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Il turismo è fortemente connesso all’ambiente. La capacità di una determinata località di attrarre turisti dipende in gran parte dalle condizioni ambientali che essa è in grado di offrire, come, ad esempio, pulizia e qualità del mare, innevamento, siccità (Perissinotto, 26 maggio 2016, sito valerizoia.it 12 ). Per comprendere quali effetti potrebbero avere i cambiamenti climatici sull’industria turistica, il Cambridge Institute for Susteinability Leadership (CISL), la Cambridge Judge Business School (CJBS) e la European Climate Foundation, basandosi sull’analisi dei risultati del Quinto Rapporto di Valutazione dell’IPCC, hanno pubblicato una completa ed interessante relazione sul tema, dal titolo “Climate Change: Implications for Tourism”. Il lavoro dei due istituti britannici conclude che il turismo è esposto a numerosi impatti, diretti ed indiretti, provocati dal cambiamento climatico. Ad esempio, le barriere coralline che contribuiscono per 11,5 miliardi di dollari alle entrate del settore turistico, sono minacciate dall’incremento delle temperature marine,

12 valerizoia.it è l'official webpage del famoso studio di architettura, che si occupa in particolare attenzione all'integrazione paesaggistica e alla qualità ambientale.

dall’innalzamento del livello del mare e degli oceani e dall’acidificazione delle acque causata dall’eccessivo anidride carbonica serra in atmosfera che viene in parte assorbita dagli oceani stessi. Un discorso simile lo si può fare, anche, per le località balneari come le Maldive e alcune isole polinesiane o dei Caraibi, oppure per le città di mare come Venezia che, a causa dei cambiamenti climatici, avranno e stanno già avendo gravi problemi al loro ecosistema e quindi anche alla loro offerta turistica. Inoltre, il riscaldamento globale impatterà su un altro settore turistico, quello sciistico e degli sport invernali. Gli inverni sempre più miti e brevi stanno mettendo a rischio la sopravvivenza di molte stazioni sciistiche, a cui non resterebbe altro da fare che convertirsi in aree per il trekking montano oppure dotarsi di un maggior numero di cannoni per la neve artificiale, con conseguenze ambientali ancora ignote. Infine, i cambiamenti climatici porteranno a profondi mutamenti nella biodiversità, che colpiranno il ramo dell’ecoturismo. Di sovente, il fenomeno turistico, soprattutto quello di massa, non è consapevole dei suoi impatti sull’ambiente. Attualmente, il contributo del turismo alle emissioni di gas serra nell’atmosfera si aggira attorno al 3,9- 6%, ma si prevede una crescita del 130% fra il 2005 e il 2035, raggiungendo in questo modo, entro il 2025, il 10% delle emissioni totali a livello globale. In particolare, sono i trasporti la principale causa delle emissioni di inquinanti in atmosfera del settore turistico: aerei e altri veicoli contribuiscono per il 75% del totale. Esistono grandi incertezze nel modo in cui i turisti risponderanno agli effetti prodotti dai cambiamenti climatici, in particolare, il rapporto pubblicato dall’Università di Cambridge sottolinea che ci saranno consistenti mutamenti nella domanda turistica ma, di contro, anche interessanti opportunità sia a livello di destinazione, sia a livello di business. Fra le novità potrebbero esserci l’Alaska o il Nord Europa, che, attraverso primavere ed estati più miti e lunghe, attirerebbero un maggior numero di escursionisti. Tuttavia, il rapporto prevede grossi problemi per l’area mediterranea e pone l’esempio della Costa Brava, nella Spagna orientale, che sta tentando di attrarre flussi turistici anche al di fuori dal periodo estivo, periodo in cui le siccità si fanno sempre più forti, gravi e prolungate e le temperature stanno diventando troppo elevate. Comunque sia, lo studio individua come un nuovo fenomeno turistico sia in forte

crescita. Un numero di persone sempre maggiori sceglie di passare le proprie vacanze in quelle località che rischiano di essere cancellate o pesantemente alterate dal riscaldamento globale, come i ghiacciai, l’Artico, l’Antartide e gli atolli corallini. In sostanza, i ricercatori di Cambridge e dell’European Climate Foundation arrivano ad una chiara e preoccupante conclusione: nel prossimo futuro, l’industria turistica mondiale sarà gravemente colpita dagli impatti negativi dei cambiamenti climatici (fig.17) (Greenreport, sito greenreport.it del 19 giugno 201413). Se quindi, dovesse venire a mancare il fattore ambientale che è il presupposto fondamentale del turismo, quale futuro potrebbe avere l’industria turistica? Ma, soprattutto, che cosa si deve fare per salvare questo importante settore? Credo che i primi a muoversi debbano essere gli operatori turistici e più in generale l’intera industria del turismo in quanto, come sostenuto da Stephen Farrant, direttore dell’International Tourism Partership, tutta l’industria ha l’obbligo di pensare alle strategie per adattarsi al cambiamento climatico e per ridurre le emissioni e gli impatti delle proprie attività sull’ambiente. L’alternativa, secondo molti esperti, deve concentrarsi sulla ricerca (anche da parte della domanda) di un turismo sostenibile, responsabile e rispettoso dell’ambiente, delle persone e della cultura locale. Quindi, è necessario rendere maggiormente sostenibile sia la domanda sia l’offerta turistica attraverso: - maggiori investimenti nel campo dei trasporti ecologici e dei carburanti «verdi»;

- l’incentivazione dell’ecoturismo;

- la scelta di mete turistiche con meno strutture dall’elevato impatto ambientale e dotati di percorsi più rispettosi dei luoghi e delle tradizioni locali (Boracchi, 18 giugno 2014, sito lifegate.it14);

- una più efficiente gestione delle risorse energetiche;

- una diversificazione dell’offerta turistica intesa come stagionalità e tematicità;

- la valorizzazione dei beni paesaggistici, culturali ed enogastronomici; - una maggiore attenzione alla politica dei trasporti;

13 greenreport.it è un quotidiano online che approfondisce tematiche ambientali, in

particolare ciò che riguarda l'economia ecologica e lo sviluppo sostenibile. 14Si tratta di un network internazionale di informazione e servizi per persone, aziende, ONG e istituzioni impegnate per un futuro sostenibile.

- il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici;

- concepire strategie e politiche integrate per la conservazione biodiversità ambientale.

I cambiamenti climatici stanno diventando sempre più rapidi e le scelte da compiere sempre più urgenti. Bisogna agire il prima possibile perché il tempo stringe, il futuro dell’ambiente e, quindi, del turismo, è adesso.

4 I CAMBIAMENTI CLIMATICI IN KENA

Il Kenya, come molti altri Paesi dell’Africa orientale, sta affrontando, negli ultimi anni, una sfida senza precedenti contro gli impatti negativi del cambiamento climatico e le relative perdite socio-economiche per le comunità umane. Infatti, l’alta dipendenza dalle risorse naturali, che sono assai sensibili alle variazioni climatiche, contribuisce ad accentuare la vulnerabilità del Kenya ma anche di molti contesti simili, frenando il raggiungimento dello sviluppo sostenibile e della riduzione della povertà. Per rispondere al meglio alle sfide poste dai cambiamenti climatici sarà necessaria la collaborazione di più parti interessate: governo, amministrazioni locali, enti pubblici, mondo dell’università e della ricerca, settore privato e società civile. Questo sforzo comune deve essere volto alla creazione di un piano d’azione nazionale di risposta agli impatti del cambio climatico, in modo da favorire un Kenya maggiormente resiliente e propenso a raggiungere gli obiettivi della Vision 2030 e del Millennium Development Goals (MDGs) (Government of Kenya - Ministry of Environment and Mineral Resources, 2013, pp.VII-VIII).

4.1 COS’E’ IL NATIONAL CLIMATE CHANGE ACTION PLAN 2013-