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I paesaggi della storia

VIII- VI secolo a.e.v Età Orientalizzante

Nascita delle prime for- me urbane. Le oligarchie aristocratiche dominano la costa: grandi tumuli eretti a simbolo di potere e dell’occupazione della campagna

Fig. 8

Carta diacronica: il territorio nell’Età Orientalizzante

Chiave di lettura

Formazione delle prime strutture urbane (Vulci, Tarquinia, Cerveteri e Veio) che oranizzano il territorio circostante per un raggio compreso tra i 7 ed i 10 km.

Grandi Tumuli dominano le campa- gne prossime alle città come simbolo del potere aristocratico.

Colonizzazione dell’entroterra lungo i corsi fluviali ad opera dei grandi centri costieri.

Vie di collegamento tra i grandi cen- tri costieri ed i rispettivi porti sul mare.

143 Parte seconda - capitolo 6 Caratteri storico-culturali

01 5 10 km

Fig. 8Fig. 6

centri secondari

grandi tumuli principeschi centri principali viabilità comparto minerario CERVETERI VEIO TARQUINIA ALSIUM PYRGI VULCI BISENZIO VOLSINI BLERA NORCHIA SAN GIULIANO TUSCANIA area di influenza (O 7-10 km) GRAVISCAE REGIS VILLAE

Il Grande Tumulo Cima presso San Giuliano: una tomba come una casa

Giungendo ad uno degli attuali accessi della necropoli di San Giuliano dalla strada comunale delle Querciete, si perviene ad un piccolo sentiero, che si innesta direttamente sulla carrabile, che co- steggia il parco del Marturanum. L’andamento del tratto è in salita e quando si giunge al piano si è già arrivati all’area: sulla destra, ai margini della radura, costeggiando il folto bosco nella parte in cui va a precipitare verso la forra, appare l’area sacra. Il Grande tumu- lo, in larga parte ricoperto dalla vegetazione e così rinaturalizzato, è preceduto da un luogo cultuale, sicuramente legato alla tomba. Due teorie di pilastri, dei quali oggi rimane solo la base quadrata e che in principio dovevano probabilmente essere forgiati a piccoli obelischi, segnano un percorso rituale che punta la tomba. Attor- no sono visibili tracce di lavorazione del banco tufaceo che doveva costituire parte integrante dell’architettura sacra. Andando avan- ti e circumnavigando il tumulo, dopo aver scorto cinque porticine aprirsi sul suo tamburo, appartenenti a sepolture ricavate successi- vamente nella struttura orientalizzante, si arriva al sesto varco che è ben di più di un semplice accesso. È un dromos, lungo una decina di metri e dalle pareti alte, in parte scavate, in parte realizzate in opera muraria, che conduce all’interno della tomba originaria, da- tata al VII secolo a.e.v.

Il modello di questa architettura, come sostengono gli studio- si (tra i quali basta ricordare i Colonna), è di chiara derivazione ceretana. La pianta è complessa e dal dromos si sviluppa a grap- polo una serie di stanze tra loro concatenate. A sorprendere sono le lavorazioni delle pareti e degli intradossi che, attraverso diversi motivi, a ventaglio, ad esempio, o a travi parallele tamponate con graticci, per i solai, o a lesene scanalate, per le superfici verticali, anch’essi derivati dall’arte sperimentata nella capitale costiera, ri- producono gli interni delle abitazioni domestiche, sorpassando il modello orientalizzante a capanna ed anticipando quello arcaico, che proponeva la tomba come una casa.

Fig. 9

Il grande tumulo Cima e l’area cultuale antistante presso il sito archeologicodi San Giuliano.

145 Parte seconda - capitolo 6 Caratteri storico-culturali

A seguito della colonizzazione dell’entroterra, intrapresa dalle città costiere a partire dall’VIII secolo, le popolazioni occupano più omogeneamente il territorio, concentrandosi nei centri che mostra- no ormai un’ideologia ed una struttura urbana pienamente compiu- te. Spesso sono protetti da mura e al loro interno il tessuto edilizio si organizza attorno ad un centro direzionale dove si ritrovano spazi destinati alla collettività, come piazze e templi. Questa matura or- ganizzazione del territorio e delle città riflette i cambiamenti della società ed una distribuzione più equa della ricchezza.

Un ruolo importante nel contesto sociale e politico è infatti ora occupato dal ceto medio, costituito da artigiani e piccoli commer- cianti. Questa classe di lavoratori prende corpo e consapevolezza di sè tra la fine del VII e l’inizio del VI secolo a.e.v., conseguentemente al potenziamento delle attività commerciali ed artigianali promos- so, nel proprio interesse, dal ceto ricco dell’Etruria, dominante l’età orientalizzante.

Questo cambiamento sociale influenza anche le tipologie fune- rarie: all’interno delle necropoli modesti tumuli si addensano at- torno a quelli imponenti delle famiglie dominanti, accogliendo più gruppi di sepolture. Sono più piccoli e numerosi rispetto a quelli orientalizzanti. Inoltre, accanto a questi, comincia a svilupparsi l’architettura rupestre delle tombe a dado, soprattutto presso i siti di Blera e San Giuliano, che in questo momento fioriscono sotto l’influsso cerite. Gli invasi spaziali, tanto dei tumuli quanto dei dadi, ricordano ora le forme domestiche, con le coperture disegna- te con le strutture in vista e le tamponature in paglia ben definite.

Nonostante la progressiva rioccupazione dell’entroterra (ri-oc- cupazione poiché vengono ri-fondati quei siti abitati nel Bronzo ed abbandonati nel Ferro), la costa ed i centri sul Tirreno continuano a svolgere un ruolo centrale: l’età arcaica è il periodo della talasso- crazia (celebre è la vittoria in acque sarde di Alalia, degli etruschi e dei cartaginesi a discapito dei greci, nella seconda metà del VI secolo) e dei grandi porti sul Mediterraneo. Ne vengono fondati di nuovi e potenziati quelli già esistenti (Pyrgi, ad esempio). Ogni capisaldo controlla infatti il suo sbocco sul mare: Vulci col porto di Regisvillae, Tarquinia con quelli di Graviscae ed il cosiddetto -secoli più avanti- Clementino; infine, Cerveteri con Pyrgi, Alsium e Punicum. Anche alle dipendenze portuali viene data una forma urbana, con strade rette, marciapiedi, case signorili e soprattutto santuari emporici.

A partire dal VI secolo a.e.v., le tre grandi potenze costiere sono riunite, assieme ad altre nove città, tra le quali Veio e Volsini, nella Dodecapoli etrusca, un’alleanza di carattere economico, politico e, soprattutto, religioso, che è sintomo, come gli altri avvenimenti, della stabilità raggiunta nell’assetto territoriale e politico.

Tuttavia, questo periodo glorioso, di massima fioritura per la ci- viltà etrusca, che riesce a portare la propria cultura anche a Roma, con la stirpe dei Tarquini, che regna sulla città per un intero secolo, il sesto, è destinato a terminare. La battaglia di Cuma, con la sconfitta della flotta etrusca, nel 474 a.e.v., comporta la perdita del controllo sul Mar Tirreno segnando, inesorabilmente, il principio di un lento declino.

VI-V secolo a.e.v.