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3. Flussi migratori da, per e attraverso la Giordania

3.4 Gestione e impatto dei migranti sull’economia

A seguito di quanto precedentemente analizzato, sia per quanto riguarda le diverse cause, ma soprattutto le diverse provenienze e la continuità temporale dei flussi migratori verso la Giordania, si tratta adesso di analizzare il tessuto sociale, politico ed economico in cui questo fenomeno deve innescare appositi meccanismi di gestione e offrire opportunità per implementare i sistemi di accoglienza.

Occorre puntualizzare che in Giordania gli interventi politici diretti e indiretti finalizzati alla gestione della migrazione da parte degli attori pubblici e delle organizzazioni internazionali sono stati effettuati all'interno di contesti socio-economici o socio-politici nazionali e regionali fortemente instabili. Sia la migrazione della manodopera sia le politiche di accoglienza dei rifugiati sono state pesantemente determinate da valutazioni politiche ed economiche legate ai progetti di costruzione dello Stato e dalla crescita economica nel contesto ideologico del nazionalismo arabo.

57 Il fatto che si trattasse di persone benestanti non ha permesso di tracciare il numero di molti dei rifugiati, i quali hanno

intrapreso nuovamente le proprie vite all’interno dei grandi centri urbani. Il procedimento necessario per ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno divenne maggiormente farraginoso in seguito all’attentato compiuto presso un albergo giordano da parte di terroristi iracheni affiliati ad Al Qaeda. Successivamente fu richiesto agli iracheni di produrre un nuovo passaporto per accedere al paese. L’ultima disposizione voluta dal governo giordano prevedeva che gli iracheni dovessero procurarsi il visto d’ingresso in Giordania sul suolo iracheno anteriormente all’arrivo nel paese e non più al confine. Furono concessi visti a lungo termine e accesso a servizi di varia natura, inclusa l’istruzione per i soli bambini iracheni i cui genitori avessero intrattenuto affari in Giordania. La presenza di grandi capitali trasferiti dagli iracheni ha causato una serie di malcontenti nella popolazione locale per via del conseguente aumento dei costi legati all’inflazione.

Il quadro istituzionale minimo, istituito per gestire queste tendenze migratorie, o voluto al fine di fornire aiuti e protezione ai rifugiati, è stato in gran parte delegato alle organizzazioni internazionali come l'UNRWA per i palestinesi e l'UNHCR per gli iracheni. Il governo giordano, da parte sua, ha limitato le proprie politiche per l'immissione di controlli rigorosi sugli ingressi e sul soggiorno dei lavoratori migranti non arabi sfruttando le rimesse dei lavoratori giordani all'estero. Tuttavia, le politiche sono mutate negli ultimi dieci anni verso la selezione dei migranti arabi, favorendo coloro che possiedono capitali esteri da investire in Giordania.

Eppure, nonostante i regolamenti di ingresso recentemente introdotti dalla Cisgiordania e dall’Iraq, il fenomeno della migrazione forzata dai paesi vicini è ancora evidente. La Giordania risulta attualmente disposta ad assorbire i migranti sia come lavoratori migranti o come rifugiati. In particolare, il governo continua a resistere alle pressioni esercitate dall'UNHCR che intende costruire un paese di asilo per i rifugiati non palestinesi, sostenendo che risolvere la questione palestinese risulta un’azione prioritaria rispetto al resto degli interventi. Nonostante i timori del governo giordano siano più che fondati, in quanto la governabilità di un paese la cui popolazione locale costituisce una minoranza potrebbe risultare precaria, è importante sottolineare come lo sviluppo economico della Giordania sia da sempre risultato strettamente connesso alle dinamiche di mobilità: da un lato, l’arrivo di rifugiati palestinesi ha decretato l’aumento della manodopera; dall’altro l’esportazione di manodopera per alimentare la domanda dei paesi produttori di petrolio ha comportato l’ingresso di ingenti rimesse all’interno dell’economia giordana.

Tra il 1974 e il 1991 la Giordania è stata classificata come il quarto paese tra i dipendenti dalle rimesse dei migranti economici. Solo nel 1984 le rimesse ammontavano a circa 12 miliardi di dollari, circa un quarto del PIL.58 Le rimesse, in concomitanza con gli aiuti internazionali, hanno sicuramente catalizzato lo sviluppo del settore pubblico e privato in tutto il paese.

58 www.migrationpolicy.org. (2016). Global Remittances Guide. [online]: http://migrationpolicy.org/programs/data-

Questa tendenza è però mutata con lo scoppio della Guerra del Golfo, a seguito della quale oltre 300,000 cittadini giordani sono stati forzatamente “rimpatriati” e, dall’altro lato, nel giro di dieci anni, un gran numero di iracheni si sono trasferiti in Giordania per stabilirvisi a lungo o esclusivamente per un breve periodo di transito. Queste ultime tendenze migratorie ripongono in agenda la necessità di applicare alla Giordania un quadro di analisi che distingue sistematicamente tra migrazione forzata e volontaria, o tra i movimenti di popolazione indotte da cause economiche e politiche.

Dal punto di vista economico, l’impatto generale dei migranti e dei rifugiati in Giordania è stato favorevole nel tempo. Tuttavia, la situazione attuale sembra muoversi in controtendenza e la percezione della crisi siriana assume un peso sempre maggiore sulla stabilità sociale.

Nel capitolo seguente analizzerò in dettaglio gli elementi distintivi della quarta ondata di rifugiati, questa volta di nazionalità siriana. Come accennato precedentemente, esclusi i rifugiati libanesi, i restanti palestinesi e gli iracheni hanno posto le basi per un radicamento in Giordania, influenzando fortemente la demografia della popolazione attuale. In questo senso, la crisi siriana e l’arrivo di milioni di rifugiati inficia notevolmente un contesto in cui la questione dei rifugiati non è mai stata considerata una reale emergenza, piuttosto una condizione ordinaria.

Il contributo fondamentale di questa analisi non è dunque costituito dalla definizione di emergenza che deriva dalla questione attuale dei “rifugiati siriani in Giordania” ma resta piuttosto la necessità di analizzare le gravi conseguenze economiche e sociali di tale fenomeno a causa dell’esasperazione di determinate dinamiche interne e alla mancanza di risorse e alle possibilità di governarlo.