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2. Imparare da Zaatari (e non solo)

2.2 Zaatari come modello di sviluppo ambientale per sperimentare progetti innovativi per la

2.2.3 Zaatari – autosufficienza energetica

Per un paese come la Giordania, in cui la costosa produzione di energia causa una buona parte del deficit e del debito pubblico, la domanda di energia alternativa si è accentuata negli ultimi tre anni soprattutto a causa della continua interruzione di fornitura di gas importato dall’Egitto attraverso Israele, che alcuni gruppi nella parte egiziana erano soliti sabotare, obbligando cosí i giordani a utilizzare nei generatori il petrolio più costoso rispetto al gas. In un paese in cui il sole, presente per la maggior parte dell’anno (circa 300 giorni), puó assicurare una produzione di energia pulita non si è mai compresa la motivazione per cui le energie alternative non siano già da anni parte fondamentale della politica del governo.

La UNHCR, come dichiara Paul Quigley in qualità di senior energy officer, è responsabile della gestione dei campi dei rifugiati che risiedono nelle realtà urbane (quasi l’80%). Riporta Quigley che il canone di energia elettrica versato dalla UNHCR abbia raggiunto un costo di circa 800.000$ mensili e risulta sempre più difficile sostenere tali costi fissi25. L’utilizzo di energia alternativa viene così dettata da esigenze gestionali a livello strutturale. Tuttavia, vale la pena notare come anche gli stessi siriani abbiano già cominciato autonomamente su iniziativa privata e individuale ad utilizzare i pannelli solari per scaldare l’acqua e a produrre energia per supplire all’incostante e instabile erogazione pubblica. Alcuni dei commercianti siriani ormai insediatisi all’interno del campo avevano già provveduto a fornirsi di sistemi fotovoltaici per produrre la propria energia, pagando costi di realizzazione che si aggirano intorno ai 5.000/7.000$.

Viste le sempre più crescenti difficoltà nel raccogliere fondi dai vari benefattori e, soprattutto, il rifiuto di questi di continuare a sostenere le spese di funzionamento, la UNHCR ha inaugurato il progetto di una stazione solare (fotovoltaico) per la produzione di energia, calcolando un ammortamento della spesa in 4/5 anni e ottenendo un finanziamento iniziale di circa 10 milioni di euro dal governo tedesco per produrre 13MW.

25 Per maggiori informazioni si consulti https://www.greentechmedia.com/articles/read/solar-power-to-light-up-Sirian-

Questo progetto fu firmato con il Ministero dell’Energia, la società di energia giordana (NAPCO) ed un’impresa privata sotto la supervisione della società tedesca Intec-GOPA- International Energy che ha assicurato un monitoraggio del progetto per i primi tre anni.

Nonostante gli studi condotti e gli esperimenti di diverse società private, fino al 2013 l’unica azione governativa giordana in questo settore è stata quella di ridurre il dazio sulle lampadine a risparmio energetico, come dichiara il proprietario della Philadelfia Solar Energy Company (prima società giordana che produce fotovoltaico).

Anche in questo settore, Zaatari si può considerare promotore di buone pratiche. In seguito alla mobilitazione all’interno del campo e alla promozione di pratiche spontanee, ora in Giordania si inaugurano iniziative private con investimenti americani e italiani rivolte alla produzione di energia pulita con accordi governativi e vendita di energia prodotta alla stessa NAPCO. Tuttavia le municipalità sono ancora lontane da tutto questo.

Oggi Zaatari conta poco meno di 80.000 abitanti ed è considerata la quarta città in Giordania per dimensione: questo la rende sicuramente un modello di trasformazione rapida se consideriamo che il campo di Zaatari è ormai proiettato verso un orizzonte di tutela ambientale perseguibile nella raccolta di rifiuti liquidi e solidi, nella raccolta differenziata, nella produzione di energia pulita, che rappresentano elementi fondamentali per uno sviluppo sostenibile. Ciò chiarisce immediatamente come quello che poteva in origine essere considerato un ordinario intervento di emergenza (la fornitura di cibo, di coperte e di assistenza) può oggi trasformarsi in un modello produttivo i cui effetti benefici avrebbero la capacità potenziale di riflettersi sull’intero paese. Infatti, anche laddove dovessero verificarsi fenomeni di rientro dei flussi migratori, i sistemi impiantati rappresenterebbero comunque un modello di riferimento per l’intera nazione i cui primi beneficiari sarebbero proprio gli abitanti delle aree limitrofe. Tuttavia, la suddivisione dei compiti settoriali delegati alle diverse agenzie internazionali secondo un modello organizzativo divisionale rappresenterebbe una struttura analoga a un modello amministrativo municipale di indubbia efficienza ed efficacia a patto che le municipalità godano di autonomia finanziaria e un consiglio elettivo e rappresentativo con piena potestà decisionale.

Infatti, tra gli aspetti che questa ricerca intende evidenziare, va sottolineato principalmente il ruolo propositivo che l’eventuale costituzione di una Associazione delle Municipalità giordane assumerebbe come attore attivo all’interno dei processi di

pianificazione urbana. Come entità socio-territoriale dotata di un ufficio tecnico e di un’unità amministrativa affiancata a esperti in sistemi fiscali, potrebbe divenire il tramite tra il livello centrale e quello locale. Non è dunque un caso se Zaatari, come proposto dalla Netherland-based Associations of Municipalities, possa progredire divenendo una città permanente, autogestita, con un sistema di energia elettrica e un servizio idrico adeguato al fabbisogno del campo, reti stradali urbane e spazi verdi26.

Zaatari, infatti, rappresenta già da tempo il palcoscenico di fenomeni che in nuce costituiscono le attività tipiche di un’area urbana. Infatti, all’interno del campo sono già presenti diverse attività commerciali e alcuni degli stessi rifugiati operano e sono ufficialmente impiegati nelle attività di servizio insieme agli operatori umanitari. Ciò permette loro di acquisire un reddito per le prestazioni svolte e, dunque, di guadagnare compensi. Tali flussi possono essere reimmessi all’interno delle transazioni economiche interne al campo stesso e utilizzate, ad esempio, per il versamento delle quote necessarie per il pagamento del canone dell’energia elettrica ecc. I rifugiati che per diverse ragioni non sono impiegati nelle attività indicate potrebbero comunque ricevere sussidi secondo l’attuale sistema umanitario assistenziale vigente.

A questo punto, pare evidente che Zaatari presenti alcune peculiarità, problematiche e potenzialità tipiche della maggior parte dei centri urbani giordani: un centro di attività dei servizi, una periferia residenziale, una estesa rete di attività fuori dal campo. A Zaatari sono presenti i servizi di riferimento, quali gli uffici di amministrazione, di direzione del campo e le agenzie delle Nazioni Unite, che rappresentano di fatto le sedi distaccate dell’autorità centrale; gode di proprie strutture sanitarie, che in caso di necessità trasferiscono i degenti presso altre strutture ospedaliere presenti nel governatorato. Il sistema scolastico di Zaatari è formalmente riconosciuto e regolarmente integrato all’interno del sistema di istruzione nazionale. Vale la pena annoverare il fatto che il percorso di formazione posto in essere all’interno del campo permette un riconoscimento immediato e ufficiale anche presso i livelli di alta formazione, in quanto per le strutture scolastiche di Zaatari sussistono accordi istituzionali tra alcune università e la UNHCR.

26 Ledwith E. (2014) Zaatari: the instant city. Affordable Housing Institute:

2.3 Il campo profughi da luogo di permanenza temporanea per la gestione