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I pilastri concettuali dei sistemi di comunicazione

PARTE I. TEORIA GENERALE DEI SISTEMI: CONCETTI PRINCIPAL

3.3 I pilastri concettuali dei sistemi di comunicazione

La teoria generale dei sistemi può essere definita una «teoria riflessiva della comunicazione che, considerata dal punto di vista evolutivo, si basa sulla non credibilità delle informazioni e sull‟elaborazione di una selezione che dà appunto origine alla comunicazione» (Febbrajo, 2001). Si opera un‟autodescrizione e la creazione del sistema è del tipo “order from noise”. Diversamente da quanto sostiene Habermas, dunque, la comunicazione non può essere intesa come fenomeno che realizza consenso e integrazione, perché se così fosse: «minerebbe le sue stesse premesse e riuscirebbe a mantenersi solo riscuotendo un sufficiente numero di insuccessi» (Ibid.).

In sintesi, il meccanismo di autocostruzione del sistema sociale può essere descritto in questi termini: «Le operazioni del sistema sociale, le comunicazioni, sono il risultato di comunicazioni precedenti e suscitano a loro volta ulteriori comunicazioni. L‟unità del sistema sociale è costituita esclusivamente dalla connessione ricorsiva delle comunicazioni» (Ibid.).

Nel saggio La società della società31 Luhmann afferma che «un sistema comunicativo, di conseguenza, esiste solo nel momento in cui esegue le proprie operazioni; ma per determinare le sue operazioni, esso usa il medium del senso ed è quindi in grado, operando, di riferirsi in maniera selettiva ad altre operazioni e di farlo all‟interno di orizzonti che presentano al sistema il mondo simultaneamente esistente32. La durata deve perciò

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Par. IV, La distinzione fra sistema e ambiente.

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Confrontando la teoria si nota che in tal modo è possibile prescindere dalla classica distinzione fra processi e strutture, che doveva distinguere fra due livelli e perciò non

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essere prodotta passando ad altri eventi. I sistemi comunicativi sono possibili solo come sistemi ricorsivi, poiché le singole operazioni possono essere prodotte solo retrospettivamente e prospetticamente rispetto ad altre operazioni dello stesso sistema».33

Con uno sforzo di sintesi e semplificazione estreme, a questo punto si possono elencare alcuni pilastri concettuali su cui si regge la complessa architettura teorica della teoria dei sistemi.34

1. Il sistema è operativamente chiuso. «Se descriviamo la società come un sistema, dalla teoria generale dei sistemi autopoietici discende che la società debba essere un sistema operativamente chiuso». Questo significa che le operazioni del sistema sono interne, non c‟è nessuna interferenza con l‟esterno e quindi con i sistemi presenti nell‟ambiente. Tale affermazione è valida anche e soprattutto quando tali operazioni sono osservazioni o operazioni la cui autopoiesi richiede auto-osservazione. Le osservazioni possono interessare solo le osservazioni, possono solamente trasformare distinzioni in altre distinzioni. Possono, in altre parole, elaborare solo informazioni; ma non possono toccare elementi dell‟ambiente, con l‟importante ma stretta eccezione di tutto ciò che è coinvolto nell‟accoppiamento strutturale. Anche i sistemi che osservano non hanno alcun contatto con l‟ambiente a livello operativo. Ogni osservazione dell‟ambiente deve essere effettuata nel sistema come un‟attività interna con l‟aiuto delle distinzioni proprie del sistema, per le quali non c‟è corrispondenza nell‟ambiente.

aveva la possibilità di l‟unità del sistema, a meno di intendere un‟unità puramente linguistica attraverso la coniugazione “e” fra processo e struttura.

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Le conseguenze di ciò si possono illustrare anche con il concetto matematico di funzione ricorsiva, che costituisce la base delle matematiche moderne dell‟imprevedibile e della compensazione del non calcolabile attraverso la produzione sistemica di “valori propri”. Cfr. Heinz von Foerster, Für Niklas Luhmann: Wie rekursiv is Kommunikation?, in «Teoria Sociologica» I/2, 1993, pp. 61-85, con il risultato: la comunicazione è ricorsività.

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Si veda Luhmann N., La società della società, op.cit., Par. VI “Chiusura operativa e accoppiamenti strutturali”.

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Dal momento che possiamo osservare solo tramite distinzioni, una parte della distinzione rende, per così dire, curiosi dell‟altra, stimola un attraversamento del confine (direbbe Spencer-Brown: un «crossing») che è marcato dalla forma «sistema e ambiente».

2. Il sistema dipende dall‟auto-organizzazione. Si tratta della conseguenza della chiusura operativa: un sistema può costruire o cambiare le proprie strutture solo mediante proprie operazioni.

3. Tutte le operazioni (comunicazioni) hanno una duplice funzione: da una parte stabiliscono lo stato storico del sistema dal quale questo deve partire per continuare a operare e determinano il sistema in un certo modo e non in un altro. Dall‟altra parte le operazioni costruiscono le strutture come schemi selettivi che consentono di riconoscere e di ripetere, condensando le identità (potremmo dire con Piaget: le invarianze) e confermandole, cioè generalizzandole, in situazioni sempre nuove.

La formazione di strutture, che consentono di ricordare e dimenticare, non è possibile attraverso interventi dall‟esterno; parliamo perciò di auto- organizzazione. Chiusura, autodeterminazione, autorganizzazione – è questo il vantaggio dell‟evoluzione – rendono un sistema altamente compatibile con il disordine dell‟ambiente, o più esattamente con ambienti frammentati, incompleti e non organizzati come unità. Dunque, secondo Luhmann, l‟evoluzione conduce alla chiusura dei sistemi, la quale a sua volta contribuisce a istaurare un disordine generale rispetto al quale si conserva l‟efficacia della chiusura operativa e dell‟auto-organizzazione.

Con «chiusura» non si intende isolamento termodinamico, ma solo chiusura operativa, cioè il fatto che le operazioni proprie del sistema vengono rese ricorsivamente possibili dai risultati delle operazioni proprie del sistema.

4. I rapporti ricorsivi portano alla differenziazione tra sistemi, nei rapporti ricorsivi la conclusione di un‟operazione è la condizione di

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possibilità per un‟altra. Il risultato di questo processo si chiama chiusura operativa.

5. La società è un sistema comunicativamente chiuso. Essa produce comunicazione attraverso la comunicazione. Le sue dinamiche consistono negli effetti della comunicazione sulla comunicazione, nel senso della trasformazione delle distinzioni e delle indicazioni correnti, e mai nel senso di un rimodellamento dell‟ambiente esterno.

6. La società è un sistema completamente ed esclusivamente determinato da se stesso. Ogni cosa determinata come comunicazione deve essere determinata tramite comunicazione. Ogni cosa sperimentata come realtà nasce dalla resistenza della comunicazione contro la comunicazione35, e non da un‟imposizione proveniente da un mondo esterno ordinato in un modo o nell‟altro.

7. La società è possibile solo come sistema autopoietico. Come sistema di comunicazione, la società può comunicare solo al suo interno, e quindi non con se stessa né con il suo ambiente. Essa produce la sua unità realizzando operativamente comunicazioni attraverso la ripresa ricorsiva e l‟anticipazione di altre comunicazioni. Se si muove dallo schema di osservazione «sistema e ambiente», la società può comunicare in se stessa, su se stessa e sul suo ambiente, ma mai con se stessa e con il suo ambiente, poiché né se stessa né il suo ambiente possono comparire nella società come partner, come destinatari della comunicazione

Questa chiusura ha a che fare con la specifica modalità operativa con cui il sistema si riproduce, cioè con la comunicazione, ma non ha a che fare con la causalità come tale. Che l‟ambiente sia sempre coinvolto, e che nulla, assolutamente nulla, possa accadere senza di esso, è ovvio. Il termine produzione (o semplicemente poíesis) si riferisce solo ad una parte delle cause che un osservatore può identificare come necessarie, cioè a quella

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Questo amplia ciò che la linguistica e la teoria letteraria chiamano la «resistenza del linguaggio al linguaggio» (Wlad Godzich, prefazione a Paul de Man, The Resistance to Theory, University of Minnesota Press, Minneapolis, 1986, p. XVII).

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parte ottenibile attraverso la rete interna delle operazioni con cui il sistema determina il proprio stato. La riproduzione, nel senso tradizionale del termine, significa produzione a partire dai prodotti, determinazione dello stato del sistema come punto di partenza per ogni ulteriore determinazione dello stato del sistema. E dal momento che questa produzione/riproduzione richiede una distinzione che deve essere tracciata fra condizioni esterne ed interne, il sistema riproduce sempre i suoi confini nel processo, ovvero la sua unità. Autopoiesi, di conseguenza, significa produzione del sistema tramite se stesso.