• Non ci sono risultati.

Caratteri particolari

Nel documento Cronache Economiche. N.003-004, Anno 1976 (pagine 29-45)

Il n u m e r o di aziende dedite alla floricoltura nella provincia di C u n e o è di 19; queste occu-p a n o comoccu-plessivamente .36 ha

con u n a media di 1,89 ha per azienda.

A differenza di q u a n t o si ve-rifica nelle altre province pie-montesi le aziende sono distri-buite più u n i f o r m e m e n t e nella zona di pianura (fig. 9). Si os-serva, nel complesso, una mino-re tendenza a l l ' a d d e n s a m e n t o in prossimità dei grossi centri ur-bani anche se d u e tra le

princi-v a s e r i a f i o r i t a

1,2 ha ( 3 , 3 % )

pali città (Cuneo e Saluzzo) pre-sentano un certo n u m e r o di aziende nell'area comunale o nelle immediate vicinanze.

Il m i n o r e a d d e n s a m e n t o delle aziende in prossimità dei grossi centri u r b a n i si giustifica in f u n z i o n e dell'indirizzo colturale, prevalentemente dedito al vivai-smo ( 8 9 % della superficie) (fi-gura 8), in q u a n t o questo tipo di

f i o r i r e c i s i

Fig. 9 - Distribuzione territoriale delle aziende floricole nella provincia di Cuneo.

attività produttiva richiede una minore specializzazione, rispetto al fiore reciso, alla vaseria fio-rita ed alle piante da fogliame e consente una immediata collo-cazione sui mercati. Un'influen-za non trascurabile, nel caratte-rizzare l'indirizzo produttivo, de-ve essere attribuita anche alla tradizione agricola della regione che ha consentito più facilmen-te, lo svilupparsi di una attività vivaistica. Infatti questa non è sensibilmente lontana dalla atti-tudine imprenditoriale prevalen-te nella provincia, mentre la flo-ricoltura indirizzata alla produ-zione di fiori recisi, di vaseria fiorita, ecc., richiede una consi-derevole specializzazione e

na-sce da una base professionale completamente diversa dalla tra-dizionale agricoltura.

La distribuzione delle aziende in classi di grandezza (fig. 7) manifesta, in questa provincia, una elevata percentuale di pic-colissime aziende (entro i limiti di 1 ettaro) e l'assenza di unità con superficie superiore a 10 ha. Pur essendo la floricoltura una attività agricola di tipo intensi-vo, non si può non rilevare co-me l'ampiezza della superficie aziendale sia ben lontana da di-mensioni ottimali. Tale aspetto conferma come la floricoltura nel cuneese, anche nella prevalente forma di vivaismo, sia nata co-me attività marginale, contenuta

e ristretta tra ben più importan-ti indirizzi produtimportan-tivi quali la zootecnia e la frutticoltura.

Per quanto riguarda la su-perficie coperta a serre questa si estende su 4950 n r pari al-l ' 1 , 3 7 % deal-l totaal-le, che risual-lta in assoluto il valore più ridotto nei confronti di tutte le altre pro-vince del Piemonte. Inoltre, su

19 aziende, 9 non dispongono di serre, soltanto 1 possiede una superficie coperta superiore a 1000 m2 e le rimanenti si man-tengono al di sotto di 1000 n r di serre utilizzabili.

Venendo, ora, ad analizzare la modalità di commercializza-zione si può dire che la produ-zione di vivaio è venduta per il

9 8 % in azienda. Non risulta, a differenza di quanto accade in provincia di Vercelli (in parti-colare nel biellese), sviluppata attualmente l'attività di proget-tazione e di costruzione di giar-dini. Per quanto riguarda i fiori recisi il 3 8 % della produzione è commercializzato in azienda e la residua parte affluisce diret-tamente ai punti di vendita al minuto, senza passare attraverso l'intermediazione.

Da quanto si è detto si può desumere che nella provincia in esame la floricoltura ha una im-portanza non rilevante e, d'altra parte, non si prevede neppure in futuro un incremento partico-larmente marcato in questo set-tore.

P R O V I N C I A DI N O V A R A .

Generalità.

La provincia di Novara pre-senta la più bassa percentuale di superficie coltivata ( 1 9 , 5 % ) e la più elevata ( 7 0 , 8 % ) a destina-zione naturale, rispetto alle altre province del Piemonte. Per quan-to riguarda, invece, la superficie destinata ad altre utilizzazioni (aree urbane, strade ecc.) il va-lore percentuale del 9,7 è molto vicino a quelli relativi alle altre province, esclusa quella di To-rino, che per questo tipo di uti-lizzazione, presenta un valore del 14,6% (tab. 5).

Questo aspetto è indubbia-mente determinato dal fatto che la provincia presenta, relativa-mente alla ripartizione della su-perfìcie territoriale per zone al-timetriche una elevata percen-tuale del territorio nella zona di montagna, 234.075 ha pari al 6 5 , 1 % , 48.162 ha ( 1 3 , 4 % ) in collina e 77.151 ha ( 4 , 5 % ) in pianura.

Un'altra caratteristica saliente relativamente alle strutture agri-cole del novarese, è la dimen-sione media delle aziende che, nel 1970, risultava di 10,2 ha, superiore alla media italiana (6,9 ha) e a quella piemontese (7,1 ha).

I terreni della provincia pre-sentano in generale una fertilità abbastanza bassa dovuta in par-te alla loro origine che è di na-tura prevalentemente morenica; lo strato arabile ha una profon-dità media di 30-35 cm; pre-senta una bassa capacità idrica; la reazione del terreno è in ge-nere subacida e si aggira intorno a valori di p H 5-5,6.

Caratteri particolari.

Nel secolo XVI lungo le spon-de spon-dei laghi vengono costruite le prime grandi ville utilizzate co-me dimore estive; i parchi delle ville Borromee sul lago Maggio-re sorgono verso il 1500, più tar-di quelli sulla suggestiva Isola

Bella col giardino all'italiana a spalti degradanti. Solo verso la metà dell'800, però, si verifica la maggiore realizzazione di vil-le e giardini sulvil-le coste e sulvil-le colline retrostanti. Questa moda che porta la borghesia e la no-biltà alla scoperta del lago apre un capitolo importante per la flo-ricoltura. Infatti nasce a Baveno nel 1854 il parco di villa Hen-frey; quello di villa Pallavicino a Stresa è del 1855; il parco di villa Poss a Intra viene formato nel 1860 prima ancora di quello di villa Taranto a Pallanza del 1875.

La creazione di questi parchi e giardini è lo stimolo ed il mo-vente alla formazione di un grup-po di provetti giardinieri che fu-rono non solo esecutori, ma an-che collaboratori degli stessi ar-chitetti. Infatti i giardini secon-do le parole di un noto proget-tista, « debbono essere conside-rati opere d'arte » in quanto con-cepiti e realizzati soprattutto con funzioni ornamentali e di com-plemento alla villa, con l'impie-go prevalente di una vegetazione coltivata e messa a dimora con criteri estetici e compositivi.

L'origine della floricoltura spe-cializzata si può fare risalire, in-vece, alla fine del 1800; prima di allora, come per la provincia di Vercelli, essa era praticata esclusivamente, o quasi, dai giar-dinieri occupati nelle ville

pri-TABELLA 5. — S U P E R F I C I E T E R R I T O R I A L E S U D D I V I S A IN I3ASE A L L ' U T I L I Z Z A Z I O N E N E L 1970

Province Superficie

Alessandria Asti Cuneo Novara Torino Vercelli

Province Superficie ha % ha % ha % ha % ha % ha % C o l t u r e agrarie D e s t i n a z i o n e natu-rale Altre utilizzazioni Superficie territo-riale 216.227 60,7 9 108.079 30,4 31.734 8,9 356.040 100,0 92.129 61,7 49.996 33,1 8.953 5,9 151.078 100,0 239.697 34,7 386.284 56,0 64.333 9,3 690.314 100,0 69.919 19,5 254.624 70,8 34.844 9.7 359.387 100,0 175.747 25,7 407.568 59,7 99.701 14,6 683.016 100,0 130.400 43,5 143.500 47,8 26.188 8,7 300.088 100,0

S U P E R F I C I E (ha) d a O a 1 d a 1 a 2 d a 2 a 3 d a 3 a 5 d a 5 a 10 da 10 a 20 da 20 a 5 0 P E R C E N T U A L E 20 30 40 50 3 8 1 7 1 2 3 2 1 7 3

Fig. IO - Distribuzione percentuale e numerica delle aziende in provincia di Novara, in base alle classi di superficie (ha).

vate, che erano in genere cir-condate da vasti parchi e giar-dini, dotate, a volte, di serre ri-scaldate o semplicemente di arancere o di cassoni. L'attività dei giardinieri era rivolta pre-valentemente ad ottenere una produzione sufficiente alla

deco-razione del parco e degli ap-partamenti delle ville padronali;

p i a n t e f o g l i a m e

la loro opera era anche impron-tata ad u n paziente lavoro per-sonale che, p u r basato su meto-di empirici, portò, a volte, al-l'ottenimento di pregiati esem-plari di piante da fiore ed alla messa a p u n t o di talune tecni-che colturali come la f o r z a t u r a

che caratterizzò la floricoltura di questa provincia. La

richie-f i o r i r e c i s i

4 , 1 ha ( 3 , 5 % )

v a s e r i a f i o r i t a

8,4 ha ( 7 , 1 % )

^sfa di fiori e di piante fiorite, al di fuori del normale periodo di produzione, andò sempre più aumentando perché gli omaggi floreali, che partivano dalle ville situate lungo il lago Maggiore e raggiungevano località anche oltre confine, erano assai ambi-ti. Prese vita, quindi, la floricol-tura commerciale della zona del lago che, da allora, è andata gradatamente espandendosi, ma che solo nell'ultimo dopoguerra ha avuto u n notevole sviluppo nelle varie branche.

V e n e n d o ora a considerare il tipo di produzione, si può nota-re che, accanto alla vaseria fio-rita, si affianca la mosaicoltura ossia la coltivazione di specie co-me agerato, salvia, petunia, ecc., che in un determinato periodo dell'anno integrano e completa-no la decorazione dei giardini. Si tratta di u n settore produtti-vo che in Piemonte assume im-portanza rilevante oltre che nel-la provincia in esame anche ed esclusivamente in quella di Tori-no: infatti la superficie del nova-rese è di 19,7 ha, pari al 1 6 , 7 % , mentre in provincia di Torino raggiunge 20 ha, p u r essendo u n valore percentuale assai inferiore e pari a l l ' 8 , 2 % sul totale della superficie (fig. 11).

Alla mosaicoltura segue, co-me importanza, il vivaismo che, con 84,1 ha, rappresenta il 7 1 , 1 % della superficie. Si trat-ta di specie destinate essenzial-mente alla costituzione di giar-dini che nella provincia di No-vara assumono rilevante impor-tanza per effetto del notevole sviluppo di u n ricco turismo re-sidenziale.

La floricoltura abbraccia una ampia zona che da Domodosso-la si spinge fino a Borgomanero, con il centro nella parte alta del Lago Maggiore da cui proviene il 9 0 % ed oltre della

produzio-S V I z c^r-o o Borgomanero

„ \

V." I

(

vi? i. i \ 1 a z i e n d a 10 a z i e n d e o N O V A R A t' Fig. 12 - D i s t r i b u z i o n e t e r r i t o r i a l e d e l l e a z i e n d e f l o r i c o l e n e l l a p r o v i n c i a di N o v a r a . ne floricola novarese

assumen-do un rilevante peso economi-' co (fig. 12).

Secondo la rilevazione da noi condotta esistono in provincia di Novara 75 aziende dedite alla floricoltura, con circa 300 ad-detti includendo in essi i lavo-ratori dipendenti e gli imprendi-tori. Va anche osservato che la provincia di Novara è stata la prima e, per molti anni, l'unica in Piemonte ad avere un con-tratto normativo di lavoro appo-sitamente preparato per i lavo-ratori delle aziende floricole.

Per quanto riguarda la super-ficie media aziendale questa è di 1,6 ha; la distribuzione in classi di grandezza mette in evi-denza, come già si è rilevato per altre province un'elevata percen-tuale ( 5 2 % ) di aziende con di-mensioni comprese entro 1 ha ed una distribuzione uniforme e decrescente nelle classi di gran-dezze superiori. Non sono pre-senti aziende superiori a 20 ha (fig. 10).

Le aziende dotate di serre fis-se sono 57: nell'ambito di que-ste 13 (pari al 1 7 , 8 % ) posseg-gono coperture superiori a 1000 m2, 10 (pari al 1 3 , 6 % ) tra 500 e 1000 m2 e le rimanenti ( 4 6 , 5 % ) coperture al di sotto di 500 m2

(tab. 3).

Sulla scorta dei dati da noi rilevati la superficie a serre rag-giunge 55.410 m2 pari al 4 , 7 % del totale. Questo valore di su-perficie coperta risulta, nell'am-bito delle diverse province del Piemonte uno tra i più elevati (tab. 4) fatto che si giustifica tenendo conto delle particolari produzioni della zona.

Venendo, ora, a considerare la commercializzazione della pro-duzione si è notato quale

carat-teristica particolare che un co-spicuo numero di aziende pos-siede un negozio proprio di ven-dita. Come si vedrà per la pro-vincia di Vercelli, una buona parte della produzione ( 7 0 % ) è commercializzata in azienda trattandosi di specie (mosaicol-tura e vivaismo) adatte ad es-sere impiegate per la costituzio-ne di giardini.

Le particolari condizioni cli-matiche della zona, hanno con-sentito la diffusione di alcune ti-piche specie tra cui soprattutto l'azalea, la camelia e l'ortensia. Relativamente alla camelia le specie piti diffuse in tale zona

sono la Camelia japonica, C.

re-ticulata e C. Sasanqua.

Un'ap-prezzabile raccolta di antiche cultivars si trova nell'isola Bella

e nell'isola Madre tra le isole Borromee del Lago Maggiore. At-tualmente la migliore collezione, nella zona dei laghi prealpini del-l'Italia settentrionale, è probabil-mente quella di Villa Taranto a Pallanza. Le cultivars delle di-verse specie ivi coltivate assom-mano a più di duecento, deri-vate da semi importati, abba-stanza recentemente dall'Austra-lia, dal Giappone e dagli Stati Uniti. Va anche rilevato che a Cannerò Riviera ha luogo perio-dicamente la Mostra della came-lia, unica al mondo nel suo ge-nere.

Nella zona di Pallanza, Intra, Verbania, gli operatori si sono specializzati nella produzione di piante fiorite durante tutto l'an-no. Tra le varie specie che ven-gono sottoposte alla forzatura un posto preminente spetta all'or-tensia sia per l'estensione della superficie sia per il perfeziona-mento raggiunto. Tra le cultivars sottoposte a forzatura sono da citare la « Sainte Therèse », a fiore di colore bianco, la « Rosa Bella » a fiore di colore rosa, la « Benelux » celeste intenso, la

« Merveille » a fiore rosa che può venire facilmente azzurrato. È da notare che la forzatura dell'or-tensia ha avuto origine in que-sta zona e che la tecnica qui usata viene adottata in altre zo-ne di produziozo-ne.

Nella trattazione della flori-coltura in provincia di Novara, un posto di notevole importanza occupano alcuni giardini: Villa Pallavicini, l'Isola Bella e Villa Taranto per l'influenza esercita-ta sulla floricoltura della zona. Ci soffermeremo esclusivamente sui giardini di Villa Taranto per la loro notorietà non solo in campo nazionale ma anche al-l'estero.

I giardini botanici di Villa Ta-ranto.

Situati a metà strada tra Pallanza e Intra, sul Lago Maggiore, si esten-dono su di un'area di circa 20 ha sulle falde settentrionali del Promontorio del-la Castagnodel-la.

I visitatori sono in media centomila all'anno n o n solo italiani ma anche stra-nieri in q u a n t o è conosciuto come « il più bel giardino botanico d ' E u r o p a ».

In questo giardino le visite sono gui-date da custodi che posseggono un'ot-tima conoscenza di botanica e sono in grado di c o n d u r r e il visitatore verso

piante che in quel momento sono de-gne di essere viste e verso angoli meno noti e più nascosti del parco.

La storia di questo giardino è poco conosciuta anche perché le notizie più curiose sono contenute nel volume « T h e Villa Taranto: a Scortman's G a r d e n in Italy » non tradotto in italiano. Fino al 1930, nel luogo in cui sorse Villa Taranto, vi era u n a villa di campagna nota come « La Crocetta » appartenen-te alla moglie del conappartenen-te di Sant'Elia, costruita come residenza estiva e cir-condata da u n giardino anonimo infe-stato da robinie e da b a m b ù . Essa ven-ne acquistata ven-nel 1930 da u n capitano scozzese Neil Me Eacharn che, in viag-gio tra Venezia e Londra, apprese dal « T i m e s » , che a Pallanza era in ven-dita u n a villa; poiché il treno costeg-giava il Lago Maggiore, balzò dal va-gone letto, vide la villa e l'acquistò. La denominò T a r a n t o in ricordo di u n suo antenato, il generale Me Donald, creato da Napoleone duca di Taranto.

Dotato di u n a straordinaria compe-tenza botanica e paesaggistica, fece giun-gere esemplari di flora tropicale e sub-tropicale da ogni parte del mondo, spe-cialmente dall'Australia, e creò u n giar-dino ricco di collezioni assai rare, al-cune delle quali uniche in E u r o p a che, acclimatate dopo lungo e paziente lavo-ro, si inseriscono con perfetta armonia nell'ambiente che le circonda costituito da laghi, colline, prati e montagne.

Nel 1952 i giardini f u r o n o aperti al pubblico e nel 1963 donati da Me Ea-c h a r n allo Stato italiano Ea-con il deside-rio che in f u t u r o « l'opera da lui ini-ziata venisse perfezionata ed integrata con l'istituzione di una Scuola di giar-dinaggio ».

Secondo lo stile dei giardini inglesi a Villa T a r a n t o domina il prato ed i fiori crescono senza perdere la loro spontaneità; non m a n c a n o tuttavia am-pie aree che possono definirsi un'inter-pretazione m o d e r n a del tradizionale giardino all'italiana. Si osserva pure il giardino a terrazze, bipartito da un na-stro d'acqua che nel suo corso f o r m a piccole cascate, m e n t r e ai lati vi sono aiuole ben disegnate con specie oppor-t u n a m e n oppor-t e sceloppor-te per fiorire nelle varie epoche dell'anno. A breve distanza dal-le terrazze a p p a i o n o dal-le linee geometri-che della piscina affiancata da due va-sche gemelle coperte da ninfee; poco lontano vi è u n grande stagno sommerso da fiori di loto. Tra le ninfee la Victoria

regia var. amazonica (originaria del

Rio delle Amazzoni) e la var. cruziana (del Paraguay) costituiscono u n a rarità. Infatti in Italia esemplari simili esistono soltanto a Palermo ove la coltivazione è facilitata da u n clima più idoneo.

I giardini sono autosufficienti per la p r o d u z i o n e di tutto q u a n t o è necessa-rio alla loro decorazione. Infatti vi

so-no cinque serre usate per m a n t e n e r e le piante p r o d o t t e da seme fino a che si siano sufficientemente acclimatate. Circa il 9 0 % delle specie esistenti attualmente a Villa T a r a n t o era già conosciuto prima che fossero introdotte dal cap. Me Ea-charn. Ogni a n n o viene compilato e di-stribuito ai giardini botanici e istituti di ricerca un interessante catalogo dei se-mi di cui vi è disponibilità; l'iniziativa è assai lodevole anche perché possono approfittarne gli stessi floricoltori.

U n a tradizione tipicamente inglese introdotta nella villa è quella di dedi-care un albero agli ospiti di particolare i m p o r t a n z a in visita al parco; cosi tro-v i a m o i nomi della regina Vittoria Eu-genia di Spagna, di Margaret d'Inghil-terra, del Cancelliere A d e n a u e r .

Considerando anche s o m m a r i a m e n t e le piante ospitate nel p a r c o nel p e r i o d o aprile-ottobre in cui esso è aperto al pub-blico si p u ò dire che aprile è il mese delle cinerarie, viole, anemoni, primule, mughetti e narcisi. Successivamente fio-riscono le camelie, presenti in 11 spe-cie e 191 varietà, quindi le mimose, le 360 specie e 52 varietà di r o d o d e n d r o tipica p i a n t a di tutto il V e r b a n o , in se-guito i tulipani. Maggio è il m o m e n t o degli iris e delle Pawlonia imperialis, delle eriche, delle ginestre, del Cornus

florida e del Liriodendron tulipifera.

G i u g n o è il mese classico delle rose la cui ricca collezione è capeggiata dalla

Rosa soulieana che copre di fiori

bian-chi il semicerbian-chio di u n a g r a n d e area, degli oleandri, della l a v a n d a , dei

Lilium tra cui l'elegante e assai p r o f u m a

-to Lilium auratum e il Lilium giganteum che schiude fiori bianchi, soffusi di ver-de. A luglio si a p r o n o i fiori di loto, le petunie, le zinnie, le g a r d e n i e e le ma-gnolie accanto a p i a n t e insolite p e r il nostro paese: cotone, caffè, the. Agosto è il m o m e n t o dei gladioli, delle ortensie, del Phlox e dei girasoli. Q u i n d i in set-t e m b r e e o set-t set-t o b r e gli alberi a s s u m o n o i colori più caldi; si passa dal rosso rug-gine all'oro-verdastro con l'acero, il

Lui-quidambar, il Cornus, l'evonimo, il

co-toneaster, i Berberis, la Callicarpa, il

Quercus coccinea e la Stewartia

pre-sente in 7 differenti specie.

I n d u b b i a m e n t e l ' o p e r a di m a n u t e n -zione è o n e r o s a p e r ò l ' E n t e G i a r d i n i la svolge con il p r e c i p u o c o m p i t o di c o n s e r v a r e all'Italia e a t u t t o il m o n -do q u e s t o impareggiabile gioiello di bo-tanica e di bellezze n a t u r a l i .

P R O V I N C I A DI T O R I N O .

Generalità.

Come già si è proceduto per le altre province del Piemonte,

an-che nel caso di Torino si fa pre-cedere, all'analisi dei dati rile-vati sulla floricoltura, una bre-ve esposizione di alcune caratte-ristiche demografiche e geografi-che al fine di fornire alcuni va-lidi elementi di interpretazione del particolare settore agricolo, oggetto della presente analisi.

Il p r i m o aspetto che si ritiene possa aver c o n d i z i o n a t o lo s v i l u p p o della flo-ricoltura in provincia di T o r i n o , è il m o v i m e n t o migratorio che ha detemina-to un n o t e v o l e i n c r e m e n t o della popo-lazione u r b a n a . Q u e s t o f a t t o è indub-b i a m e n t e d o v u t o agli insediamenti in-dustriali che h a n n o costituito u n fatto-re di a t t r a z i o n e p e r un n u m e r o s e m p r e crescente di emigrati; infatti da 919.252 abitanti del 1871 la p o p o l a z i o n e è pas-sata a 2.287.016 del 1971 a 2.349.549 del 1974: in p o c o più di un secolo, la p o p o l a z i o n e è cosi' a u m e n t a t a del 155%. Per q u a n t o r i g u a r d a le caratteristic h e delle z o n e altimetricaratteristiche f o n d a m e n tali in p r o v i n c i a di T o r i n o , la m o n t a -gna o c c u p a 358.088 ha (52,4%), la col-lina 142.779 ha (20,9%) e la p i a n u r a 182.149 ha (26,7%). In m o n t a g n a non vi s o n o varietà di situazioni: in gene-rale tutta la zona alpina torinese pre-senta nei fondi valle e nei primi declivi la piccola azienda f a m i l i a r e con preva-lente indirizzo zootecnico c più in allo la media e la g r a n d e a z i e n d a pastorale. In collina si verificano, invece, le si-tuazioni più eterogenee p e r il v a r i a r e

della n a t u r a dei terreni, della loro de-clività ed esposizione: è qui che tro-v i a m o localizzate molte aziende flori-cole. La p i a n u r a è pressoché tutta ir-rigua e nella fascia limitata ai dintorni di T o r i n o si è assistito allo sviluppo della floricoltura.

Il territorio della provincia è carat-terizzato da u n a g r a n d e varietà di ter-reni. In tutti prevale il q u a r z o , u n o t r a i minerali più i m p o r t a n t i dal p u n t o di vista a g r o n o m i c o in q u a n t o a p p o r t a al t e r r e n o potassio, calcio e magnesio. Dal p u n t o di vista fisico-meccanico tali terreni sono caratterizzati da u n a p r e p o n -d e r a n z a -della sabbia fine e finissima su-gli elementi argillosi: i terreni risultano q u i n d i p e r lo più leggeri. L ' h u m u s oscil-la tra il 20 e il 50%o e l'azoto tra l'I e il 2%o. Circa la reazione, i terreni so-no p r e v a l e n t e m e n t e subacidi e neutri. Il calcare si riscontra in proporzioni va-rianti dall'I al 30$».

Se si considera la ripartizione della superficie agraria s e c o n d o la sua utiliz-zazione nella provincia di T o r i n o , il 25,7% (175.745 ha) r a p p r e s e n t a la par-te coltivata che c o m p r e n d e i semina-tivi e le colture legnose specializzate, il 59,7% (407.568 ha) la superficie a destinazione n a t u r a l e ossia coltivazioni foraggere p e r m a n e n t i , boschi e casta-gneti, incolti p r o d u t t i v i ; la r e s i d u a par-te (14,6%) ò destinata ad altre utilizza-zioni (tab. 5).

La p r o v i n c i a di T o r i n o è nota per a l c u n e sue p r o d u z i o n i in c a m p o orli-colo (asparagi, p e p e r o n i , sedani, frago-le), per la coltura del f r u m e n t o , delle foraggere, della vite e degli alberi da

Nel documento Cronache Economiche. N.003-004, Anno 1976 (pagine 29-45)