PARTE SECONDA: LA TERRA, GLI UOMIN
3.6 IL RUOLO DELLE SCUOLE
Le mie due visite alle scuole elementari di Mariashoni e di Timdolel (località a sud-ovest di Mariashoni) sono state davvero preziose ed emozionanti, sia per l’entusiasmo dei ragazzi, sia per le utili informazioni che ho raccolto. Alla Timdolel Primary School fui seguito, oltre che da John, anche da un professore, dal direttore della scuola e da un piccolo gruppo di studenti. La scuola, grazie alla preziosa collaborazione nei progetti di NECOFA, è dotata di un orto scolastico, nel quale gruppi di studenti volontari di varie classi lavorano due ore a settimana. Come confermato dal docente, gli studenti partecipanti sono davvero molto entusiasti a questa attività e ci mettono molta passione. Qui i ragazzi hanno la possibilità di imparare a lavorare la terra e poi fare lo stesso a casa, costruendo un proprio orto domestico per il sostentamento della famiglia. Giustamente si preferisce coltivare piante autoctone che, non solo sono buone, ma hanno anche tante proprietà mediche e curative. Fra le specie presenti nell’orto scolastico della Timdolel ci sono: l’amaranto (Amaranthus caudatus), il falangio o spider plant (Clorophitum comosum), il prezzemolo, fagioli locali dai fiori rossi, spinaci e cipolle indigene. Un elemento veramente interessante era l’orto verticale (fig.48). Si tratta di un grande sacco di plastica nero, di circa 150 cm di altezza, riempito di terra che viene forato ai lati. Nei vari fori viene seminata una piantina, ogni orto verticale ne può contenere decine. Alla sommità c’è un foro di circa 8-10 centimetri di diametro coperto da alcuni piccoli sassi, da cui si butta l’acqua per irrigare verticalmente tutte le piantine del sacco. Grazie alla plastica di cui il sacco è fatto la temperatura e l’umidità rimangono ottimali e costanti, favorendo una perfetta crescita delle piante. I ragazzi mi dicevano che, questa soluzione è molto utile in città, per chi non ha la possibilità di avere un pezzo di terra da coltivare, un’idea semplice ma geniale. Nell’orto scolastico vengono usati fertilizzanti naturali, soprattutto di pecora. Questo è un notevole esempio di agricoltura biologica che punta, da un lato alla valorizzazione e protezione dei prodotti locali, e dall’altro all’educazione e all’amore per la terra e l’agricoltura. Alla Timdolel Primary School è anche presente un piccolo giardino botanico, in cui assieme a John, al professore e ad alcuni studenti facemmo una breve visita, prima di tornare verso casa.
Erano presenti solo alberi indigeni: Pruna africana, Dombeya, Olea africana, cedro rosso. Il giardino botanico era stato creato per l’educazione ambientale e forestale dei giovani studenti. Qui i ragazzi volontari si prendono cura settimanalmente di questi alberi indigeni, ed inoltre, imparano le loro proprietà mediche. Il professore fece risaltare ancora una volta la passione, l’impegno, la voglia di essere coinvolti e l’amore che gli studenti mettono in queste attività (fig.49). Qualche giorno dopo, accompagnato da John e dal professore di matematica Samuel Sitienei, con il quale strinsi una profonda amicizia, ho visitato la Mariashoni Primary School. Per mia sfortuna la scuola era chiusa a causa delle imminenti elezioni politiche nazionali. Tuttavia, Samuel aprì i cancelli per me e mi guidò per l’intera mattinata. Erano presenti diverse casupole rotonde costruite in legno e con il tetto di paglia. Al loro interno erano presenti diversi alveari moderni, abitati da sciami di api (fig.50). Secondo Samuel, i ragazzi sono molto interessati all’apicoltura e al miele, e in questo contesto possono impararne la storia e i segreti, continuando a farlo anche a casa. NECOFA ha donato gli alveari e, assieme ai genitori dei ragazzi, ha costruito sia le casette, che aiutato a preparare i terreni per la coltivazione alternata di mais e patate, in cui i ragazzi settimanalmente lavorano e apprendono. Quindi, c’è una stretta collaborazione fra ONG, scuole locali e anche MACODEV. Gli studenti sono coinvolti a pieno nelle attività legate alla sostenibilità forestale e all’agricoltura biologica. Martin mi disse che tutte le scuole di Mariashoni sono coinvolte in questo grande progetto per incoraggiare la partecipazioni dei giovani nelle attività agroforestali, come momento per conoscere e imparare attività di sostentamento che rispettano l'ambiente tradizionale. Andando a far visita ad uno dei miei informatori, Joseph Jemaina di 58 anni, che vive nella località di Kaporeret (letteralmente «dove hanno combattuto»), ebbi modo di discutere con un anziano del posto di giovani e scuole. Mi disse che oggigiorno i giovani non sanno nulla della foresta e delle attività tradizionali, che conoscono meglio gli animali domestici che quelli selvatici. Fortemente critico nei confronti dei progetti scolastici continuò aggiungendo che a scuola si insegna troppo poco di tradizioni locali e che bisogna assolutamente aumentare le ore dedicate all’apprendimento delle attività tradizionali, soprattutto legate
all’apicoltura. Durante quell’incontro ho potuto ammirare i suoi log-hive che i giorni seguenti avrebbe portato in foresta, e potei anche confrontarmi sulle critiche mosse da Joseph alle scuole e ai giovani di Mariashoni con il figlio Erik di 13 anni. Il giovane sottolineava il lavoro svolto dalle scuole ma anche lui obiettava il fatto che si doveva fare di più. In particolare, avrebbe voluto aumentare le ore dedicate all’attività di apicoltura, la sua passione. Tuttavia, non tutti i suoi coetanei sono interessati alle attività tradizionali e questo disinteresse dipende molto da quei genitori che lavorano in città e che sono attratti dalle sue possibilità. Mi disse anche che i giovani stanno cercando di fare un mix fra tradizione e modernità, ovvero, unire le tecniche tradizionali con quelle moderne, mantenendo lo stesso rispetto per la natura, e la stessa passione di un tempo.