1,5 ha ( 0 , 7 % )
altro
;
V A L L E j ì ( AAA ( ° — i B o r g o s e s i a ( 'J A 1 a z i e n d a A. 10 a z i e n d e 1 S}
i L"-V A A P R O V . di N O V A R A A A o A O V A B i e l l a C o s s a t o • • P R O V . A A A di T O R O S a n t h i a J \ ì j i s AaA V E R C E L L I • / ' ù . A A l_ - •A-/ P R O V . di A L E S S A N D R I AFig. 19 - Distribuzione territoriale delle aziende floricole nella provincia di Vercelli.
no. I rosai biellesi sono indiriz-zati, in particolare, verso la pro-duzione di cespugli ed alberelli che vengono venduti in maggior parte a radice nuda. In questi anni, però, alcuni produttori si sono avviati con successo alla commercializzazione del prodot-to in eleganti confezioni ed alla produzione di rose in vaso. La superficie interessata alla colti-vazione, comprensiva dei semen-zai, piante madri per la
produ-zione del seme, piantonai e vi-vai, si calcola di quasi 70 ha con una produzione media an-nua di circa 1.500.000 pian-te. Si dedicano a tale coltiva-zione circa 40 aziende con una superficie che varia da poche mi-gliaia di m2 a diversi ettari. La rosaicoltura è effettuata in pie-no campo, impiegando un gran numero di varietà ed è in con-tinuo aggiornamento per ottene-re una produzione altamente
^qualificata e tecnicamente ido-nea alle molteplici esigenze di mercato. Come portainnesti so-no usati: la Rosa multiflora e la Canina inermis. La possibilità di operare su diversi portainne-sti consente di meglio adattare le particolari caratteristiche del selvatico alle esigenze vegetati-ve delle divegetati-verse varietà ottenen-do cosi delle piante armoniche ed adatte ai diversi ambienti di coltura.
Meno importante, ma presen-te come già si è detto, è la col-tivazione della rosa per il fiore reciso: tale coltura tende a svi-lupparsi nelle aziende collina-ri. Inoltre, con l'estendersi del-l'uso delle materie plastiche, si vanno diffondendo la forzatura della rosa in vaso e la produzio-ne del fiore reciso produzio-nel periodo invernale. Per quanto riguarda il tipo di conduzione (tab. 4) si rileva che 30 aziende (pari al 3 8 % ) sono condotte direttamen-te su direttamen-terreni in proprietà, 29 ( 3 6 , 7 % ) su terreni in affitto e le restanti ( 2 5 , 3 % ) sono miste (proprietà e affitto). Il reperi-mento di terreni adatti alla flo-ricoltura è assai difficile attual-mente, stante l'immobilità del mercato fondiario. Il fatto di po-tere disporre di terreni in affitto oltre che in proprietà, per certi aspetti, avvantaggia il floricolto-re sia da un punto di vista tec-nico, sia economico. Tecnica-mente gli permette di localizza-re in zone diverse i vivai, limi-tando così i danni delle gran-dinate sempre numerose; econo-micamente gli consente di im-mobilizzare minori capitali nei terreni in affitto, permettendogli con gli stessi di migliorare quel-li in proprietà. Pertanto, difficil-mente l'azienda è accorpata, ma è suddivisa in appezzamenti di diversa ampiezza, fatto che non crea difficoltà in floricoltura per
quanto riguarda la meccanizza-zione essendo questa ridotta a poche operazioni ed effettuata con macchine facilmente traspor-tabili. L'unico inconveniente è rappresentato dai tempi morti per i viaggi.
Solitamente presso il centro aziendale si trovano le serre, sia fredde sia riscaldate, che ammontano ad una superfìcie complessiva alquanto modesta (24.795 n r pari a poco più del-l'I % della superficie totale), i cassoni vetrati, i semenzai, i lo-cali di confezione ed il magaz-zino.
Poiché la quasi totalità dei floricoltori non limita la propria attività alla sola produzione e vendita delle piante, ma provve-de pure alla messa a dimora provve- del-le medesime, alla progettazione ed alla costruzione dei giardini, nell'azienda floricola vengono creati degli esempi a dimostra-zione dell'abilità dei progettisti realizzatori.
Volendo definire, in termini economici, la floricoltura della provincia, la si potrebbe consi-derare come un settore della pro-duzione agricola caratterizzato dal prevalere dell'impresa diret-to-coltivatrice, a prevalente ca-rattere familiare, insediato su aziende di non rilevanti dimen-sioni quanto a superficie, ma ca-ratterizzato da elevati indici di intensità fondiaria e agraria, eco-nomicamente redditizio e suscet-tibile di ulteriore sviluppo.
Per quanto riguarda l'età me-dia degli occupati essa si aggira intorno a 45 anni, età alquanto inferiore alla media degli occu-pati in agricoltura nel nostro Paese. È da notare che la ma-nodopera è costituita prevalen-temente dall'imprenditore e dai familiari che la forniscono sia a tempo pieno sia parzialmente
(figli-studenti e occupati in al-tre attività produttive). Nelle aziende di una certa ampiezza l'impreditore si avvale anche di salariati sia fissi, sia avventizi. Questi ultimi trovano impiego nei periodi di maggior lavoro e all'epoca di effettuazione di de-terminate operazioni colturali. L'esempio più tipico è rappre-sentato dall'innestatore della ro-sa, pagato in base al numero degli innesti riusciti. Il reperi-mento della manodopera è diffi-cile specialmente per quanto ri-guarda quella qualificata, essen-do forte il richiamo dell'indu-stria.
Anche in momenti di crisi del settore industriale difficilmente il lavoratore impiegato nell'in-dustria lavora, nonostante la re-munerazione abbastanza buona, presso le aziende floricole. Tale fatto si verifica quando già sus-siste una tradizione familiare. Le remunerazioni orarie dei salaria-ti delle aziende floro-vivaissalaria-tiche sono più elevate in floricoltura rispetto a quelle percepite dagli occupati in altri settori dell'agri-coltura.
Nelle aziende di ridotte mensioni il lavoro è prestato di-rettamente dall'imprenditore; in quelle medie, in genere, da un componente della famiglia che si occupa principalmente del set-tore amministrativo-contabile; la grossa azienda dispone di per-sonale direttivo, sia facente par-te della famiglia, sia estraneo a questa, a livello amministra-tivo e tecnico. Il problema eco-nomico-contabile è di importan-za non inferiore a quello tec-nico, presso le aziende del set-tore, sia per la carente prepa-razione specifica da parte del flo-ricoltore, sia per la mancanza di tempo da parte di questo per dedicarsi ad analisi approfondi-te della gestione aziendale.
Da un punto di vista tec-nico un'altra caratteristica delle aziende della zona in esame è l'essere provviste di acqua pria e quindi di non avere pro-blemi di irrigazione. L'acqua, che viene derivata dai locali fiu-mi o torrenti, attualmente è spes-so inquinata per effetto degli sca-richi industriali. Tale fenomeno, di cui già si avvertono le prime conseguenze riscontrabili in dan-ni alle colture floricole, in genere molto suscettibili, potrebbe di-ventare, in futuro, assai preoc-cupante. Va, però, ricordato che il Consorzio Biellese per il risa-namento delle acque sta attiva-mente occupandosi del problema.
Per quanto riguarda la pro-venienza del materiale da col-tivare si calcola che questo sia per il 3 5 % prodotto in azienda, per circa il 3 6 % acquistato al-l'estero (soprattutto dall'Olan-da) e per la residua parte, come nel caso del seme di alcune spe-cie tipo aster, zinnia e dei por-tainnesti di rosa ecc. da ditte specializzate nazionali.
La commercializzazione del prodotto avviene per circa l ' 8 0 % in azienda, secondo i dati da noi rilevati, e in minima parte o in negozio proprio o su pic-coli mercati locali. Tale fatto si collega con il tipo di indirizzo produttivo della floricoltura lo-cale che è, essenzialmente, rivol-ta al vivaismo ed alla creazione e manutenzione di parchi e giar-dini privati.
In conclusione, la floricoltura della provincia di Vercelli, che si manifesta soprattutto nella zo-na del Biellese, presenta come caratteristica, che la differenzia da quelle delle altre province piemontesi, quella di essere ef-fettuata da imprenditori dotati oltre che di notevoli capacità tecniche, derivanti dal continuo aggiornamento, anche da un
con-siderevole spirito di iniziativa ta-le da conferire a tutta l'attività un aspetto dinamico.
Conclusioni.
L'indagine effettuata sulla flo-ricoltura del Piemonte ha per-messo di constatare come la pro-duzione floricola abbia raggiunto nella nostra regione una notevo-le rinotevo-levanza economica sia per l'ammontare del prodotto lordo commercializzato, sia per il nu-mero degli addetti e sia per l'oc-cupazione indotta. Sono, infatti, 365 le aziende floricole in Pie-monte con una superficie com-plessiva pari a 683 ha. La di-mensione media aziendale, che risulta di circa 1,9 ha, non p u ò considerarsi ottimale, tenuto con-to che si tratta di un setcon-tore che richiede sia elevati investimenti unitari (serre, ecc.), sia ingenti capitali di esercizio, m a risente in misura nettamente inferiore della negativa condizione di pol-verizzazione fondiaria che carat-terizza l'agricoltura italiana. Gli occupati nelle 365 aziende sono risultati in n u m e r o di 1450 uni-tà; a questo valore deve essere aggiunta l'occupazione indotta, costituita dal personale addetto ai punti di vendita (fissi e am-bulanti), dai produttori di mate-riale per la floricoltura, dai tra-sportatori: pertanto si può sti-mare che questa si aggiri intorno a 8 5 0 0 unità.
Dai dati rilevati è, inoltre, pos-sibile avere u n a chiara visione dell'indirizzo produttivo predo-m i n a n t e nella floricoltura del
Piemonte: infatti su 683 ha com-plessivi, 502 (pari al 7 3 , 5 % ) so-no dediti al vivaismo. Tale fat-to ci sembra conseguente a diffe-renti cause: il tipo di manodo-pera omanodo-perante nella zona — si tratta infatti di un'attività che
TABELLA 12. — N U M E R O DI A Z I E È i P E F L O R I C O L E S U D D I V I S E P E R S U P E R F I C I E (ha) A T 12 3 2 18 4,9 CN 1 0 2 4 1 2 1 9 5 , 2 N O 38 17 12 3 2 1 73 20,0 T O 103 31 6 2 1 159 43,6 Totale V C ! della regione 28 20 1 0 9 6 4 2 198 77 37 22 21 7 3 79 365 21,6 100,0 54,3 21,1 10,1 6,0 5.8 1 . 9 0 , 8 100,0
richiede, rispetto alla produzio-ne di fiori recisi, u n a minore specializzazione ed è, pertanto, più vicina all'agricoltura tradi-zionale locale — , le condizioni pedo-climatiche presenti nella re-gione, idonee a tale tipo di pro-duzione, e, sul piano commercia-le, la crescente d o m a n d a di tali specie in seguito allo sviluppo di un turismo residenziale, do-vuto all'incremento del reddito pro-capite tra i più elevati d'Ita-lia.
La floricoltura in Piemonte si è, infatti, sviluppata in m o d o non omogeneo sul territorio re-gionale; i centri maggiormente interessati sono essenzialmente tre: Torino, il Biellese e, in pro-vincia di N o v a r a , la zona circo-stante la parte settentrionale del lago Maggiore. Nelle altre parti del territorio regionale la flori-coltura, p u r essendo presente, non assume importanza rilevan-te nell'ambito delle produzioni agricole.
Nella provincia di T o r i n o si ha la più elevata superficie, in assoluto (64,7 ha), destinata a colture da fiore reciso le cui pro-duzioni vengono esitate preva-lentemente sul mercato dei fiori del capoluogo che risulta l'uni-ca struttura commerciale specia-lizzata esistente nella Regione.
La produzione floricola è de-stinata in m o d o particolare ai mercati locali a differenza di q u a n t o si verifica in altre regio-ni italiane il cui prodotto viene, invece, inviato all'estero o de-stinato a rifornire i mercati di altre province.
Per q u a n t o riguarda conside-razioni di carattere tecnico, la presa di contatto diretta con nu-merosi operatori del settore ci consente, ora, di formulare al-cune riflessioni sulla floricoltura del Piemonte che, per molti aspetti, non riteniamo dissimile da quella di altre parti del no-stro Paese. Si notano, innanzi-tutto, u n a diffusa mancanza di specializzazione ed u n a tenden-za alla coltivazione di un nume-ro eccessivo di specie a volte as-sai diverse tra loro, ma soprat-tutto dissimili in q u a n t o a esi-genze ambientali (temperatura, umidità, luce ecc.). Al riguardo è consigliabile una limitazione del n u m e r o delle specie coltiva-te da ogni singolo produttore, in m o d o da conseguire un miglio-r a m e n t o sopmiglio-rattutto qualitativo, oltre alla suddivisione dei com-piti tecnici e commerciali con la costituzione di aziende dedi-te esclusivamendedi-te alla produzio-ne accanto ad organismi prepo-sti alla commercializzazione.
dimensioni da 0 a 1 da 1 a 2 da 2 a 3 da 3 a 5 da 5 a 10 da 10 a 20 da 20 a 50 T O T A L E
La superficie destinata a serre per le colture da fiore è finora piuttosto ridotta mentre è noto che la serra se ben utilizzata su colture condotte con una agro-tecnica appropriata, ovviamente differente dalla pien'aria, può es-sere vantaggiosa come strumento competitivo anche nei confronti dei produttori stranieri. La pre-parazione tecnica degli addetti alla floricoltura è carente per la scarsità di scuole primarie aven-ti come fine precipuo l'addestra-mento di maestranze in tale set-tore. Perciò molto spesso le va-rie aziende non dispongono di precisi programmi sia fitosanita-ri, sia di fertilizzazione, essendo pure poco attivo il collegamento tra la ricerca, operata presso isti-tuzioni preposte a tale scopo, e la pratica. Indubbiamente un ef-ficiente sistema di « Extension Service » sul modello olandese o statunitense potrebbe contri-buire, non poco, al progresso della nostra floricoltura.
Un particolare aspetto tecnico che richiede un immediato per-fezionamento è quello inerente la presentazione del prodotto che, specie nel caso dei fiori re-cisi, ha un'importanza determi-nante. Occorre infatti adeguarsi alla normativa della CEE per quanto concerne la selezione, la presentazione ed il tipo di im-ballaggio come, d'altra parte, è necessario utilizzare per la con-servazione dei fiori recisi, mate-riale notoriamente assai deperi-bile, una moderna tecnologia per poterli esitare nei periodi economicamente più vantaggiosi.
Auspicabile è il sorgere di for-me associative — di cui esiste già qualche sporadico esempio — che potrebbero
favorevolmen-te influenzare la produzione e la commercializzazione. Esse infat-ti consentono, come è noto, un risparmio del prezzo di acquisto di molti prodotti (concimi, an-tiparassitari, materiale vegetati-vo e riproduttivegetati-vo, ecc.), facili-tano l'informazione e l'applica-zione di tecniche colturali mo-derne.
Ovviamente queste considera-zioni vengono suggerite non per pura critica ma, unitamente al-l'ammirazione per lo spirito di sacrificio e di dedizione dimo-strati dai floricoltori, con l'in-tento di stimolare perfeziona-menti tecnici e organizzativi af-finché gli operatori possano trar-re dal loro lavoro le maggiori soddisfazioni.
Circa le previsioni per il fu-turo della floricoltura piemonte-se, riteniamo che si assisterà in Piemonte ad un'ulteriore espan-sione di questo settore; occorre-rà, tuttavia, un perfezionamento tecnico e organizzativo che con-senta una maggiore competitivi-tà con i mercati non solo esteri ma anche nazionali.
Ci auguriamo che le notizie fornite sulla floricoltura del Pie-monte, pur con le carenze insite in ogni ricerca di questo tipo, possano fornire non solo una uti-le fonte di consultazione ma, con i suggerimenti che ne pos-sono derivare, servano ad un mi-glioramento delle strutture pro-duttive ed all'ampliamento delle prospettive della floricoltura.
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