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PARTE I. TEORIA GENERALE DEI SISTEMI: CONCETTI PRINCIPAL

3.2 Un cambiamento di paradigma

Se nella prima fase del suo pensiero Luhmann aveva definito il sistema come capacità di rimanere tale in contrapposizione all‟ambiente, in una

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seconda fase egli sposta l‟accento sulle capacità interne del sistema di auto- crearsi, di organizzare se stesso in rapporto alle esigenze che sorgono al suo interno. A questo proposito Luhmann si serve del concetto di «autopoiesi».

La società è un sistema di comunicazione, ma poichè non sussiste al di fuori della società stessa alcuna comunicazione, la società costituisce un sistema chiuso per necessità: ciò spiega come la sua organizzazione e il suo stesso rinnovarsi non può che riferirsi a se stesso. Luhmann tuttavia non nega che i sistemi possano essere condizionati anche da forze esterne (quindi dall‟ambiente) ma sottolinea che la loro costruzione dipende esclusivamente dalla loro autopoiesi.

Se il “primo Luhmann” si appoggiava sulle matrici teoriche della cultura giuridica, del metodo funzionalistico e della teoria dell‟organizzazione, 26 con il “secondo Luhmann” il patrimonio concettuale si arricchisce con le nozioni che provengono dalla biologia (“autopoiesi”, “irritazione”, “accoppiamento strutturale” e dalla cibernetica (“fasi della comunicazione”, “codici binari”).27 Il risultato è un‟elaborazione teorica sofisticata, che scompone in fattori primi il complesso polinomio della realtà sociale, per consentire la scansione speculativa ed evidenziare la struttura portante e i meccanismi di funzionamento. Per illustrare i concetti principali e le relazioni teoriche del “secondo Luhmann” si farà riferimento soprattutto alla traduzione italiana in corso di preparazione di Die Gesellschaft der Gesellschaft, pubblicato nel 1997.

In sintesi28 si può affermare che, per quanto riguarda l‟oggetto della ricerca sociologica, questa deve occuparsi della realtà sociale effettivamente esistente: «ciò ha pesato nella sostituzione dell‟antitesi ideale/reale – ancora

26

Da Febbrajo A., “Introduzione” in Luhmann N., Sistemi sociali. Fondamenti di una

teoria generale, (trans. A. Febbrajo & R. Schmidt). Bologna: Il Mulino (2001): pp.18 e

ss.

27

Da Vanderstraeten R., “Observing Systems: a Cybernetic Perspective on System/Environment Relations”, Journal for the Theory of Social Behavior 31:3.

28

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frequente all‟inizio del XIX secolo – con la doppia questione: di cosa si tratta e cosa ci sta dietro?».29

Luhmann prende dunque le distanze da quella che la disciplina sociologica definisce come «ricerca empirica»30 e intende rompere con la tradizione logico-ontologica che «parte dalla distinzione tra essere e pensare, e cerca di raggiungere l‟essere nel pensiero». Come già detto sopra, si pone in netta antitesi con una concezione soggettivista che definisce la società come insieme di individui o che la identifica con un territorio dato.

Luhmann prende invece in considerazione l‟aspetto policontesturale della società moderna, che consente innumerevoli descrizioni circa la propria complessità. La teoria generale dei sistemi adotta un approccio costruttivista, che non deve solo assicurare una descrizione corretta della realtà, ma produrre e trattare «forme raffinate delle informazioni interne al sistema». Di conseguenza Luhmann supera la contrapposizione tra metodi quantitativi e qualitativi, e si propone piuttosto di chiarire «come la distanza dall‟oggetto possa essere trasformata in guadagno di conoscenza e come si possano allo stesso tempo confermare e accrescere nella comunicazione sociale le conoscenze dell‟ambiente dei partecipanti socialmente esperti (i quali devono rispondere alle domande)».

L‟obiettivo di Luhmann consiste nello sviluppo di una global theory, cioè di una teoria “universale”, capace di spiegare non solo il singolo evento nell‟ambito della società, bensì i fondamenti della disciplina. Si tratta dunque di una ricerca “pura”, che si articola a un livello elevato di

29

Vedi più in dettaglio nel Niklas Luhmann, Was ist der Fall, was steckt dahinter? in Die

zwei Soziologien und die Gesellschaftstheorie, in «Zeitschrift für Soziologie» 22, 1993,

pp. 245-260 (tr. it. Di cosa si tratta? Che cosa ci sta dietro? Le due sociologie e la teoria

della società, in «Teoria sociologica», 2, 1993, pp. 115-146). 30

Uno schema che mostra i limiti di queste idee metodologiche è contenuto in Karl E. Weick, Organizational Communication: Toward a Research Agenda, in Communication

and Organisations: An Interpretative Approach, a cura di Linda L. Putnam e Michael E.

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astrazione e si propone di scoprire i fondamenti e le condizioni di possibilità e pensabilità della scienza sociologica nel XXI secolo.

Dal punto di vista teorico, si parte dalla crisi dei due paradigmi opposti: le teorie soggettiviste ontologiche e le teorie riduzioniste critiche. Si segna dunque una rivoluzione nel paradigma della teoria della società.

La teoria generale persegue l‟obiettivo di individuare modelli funzionali, e l‟oggetto è costituito dallo svolgimento di indagini strutturali, più che dall‟elaborazione di descrizioni fenomenologiche. Di conseguenza, dal punto di vista metodologico e concettuale, la teoria guarda fuori dalla disciplina: Luhmann attinge a scienze strutturate quali la matematica, la genetica, la biologia e l‟informatica, prendendo i considerazione i nuovi concetti già descritti nei precedenti paragrafi, che permettono un‟affascinante integrazione fra scienze naturali e scienze dello spirito, fra hard sciences ed humanities.

Per l‟elaborazione della Systems Theory, appare fondamentale l‟innovativo lavoro di Maturana e Varela, Principles of biological authonomy (1987), basandosi sul quale Luhmann giunge alla definizione di sistema come entità autoreferenziale.

Ma, in contrapposizione a quanto sostenuto dalle teorie ontologiche, non è il sistema in sé o l‟ambiente in sé a costituire l‟orizzonte di svolgimento della teoria, bensì la considerazione dell‟insieme differenziale. Il dato che fonda qualsiasi sistema non è quindi la “cosa in sé”, l‟ente o il soggetto, ma piuttosto la loro relazione, che si riproduce in sottosistemi e ambienti relativi. La realtà sociale viene dunque descritta in termini relativistici con approccio funzionalistico, con il conseguente sconvolgimento delle tradizionali categorie sociologiche: non si parla più di oggetti, ma di distinzioni, concepite come fatti esistenti.

L‟ulteriore fondamento della teoria non ontologica è la complessità, che diventa una conseguenza del carattere differenziale di ogni operazione del sistema. L‟autopoiesi e in genere le operazioni sistemiche presuppongono

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una de-soggettivazione, cioè l‟esclusione dell‟individuo dal sistema stesso: tutto si svolge all‟interno del sistema nell‟orizzonte di relazioni differenziali e i sistemi auto-generano i propri confini, determinando in tal modo la chiusura operativa del sistema stesso.