PARTE I. TEORIA GENERALE DEI SISTEMI: CONCETTI PRINCIPAL
4.3 L‟improbabilità della comunicazione e altre considerazioni
D‟altro canto occorre tener presente che «la comunicazione però è un evento improbabile. In particolare, la produzione della comunicazione presenta tre livelli di improbabilità. A livello basilare, è improbabile che la comunicazione venga compresa e quindi realizzata. A un secondo livello, che si produce in base a maggiori presupposti di complessità, è improbabile che l‟emissione raggiunga l‟interlocutore. In situazioni ancora più complesse, infine, è improbabile che la comunicazione venga accettata».89
Se si concepisce la comunicazione come l‟unità dei tre momenti dell‟informazione, dell‟emissione e della comprensione, occorre anche considerare che l‟operazione fondamentale della società costituisce un evento legato a un punto specifico del tempo, che quindi scompare nel momento stesso in cui si verifica. Questo vale per tutte le componenti della comunicazione: l‟informazione, che può costituire una sorpresa solo la prima volta; l‟emissione, cioè un‟azione legata ad un punto del tempo; la comprensione, che, anch‟essa, non può essere ripetuta ma al massimo ricordata. E questo vale sia per la comunicazione orale sia per quella scritta, con la differenza che per la tecnologia di diffusione della scrittura l‟evento comunicativo può essere distribuito nel tempo e nello spazio a molti destinatari e può perciò essere realizzato in una quantità imprevedibile di momenti nel tempo.
Grazie a tale visione della comunicazione collegata a un punto nel tempo, si può anche rivedere il concetto diffuso di informazione. Si tratta di una selezione in grado di rappresentare una sorpresa fra molte altre possibilità. Proprio in quanto sorpresa, non può né essere duratura né può essere trasferita altrove. Deve essere prodotta all‟interno del sistema, poiché presuppone un confronto con le aspettative. Inoltre, l‟informazione non può
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essere ottenuta in maniera puramente passiva, come una conseguenza logica dei segnali ricevuti dall‟ambiente. Essa contiene sempre una componente volitiva, e cioè previsioni riguardanti ciò che è possibile fare grazie ad essa90.
In La società della società, Luhmann sostiene che, poiché la comunicazione richiede tempo per connettere comunicazione a comunicazione, questa modalità di operare porta a un disaccoppiamento temporale fra sistema e ambiente. Premesso che il sistema e l‟ambiente esistano simultaneamente e che sia proprio questa simultaneità a causare qualsiasi costituzione del tempo91, all‟interno delle delimitazioni così imposte, il sistema deve costituire un tempo proprio, che adatti il ritmo delle operazioni e le prospettive temporali del sistema alle sue possibilità interne. Il sistema deve dunque rinunciare alla possibilità che ogni evento che si verifica nell‟ambiente si accoppi a un corrispondente evento sistemico. Deve dar vita ad adattamenti interni che tengano conto del fatto che nell‟ambiente vigono altre relazioni temporali. Il sistema sviluppa strutture (ricordi e aspettative) per separare – nelle sue operazioni – le proprie relazioni temporali da quelle relative all‟ambiente e poter così organizzare un tempo proprio. Il sistema, fino a un certo livello, deve guadagnare tempo rispetto all‟ambiente, ovvero deve prendere precauzioni; e, sempre fino a un certo livello, il sistema deve anche essere in grado di accettare le sorprese e operare di conseguenza; deve essere capace di ritardare o accelerare le sue reazioni quando nell‟ambiente inizia ad accadere qualcosa di molto differente. Ma questo diventa un problema solo perché il sistema e l‟ambiente operano simultaneamente. Di fronte a ciò non
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Cfr. Gotthard Günther, Cognition and Volition: A Contribution to a Cybernetic Theory
of Subjectivity, in Beiträge zur Grundlegung einer operationsfähigen Dialektik, vol. II,
Felix Meiner, Hamburg, 1979, pp. 203-240; con l‟idea decisiva che nessun sistema operativamente chiuso possa prescindere dall‟avere un ruolo attivo nei confronti del proprio ambiente (p. 212).
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In maggior dettaglio: Niklas Luhmann, Gleichzeitigkeit und Synchronisation, in
Soziologische Aufklärung, volume V, VS Verlag für Sozialwissenschaften, Opladen,
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ci sono vie d‟uscita: il sistema non può anticipare il futuro dell‟ambiente e neanche permanere nel suo passato. Il sistema, dunque, non può raggiungere una situazione temporale in cui può essere sicuro che nell‟ambiente non stia accadendo nulla.
Ciò è vero in particolare per la relazione fra comunicazione e coscienza, per i processi della coscienza, e soprattutto per i processi di percezione, che devono essere presupposti nell‟ambiente della società. Anche questa differenza richiede (e rende possibile) disaccoppiamenti temporali nelle interazioni che avvengono in maniera indubbiamente simultanea. Grazie agli studi pioneristici di George Herbert Mead,92 sappiamo che la comunicazione non avviene solo attraverso un organismo che percepisce come un altro organismo si comporta e si adatta di conseguenza, e nemmeno tramite l‟imitazione dei gesti dell‟altro (per esempio gesti di minaccia o di gioco). Questo comportamento implica soltanto la reciproca irritazione e la stimolazione dell‟autopoiesi, nonché una coordinazione più o meno occasionale e, a volte, relativamente frequente. Secondo Mead ad essere decisivo è il fatto che i simboli mettono l‟organismo individuale in condizione di coordinarsi all‟interno di se stesso con la condotta altrui, servendosi di «gesti vocali» appropriati, o, come ha affermato Humberto Maturana, raggiungendo la coordinazione delle coordinazioni degli organismi93. Questa spiegazione può essere sviluppata in direzione di una semiotica del sociale. In ogni caso essa non conduce a una teoria della società come sistema sociale che si differenzia da un ambiente (e dagli organismi coinvolti) attraverso la comunicazione94. Tutte le proposizioni sulla comunicazione si limitano ad affermazioni riguardanti l‟organismo
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In particolare: George Herbert Mead, Mind, Self, and Society from the Standpoint of a
Social Behaviourist, University of Chicago press, Chicago, 1934. 93
Cfr. Maturana op. cit., 1982, specialmente pp. 258 e sgg. Si veda anche p. 155, dove viene descritto il linguaggio come un “accoppiamento strutturale ricorsivo del sistema nervoso con la propria struttura” (corsivo mio).
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Ciò viene notato e accettato anche da Peter M. Hejl, Sozialwissenschaft als Theorie
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comportamentale (behavioral organism), o il sistema nervoso (organismo biologico) o ancora la coscienza (psicologicamente).
In tal modo non si tiene conto del fatto che partecipare alla comunicazione richiede il mantenimento di un ritmo alto e stabile nell‟identificazione delle successive particelle del senso. Senza tale ritmo la memoria a breve termine della comunicazione è votata al fallimento. D‟altra parte la coscienza nelle sue basi neurobiologiche non è predisposta a ciò, e per poter mantenere il passo deve evolvere in un senso molto specifico95. A questo scopo, la comunicazione tiene a disposizione delle combinazioni di suoni chiaramente distinte. In ogni caso, è qui che risiede il vero problema della co-evoluzione di cervello, coscienza e linguaggio, e non nel mero trattamento dei segni.