• Non ci sono risultati.

4. La crisi siriana e l’ultima ondata d’immigrazione

4.7 L’impatto sociale e territoriale dei flussi di rifugiati siriani in Giordania

4.7.3 Risorse Idriche

La Giordania è una delle nazioni con minori risorse idriche al mondo. È inevitabile pensare dunque che la “lotta per le risorse” tra siriani e giordani soprattutto nelle zone desertiche non coinvolga anche questo bene così prezioso. Ancora una volta è necessario constatare che il problema della gestione dell’acqua è precedente allo scoppio del conflitto ed è stato comunque esacerbato dall’arrivo di ondate di profughi sul territorio del regno. Infatti, se per anni le risorse idriche sotterranee hanno ovviato alla mancanza di quelle dei bacini acquiferi, dal 2012 il loro sfruttamento è quasi triplicato causando il loro esaurimento. Inoltre, altri problemi per l’approvvigionamento dell’acqua sono legati al malfunzionamento e alla scarsa manutenzione dell’acquedotto causando così ingenti perdite che colpiscono i governatorati più periferici che ospitano numerosi profughi.

Le problematiche qui elencate sono ulteriormente inasprite dal fatto che la maggior parte dei siriani abbia accesso agli aiuti distribuiti dalle agenzie umanitarie internazionali

120 Report preparato da NHCR, “Cash-based Interventions for Health programmes in Refugee Settings: A Review”, pp.

13 reperibile

al:http://data.unhcr.org/Sirianrefugees/documents.php?page=1&view=grid&Country%5B%5D=107&Sector%5B%5D =3.

sotto forma di supporto monetario o servizi che vengono negati invece alle fasce meno abbienti dei cittadini giordani. Accomunati da bisogni simili, profughi e cittadini più poveri sono destinatari di politiche governative differenti che finiscono per scatenare sentimenti di ostilità reciproca. Inoltre i giordani, sulla base dell’esperienza vissuta con le precedenti ondate di profughi palestinesi e iracheni che hanno raggiunto il regno, temono che il procrastinarsi della permanenza di questi rifugiati possa costituire un freno allo sviluppo della nazione. Questa percezione è rafforzata da alcuni dati economici, analizzati in precedenza, che indicano come il livello di povertà e di disoccupazione sia in crescita soprattutto tra le donne e i più giovani mentre il costo della vita dal 2012 ad oggi si sia notevolmente innalzato. Molti altri fattori, al di fuori dello scopo della ricerca, contribuiscono a creare questo clima di tensione sociale che accomuna la Giordania ad altri paesi nella regione, come il Libano, dove il flusso di siriani è in costante crescita.

Accanto ai dati parzialmente esposti in questo paragrafo occorre prendere in considerazione il potere dei mezzi di comunicazione di massa e del discorso politico che tendono a evidenziare l’impatto negativo dei profughi senza conferire il giusto peso agli aspetti positivi che questo flusso ha portato con sé. Un’opinione pubblica ostile e non in grado di supportare le politiche d’accoglienza del regno rischia di minare la buona riuscita di qualsiasi piano emergenziale e di rendere impossibile l’integrazione dei profughi nel lungo termine.

Per concludere, sebbene la Giordania si sia sempre contraddistinta per la propria capacità di accogliere gli sfollati dei paesi limitrofi, trasformandoli in una risorsa essenziale per lo sviluppo economico del paese, oggi la situazione risulta estremamente critica. L’emergenza rifugiati è infatti strettamente collegata ad una disfunzionalità statale preesistente alla crisi siriana, che si manifesta nell’incapacità di fornire servizi adeguati e di rispondere alle necessità dei cittadini. Allo stesso tempo, la crescita economica del paese risulta bloccata e dipendente da aiuti internazionali e regionali. Forte del suo passato, la presenza dei siriani nel paese non può certo essere considerata come un fenomeno temporaneo, ma deve piuttosto essere affrontata come una sfida nel medio- lungo periodo. Come abbiamo accennato più volte, l’approccio emergenziale deve essere limitato a un periodo temporale specifico, per poi essere sostituito con un approccio di medio-lungo periodo che permetta l’assorbimento equilibrato e graduale dei siriani all’interno del tessuto sociale e il miglioramento di vita della popolazione locale.

Sebbene il Piano di Resilienza giordano presenti una componente prettamente focalizzata in questa direzione, i risultati attuali non risultano positivi. Da un lato, la crisi siriana non accenna a fermarsi; dall’altro, il sistema governativo e amministrativo giordano non si predispone nel miglior modo. Sebbene si siano avviate delle riforme amministrative sviluppate negli ultimi anni, l’approccio centralista del governo non ha subìto grandi modifiche.

Questo rappresenta un limite nel momento in cui consideriamo che circa l’80% dei rifugiati vive fuori dai campi, in zone urbane o semi-urbane, e che i loro bisogni si sommano a quelli delle popolazioni locali. La prima conseguenza è la già citata “lotta per le risorse”, formalmente fornite e gestite dagli enti locali: tale lotta deriva da un lato dalla scarsità di certi beni come l’acqua, ma dall’altro lato dall’incapacità degli enti locali di gestire e mantenere una fornitura adeguata di certi servizi.

Tale disfunzionalità riflette un sistema più grande, caratterizzato da una grande concentrazione dei poteri decisionali nell’autorità centrale, a discapito delle municipalità e dei comuni locali i quali mantengono un ruolo prettamente esecutivo e parzialmente propositivo. Considerando che sono proprio questi ultimi i primi a dover gestire i bisogni della maggior parte dei rifugiati, così come dei giordani, è fondamentale che questi assumano la capacità necessaria per svolgere la propria funzione al meglio.

Come vedremo in seguito, nonostante siano state avviate delle riforme di decentralizzazione e a livello di municipalità, il sistema rimane fortemente centralizzato. Il risultato è uno: né i cittadini né i rifugiati godono dei servizi pubblici che lo stato, rappresentato dalle municipalità a livello locale, è tenuto a garantire. In base a tali sviluppi, la la creazione di un nuovo modello amministrativo incentrato esclusivamente sullo sviluppo locale si pone come meta-obiettivo di questa ricerca. In altre parole, sebbene l’arrivo di milioni di rifugiati siriani abbia sottoposto l’intero sistema governativo e amministrativo ad una notevole pressione, tale crisi può essere ritenuta un’opportunità dalla quale partire per riformare, modificare e migliorare la pubblica amministrazione a livello locale, rendendola più funzionale per i bisogni dei cittadini e dei rifugiati.

In questo senso, per introdurre in modo dettagliato la proposta di modello amministrativo che predisponga strumenti efficaci di governo di città e territori, calibrati

sugli effettivi bisogni evidenziati da una pluralità di situazioni differenti, al cui interno si pone in modo non episodico la questione profughi, nel capitolo seguente viene descritto il

5. Le riforme istituzionali e legislative in Giordania in materia di enti