• Non ci sono risultati.

PARTE I. TEORIA GENERALE DEI SISTEMI: CONCETTI PRINCIPAL

3.4 Sull‟osservazione

Alla base dell‟impostazione costruttivista di Luhmann e del concetto sociologico di autopoiesi c‟è la distinzione operazione/osservazione.

Con “operazione” s‟intende la riproduzione di un elemento di un sistema autopoietico sulla base degli elementi dello stesso sistema.36 L‟operazione costituisce quindi il presupposto per l‟esistenza del sistema stesso. Ogni operazione si riconnette a una nuova operazione dello stesso sistema e questo meccanismo garantisce la chiusura operativa, poiché delimita i confini del sistema stesso. Le operazioni avvengono alla cieca e si limitano a riprodursi in forma incontrollata. Le categorie “scopo”, “funzione”, “adattamento”, “tempo”, sono introdotte da un osservatore che, appunto, osserva le suddette operazioni.

L‟“osservazione” costituisce una specifica operazione, che utilizza una distinzione per indicare un lato o l‟altro della distinzione stessa. Si ha osservazione ogni volta che un sistema opera sulla base di distinzioni, e può ottenere e trasformare informazioni. L‟osservazione è l‟operazione

36

Si veda Baraldi C., Corsi G., Esposito, E. (2002), Luhmann in glossario, Milano: Franco Angeli: 163.

41

caratteristica dei sistemi di senso. Essa rende possibile il rinvio ad altre possibilità oltre al dato di volta in volta attualizzato.

Il concetto di “osservazione” utilizzato da Luhmann è del tutto astratto e privo di qualsiasi riferimento all‟uomo o alla visione. La definizione di “osservazione” è riferita al calcolo logico di Geroge Spencer Brown, secondo cui ogni distinzione (distinction) iniziale suddivide lo spazio in due e nello stesso tempo indica uno dei due lati della suddivisione (indication). Infatti non è possibile compiere una distinzione senza indicare qualcosa distinto da qualcos‟altro.

In La società della società Luhmann afferma che osservare significa semplicemente distinguere e indicare. Il concetto dell‟osservare richiama l‟attenzione sul fatto che «distinguere e indicare» costituiscono un‟unica operazione; difatti non si può indicare nulla che, nel momento in cui indichiamo, non si possa anche distinguere. Allo stesso modo distinguere ha senso solo se serve a indicare una parte o l‟altra (ma non entrambe).

A partire dalla distinzione iniziale è poi possibile compiere altre operazioni che possono ripetere l‟operazione precedente oppure riferirsi all‟altro lato. La sequenza delle operazioni porta alla costituzione di un sistema complesso, che però resta dipendente dalla prima distinzione. Questa rappresenta il “punto cieco” dell‟osservazione, cioè il punto che essa non è in grado di osservare. Nessuna operazione di osservazione può osservare se stessa. Per vedere ciò che un osservatore non vede occorre un “osservatore di secondo ordine” che osservi tale osservazione senza coincidere con essa.

Nella terminologia della logica tradizionale, la distinzione, in relazione ai lati che distingue, è il terzo escluso. L‟osservazione, nell‟atto di osservare, è così anch‟essa il terzo escluso. Se, infine, si considera che osservare è sempre un‟operazione che deve essere condotta da un sistema autopoietico e che indica questo sistema in tale funzione come «osservatore», si può concludere che l‟osservatore è il terzo escluso dell‟osservazione (del suo

42

osservare). Mentre osserva, egli non può vedere se stesso. Come ha detto Michel Serres in maniera rapida e concisa, l‟osservatore è il non- osservabile.37 La distinzione che egli utilizza per indicare un lato o l‟altro serve come condizione invisibile del suo vedere, come punto cieco (blind spot). Questo vale per ogni osservazione, sia essa un‟operazione psichica o sociale, sia che venga realizzata come processo attuale della coscienza, che come comunicazione.

Con le relazioni sistema/sistema (per esempio tra famiglia e scuola) si colgono solo segmenti del mondo o della società. È, comunque, questa segmentazione che rende possibile osservare l‟altro sistema dato quale “sistema-nel-proprio-ambiente”, e quindi ricostruire il mondo o la società dalla prospettiva dell‟osservazione delle osservazioni (osservazione di secondo ordine).

Nell‟ambiente degli altri sistemi va ricercato anche il sistema che li osserva. Il sistema complessivo che apre queste prospettive fa dunque pressione su se stesso imponendosi, per così dire, la riflessione.38

Nel caso particolare dell‟auto-osservazione, l‟osservazione è un‟operazione dello stesso sistema osservato e quindi partecipa alla sua autopoiesi. Con auto-osservazione non s‟intende però un‟osservazione che osservi se stessa in quanto osservazione in corso, bensì un‟operazione che osserva qualcosa cui anch‟essa appartiene. In altre parole, l‟osservazione sociologica contiene un elemento problematico: compie ciò che viene descritto in quanto la stessa osservazione è parte dell‟oggetto che intende descrivere. Poiché è parte della società, l‟osservazione deve contenere una componente autologica (deve descrivere anche se stessa nella forma dell‟auto-osservazione).

37

Michel Serres, Le Parasite, Grasset, Paris, 1980.

38

I filosofi morali del Settecento sembrano i primi ad aver intrapreso una simile analisi. Tuttavia, essi si concentrarono sulle persone e il loro scopo (si pensi, per esempio, al concetto di simpatia nell‟opera di Adam Smith “The Theory of Moral Sentiments” del 1759, che consisteva nel relativizzare la distinzione tra egoismo e altruismo).

43

Secondo Luhmann, nel caso della società, non esiste nessuna descrizione esterna rispetto alla quale possano essere fatte delle correzioni. La tradizione ha esteriorizzato il suo interesse per una descrizione infallibile, nominando la corrispondente posizione rilevante «Dio». Dio poteva tutto, tranne che sbagliarsi. Tuttavia si dovette ammettere che il giudizio dei sacerdoti riguardo il giudizio di Dio potesse essere fallibile e che la descrizione corretta, il vero catalogo dei peccati, si sarebbe conosciuto solamente alla fine dei tempi con il giudizio universale, e dunque nella forma di una sorpresa.