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Dalla fibra allo stoppino

Nel documento Cronache Economiche. N.003-004, Anno 1976 (pagine 67-72)

Franco Testore

2. Dalla fibra allo stoppino

La parte iniziale del ciclo della t r a s f o r m a z i o n e tessile, dalla fibra al nastro, allo stoppino, fino al filato, ha fatto registrare il maggior n u m e r o di no-vità, ed i progressi più notevoli. Si era previsto che negli anni settanta vi sarebbe stata u n a vera rivoluzione in tutta la tecnologia della filatura, e l ' I T M A '75 ne ha fornito u n a n u o v a esauriente c o n f e r m a .

Non tutti i tentativi e le proposte f o r m u l a t e a Parigi h a n n o avuto seguito: in alcuni casi il suc-cesso è ormai l a r g a m e n t e acquisito, in altri sono in corso sforzi e studi per eliminare limitazioni e inconvenienti, per altri infine certe idee, teori-c a m e n t e molto interessanti, si sono mostrate non valide in pratica o per la difficoltà tecnica o mec-canica di t r a s f o r m a r l e in m a c c h i n a r i o da pro-d u r r e in serie o per la pro-d u b b i a convenienza eco-n o m i c a eco-nella gestioeco-ne di questo, o ieco-nfieco-ne perché il p r o d o t t o ottenibile non faceva prevedere una favorevole accoglienza sul m e r c a t o .

O l t r e al c o n s o l i d a m e n t o ed allo sviluppo di

Fig. I - Vista p a r z i a l e di un p a d i g l i o n e d e l l ' I T M A '75.

principi e di tecnologie di età verdissima, si è as-sistito ad una fioritura di idee nuove, genialmente realizzate: tutto il settore è pervaso da un gagliar-do vento di radicale rinnovamento di concezioni statiche per decenni; le conseguenze sull'intera struttura del settore s a r a n n o p r o f o n d e nell'arco dei prossimi dieci anni. Il sistema tradizionale di filatura per fibre corte, già scosso violentemente dal crescente successo dei filatoi open-end e dalle conseguenti modificazioni del ciclo di trasforma-zione dei passaggi a m o n t e del filatoio con la eli-minazione del b a n c o a fusi, subisce u n attacco rivoluzionario anche nelle prime fasi del ciclo stesso, con la c o m p a r s a di strappatrici e ristrap-patrici che t r a s f o r m a n o il tow in un nastro di fibre corte, lavorabile su m a c c h i n a r i o cotoniero. A n c h e la taglierina, il battitoio e la carda ven-gono eliminati ed il n u m e r o di operazioni da ma-teria prima a filato si riduce a sole q u a t t r o , ed inoltre tutte con m a c c h i n a r i o ad altissima produt-tività e con necessità assai ridotte di m a n o d o p e r a .

Per i filatori di acrilico stabilizzato con mac-chinario laniero, già minacciati dalle importazioni di filato acrilico dai paesi in via di sviluppo, si profila una pericolosissima c o n c o r r e n z a da parte dei cotonieri; ma per la nostra economia forse l'unica àncora di salvezza è costituita dalla possi-bilità di t r a s f o r m a r e alcuni settori dell'industria tessile a d o t t a n d o processi che necessitano elevata

intensità di capitale (con macchinari sofisticati ad altissima produttività e costruiti possibilmente in Italia) e personale qualificato.

I più recenti modelli di strappatrici di tow per fibre lunghe hanno quasi raddoppiato la loro pro-duzione in quattro anni, aumentando e il peso dei nastri entranti e la velocità di uscita, men-tre indovinati dispositivi riducono grandemente i difetti dovuti ai pacchetti di fibre realizzando una elementarizzazione spinta del semilavorato.

Meravigliose sono le taglierine ad altissima produzione, cioè molte migliaia di kg all'ora, ba-sate su un principio brevettato da una grande società americana; assai interessante una linea completa per la trasformazione semplice ed eco-nomica del polipropilene da chips a fibra tinta. La tendenza più innovativa riscontrata sulle carde tradizionali appare la sostituzione graduale di alcuni cilindri lavoratori con barre di acciaio guarnite fisse, o muoventisi lentamente, in modo da accrescere i punti cardanti da una sola gene-ratrice (contatti tra il gran tamburo ed il lavo-ratore) ad una superficie ben maggiore. Si ripren-de, opportunamente adattato, il vecchio principio della carda cotoniera a cappelli.

Questo accorgimento, unito alla diffusione cre-scente delle guarnizioni rigide, consente enormi incrementi nella produzione degli assortimenti, soprattutto per la lavorazione di fibre sintetiche, in genere già abbastanza aperte e senza la pre-senza di impurità.

Fig. 3 - Il laminatoio ed i gruppi di frottaggio nel finitore « SSR 2 » della Sant'Andrea.

La preparazione delle fibre avviene ormai di regola su linee continue totalmente automatiche, nelle quali sono particolarmente curate sia la de-polverizzazione che l'uniformità di mescolatura, anche se i componenti sono numerosi e in per-centuale assai diversa.

I caricatori volumetrici degli assortimenti sem-plificano e rendono più agile l'alimentazione delle carde; autoregolatori sia meccanici che perfino nucleari all'entrata, ed elettromeccanici all'uscita, garantiscono un semilavorato con ridottissime ir-regolarità sia a lungo che a medio termine.

Diversi e generalmente tutti efficaci i sistemi proposti per eliminare il pettine oscillante dal pettinatore, e scaricare il velo con dispositivi ro-tanti; in tal modo la velocità di uscita del nastro può raggiungere limiti finora preclusi.

Miglioramenti costruttivi ma poche novità nelle pettinatrici laniere, mentre negli stiratoi si assi-ste ad un vertiginoso aumento nella produzione per testa e nella velocità di uscita; quest'ultima raggiunge oggi livelli sui 300 mt al minuto ed oltre, assolutamente impensabili pochissimi anni addietro, pur con un ottimo controllo delle fibre flottanti a mezzo di barrette. Queste ultime si muovono non più a colpi, su vitoni, ma con avan-zamento continuo, il che consente non solo mag-giore velocità, ma una penetrazione progressiva delle punte del nastro, ed una riduzione del ru-more.

Poche le novità di autentico rilievo sugli sti-ratoi per cotone, ma occorre precisare che negli anni passati per questi macchinari si è assistito ad un'autentica rivoluzione per quanto riguarda

i concetti costruttivi, la produttività, il livello qualitativo dei semilavorati, cosicché oggi ci si trova in una fase di consolidamento di innova-zioni precedenti.

Da rilevare però che gli stiratoi per fibre corte, con sistemi di controllo delle fibre che prescin-dono dagli aghi, raggiungono velocità di uscita di ben 500 mt al minuto, con laminatoi di di-verse esecuzioni.

Quasi tutte le macchine di preparazione sono provviste dell'aspirazione integrale della polvere e delle impurità nei punti nevralgici, in m o d o da alleggerire il compito dell'operatore e da offrire al filatoio, specialmente se open-end, un nastro pulito.

Tra i numerosissimi automatismi di nuova con-cezione si ricordano la rastrelliera semiautoma-tica, per assicurare u n a alimentazione continua dei singoli nastri, in caso di rottura o di esauri-mento del nastro, e i p r o g r a m m a t o r i digitali de-gli assortimenti di cardato per tenere sotto con-trollo tutte le principali variabili e modificarle ad una ad una a piacere p r e m e n d o un bottone su una pulsantiera.

Scarse le novità di rilievo nei banchi a fusi, anche se diffusi perfezionamenti (modelli care-nati, semplificazioni nelle operazioni di infilag-gio dello stoppino e della levata delle bobine) mostrano la forte carica di vitalità che p e r v a d e ancora questo tipo di m a c c h i n a . Ciò non toglie l'impressione che esso venga progressivamente re-legato in u n a posizione di secondo piano, ed av-viato verso un declino irreversibile.

Un complesso analogo, sia p u r e di dimensioni notevolmente inferiori, colpisce a n c h e il finitore laniero, il cui avvenire è incerto finché n o n si sarà assestato il terremoto causato dalle n u o v e tecnologie della filatura. C o m u n q u e si sono am-mirati modelli molto perfezionati; c o m m o v e n t i e lodevolissimi sono gli sforzi dei pochi costrut-tori che c r e d o n o in un suo f u t u r o , ed i risultati riscontrati — velocità di uscita di 2 0 0 mt al mi-nuto, risolvendo complessi problemi di stiro, pin-zatura, frottazione, aspirazione, scarico automa-tico delle b o b i n e di grosse dimensioni — sono u n ' e l o q u e n t e c o n f e r m a dei progressi conseguiti.

3. La filatura.

C o m e si è già a c c e n n a t o in p r e c e d e n z a , è chia-ro da molti sintomi che l'industria della filatura si trova ad una svolta. A n c h e ad un osservatore

superficiale appare evidente, senza ombra di dub-bio, che oggi il macchinario è meglio progettato, strutturato, accessibile, che mai nel passato, e as-sai più semplice da regolare e da mantenere.

Il costruttore utilizza le più moderne e raffi-nate tecniche a disposizione, e non ragiona più in termini di cambiamenti di ingranaggi, m a di cir-cuiti elettronici; il filatore dovrà adattarsi a con-durre non più macchine relativamente semplici e universali per ogni impasto, ma a trattare dispo-sitivi di regolazione assai fini, quali ad esempio gli attaccafili automatici, in cui la tolleranza del centesimo di millimetro è un fatto normale.

E dalla collaborazione di progettisti della mec-canica di precisione, che prescindono dai tradi-zionali principi e si avvalgono largamente di con-trolli elettronici, dell'automazione e di strumenta-zione altamente sofisticata, con i produttori di fi-bre, con i fabbricanti di ausiliari chimici e soprat-tutto con i filatori più aperti alle novità e con i centri di ricerca tessile, sono nati e si sono perfe-zionati i nuovi filatoi che il visitatore ha potuto a m m i r a r e in u n a grande varietà di versioni.

T r a i sistemi di filatura non convenzionale do-minio assoluto dell'open-end, con u n a quindicina di esemplari provenienti da tre continenti; ormai si tratta di un principio ben affermato e che sta trovando un'applicazione r a p i d a m e n t e crescente in molti settori, compresi quelli sino a ieri pre-clusi a tale tecnologia. Cosi la velocità media delle t u r b i n e o dei rotori è passata dai 3 0 . 0 0 0 g i r i / m i n di Parigi nel 1971 ai 4 5 . 0 0 0 di Green-ville nel 1973 ai 6 0 . 0 0 0 - 7 0 . 0 0 0 di Milano con prototipi a 90-100.000, spostando via via verso titoli più alti il limite di convenienza del filatoio open-end che, come noto, è tanto più economi-camente interessante q u a n t o più il titolo è grosso; inoltre si c o m i n c i a n o a vedere le prime realizza-zioni di filatoi open-end per fibre lunghe, al di sopra cioè del precedente « m u r o » dei 60 m m , limite oltre cui si ritenevano insormontabili le difficoltà per u n a filatura soddisfacente e soprat-tutto economica.

Nel g r a n d e n u m e r o di modelli si sono notati diversi principi, ciascuno a d a t t o in particolare a certi impasti: ad esempio lo stiro p u ò avvenire con un laminatoio tradizionale se le fibre sono quasi esenti da impurità o su u n a c a l d i n a che viene m a n t e n u t a pulita da u n dispositivo di aspi-razione realizzato in diverse versioni; u n capitolo a parte meritano i filatoi open-end per fibre lun-ghe, sia per sintetici che per l a n a , con rotori a

Fig. 4 - (a sinistra) Il filatoio Mark 0 della Signal Twilo. - (in alto) Schema del procedimento di fila-tura senza torsione nel filatoio della Signal Twilo.

grande diametro e uno speciale controllo delle fibre libere durante lo stiro.

È interessante rilevare che l'ingresso della lana nel campo dell'open-end, precluso fino a due anni or sono, è dovuto più alle ricerche di alcuni pro-duttori di ausiliari tessili che ai costruttori o ai filatori. Infatti è ben noto che, per cardare e pre-parare il nastro di lana, occorre che questa abbia una percentuale notevole di oleante, per consen-tire una sufficiente lubrificazione alle fibre du-rante le operazioni di apertura e di stiro.

Durante la velocissima rotazione della turbi-na, l'oleante viene centrifugato e si stacca, in sia pur modestissima quantità, dalle fibre, depositan-dosi sulla superficie interna della turbina stessa, cosicché dopo qualche ora di funzionamento la filatura non è più possibile senza fermare la testa e sgrassare a fondo le pareti del rotore.

Ebbene sono stati messi a punto, da pochi me-si, prodotti nuovi che consentono una regolare lavorazione della lana, pura o in mischia, su mac-chine tradizionali, nella quale è sufficiente una percentuale di circa lo 0 , 4 0 % sul peso delle fi-bre, contro il 5 % di una normale mista di car-dato.

I filatoi open-end per fibre lunghe possono co-stituire un'alternativa al ring di semipettinato per

i filati per tappeti: giocano a loro favore l'altis-sima produttività e la gigantesca confezione delle rocche senza nodi. Per contro, la struttura del filato open-end, con fibre non ben parallele, non rende possibile la sua applicazione nei tappeti tufted a pelo alto; ma poiché almeno il 70-80% di tali tappeti, e della moquette in genere, ha un pelo di altezza non superiore agli 8 mm, limite fino al quale la differenza dei due tipi di filato non è quasi avvertibile, si nota quanto sia grande in prospettiva il potenziale di questo genere di filatoi. Certamente il filatoio open-end non è fles-sibile come il ring, ed i costruttori si specializ-zano su modelli di concezione abbastanza dissi-mile l'uno dall'altro, per rendere ottimale un cer-to tipo di filacer-to destinacer-to ad un determinacer-to uso finale, scegliendo campi potenzialmente più o meno vasti in funzione della loro dimensione. Ad esempio uno dei principali fabbricanti af-ferma di limitarsi a progettare rotori per fibre inferiori ai 60 m m poiché da uno studio di mer-cato risulta che almeno i tre quarti dei filati pro-dotti nel mondo sono composti da fibre corte; e poiché la sua struttura di grande azienda lo ob-bliga a produzioni di massa, non può che con-centrarsi su tale tipo, e considerare marginali le esigenze di tutti gli altri filatori.

Di grande interesse pratico alcuni accessori per i filatoi open-end, quali il controllo elettronico della regolarità del filato in fase di avvolgimento sulla rocca, e taglio dello stesso se l'irregolarità supera un limite predeterminato, e i dispositivi per ripulire periodicamente le turbine e attaccare i fili rotti, questi ultimi presentati in numerose versioni seppure con differente principio, anche su parecchi filatoi ad anello.

Novità assoluta sono due versioni di filatoi open-end senza turbina; nella prima la torsione è impartita pneumaticamente, con un vortice di aria violentissimo che investe tangenzialmente, in vari punti, il filato in formazione: il consumo di energia per testa è assai elevato, ma, a detta del costruttore, inferiore a quella di un ring per unità di prodotto.

Nella seconda la torsione alle fibre libere e sti-rate è impartita per frizione a mezzo di un cilindro perforato che, ruotando rapidamente, le tiene ade-renti aspirandole contro di sé: il filato risultante può ricevere teoricamente oltre 200.000 giri al minuto, e avvolgersi ad una velocità dell'ordine dei 100-200 metri al primo.

Uno dei più interessanti nuovi sistemi è un'ori-ginale versione del no-twist in cui la coesione delle fibre non è data da un collante distribuito

in fase di stiro, ma dalla fusione di fibre polivi-niliche immesse in mischia intima nel nastro in una modestissima percentuale e portate alla tem-peratura di rammollimento nel percorso di fila-tura.

Il sistema ad autotorsione, che si è affermato negli ultimi due anni in numerose filature laniere, ha fatto registrare due importanti progressi, l'in-cremento di velocità di uscita da 220 a 300 mt al minuto, e la possibilità di ottenere anche un filato semplice con il rinforzo di due fili conti-nui finissimi.

Il procedimento Bobtex si può classificare tra i sistemi abbreviati di filatura e consente di pro-durre un filato alla velocità di 600 mt al minuto, che è per ora un record nella filatura di fibre di lunghezza finita. Esso però non ha fatto registrare progressi notevoli rispetto al modello di Green-ville, mentre non sono stati neppure presentati due sistemi di filatura che avevano creato sensa-zione a Parigi, quattro anni or sono: il Pavena ed il filatoio elettrostatico.

I ring, nonostante la pericolosa concorrenza di macchine che si ispirano a principi più giovani e rivoluzionari, erano presenti in decine di esem-plari, con molti miglioramenti in alcuni dispo-sitivi, e negli accessori, anche se la tecnica che

ispira la formazione del filato è rimasta immu-tata. La regolazione dello stiro è più semplice e la precisione dell'esecuzione più accurata; l'at-trezzatura per levata automatica fa ormai parte integrante di molti modelli; tra gli accessori più prestigiosi sono i dispositivi viaggianti per attac-care i fili rotti, oppure per compiere le levate o infine per assicurare u n a pulizia a f o n d o e con-tinuata delle parti in movimento.

La velocità massima dei cursori sugli anelli era indicata sui 35 metri al secondo pochi anni or sono, e recentemente si era superato il m u r o dei 50 metri, con esecuzioni speciali; a l l ' I T M A '75 erano presentati cursori che possono percorrere ben 75 metri, e ciò non tanto per aumentare il n u m e r o di giri dei fusi, il cui incremento incon-tra limiti ben precisi a causa dell'assorbimento di energia, ma per confezionare bobine di note-voli dimensioni, adottando anelli di grande dia-metro.

Il lettore a questo p u n t o penserà che le n u o v e macchine obbligano tutte a mettere in lavoro grossi lotti e a standardizzare la produzione su schemi rigidi; ciò è vero ma solo in parte, poi-ché si deve considerare che il filato è u n semila-vorato, e che radicali processi di trasformazione lo separano dal prodotto che a n d r à al consuma-tore, ed è ovvia la convenienza che la differen-ziazione avvenga più a valle possibile nel proces-so tessile.

C o m u n q u e si sono ammirate macchine alta-mente perfezionate per differenziare il prodotto ancora allo stadio di filato, d a n d o ad esso effetti di fiammatura molto interessanti, e variabili a piacere a mezzo di comandi a nastro perforato. La fantasia del creatore di m o d a p u ò pertanto sbizzarrirsi in campi q u a n t o m a i vasti, e pratica-m e n t e senza lipratica-miti, p u r c h é si tenga presente quan-to la tecnologia e la meccanica tessile possono offrire in chiave anche economica e produttivi-stica.

Nel documento Cronache Economiche. N.003-004, Anno 1976 (pagine 67-72)