3. Flussi migratori da, per e attraverso la Giordania
3.1 Rifugiati palestinesi in Giordania
I primi tentativi di fuga dalla terra di Palestina del popolo palestinese si verificarono tra la fine del 1947 e l’inizio del 1948. A seguito del piano di ripartizione proposto dall’ONU mediante la risoluzione 181 dell’Assemblea Generale, si scatenarono alcuni malcontenti nella regione che spinsero circa 70,000 arabi-palestinesi a lasciare l’area. Chi ebbe l’opportunità di sfuggire alla crescente insicurezza fu una categoria elitaria di palestinesi, i quali potevano sostenere i costi legati all’emigrazione e al futuro insediamento nel paese ospitante. Nel marzo del 1948 il numero dei rifugiati salì a 100,000, in vista della crescente instabilità sul territorio43.
La prima consistente ondata migratoria del popolo palestinese prende forma intorno alla prima metà del 1948 e si consolida nel maggio dello stesso anno a seguito della
42 Jordan: A Refugee Haven. August 31, 2010 by Geraldine Chatelard. http://www.migrationinformation.org. 43Benny Morris, The Birth of the Palestinian Refugee Problem Revisited, p. 67, 2003.
fondazione dello stato d’Israele. Circa 300.000 rifugiati palestinesi fuggirono e furono cacciati dalle proprie case, dirigendosi in tutto il vicinato arabo e, in particolare, in Giordania. Nel 1949 al culmine del primo conflitto Israelo-Palestinese, il numero di rifugiati palestinesi era salito a oltre 900,000. L’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione (UNRWA) stabilì che il rifugiato palestinese dovesse essere considerato come “una persona il cui normale luogo di residenza è stata la Palestina nel periodo dal 1 giugno 1946 al 15 maggio 1948, e che ha perso sia la casa sia i mezzi di sostentamento a seguito della guerra arabo-israeliana del 1948”44.
Le ragioni che scatenarono il primo esodo furono le varie offensive israeliane e, alla luce del fallimento nel contrastare il neonato Israele, la conseguenza fu lo sbriciolamento della società palestinese. Il collasso generò un effetto valanga. La prima ondata migratoria si chiuse con la fine del primo conflitto tra Israele e Palestina che terminò nel marzo del 1949 con la firma degli Accordi di Rodi45.
Tra gli ultimi eventi della prima ondata che contribuirono alla crescita del numero di rifugiati si annovera il piano di “pulizia” delle zone a nord d’Israele, confinanti con il Libano. Con l’introduzione di tale piano oltre 30,000 palestinesi dovettero allontanarsi dalle proprie case e dall’intera area. Nonostante il conflitto fosse ormai terminato, l’esodo palestinese continuò.
A causa dell’ingente quantitativo di rifugiati direttisi in Giordania la necessità di creare i così detti campi rifugiati divenne ormai inevitabile. Il primo campo rifugiati palestinese in Giordania risale al 1949 e fu costruito nella città di Zarqa. Secondo l’UNRWA un campo è “un lotto di terreno concesso a UNRWA da parte del governo per accomodare i rifugiati Palestinesi e costruire strutture per assecondare i loro bisogni basilari”. Alcuni palestinesi non riuscirono ad insediarsi nei campi riconosciuti ad UNRWA e pertanto il governo giordano ne realizzò tre non riconosciuti da UNRWA, rispettivamente denominati Madaba, Prince Hassan (Nasser) e Sukhneh.
La seconda ondata migratoria copre un arco temporale che inizia nel 1949 e termina con la crisi di Suez del 1956; si stima che tra i 30,000 e i 40,000 palestinesi dovettero
44 Stern, Yoav. "Palestinian refugees, Israeli left-wingers mark Nakba", "Ha'aretz." Tel Aviv, 13 May 2008.
45 Gli Accordi di Rodi segnarono sia la fine del conflitto le linee provvisorie d'armistizio che restarono inalterati sino alla
abbandonare le proprie case, venendo rimpiazzati da una nuova generazione di immigrati di religione ebraica. La prima ricerca effettuata da UNRWA nel 1950 stimava la presenza di 506,200 rifugiati sul territorio giordano, oltre la metà del numero totale. La maggior parte dei rifugiati ricevette la cittadinanza giordana, secondo l’articolo 3 della L. n. 6/1954, che garantiva la cittadinanza ad ogni persona palestinese, esclusi gli ebrei, che avesse risieduto in Palestina prima del 15 maggio 1948 e, successivamente, in Giordania nel periodo compreso tra il 20 dicembre 1949 e il 16 febbraio 195446.
Una terza ondata migratoria si verificò in seguito a qualche anno di tregua. Il 1967 è l’anno della Guerra dei Sei Giorni. Durante il conflitto vengono distrutti vari villaggi palestinesi e vengono svuotati i campi rifugiati di Aqabat Jaber e Ein as-Sultan. Conclusosi il conflitto, Israele aveva conquistato la Striscia di Gaza, la Cisgiordania, la penisola del Sinai, Gerusalemme Est e le alture del Golan. Tale conquista determinò la fuga di circa 300,000 palestinesi. Di questi, 245,000 si diressero in Giordania, mentre i restanti si divisero tra Siria, Libano ed Egitto.
Immediatamente dopo il conflitto, il governo giordano non avvertì la necessità di effettuare la registrazione degli sfollati palestinesi in quanto riteneva che fossero solamente individui in transito dal lato est a quello ovest della Giordania. Poco prima della guerra civile in Giordania, il Ministero giordano dei Territori Occupati, sezione Registro degli Sfollati, compresa la rilevanza di un censimento, avviò le procedure di registrazione. Risposero alla chiamata 240,000 sfollati palestinesi dei quali 177,000 risultavano già registrati presso l’UNRWA. Una minoranza proveniva dalla Striscia di Gaza e, in accordo alla legge del 1925 sull’ordine di Cittadinanza dei Palestinesi, a questi furono garantiti i diritti di accesso ai territori Egiziani47.
Nel 1968 una nuova ondata di conflitti colpì l’area a seguito degli attacchi israeliani presso il villaggio di Al Karamah, presunta base di alcuni movimenti di resistenza palestinesi. Nei campi si svilupparono alcuni movimenti di combattenti per la libertà, i fedayn, i quali erano supportati da gruppi di dissidenti nei confronti del Regno hashemita48.
46Benny Morris, The Birth of the Palestinian Refugee Problem Revisited, p. 67, 2003. 47 David McDowall, Palestine and Israel: The Uprising and Beyond, p. 84, 1989.
Successivamente le politiche israeliane hanno alimentato ulteriormente la fuga dei palestinesi dai territori occupati verso la Giordania. I continui espropri, la demolizione degli immobili e la costruzione degli insediamenti di coloni israeliani sono stati i fattori portanti dei graduali spostamenti di rifugiati. L’ultima ondata migratoria su larga scala si verifica con la così detta ondata dei “ritornanti”. Dopo la Guerra del Golfo e l’occupazione del Kuwait, molti dei palestinesi residenti nei Paesi del Golfo furono espulsi e costretti a rientrare nel territorio giordano.
Il numero di rifugiati palestinesi presenti in Giordania ha subìto un aumento esponenziale negli anni. Si stima che dai circa 600,000 profughi nel 1960 si sia giunti a circa 2.000.000 secondo il rapporto stilato dall’UNRWA nel 201049.
I campi riconosciuti dall’UNRWA sono 10, localizzati come indicato nella mappa che segue:
settembre del 1970 la legge marziale fu ufficialmente dichiarata e supportata da un governo militare. A seguito di una serie di scontri, i combattenti palestinesi furono brevemente affiancati da alcuni gruppi di dissidenti siriani, ma si trattò di un supporto blando che non modificò il risultato degli scontri. Le ostilità rallentarono e a partire dalla fine di settembre dello stesso anno si giunse ad un cessate il fuoco firmato al Cairo. Né il numero delle vittime né dei rifugiati fuggiti fu ben definito; l’unica certezza riguardava la totale eradicazione della potenza politica e militare palestinese dalla Giordania (Kimball C.).
Mappa 7: Campi profughi palestinesi in Giordania
Fonte: UNRWA
Oltre ai numerosi conflitti e disagi che hanno colpito l’area, un’altra delle ragioni di questo incremento sta anche nella definizione di rifugiato palestinese stabilita dall’UNRWA, la quale estende lo status anche ai discendenti della prima ondata50.
Considerata la totalità dei rifugiati, la maggior parte di questi si è stabilita al di fuori dei campi, sia nelle grandi sia nelle piccole città giordane. Solo il 17% vive all’interno dei campi. Sussiste un’enorme disparità tra i rifugiati non-residenti e i rifugiati residenti. Nella prima categoria si riscontrano notevoli problematiche legate alla condizione socio- economica. Non godere della cittadinanza giordana priva i rifugiati non-residenti di una serie di diritti. Non a caso persiste una enorme disparità nell’accesso ai servizi per i rifugiati che sono residenti nei campi. In particolare, il governo ha promosso l’implementazione di progetti educativi e formativi proposti direttamete da UNRWA, ritenendo che l’istruzione potesse rappresentare un’efficace via di fuga dalla povertà. Tutte
50 Åge A. Tiltnes and Huafeng Zhang, Progress, challenges, diversity Insights into the socio-economic conditions of
queste misure hanno prodotto notevoli miglioramenti nell’ultimo decennio grazie alla particolare volontà dei rifugiati a cooperare e a migliorare i propri standard di vita.
L’impatto sulla società giordana e sul governo è stato notevole. Circa il 60% della popolazione giordana risulta essere di origine palestinese. Questo genera una certa disparità e “discriminazione” presente sul territorio dove coesistono due popolazioni di radici simili ma identità diverse. Sia i palestinesi che i giordani reclamano continuamente una propria identità nazionale sebbene queste abbiano acquisito numerose sfumature per via di questa convivenza forzata.