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2. Imparare da Zaatari (e non solo)

2.3 Il campo profughi da luogo di permanenza temporanea per la gestione dall’emergenza a

2.3.4 I campi: Azraq ed Emeratino

Foto 5: immagine panoramica del campo di Azraq

Raggiunto il momento di massima densità all’interno del campo di Zaatari e al fine di limitare l’impatto di previste future ondate, è stata avviata la costruzione di un secondo campo, Azraq, il quale prevedeva una capacità iniziale di circa 50.000 persone fino ad un massimo di 100.000. Inaugurato ufficialmente nell’aprile del 2014, il campo si trova al confine tra le province di Zarqa e Azraq in un’area desertica di circa 15,7 km2. Secondo le ultime stime dell’UNHCR di marzo 2017 vi risiederebbero circa 54.000 siriani, di cui il 58% risultano essere minori di 18 anni. A differenza di Zaatari, la maggioranza dei rifugiati proviene da Aleppo e Homs con percentuali minori di persone originarie di Dara’a e Raqqa. Dal gennaio del 2016 si calcola che si sia registrato un aumento della popolazione di circa l’86%.

Come Zaatari, il campo di Azraq è gestito dall’UNHCR in collaborazione con numerose ONG che forniscono circa 10.000 rifugi in container, vitto e supporto agli abitanti del campo. La costruzione del campo si è fortemente basata sul modello di organizzazione generale del campo di Zaatari. Si prevede, inoltre, la consultazione diretta dei rifugiati allo scopo di apprendere quali siano le difficoltà e criticità emergenti così da organizzare un ambiente migliore e maggiormente sostenibile nel lungo periodo. A differenza di Zaatari dove tutti i servizi rimangono concentrati in una sola zona, aumentando il rischio di insicurezza e frustrazione nelle altre aree, la pianificazione del

campo Azraq prevedeva la decentralizzazione dei servizi, per far sì che si creassero delle vere e proprie aree comunitarie all’interno di un unico campo. Allo stesso tempo, Azraq è stato concepito in vista di una maggiore comodità rispetto a Zaatari. Azraq è stato ideato secondo la concezione di fornitura di servizi minima e indispensabile per la sopravvivenza. Tutto ciò risultava finalizzato ad evitare che si ricreasse la stessa situazione di insicurezza e di violenza sistematica che caratterizzava particolarmente il campo di Zaatari.

Mappa 2: Distribuzione dei servizi all’interno di Azraq Fonte: UNHCR, Sirian Regional Refugee Response

Le attività quotidiane del campo ruotano intorno a due aree di mercato che si trovano all’interno del campo: una gestita interamente dai rifugiati, l’altra dalla comunità locale. L’accesso alla rete elettrica e ai servizi sanitari risulta essere migliore, nonostante sia ancora da sviluppare e migliorare. Insieme all’ospedale da campo aperto tutto il giorno, si contano 4 guardie mediche e ambulatori, che forniscono supporto nelle varie zone. Servizi

di istruzione e il vitto sono altrettanto disponibili, nonostante siano soggetti a modifiche dei fondi esterni.30

Una delle sfide principali per gli abitanti ma, allo stesso tempo, per gli operatori umanitari è rappresentata dalla necessità di adattare i bisogni del campo all’ambiente circostante. Azraq sorge infatti in una zona desertica, dove le temperature subiscono forti escursioni e le tempeste di sabbia risultano essere molto frequenti. Per questo motivo, i container forniti sono stati fabricati appositamente per proteggere dai forti sbalzi della temperatura. Anche la fornitura di acqua ed elettricità risulta essere più precaria, sebbene al momento non siano emerse emergenze particolari. Essendo un campo di più recente istituzione e pianificato in modo strategico, il livello di sicurezza è maggiore, gli episodi di stress psicologico non raggiungono i livelli di Zaatari; tuttavia la dipendenza da aiuti esterni rende la sostenibilità di questo campo notevolmente precaria, diminuendo ulteriormente le opportunità per il futuro dei rifugiati31.

30 Tutti i documenti relative al campo Azraq sono reperibili sul sito

http://data.unhcr.org/Sirianrefugees/country.php?id=107.

31 IRIN The inside story on emergencies, (2016). Getting it right for Sirian refugees the second time round. [online]:

http://www.irinnews.org/report/98946/analysis-getting-it-right-Sirian-refugees-second-time-round [Accesso effettuato il 1o Nov. 2016].

Campo rifugiati: Emirates camp

Foto 6: Emirates camp Fonte: UAE Interact, 13 maggio 2013

Il campo degli Emirati viene istituito all’inizio del 2013 nella provincia di Zarqa nel nord della Giordania. Il campo è interamente finanziato e gestito dagli Emirati Arabi, mentre l’UNHCR si occupa solamente della registrazione dei rifugiati. Il territorio dove sorge il campo si trova in una vasta zona desertica lontano dalle principali aree urbane ed è stato selezionato dalle autorità giordane e affidato ai partner degli Emirati Arabi. Con una capacità di circa 6.000 posti, secondo le stime ufficiali in questo momento vi risiederebbero circa 7.700 rifugiati siriani. La metà dei rifugiati proviene da Dara’a, mentre circa il 20% proviene da Homs e il restante da varie zone rurali della Siria. Ad oggi, l’Emirates camp viene considerato un “campo a cinque stelle” per i servizi che offre.

Foto 7: la locazione disertica del campo degli Emirati Fonte: Al Jazeera, 23 settembre 2013

I rifugiati vivono in prefabbricati dotati di accesso alla rete elettrica. I bagni sono ad uso comune e presentano un alto livello di igiene e accesso ad acqua calda. Le strade sono illuminate e sono disponibili spazi comuni dotati di televisori ed energia elettrica. Ogni persona ha diritto a tre pasti giornalieri, forniti da un servizio di catering locale. Nonostante non siano previsti permessi di lavoro ufficiali, nel campo sono presenti diverse attività commerciali per lo più finalizzate a fornire servizi (barbieri, carpentieri, ecc.), remunerate con beni di prima necessità. In ogni container è necessario che vi sia almeno una persona impegnata in un lavoro nel campo. Il campo è dotato inoltre di un ottimo supporto medico-sanitario. Ad esempio, esiste un ospedale operante nella città vicina dove i pazienti vengono trasferiti qualora l’aiuto nel campo non risulti sufficiente. In generale, le risorse a disposizione sono di gran lunga maggiori rispetto a Zaatari e Afraq.

Il sistema d’istruzione risulta maggiormente efficace se si considera il basso numero di studenti per classe. Secondo il rapporto di ORSAM il requisito principale per essere ammessi al campo è quello di presentarsi in qualità di nucleo familiare anche in assenza di

documenti. Per questo motivo non risultano risiedervi uomini single e il livello di sicurezza rimane sempre alto32.

Nonostante la presenza di aspetti positivi e risorse disponibili, il campo resta comunque caratterizzato da talune peculiarità negative. Generalmente questo campo resta bersaglio di critiche per il fatto di avere accolto un numero molto ridotto di rifugiati a fronte di investimenti elevatissimi. Allo stesso tempo, la vita all’interno del campo non appare così diversa da quella di Zaatari o Azraq. In prima istanza il territorio in cui sorge è ostile, poiché desertico e soggetto a forti sbalzi di temperatura. Inoltre, si trova collocato a lunga distanza dal resto del paese, in particolare da altri insediamenti e zone urbane. Questo aumenta ancora maggiormente il sentimento di spaesamento e solitudine delle persone. Il rigore, la pulizia e l’ordine che si notano all’interno del campo sono conseguenza di regole e ordini ben precisi e prescritti dalle autorità degli Emirati Arabi. L’esistenza di un sistema comportamentale molto rigido crea grande frustrazione fra gli abitanti, che si trovano limitati da regole e istruzioni per qualsiasi attività nel campo (dalla distribuzione del cibo, alla scuola, etc.). Allo stesso tempo, la presenza di telecamere e cancelli che controllano la mobilità instilla maggiormente l’impressione che si tratti di un ambiente-prigione, dove il lusso dei servizi offerti non riduce l’impatto negativo dell’eccessivo controllo e dell’isolamento del campo33.

Analizzando la situazione dei tre campi principali in Giordania, emerge molto chiaramente come le condizioni di vita siano estremamente precarie, ma soprattutto come la mancanza di opportunità economiche e di crescita personale spinga i rifugiati ad abbandonare i campi e a spostarsi nelle zone urbane, principalmente Amman, Irbid e Mafraq, successivamente molti si sono spostati nell’area industriale a Zarqa per motivi di lavoro e basso costo di vita. Nonostante l’attenzione internazionale e dei governi sia concentrata sui rifugiati che vivono nei campi ufficiali, si rende necessario ricordare che questi rappresentano soltanto una minoranza. La maggioranza vive invece nelle zone urbane, prendendo il nome di “rifugiati urbani”.

32 ORSAM, (2014). The Situation of the Sirian Refugees in the Neighboring Countries: findings, conclusions and

recommandations. Report No: 189. Ankara - TURKEY: ORSAM, p.26.

33 SiriaLibano, (2015). In Giordania il campo profughi “a cinque stelle”. [online]: http://www.sirialibano.com/siria-

A differenza dei campi, le città e le zone urbane permettono ai rifugiati di vivere in modo anonimo e di lavorare e creare un futuro migliore. Tuttavia, le città presentano dei rischi enormi: estrema vulnerabilità, rischio di sfruttamento, di arresto e di detenzione.