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L’intervento della comunità internazionale in Giordania

4. La crisi siriana e l’ultima ondata d’immigrazione

4.4 L’intervento della comunità internazionale in Giordania

Nel sesto anno di conflitto siriano, la crisi umanitaria non accenna a fermarsi. Con più di 4 milioni di rifugiati e 6 milioni di sfollati, l’impatto del conflitto ha ormai assunto una valenza globale oltre che regionale. Dal 2014 ad oggi, le agenzie ONU, la Sirian Arab Red

77 Human Rights Watch, (2016). Jordan: Sirians Blocked, Stranded in Desert. [online] Available at:

https://www.hrw.org/news/2015/06/03/jordan-Sirians-blocked-stranded-desert; [Accesso effettuato il 31 Ott. 2016].

78 Al Monitor, (2016). Why Jordan is unlikely to reconsider decision to close borders. [online]: http://www.al-

monitor.com/pulse/originals/2016/06/jordan-close-Siria-border-economic-crisis.html [Accesso effettuato il 31 Ott. 2016].

Crescent (SARC) e numerosissime organizzazioni non-governative internazionali e nazionali hanno progressivamente aumentato il supporto umanitario, tramite operazioni trasversali nel territorio siriano e nei paesi confinanti. Nonostante gli interventi umanitarii siano aumentati progressivamente sia in Siria che nei territori circostanti, i risultati non sembrano soddisfacenti e gli effetti devastanti della guerra, come i flussi di rifugiati e sfollati, non accennano a diminuire.

Secondo il rapporto pubblicato da Amnesty International, tra i 10 paesi con il maggior numero di rifugiati nel 2015, la Giordania si collocherebbe al primo posto con circa 2,7 milioni di rifugiati79. Secondo una recente dichiarazione del Ministro della Pianificazione e Cooperazione Internazionale Imad Fakhoury, riportata dal Jordan Times, la Giordania ha raggiunto un livello massimo di saturazione e non è più in grado di accogliere nuovi arrivi. Le recenti ondate hanno, di fatto, aumentato enormemente la pressione sulle risorse del paese, in particolare l’acqua e le infrastrutture, rallentandone la crescita80.

Sebbene il regno di Giordania abbia ricevuto un iniziale supporto economico, la situazione rimane estremamente critica, principalmente per i seguenti motivi: le diverse ondate di siriani in arrivo in Giordania si sono unite alle precedenti ondate di iracheni e palestinesi, contribuendo a creare così una perenne situazione d’emergenza rifugiati e di conseguenza compromettendo le già scarse risorse della società giordana; le risorse locali, infatti, rimangono estremamente limitate (acqua, i servizi sociali, le opportunità di lavoro, infrastrutture, etc.) e nonostante cresca sempre maggiormente il numero di persone in stato di vulnerabilità, gli aiuti umanitari sembrano diminuire.

Infine, in mancanza di una soluzione politica del conflitto siriano, il ruolo della comunità internazionale nell’arginare la crisi umanitaria e gli effetti devastanti sulle comunità locali giordane rimane estremamente limitato.

79 Amnesty International, (2016). Rich nations’ self-interest means refugee crisis set to get worse, not better. [online]: https://www.amnesty.org/en/latest/news/2016/10/refugee-crisis-set-to-get-worse/ [Accesso effettuato il 31 Ott. 2016]

80 Jordan Times, (2016). Jordan at ‘saturation point’ in handling refugee burden — Fakhoury. [online]:

http://jordantimes.com/news/local/jordan-saturation-point’-handling-refugee-burden-—-fakhoury [Accesso effettuato il 31Ott. 2016].

4.4.1 Piano strategico in risposta alla crisi nei paesi confinanti

Per coordinare le operazioni a livello regionale e internazionale, le agenzie ONU, IOM, le principali ONG in collaborazione con i principali benefattori e i governi locali, hanno sviluppato un piano strategico annuale – Strategic Response Plan for the Sirian Arab Republic (SRP) – i cui obiettivi sono i seguenti:

- promuovere l’accesso e la protezione per tutte le persone colpite dalla guerra, in linea con il Diritto Internazionale, il Diritto Internazionale Umanitario, e il Diritto Internazionale dei Diritti Umani;

- fornire soccorso ed assistenza umanitaria alle persone bisognose, dando la priorità ai più vulnerabili;

- rafforzare la resilienza, il sostenimento e la ripresa immediata tramite le comunità e le istituzioni;

- armonizzare il coordinamento delle attività, tramite una pianificazione comune, scambio di informazioni e costante supervisione;

- rafforzare la capacità di risposta di tutti gli attori umanitari presenti in Siria, in particolare i partner nazionali e le comunità locali.

In base ai dati pubblicati nel SRP del 2015, la comunità internazionale richiedeva un budget finanziario totale pari a 2,9 miliardi, per supportare con aiuti umanitari circa 12,2 milioni di persone81. In concomitanza con SRP, la risposta regionale alla crisi siriana si è finora basata su un secondo documento – Regional Refugee and Resilience Plan (3RP) – il quale incorpora i piani nazionali sviluppati dai governi dei paesi limitrofi più colpiti con le priorità umanitarie di circa 200 organizzazioni partner. In particolare, 3RP si presenta come un piano strategico basato fortemente sulle precedenti versioni e analisi a livello locale, e focalizzato sui seguenti punti:

- l’esistente divario tra la protezione dei rifugiati e i bisogni umanitari;

81 UNHCR, (2014). Overview: 2015 Siria response plan and 2015-2016 regional refugee and resilience plan. Berlino:

- le vulnerabilità demografiche di comunità, singoli e famiglie causata da concentrazioni di rifugiati;

- l’accesso ai servizi sanitari e all’istruzione, accesso all’uso dell’acqua e ad un alloggio;

- la vulnerabilità delle istituzioni ed infrastrutture in condizioni di stress.

L’elemento innovativo del 3RP risiede dunque nell’integrazione dei seguenti piani nazionali d’emergenza nelle valutazioni generali: il Jordan Response Plan to the Sirian Crisis, il Lebanon Crisis Response Plan, l’Iraq Strategic Response Plan e i piani d’emergenza della Turchia e dell’Egitto82.

Per ottimizzare la gestione dell’emergenza, il meccanismo strategico proposto da 3RP presenta due componenti in un singolo piano: (a) rifugiati e (b) resilienza.

La prima componente (a) – rifugiati – mira a garantire l’accesso ad una protezione effettiva a uomini, donne e bambini rifugiati in fuga dalla guerra in Siria; a fornire assistenza ai rifugiati e ai gruppi più vulnerabili all’interno delle comunità che si trovano ad assorbire un gran numero di arrivi; permettere alle comunità che si trovano in Giordania di assorbire ondate di rifugiati e di ottenere benefici tramite il rafforzamento dei servizi e della sicurezza locale.

La seconda componente (b) – resilienza o capacità di ripresa – si focalizza invece sui seguenti aspetti: assicurare che le famiglie più vulnerabili colpite dalla crisi abbiano immediata assistenza al fine di migliorare le proprie capacità e risorse per gestire la loro situazione di crisi; offrire opportunità ai rifugiati e ai membri delle comunità colpite così da sviluppare progressivamente capacità di ripresa; rafforzare il sistema d’assistenza a livello nazionale e locale, per far sì che risponda ai bisogni di protezione, servizi sociali e supporto dei rifugiati e delle comunità colpite. Ogni piano nazionale corrisponde ad un capitolo del 3RP, e all’interno vengono specificati i bisogni, i gruppi target, gli approcci, le risorse e l’implementazione a livello nazionale – in base proprio alle due componenti.

Dal 2012 ad oggi, la richiesta di fondi finanziari è aumentata progressivamente, a causa dell’intensificazione della crisi. Analizzando i documenti ufficiali del Sirian Regional

Refugee Response, la somma necessaria richiesta per il 2013 ammontava a circa 2,9 miliardi di dollari di cui il 69% è stato ufficialmente ricevuto – poco più di 2 miliardi. Nel 2014, si è giunti a 3,7 miliardi, con un 53% effettivamente ottenuto e che corrisponde a 2 miliardi. Nel 2015, si raggiungono i 4,3 miliardi, di cui il 58% risulta essere stato ricevuto – circa 2,4 miliardi83. Per il 2016 invece, la somma richiesta per sviluppare 3RP ha raggiunto i 4,5 miliardi, di cui a oggi però solo il 52%, circa 2,3 miliardi, risulta essere stato ricevuto84.

Da questa breve analisi, possiamo avanzare, seppur con cautela, la seguente conclusione: nonostante si sia verificato un aumento di richiesta di fondi per supportare l’implementazione del piano strategico regionale in risposta alla crisi siriana, i fondi effettivi ricevuti sembrano procedere verso una diminuzione proprio nel momento in cui la situazione generale di vulnerabilità aumenta. Questa tendenza si riscontra non solo a livello regionale, ma anche a livello nazionale, come dimostra il caso della Giordania.