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2. Imparare da Zaatari (e non solo)

2.4 Analisi degli insediamenti di rifugiati nelle realtà urbane

2.4.1 Le zone urbane (Amman, Irbid, Mafraq)

Come anticipato all’inzio del capitolo, Zaatari di fatto funge anche da centro di prima accoglienza anche se poi l’uscita da Zaatari non è legale, ma avviene sistematicamente in tempi rapidissimi verso le aree urbane e rurali in maniera tollerata. Secondo la UNHCR, tra i rifugiati registrati risulta che sono 141,045 (21%) quelli distribuiti nei tre campi di Zaatari, Azraq e quello Emeratino, mentre 515,955 sono quelli che vivono in zone urbane e rurali. (http://data.unhcr.org/Sirianrefugees/country.php?id=107). Secondo la stessa UNHCR questo ultimo dato distribuito nei vari governatorati registrava fino a due anni fa la maggiore presenza nei governatorati di Irbid e Mafraq al confine con la Siria, per poi cedere il primato alla capitale. Tali spostamenti sono comprensibili in quanto legati a questioni di alloggio e offerte di lavoro, ma anche a una maggiore accessibilità all’assistenza internazionale che inizialmente concentrava la distribuzione di aiuti vari nella capitale prima di aprire un centro di registrazione nei due governatorati del nord.

Mappa 4: Confini amministrativi per governatorato Fonte: Wikipedia

2.4.1.1 Amman

Nel governatorato di Amman si contano circa 175.000 siriani ufficialmente registrati presso l’UNHCR. A questi si aggiungono la quasi totalità di iracheni che vivono in Giordania, minoranze di somali, eritrei e sudanesi che vivono principalmente nelle zone urbane. Amman è dunque la zona con la più alta concertazione assoluta di rifugiati. L’insediamento di nuovi arrivati ha influenzato notevolmente la comunità locale, sia dal punto di vista economico, sia da quello sociale.

La città di Amman è divisa in due distretti economici e culturali: il distretto est e il distretto ovest. Tale distinzione fu inizialmente stabilita su un concetto di natura geografica, ma oggi rappresenta la divisione economica tra una classe più ricca che vive nella parte ovest e quella più povera stabilita nella parte est, dove si trova un’altissima concentrazione di rifugiati. Tale concentrazione nell’area orientale della città non solo limita il loro accesso ai servizi pubblici, ma allo stesso tempo li rende ancora più invisibili agli occhi delle classi più agiate che vivono ad ovest.

Considerando l’impossibilità di lavorare in modo legale, la maggior parte dei rifugiati siriani intraprende attività illegali o trascorre il proprio tempo in totale assenza di uno scopo preciso. In seguito alla riduzione dei fondi del World Food Program, molti rifugiati si ritrovano dunque incapaci di procurarsi la dose quotidiana di cibo necessaria e ciò induce alcuni di questi ad intraprendere attività quali l’accattonaggio, o a delinquere praticando furti. In altri casi taluni pianificano il trasferimento verso un’altra destinazione, magari in Europa o in Turchia. La vita nella città risulta inoltre estremamente difficile a causa degli elevati costi di locazione delle abitazioni. Amman è, infatti, una delle città più costose del Medio Oriente e con l’arrivo di nuove ondate di migranti si è generata un’elevata speculazione immobiliare e il conseguente aumento del mercato nero. Tuttavia la maggior parte dei siriani, a differenza degli iracheni, arriva in Giordania con limitate risorse economiche le quali sono sufficienti per compensare la quota di affitto per un breve periodo, generalmente una o poche mensilità. Fuggendo dalla guerra, sono molti coloro che soffrono di disturbi psichici, quali disturbo post-traumatico da stress, perdita d’identità

e dissociazione. L’aspetto psicologico è decisivo per la ripresa, ma a differenza dei campi ufficiali non riceve sicuramente abbastanza attenzione e supporto nelle zone urbane da parte degli organi competenti. Resta da chiedersi allora perché si scelga una città come Amman per cercare rifugio. Le risposte possono essere varie. In primo luogo, la scelta della città rispetto al campo si ritrova nella volontà delle persone di mantenere un senso di normalità e stabilità che un contesto urbano può dare. Se si immagina che i rifugiati fuggono da città come Aleppo o Damasco, Amman a prima vista può offrire un ambiente simile. Allo stesso tempo, le opportunità di sviluppare economie sono maggiori, nonostante presentino grandi rischi e non permettano di stabilirsi in modo adeguato. Infine, la città rappresenta per molti una scelta più dignitosa rispetto al campo, dove le condizioni sono particolarmente precarie come abbiamo riferito in precedenza36.

Foto 8: famiglia siriana ad Amman. Fonte: UNHCR, 31 maggio 2013

36Habersky E, (2016). The Urban Refugee Experience in Jordan. [online]: http://muftah.org/the-urban-refugee-

2.4.1.2 Irbid

Mappa 5: Il governatorato di Irbid al confine con la Siria Fonte: UNHCR, Irbid Factsheet 2016

Nel governatorato di Irbid, l’UNHCR calcola che siano presenti circa 135,133 siriani ufficialmente registrati seguiti da un gran numero di siriani non ufficialmente registrati. Provenienti in grande maggioranza da Dara’a, i rifugiati siriani stabiliti a Irbid vivono generalmente sparsi per la città, in comunità molto vicine fra loro.

L’UNHCR offre un supporto economico alle famiglie o ai singoli in condizioni particolarmente vulnerabili. L’importo varia tra gli 80 e i 150 dinari giordani al mese, a seconda del numero di componenti della famiglia. In merito all’istruzione, l’UNHCR gestisce borse di studio previste all’interno del programma Albert Einstein German Accademic Refugee Initiative, aperte a coloro che intendano continuare gli studi accademici presso le università locali. Per la distribuzione di cibo ci sia affida alle agenzie internazionali come il World Food Program (WFP), il quale eroga dei voucher che permettono l’accesso giornaliero ai pasti. Tuttavia, il programma del WFP dipende dai finanziamenti economici e, dunque, non permette un supporto costante. Infine, i rifugiati

registrati hanno accesso ai servizi sanitari giordani e ai servizi offerti dalle organizzazioni partner che si occupano di sanità37.

In generale, le condizioni di vita a Irbid sono precarie tanto quanto nel governatorato di Amman e negli altri centri urbani. Come riferito in precedenza, i problemi principali riguardano i costi degli affitti e il lavoro illegale. Secondo i dati raccolti dall’organizzazione REACH nel governatorato del nord della Giordania, il costo dell’affitto rappresenta proprio uno degli ostacoli più grandi. Molte persone vivono in condizioni difficili, in stanze in affitto in edifici non del tutto rifiniti, spesso pericolosi ed esposti a diversi rischi. Pagare il costo alto degli affitti significa rinunciare ad altri bisogni e allo stesso tempo necessita di commisurati introiti economici. Nonostante il governo giordano abbia aumentato i controlli nei confronti del lavoro illegale è abbastanza comune tra i rifugiati di Irbid lavorare in modo illegale e stagionale. Questo avviene anche per i minori, i quali rappresentano una risorsa produttiva importante in grado di supportare economicamente la famiglia. Allo stesso tempo, la presenza di servizi sanitari non garantisce comunque un accesso immediato. La stessa ricerca rivela che l’accesso a tali servizi risulta limitato a causa della distanza tra le abitazioni e i servizi stessi, per via del costo extra per usufruirne e per i documenti di registrazione richiesti38.

37 Tutti i documenti relative al governatorato di Irbid sono reperibili sul sito

http://data.unhcr.org/Sirianrefugees/country.php?id=107.

38 REACH, (2014). Sirian Refugees in Host Communities. [online] p.20.:

http://www.reach-initiative.org/wp-content/uploads/2014/03/lea.macias-18022014-093340-REACH- BritishEmbassyAmman_Sirian-Refugees-in-Host-Communities_Key-Informant-Interviews-and-District- Profiling_Jan2014.pdf [Accesso effettuato il 1o Nov. 2016].

Mafraq

Mappa 6: Il governatorato di Mafraq con il confine più lungo con la Siria Fonte: Wikepedia

Mafraq è situata a circa 300 km dal confine siriano e rappresenta uno degli insediamenti principali di tutto il territorio giordano. Nell’area urbana circa 78.000 persone sono registrate come rifugiati presso l’UNHCR. Nell’agosto del 2014 è stato inaugurato un Ufficio per la registrazione a Mafraq per gestire i bisogni e le urgenze dei rifugiati urbani, offrendo servizi che precedentemente erano disponibili solo ad Amman. Secondo le valutazioni iniziali, la parte nord-est del paese risulta essere più vulnerabile in merito all’accesso ai servizi di base, l’accesso ad un alloggio e in generale il supporto economico. Di conseguenza l’arrivo di un notevole numero di rifugiati in un territorio già compromesso da problemi economici continua a causare problemi rilevanti.

Il ruolo dell’UNHCR a Mafraq consiste dunque nel procedere con le registrazioni per i nuovi arrivati, offrire consulenza e garantire un supporto economico di base. Inoltre, considerando la vulnerabilità generale della zona, l’UNHCR si impegna a svolgere attività sul campo raggiungendo le famiglie più povere che vivono nelle zone periferiche nell’area urbana di Mafraq. Anche qui l’accesso ai servizi sanitari è limitato, nonostante la registrazione con le agenzie internazionali permetta di usufruire dei servizi locali. A differenza degli altri centri urbani, le priorità principali a Mafraq riguardano la crescente vulnerabilità dei rifugiati ma anche l’impatto dei nuovi arrivi sulla comunità locale. Si

calcola infatti che due terzi dei rifugiati viva sotto la soglia di povertà, senza alcuna sicurezza per il reperimento dei beni di prima necessità, quali vitto e alloggio. Quasi la metà dei rifugiati vive in abitazioni non dotate di energia elettrica, né di servizi igienici funzionanti, né di sistemi di riscaldamento. L’alto costo delle quote di locazione spinge molte famiglie a condividere l’abitazione utilizzando le restanti risorse economiche per acquistare alimenti. Inoltre, nonostante l’arrivo dei rifugiati abbia stimolato l’economia interna, la disponibilità di risorse risulta sempre più scarsa. I costi di tutti i servizi hanno subìto un aumento, dalle case all’acqua; anche il tasso di disoccupazione è aumentato e sempre più persone – compresi i minori – sono costrette ad intraprendere lavori di ogni tipo per contribuire all’economia della famiglia. In questo scenario, l’UNHCR sta premendo sul governo giordano al fine di investire maggiormente sulle risorse, per far sì che possa essere migliorato il supporto per i rifugiati ma allo stesso tempo per le stesse comunità locali39.