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Cap.5 Il caso Banca di Pisa e Fornacette Credito Cooperativo

La Cassa Rurale ed Artigiana aprì per la prima volta i battenti il 25 Giugno 1963. In quel periodo il boom economico era nella sua fase di massima crescita; allo sviluppo economico, industriale e commerciale faceva però da contrappasso l’inesorabile decli- no del mondo agricolo, ormai al crepuscolo. In Italia gli addetti all’industria avevano superato da oltre un triennio gli addetti all’agricoltura e le rispettive quote, secondo il censimento del 1961, erano del 29% per i contadini, contro il 42% per operai ed im- piegati ed oltre il 30% per il settore dei servizi.

A due passi da Fornacette, piccola frazione del Comune di Calcinaia, in Provincia di Pisa, la Piaggio della Vespa trionfante e dei ciclomotori contava già quasi 6 mila ad- detti (sarebbero arrivati ad oltre 10 mila nel 1980) mentre sul “vialone”, il rettilineo denominato Tosco Romagnola, che unisce Fornacette a Pontedera, sorgevano via via cantieri e fabbriche, destinati a richiamare sempre più ex-contadini.

Questo era il contesto in cui si inserì la Banca di Fornacette, oggi, come allora, forte- mente compenetrata nella vita della comunità locale.

Il rapporto con il tessuto socio-economico di riferimento rappresenta un valore fonda- mentale ed imprescindibile per l’Istituto ed il suo legame con il proprio corpo sociale ha saputo mantenersi saldo nel corso dei cinquant’anni di storia, pur in un recente contesto di generale incertezza economica e finanziaria. Il totale dei soci ha oggi supe- rato le ottomila unità.

La Banca, pur ispirando la propria gestione a rigorose logiche imprenditoriali, risulta non aver mai distolto l’attenzione dalla propria mission istituzionale , nel rispetto della sua natura di società cooperativa a mutualità prevalente. Una precisa scelta di campo quest’ultima, in un’ottica di responsabilità sociale nel sostegno dell’economia del ter- ritorio, ben espressa negli art. 15 e 17 dello Statuto, secondo i quali la Società assume,

nell’ambito della zona di competenza territoriale, attività di rischio prevalentemente nei confronti dei propri soci ed ha lo scopo di perseguire il miglioramento delle condi-

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zioni morali, culturali ed economiche dei soci stessi e di promuovere lo sviluppo della cooperazione e l’educazione al risparmio ed alla previdenza.

Realtà monosportello sino al 1991, conta oggi 24 Filiali operative, i cui ambienti sono stati continuativamente progettati riprendendo e sviluppando la naturale inclinazione della Banca al contatto umano; ci riferiamo in particolare all’innovativa struttura c.d ad “isola” delle postazioni operative, in grado di valorizzare, al contrario del classico bancone, il colloquio diretto e paritetico con ciascun cliente.

Risale al 1994 il passaggio da Cassa Rurale a Banca di Credito Cooperativo, reso pos- sibile anche dall’entrata in vigore del nuovo Testo Unico Bancario, il cui principio i- spiratore prevedeva che le banche italiane dovessero, sulla spinta dell’evoluzione dei mercati e dell’allargamento dello scenario da nazionale ad europeo, strutturarsi per o- perare alla stregua di imprese managerialmente preparate, aperte alla concorrenza ed attente in termini di efficacia ed efficienza produttiva.

A tal fine appare orientata la scelta strategica di aggregazione al Gruppo Cabel, acro- nimo di Centro Assistenza Banche locali. Nata nel 1985 quale società di outsourcing per i servizi bancari più evoluti, è oggi holding di società verticalmente concentrate su specifici servizi che spaziano dall’informatica, all’internal auditing alla consulenza, al leasing, alla finanza.

Sottolineiamo come la partecipazione in Cabel abbia rappresentato e rappresenti tutt’oggi, oltre che il presidio di un’assoluta autonomia economica ed istituzionale (al- trimenti non realizzabile ai tempi della partecipazione alla Federazione Toscana delle Casse Rurali), la linfa del modello organizzativo della Banca stessa; è infatti anche grazie all’articolata gamma di servizi disponibili presso le società del Gruppo Cabel che la Banca è in grado di incontrare il mercato in modo flessibile ed efficiente, nel tentativo di valorizzare al meglio le proprie peculiarità di banca locale, vicina al cliente ed alle sue molteplici esigenze.

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E nel mondo Cabel risulta maturata una delle iniziative più apprezzate della Banca di Fornacette, ovvero l’apertura al sabato mattina degli sportelli, operativa sin dal 1997; deciso segno di quell’attenzione e cura del cliente, che costituiscono gli elementi iden- titari e peculiari della realtà bancaria oggetto di esame.

Propostasi da sempre quale “banca di relazione”, costantemente alla ricerca della per- sonalizzazione della relazione, mediante l’offerta di servizi di volta in volta calibrati sulla base delle specifiche esigenze, ha mostrato nel corso del mezzo secolo di vita una fortissima propensione allo sviluppo territoriale.

Nata a Fornacette, pur mantenendo lì il proprio centro decisionale e le proprie radici, non ha rinunciato ad ampliare il proprio raggio operativo sia funzionalmente, sia geo- graficamente.

Significativo in proposito lo slogan “Testa e cuore in Provincia di Pisa”, testimonian- za della volontà di divenire banca di spontaneo riferimento della popolazione pisana. L’abbandono del nome Banca di Fornacette, idealmente legato al posizionamento co- me banca di Paese, per assumerne uno nuovo, Banca di Pisa e Fornacette, appare scelta capace di testimoniare e di dichiarare esplicitamente la volontà di giocare un ruolo da protagonista sul mercato finanziario dell’intera area e sembra aver definiti- vamente sancito il passaggio alla banca di domani.

A fronte del progetto strategico sopra delineato, l’Istituto ha inteso intraprendere, sin dall’anno 2008, un percorso di ricerca finalizzato, oltre che alla verifica del livello di soddisfazione della clientela nella relazione intrattenuta con lo stesso (per individuare, tra le altre, le leve di un servizio il più possibile distintivo e competitivo per clientela attuale e potenziale), anche ad una accurata analisi del posizionamento della Banca nel proprio mercato potenziale (livello di conoscenza, percezione di immagine ed appeal della Bccf presso i non clienti).

Ripercorriamo di seguito i tratti salienti dell’indagine quali-quantitativa commissionata nel febbraio 2008 a Gfk Eurisko, i cui risultati sono stati determinanti per la definizio-

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ne di quel futuro piano strategico, che ha condotto la Banca di Pisa e Fornacette all’attuale configurazione.

Fonte indagine GFK Eurisko

Tale analisi, come detto condotta su un campione significativo di clienti e non clienti (prevalentemente composto da segmento retail e small business con profilo socio eco- nomico medio/medio-basso, rappresentante del tessuto sociale “mass” del territorio della provincia), evidenziava il diffondersi, stante la crisi finanziaria in atto, di un sen- timent negativo nei confronti dei grandi gruppi bancari (tra i competitor sul territorio si annoverano Banco Popolare, Cassa di Risparmio di San Miniato, Monte dei Paschi di Siena ) dovuto alla percezione di una maggior disinvoltura operativa nell’approccio al- la finanza; causa questa di un progressivo deterioramento del rapporto banca-cliente e di una crescente diffusione del senso di impotenza e timore nei confronti di banche di maggiori dimensioni.

Veniva invece rilevato, per le Banche di Credito Cooperativo locali, la capacità di e- sercitare un certo potere rassicurante, poiché considerate maggiormente in grado di ri- spondere alle aspettative. Pur percepite quale espressione di un modello societario e di

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