi da un’altro edificio sacro, che poche volte fino a quel momento si è rivelata allo sguardo: si tratta di Santa Maria Maggiore, che fu cattedrale prima della grande San Pietro. Questa chiesa che pare essere in disparte, oggi stretta tra la strada di valle ed un clivo che sale al colle o alla porta sud-est della città, con la facciata semioc- cultata dalla torre campanaria, è una delle più importanti archi- tetture sacre non solo d’Etruria, ma di tutt’Italia. Venne fondata nell’VIII secolo (c’è chi sostiene nel VI), quando la città, Toscanella, venne annessa al Patrimonium Beati Petri e fu l’unica, per antico privilegio, ad avere un fonte battesimale ad immersione, con la va- sca ottagona che ancora oggi è ben visibile nella navata destra. Del- la chiesa antica, rimaneggiata nel XII secolo, quando a Tuscania erano giunte maestranze per la ricostruzione di altre pievi e catte- drali, tra le quali San Giusto e la rivale San Pietro (cattedrale dopo Santa Maria), rimane ben poco: un ciborio ed un singolare altare, posto sotto il pulpito, che in realtà è di epoca etrusca, a dichiarare quella continuità instancabilmente ricercata dal mondo antico, che vi trovava giustamente legittimazioni e quasi un buon auspicio per quel che di nuovo veniva fatto.

Per via dei rimaneggiamenti e delle tante fasi nelle quali si svi- luppò la costruzione e delle tante culture che in questo crocevia importantissimo vennero a confluire, Santa Maria Maggiore, come ancor di più San Pietro, sono chiese universali in grado di racconta- re dell’arte romanica, mescendo il gusto lombardo con quello arabo e normanno e quello bizantino. Sono chiese, con le tante altre che sorgono in Etruria, collegate soprattutto dalla Clodia e dalla Cassia, vie importantissime in quel momento, ma anche distribuite sulla costa, a Tarquinia, ad esempio, che raccontano del potere sacro del riunificato Patrimonio dell’Apostolo Pietro.

Fig. 30

L’ambone sormonta l’altare etrusco attorno al quale venne fondata la prima chiesa di Santa Maria Maggiore, cattedrale di Tuscania.

Fig. 31

La fonte battesimale nella navata destra della chiesa.

Fig. 32

Santa Maria Maggiore vista dal percorso che discende alla chiesa dalla da San Pietro. La facciata è quasi completamente occultata dalla torre campanaria. Sullo sfondo i resti del castello Rivellino.

177 Parte seconda - capitolo 6 Caratteri storico-culturali

Il Medioevo si fonda, nelle sue forme di occupazione ed antro- pizzazione, su un palinsesto arcaico. Come una pioggia violenta l’orda barbarica aveva dilavato la superficie del Lazio, eroso la cro- sta romana e riscoperto lo strato sottostante, quello arcaico. I bar- bari, pur devastando, avevano così contribuito da una parte a far sì che riemergessero le antiche strutture e, dall’altra, a promuovere inconsapevolmente ma positivamente la rinascita della civiltà ita- liana che vivrà il suo momento fiorente con l’età comunale.

Il paesaggio riportato alla luce dalle invasioni, con la progressiva fuga dalle zone basse e la conseguente rioccupazione degli anti- chi centri di sommità, mostra dunque la struttura organizzativa che aveva precedentemente caratterizzato il periodo pre-romano.

In questo momento, la ripresa demografica, economica e poli- tica porta alla moltiplicazione dei punti di popolamento, alla con- quista di nuovi spazi agricoli, e soprattutto alla ripresa dell’attività edilizia: l’XI è il secolo della fondazione delle grandi cattedrali e dei castelli. Attorno a queste due architetture, simboli del potere sacro e feudale, che costituiscono il nucleo monumentale dei defi- nentesi centri urbani, gravitano le case contadine.

Il fenomeno dell’incastellamento, che descrive il nuovo as- setto insediativo, da una parte porta alla riunificazione e fortifi- cazione dei nuclei sparsi dei presistenti insediamenti attraverso cinte murarie. Dall’altra alla fondazione di nuove strutture for- tificate in luoghi strategici, lungo le vie di comunicazione fluviale, ad esempio, come avviene nella valle del Marta. Spesso i castelli svolgono infatti l’esclusiva funzione di presidio del potere locale e di controllo dell’area e sono in posizione isolata, condizione, que- sta, che ne favorirà il lento processo di degrado e di abbandono in età moderna.

La fondazione del castello comporta la consolidatio fundo- rum, ovvero la riorganizzazione del territorio agricolo gravitante attorno al centro di popolamento. L’economia curtense lascia ora il posto a quella feudale controllata da un centro. Presso l’abitato, dove è più facile disporre di acqua e di manodopera e dove, vista la topografia dei siti, i terreni sono più acclivi ed irregolari offrendo quindi superfici contenute ma ben delimitate nelle sistemazioni a terrazzamento, si collocano le policolture intensive destinate alla sussistenza contadina. Le piane, più distanti dai borghi, sono in- vece destinate ai quartieri di cerealicoltura e olivicoltura estensiva secondo la modalità del campo aperto, che si offrono al prelievo signorile e dove sono presenti anche filari di olivi e castagni. In- colti, foresta diradata e pascoli si sviluppano oltre le proprietà del castello, offrendo una certa flessibilità nella riconfigurazione delle produzioni.

X-XIII secolo e.v.