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I paesaggi della storia

XIII- X secolo a.e.v Tarda Età del Bronzo

Distanti dal mare: l’in- sediamento diffuso dell’en- troterra

Fig. 4

Carta diacronica: il territorio nell’Età del Bronzo

Chiave di lettura

Percorsi di crinale

Piccoli insediamenti (distretti di 20/60 kmq) diffusi nell’entroterra occupano i siti collinari e gli speroni tufacei (la concentrazione è maggio- re attorno ai bacini lacustri e nel set- tore dei monti della Tolfa).

Una griglia ideale di 5 x 5 km regola la distanza tra gli insediamenti.

135 Parte seconda - capitolo 6 Caratteri storico-culturali

01 5 10 km Fig. 4 01 5 10 km percorsi di crinale insediamenti stanziali documentati 01 5 10 km Fig. 6 CERVETERI VEIO TARQUINIA VULCI BISENZIO VOLSINI BLERA NORCHIA SAN GIULIANO TUSCANIA

Capanne del Bronzo a Luni sul Mignone

Camminando lungo il tracciato dismesso della ferrovia realizza- ta per collegare Civitavecchia a Capranica, quindi ad Orte e Terni, si arriva ad un punto in cui questa intercetta il Mignone. Sovrappassa il fiume attraverso un ponte proprio dove, alle spalle guardando il mare, sta il pianoro occupato da Luni, che per la sua posizione viene detto sul Mignone.

Dal basso nessuna traccia induce a pensare che quel pianoro sia diverso dagli altri: il banco roccioso e la folta vegetazione che lo ricopre non aiutano ad interpretarlo come un luogo un tempo abi- tato. Bisogna conoscere la storia per spingersi in alto fin sopra il piano e scoprire ciò che rimane delle civiltà che lo popolarono. Solo la condizione geografica può aiutare in tal senso: ovvero il trovarsi presso uno dei fiumi più importanti dell’Etruria, risalito da quei commercianti che giungevano dal Mediterraneo, ma allo stesso tempo in posizione sicura, distante dalla costa e arroccata su un pianoro ben difeso, oltre che dal Mignone da altri due corsi, il Ve- sca ed il Canino; il buon clima, la foresta, che offriva cacciagione e legna, il suolo roccioso, scavabile e cavabile, ed infine le risorse dei metalli che colorano e danno il nome alle acque dell’antico Minio.

Quando si arriva in alto sul pianoro si scoprono poi le tracce dell’antropizzazione. Dapprima, sulla prua dello sperone occiden- tale, in posizione dominante sul paesaggio circostante, ci si imbat- te in un’architettura complessa, più volte riutilizzata ed adattata a diversi usi. Si tratta di quella che in origine era la residenza del capo tribù, un edificio polifunzionale: una casa con annesso magaz- zino per le scorte alimentari. Si riconosce ancora la buca del palo maestro che doveva sorreggere il piano mezzanino che divideva le due funzioni. Si distinguono inoltre alcune forme, due antri sca- vati direttamente nel banco ed alcune fosse antropomorfe, che lo riconducono all’utilizzo come luogo di culto, prima santuario e poi chiesa rupestre. Procedendo lungo il pianoro, circa alla sua metà, si notano invece tre lunghe trincee. Questi fossati dovevano costituire la parte basamentale, coperta con una struttura in legno e paglia, delle abitazioni - capanne - di derivazione appenninica, che borda- vano ad est l’insediamento dell’Età del Bronzo.

Fig. 5

Veduta dal basso del pianoro occupato da Luni, compreso tra il fiume Mignone ed il torrente Vesca. In basso i resti dell’ “edificio monumentale”, prima casa del capo tribù e poi luogo cultuale, pagano e cristiano.

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Durante quella che viene definita età del Ferro o villanoviana, si viene a compiere un passaggio fondamentale, che interessa tutta l’Etruria e che porterà alla formazione delle principali città della cultura etrusca.

Se fino al X secolo questo territorio, ed in particolar modo l’area interna, è diffusamente abitato da piccoli villaggi omogeneamente distribuiti, dal IX secolo le popolazioni, in sensibile aumento de- mografico, abbandonano i pianori tufacei dell’entroterra per anda- re a occupare le pianure vicino al Tirreno. Questa migrazione e la conseguente concentrazione presso i siti costieri daranno nascita ai centri più potenti dell’Etruria meridionale. I pianori di Vulci, Tarquinia, Cerveteri e Veio, prossimi al mare ma posti anche in una posizione più difesa, a controllo dei corsi d’acqua, e strate- gica rispetto alla pianura circostante, sono occupati in questo pe- riodo da tanti nuclei, che solo successivamente troveranno unità in una struttura finalmente urbana. Attorno a questi si dispongono le necropoli, anch’esse organizzate in più gruppi, caratterizzate dalla presenza di “campi d’urne” e tombe a fossa, le une attestanti la con- tinuazione del rito incineratorio, le altre la nuova cultura inumato- ria, in progressiva affermazione.

I centri protourbani, seppur risultato di un precoce sviluppo che già mostra prime forme di gerarchizzazione e strutture socio-politi- che di tipo complesso, non sono ancora in grado di esercitare il loro controllo sulle aree periferiche, popolate, in questo momento, da modesti insediamenti indipendenti, che sfruttano le risorse locali, quali i campi fertili (soprattutto nell’agro vulcente), i lidi adatti per l’estrazione del sale marino (come testimoniano le saline presso Tarquinia) e le colline ricche di metalli (nell’area Tolfetana).

Lo sfruttamento delle miniere dell’Etruria avvia lo sviluppo di una vera e propria industria metallotecnica, che sarà destinata a grandi fortune. Questa sarà la ragione che da una parte causerà la graduale trasformazione dell’agricoltura da estensiva in intensiva, con il conseguente impiego di attrezzi metallici adatti alle nuove colture che si venivano diffondendo, come quelle dell’olivo e della vite; e dall’altra darà luogo ad un’attività di scambi che fuoriesce dai limiti locali e regionali, per instaurare un dialogo con tutto il Mediterraneo. Diversi avvenimenti storici, come la colonizzazione ellenica dell’VIII secolo a. C. dell’Italia meridionale ed insulare, sono da porre in relazione a questa attività produttiva.

Le nuove economie che si vanno affermando in Etruria fanno nascere una nuova classe di imprenditori che organizza gli scambi e gestisce la lavorazione dei minerali. Questo nuovo ceto emergente ed aristocratico si distingue per il possesso di armi che diventano un segno del prestigio raggiunto da essa nella struttura sociale di quel tempo. È possibile avvertire la trasformazione sociale anche dai corredi funebri, che si arricchiscono di elementi accessori, sim- bolo di prestigio e del frequente scambio con le altre comunità del Mediterraneo.

X-VIII secolo a.e.v.