Ben pochi si sono accorti che con l'anno venturo una notevole variazione, corrispondente qua-si ad una piccola rivoluzione nella nostra vita quotidiana, è prevista per le unità di misura, essendo prescritta per quell'epo-ca, la generale applicazione del sistema internazionale (SI).
D o v r e b b e r o cosi sparire nelle nostre abitudini alcune unità molto note e molto usate, come, ad esempio, il CV (cavallo va-pore) e, a maggior ragione, l ' H P ; il n o d o per le distanze maritti-me ed aeree e le velocità rela-tive; m a anche il kg peso, che in pratica è t u t t ' u n o col kg forza. Resterebbe, per ora, il kg massa, ma se la proposta dei fisici ita-liani di chiamarlo « bes » do-vesse essere accolta, il b u o n vec-chio kg sparirebbe del tutto dalla nostra lingua.
Pare che la proposta di usare il « bes » per indicare il kg mas-sa (chissà poi perché i fisici ita-liani sono a n d a t i a cercare una vecchia m i s u r a greca quasi com-p l e t a m e n t e dimenticata al com-posto di tante latine che h a n n o ancora delle corrispondenze con le misu-re attuali) non a b b i a a v u t o b u o n accoglimento, non soltanto per evitare di seppellire del tutto il glorioso n o m e del c a m p i o n e con-servato a Sèvres, ma a n c h e per-ché s e m b r a che in russo « bes » voglia dire diavolo e p o t r e b b e r o offendersi i macellai sentendosi chiedere dalle massaie un diavo-lo di carne.
Sempre ammesso, naturalmen-te, che fosse concesso, per sem-plificare gli acquisti, confondere il kg massa col kg peso, il che al-le normali altitudini delal-le zone abitate europee è, come valore, ammissibile, perché altrimenti do-vrebbero chiedere un d a N e w t o n per ricevere 1020 vecchi grammi di carne invece dei 1000 dei tempi passati.
È sembrato perciò interessan-te riassumere qui la storia delle unità di misura e della loro espressione, che ha inizio nella preistoria e ci conduce, attraver-so le ere, lungo le trasformazioni della società u m a n a come un vero e p r o p r i o r o m a n z o .
Esso si limita, in questa nota, a riassumere q u a n t o è avvenuto, fino ad oggi, alle principali gran-dezze fisiche: lunghezza, volu-me, peso.
Se, come si vedrà in seguito, non poche perplessità esse f a n n o sorgere in coloro che si occupa-no dell'argomento, ben maggiori sarebbero quelle suscitate dalla storia delle grandezze socio-eco-n o m i c h e , a partire dalla teoria del valore, per giungere alla de-finizione delle materie di scam-bio, comprese le u n i t à mone-tarie.
La lunghezza.
Non a p p e n a l ' u m a n i t à , d o p o aver a p p r e s o l'arte di accendere il fuoco, usci dalle caverne per iniziare l'era delle c a p a n n e su
palafitte, non foss'altro che per delimitare la superficie da copri-re e l'interasse delle palafitte, l'uomo senti il bisogno di fissare in qualche m o d o l'unità di lun-ghezza, anche per misurare certi oggetti di scambio, gli appezza-menti di terreno, le brevi distan-ze. Non le grandi, per le quali era preferibile ricorrere ai giorni di marcia.
È noto che circa 4 0 0 0 anni fa i sacerdoti egiziani avevano fis-sato la durata dell'anno in 365 giorni, contati f r a due epoche successive nelle quali la stella Si-rio era a p p e n a visibile, al suo sorgere, immediatamente prima del levarsi del sole. I tempi rela-tivi erano misurati con clessidre ad acqua.
Per la misura delle lunghezze e per le n u m e r a z i o n i relative l ' u o m o si servi, anzitutto, delle sue m a n i .
In quasi tutti i sistemi di nu-merazione conosciuti ricorrono i multipli di 5. dita di una m a n o , o quelli delle due mani, base preistorica del sistema decimale.
Il dito m e d i o f o r n i la misura più piccola; pare che già a metà del p e r i o d o preistorico l ' u o m o avesse attribuito alla larghezza media del dito la lunghezza di
18-19 m m .
In genere nei tempi storici la misura base rimase s e m p r e il dito, soltanto più tardi, come au-siliario, vi si aggiunse il pollice, al q u a l e si d a v a , per lo più, il va-lore di 4 / 3 del dito, cioè di circa
c u b i t i 5 0 — ^ c u b i t i 4 0 ^ c u b i t 3 0 t — -c o r d a m i s u r a t r i -c e
Fig. I. - Architetto egiziano che fa tracciare l'angolo retto.
25 m m , che corrisponde all'at-tuale pollice inglese.
Dato che u n a sola misura non era sufficiente, l ' u o m o ricorse, per le altre misure, ancora ai suoi arti e cioè: al palmo, al pie-de, al cubito (braccio).
Ma una certa relazione si pa-lesò necessaria fra queste misure difformi, e già all'inizio delle epoche storiche notiamo che tale relazione era stata trovata ed espressa in n u m e r i .
I numeri.
I numeri erano infatti il fon-d a m e n t o fon-delle applicazioni pra-tiche dei sacerdoti egizi che già 6000 anni fa tracciavano, per le loro architetture, l'angolo retto a n n o d a n d o assieme tre pezzi di
corda lunghi 30, 40 e 50 cubiti (Fig. 1 ) 0 .
All'epoca della piramide di Cheope (circa 2 5 0 0 anni a.C.) si usavano, f r a le altre, le seguen-ti misure di lunghezza: Z E B O (dito) S H E P (palmo) — 4 zebo 18,72 m m 74,88 m m M E H (cubito) K H E T 7 shep 100 m e h 524,16 m m 52,41 m m A T E R 120 khet 6 2 8 9 m
Una rapida scorsa ai dati di-sponibili sulle antiche civiltà, ci permettono di notare che in Ate-ne il dito valeva circa 18,52 m m .
•iL-piede circa 308 mm, il cubito circa 463 mm.
Assumendo come misura più comune per i confronti il cubito, troviamo che esso valeva 488 mm circa a Babilonia, 507 m m in Assiria, 564 m m nella Fenicia. Può sembrare strano che il va-lore di 525 m m circa, dato al cu-bito in Egitto, in Asia Minore e in Inghilterra all'epoca dell'occu-pazione romana, sia stato trovato anche studiando gli antichi tem-pli del Nuovo Messico.
Misure praticamente eguali, in paesi lontanissimi f r a loro e coi quali non era facile, anzi perfino impossibile la comunica-zione, sono dovute alla base ge-nialmente assunta da tutti per esse e cioè un arto u m a n o che, nella media, rimaneva costante presso tutti i popoli di statura normale.
Si noti che la lega francese, usata prima del sistema metrico decimale (anno 1891), valeva
6174 metri e perciò n o n si sco-stava molto dall'ater egizio di 2 6 0 0 anni a.C.
Nelle prime colonie greche dell'Italia Meridionale e nell'an-tica R o m a pare fossero usate le seguenti misure: D I G I T U S (dito) P A L M U S (palmo) — 4 digitus 18,4 m m 73,6 m m PES (piede) P A S S U S 4 palmi 5 pes 294,5 m m 1,47 m S T A D I U M M I L L I A R E 125 passus 5 stadium 184 m 1472 m
(1) Tra l'altro i sacerdoti egiziani, che amavano cercare delle corrispondenze geo-metriche fra i numeri, avevano trovato che il dito era la quarantesima parte della dia-gonale del quadrato costruito coi lati dì un cubito.
Si noti che il milliare di 1472 m = 4998 piedi corrispon-de abbastanza bene all'attuale miglio inglese costituito da 5000 piedi inglesi attuali, cioè da 5000 X 0,304 = 1524 metri.
Alla discreta concordanza del-le antiche misure di paesi diversi e lontani, f a n n o riscontro le no-tevoli diversità delle misure usa-te ancor oggi, seppur più rara-mente, nel contado, perché lun-go i secoli si perdette il criterio fondamentale della misura che variò in funzione di interessi lo-cali, di imposte, scambi e com-merci. Cosi per il piede e per il braccio troviamo nelle nostre campagne: E M I L I A LOMBARDIA piede m m 380 4 3 5 braccio m m 640 595 P I E M O N T E V E N E T O piede m m 2 9 3 348 braccio m m — 683 piede m m braccio m m TOSCANA 583 T u t t e le misure di lunghezza date qui finora sono state espres-se in numeri arabi utilizzando 10 zero, un t e m p o sconosciuto. Però nei paesi citati, in antico, e r a n o espresse graficamente con segni molto diversi da paese a paese, come mostra la Fig. 2 che illustra alcuni dei simboli più noti.
11 significato dei numeri.
I numeri, utilizzati dai sacer-doti, dignitari di speciale pre-parazione, f u r o n o usati per ap-p r o f o n d i r e ed esap-primere tutti i f e n o m e n i naturali ricorrenti, adatti per interpretazioni stati-stiche, m a ben presto si pensò che potessero estendersi a n c h e
E g i z i o aC A 1
i\m
4 ' A 10 M a a 2 2 1 0 0 § 1 0 0 0 S u m e r i c o aCY
YYY YVY41
O Y - « Y -1 6 1022
6 0 6 6 0 S i r i a c o aC!
1
2Y
M
3rr
4nr
6 A t t i c o aCCL
1e
9 k a 2 1 6 9P.
1 0 0 169 R o m a n o a C b V X Le
•¥ R o m a n o dCI V
X L c M 1 5 10 5 0 1 0 0 1 0 0 0Fig. 2. - Antichi simboli dei numeri in alcuni paesi.
ai fenomeni imprevedibili e as-sunsero cosi un significato ma-gico.
I cinesi, ad esempio, ritene-v a n o che il n u m e r o u n o , origine di tutti gli altri, rappresentasse la fecondità; distinsero i n u m e r i in due categorie, quella dei nu-meri dispari, maschi, e di quelli pari, f e m m i n e , con evidente ri-f e r i m e n t o alla ri-fecondità, allora f o n d a m e n t a l e per l'accrescimen-to della famiglia e del gregge (Fig. 3).
A n c h e i pitagorici ritenevano che l'uno rappresentasse l'origi-ne, e, in più, la ragione e la fe-condità, m e n t r e il d u e era il pri-m o n u pri-m e r o f e pri-m pri-m i n a , e il tre, p r i m o n u m e r o maschio, rappre-sentava, con r i f e r i m e n t o agli at-tributi maschili, la potenza, il q u a t t r o r a p p r e s e n t a v a la giusti-zia e la fonte della creazione (2), il c i n q u e che unisce il d u e (don-na) col tre (maschio) il ma-trimonio, l'otto che assomma la potenza del m a s c h i o col matri-monio, l'amore.
Come risultato di queste cre-denze si ebbe il pullulare dei q u a d r a t i magici e delle previsio-ni basate sugli astri che conti-nuò anche lungo il Medio Evo a cura dei teosofi e degli astro-logi.
L'uso dei numeri.
Essi servivano anche, con l'aiuto della geometria, ad ese-guire: le operazioni, u s a n d o fra gli altri, ad esempio, il sistema dei geroglifici per la moltiplica-zione (Fig. 4), la misura delle altezze di p u n t i n o n accessibili (Fig. 5) e, oltre alle distanze ter-restri, anche quelle f r a la T e r r a e la L u n a o il Sole(3).
(2) Cosf pregavano i discepoli di
Pila-gora il numero 4: « Dacci la tua benedi-zione numero divino che generi gli Dei e gli uomini, sacro tctraktys, che contieni In radice e la fonte della creazione che eter-namente si rinnova ».
(3) È noto che Eratostenc (250 a.C.) calcolò la distanza fra In terra e il sole con un orrore del 10% circo, e Ippnrco (150 o.C.) quello fra la terra e lo luna con un errore del 5% circo.
1 un i t à o r i gi ne
IN CINA PRIMA DI CRISTO
3 5 7 1° numero maseh i o
o o o o o o
"1° numero 0o
femm i nao
o o o0 o
o o
o o
o o
1 un i tà or i gi neNELLA DOTTRINA PITAGORICA
3 5 8 p o t e n z a
o o
m a t r i m o n i o0 : 0
amore e f f e m i n a t o 3 - p r i m o numero m a s c h i o + 2 - p r i m o n°femmina = m a t r i m o n i o 5 - m a t r i m o n i o + 3 - a t t r i b u t i d e l m a s c h i o = 8 » amore 9 - numero d i s p a r i ma non p r i m o : t e n d e n z a e f f e m i n a t aFig. 3. - Animismo e sesso nelle numerazioni cinese e pitagorica.
1 2 3 4 5
6 7 8 9 10
11 12 13 14 15
16 17 18 19 20
5 UNITA'
Fig. A. - La moltiplicazione dei geroglifici.
I volumi.
Forse quasi contemporanea-mente, m a , comunque, non mol-to dopo aver fissate le unità di lunghezza, l'uomo trovò neces-sario fissare quelle del volume, soprattutto per la misura dei li-quidi e dei solidi scorrevoli, co-me i cereali che si prestavano a tali misure, necessarie anche per calcolare lo stivaggio dei grandi carri da trasporto e dei natanti. Nell'antico Egitto, all'epoca della terza dinastia, f u usato co-me misura base, il kotile e i suoi multipli: 1 kotile 341 cm3 1 sabitha 18 sestes 12,27 1 1 sestes 2 kotiles 682 cm3 1 artab 3 sabitha 36,83 1
Fig. 5. - Misura dell'altezza di una piramide in Egitto a.C. Quando l'ombra r dell'asta o, alli-neata con l'asse della piramide, eguaglia l'altezza di A, l'altezza della piramide è P ed è P a + o essendo a metà del lato 2a della piramide ed o l'ombra di essa misurata partendo dalla sua base in ombra.
Più tardi, all'epoca della di-ciottesima dinastia, lo sviluppo dei commerci portò ad una spe-cie di unificazione delle unità di volume dei vari paesi mediterra-nei, come mostra la tabella 1, nella quale il log è la misura fon-damentale.
A R o m a il log egiziano di 0,544 litri divenne il sextarius di 0 , 5 4 8 litri e con 48 sextarius si otteneva l ' a m p h o r a di 26,3 li-tri. Però, per lo stivaggio in na-vigazione, era preferito il
siste-TABELLA 1.
T E N D E N Z A A L L ' U N I F I C A Z I O N E N E L L E M I S U R E D I V O L U M E N E G L I A N T I C H I P A E S I M E D I T E R R A N E I
Paesi
1 log 4 log 3 kob
Misure
'< kab = 2 hin 1 ephah 0,540 1 1 kapitka = 2,160 1 — 0,508 1 1 kapitka = 2,032 1 — 0,544 I 1 kab = 2,166 1 1 hin = 6 498 1 0,544 1 1 kab = 2,166 1 1 hin = 6 498 1 seah = 12,996 1 seah = 12,996 I seah seak = 38,98 1 = 38,98 1 1 hommer I saton = 12,192 1 18 kapitka = 38,88 1 6 hommer 10 e p h a h = 389,88 1 30 saton = 365,76 1 10 e p h a h = 389,80 1 1 a k h a n e = 2332 I 10 e p h a h = 389,80 1
ma napoletano la cui prima uni-tà era il quartarius che dava luo-lo ai seguenti multipli: 1 quartarius 0,145 1 1 congius 6 sextarius 3 , 5 2 8 1 1 sextarius 4 quartarius 0 , 5 8 8 1 1 u r n a 4 congius 14,112 1 1 a m p h o r a 2 u r n e 2 8 , 2 2 4 1
Si noti che il sextarius Far-nese di 0 , 5 6 3 litri, corrisponde quasi esattamente all'attuale pin-ta inglese di 0 , 5 6 8 litri.
Per le ragioni già esposte nel caso delle unità di lunghezza, la vecchia misura agricola del nostro c o n t a d o che, inizialmen-te, equivaleva a circa 2 a n f o r e , cioè attorno a 50 litri, successi-vamente, divenne il barile e, nel tempo, assunse capacità diverse, che attualmente ancora si u s a n o e sono le seguenti: C A M P A N I A E M I L I A 1 barile 1 mastello 4 3 , 6 1 50,9 1 L A Z I O L I G U R I A 1 barile 1 barile 75,5 1 65,5 1 L O M B A R D I A P I E M O N T E J b r e n t a 1 b r e n t a 75,6 1 4 9 , 3 1 V E N E T O T O S C A N A 1 mastello 1 barile 75,12 1 45,5 1 I pesi.
Più tardi, anche per le mate-rie solide che non si prestavano come i cereali, le farine, il sale, alle misure volumetriche, si ri-corse al peso, giudicato con bi-lance inizialmente primitive poi, specie per la pesatura delle mo-nete, sempre più perfezionate.
Può essere interessante ricor-dare che gli studiosi dell'antico Egitto verificano spesso epoche e dinastie di un determinato perio-do in base alla variazione del-l'unità f o n d a m e n t a l e del peso corrente. Si ha notizia di 17 va-rianti dell'unità f o n d a m e n t a l e che era di circa 7,52 grammi sotto la sesta dinastia e di 8,06 verso la ventesima.
Nell'Asia Minore, a Corinto, nelle isole dell'Adriatico e nel-l'Italia Meridionale, prima del-l'avvento dell'impero, i pesi era-no basati sullo shekel che valeva circa 8,32 g r a m m i , 60 shekel va-levano 1 m a n e h cioè 500 g r a m m i e 60 manek circa 30 kg.
L'unificazione romana.
Ad un certo p u n t o a p p a r v e ai romani la necessità di unificare le unità utilizzate nei molti paesi da essi amministrati e l'as
diven-ne l'unità f o n d a m e n t a l e non sol-tanto per la lunghezza, ma anche per la superficie, il volume, il peso e la moneta. Ogni as si di-videva in 12 oncie (ecco l'inizio delle divisioni per 12 delle unità inglesi) ed ogni oncia in 24 scru-poli. Dodici oncie f o r m a v a n o la libbra che valeva 327 grammi.
Questa unificazione, almeno per q u a n t o riguarda l'oncia, usa-ta anche come misura di lun-ghezza, rimase nell'uso fino al-l'avvento del sistema decimale.
Infatti il prof. Cavalieri del-l'Archiginnasio r o m a n o della sa-pienza, nella sua opera sulle isti-tuzioni di architettura del 1831, dava le misure di lunghezza dei laterizi in oncie r o m a n e del va-lore di 18,5 m m per oncia.
Dell'oncia e della libbra usate come pesi rimase ancora oltre al vivo ricordo, qualche utilizzazio-ne utilizzazio-nel c o n t a d o delle nostre re-gioni con i seguenti valori:
O N C I A g L I B B R A g C A M P A N I A E M I L I A 26,7 30,1 O N C I A g L I B B R A g 321 L A Z I O 28,2 362 L I G U R I A 26,4 3 1 7 3 3 9 L O M B A R D I A P I E M O N T E O N C I A g 27,1 30,7 L I B B R A g 3 2 6 3 6 9 S I C I L I A T O S C A N A O N C I A g 30,9 28,2 L I B B R A g 371 3 3 9
Il medio evo, la rinascenza, le università arabe.
Dopo la caduta dell'impero ro-mano nel periodo oscuro della discesa dei barbari e delle lotte fra gli stranieri in Italia, lungo e faticoso f u il lavoro compiuto in Europa, da popoli la cui ci-viltà non aveva lontane origini come quelle dell'Egitto, della
Grecia e dell'Asia Minore, per riorganizzare, in qualche modo, i commerci e il viver civile.
Quasi all'inizio delle prime realizzazioni, attraverso le uni-versità moresche della Spagna e il commercio siciliano del Medi-terraneo, giunse in Italia la no-tizia di una scoperta che l'Ho-chen giudicava la più rivoluzio-naria di tutta la storia della
ma-Fig. 6. - Quando i minatori costituivano l'aristocrazia. Ripresa del problema degli Egizi per la misura della profondità di un pozzo inaccessibile. (Dal trattato di Agricola, X V I secolo).
tematica, l'introduzione dello ze-ro nei numeri decimali (4).
Già in India i commercianti, nei loro computi, usavano le cifre decimali completate dallo zero (sunia, cioè vuoto, in india-no) che cosi diventavano più fa-cili e rapidi rispetto a quelli ba-sati sugli abachi e sui pallotto-lieri.
I contabili italiani, lentamente ma risolutamente provvedevano attraverso i traffici dei banchieri milanesi e toscani a propagare il sistema decimale, anche se esso inizialmente f u osteggiato dai go-vernanti.
Infatti un editto del 1259 ne proibì l'uso ai banchieri toscani e nel 1348 le autorità dell'uni-versità di Padova ne proibirono l'applicazione perfino nei listini dei prezzi dei libri dell'ateneo.
I tecnici intanto andavano ri-scoprendo, per le applicazioni pratiche, l'uso dei nuovi numeri e della geometria per risolvere i problemi già approfonditi dai matematici egizi, greci e arabi. II trattato di Agricola, f r a i migliori dell'epoca, ne illustra i risultati (XVI secolo) (Fig. 6).
Intanto, quel che è avvenuto nelle nostre campagne, si riscon-trava anche nei vari paesi di Europa, le antiche misure, nate in Oriente, esportate, unificate e riesportate dai R o m a n i in tutte le terre da loro amministrate, si era-no lentamente modificate, prima dell'avvento del sistema metrico decimale, la libbra valeva a Ber-na 520 grammi, in Inghilterra 4 5 3 (avoir du poids), a G e n o v a 348, a M a d r i d 4 6 0 , a Parigi 4 8 9 , a Roma e Milano 327, a Napoli 320.
(4) Forse già intuito da Arybhata autore
del Lilavati verso il 470 d.C., ma decisa-mente applicato da Brahmagupta nel VI se-colo.
Queste variazioni complica-vano le transazioni commerciali che, dopo la rinascenza, si erano notevolmente sviluppate, sicché generale era il desiderio di met-ter ordine unificando le varie misure.
Sembra che la prima proposta governativa del genere sia stata fatta in Olanda, contesa, anche commercialmente, da spagnoli, francesi e tedeschi, da parte di Stavinus, addetto agli approvvigionamenti di Guglielmo d ' O r a n -ge, nel 1585.
La proposta f u ripresentata da Beniamino Franklin d u r a n t e la rivoluzione americana, ma spettò all'Assemblea nazionale francese l'onore di darvi vera attuazione a cominciare dalla Francia.
Il sistema metrico decimale in Europa.
Il sistema metrico decimale quale fino ad oggi si è utilizzato nell'Europa continentale, ha avu-to origine da un r a p p o r t o che l'Accademia delle scienze di Pa-rigi indirizzò all'Assemblea na-zionale francese nel 1791.
Il primo compito assunto da coloro che e b b e r o l'incarico di p r e p a r a r n e l'applicazione pratica f u quello di fissare le unità fon-d a m e n t a l i fon-di lunghezza e fon-di peso.
Evidentemente, fissata l'unità di lunghezza, il metro, e r a n o sta-bilite anche le unità di superficie, il m e t r o q u a d r a t o e quella di vo-lume, il metro cubo.
Era però necessario trovare u n a corrispondenza f r a le d u e unità f o n d a m e n t a l i di lunghezza e di peso.
Il g r a m m o , come unità di mi-sura, v e n n e fissato in f u n z i o n e del centimetro (centesima p a r t e del metro) c o n s i d e r a n d o l o equi-valente a un c e n t i m e t r o c u b o di
Fig. 7. - li metro internazionale campione di Sèvres.
acqua distillata alla temperatura della sua massima densità cioè a 4 gradi centigradi. Cosi mille cm3, cioè mille grammi, defini-rono il chilogrammo.
Per il metro, si assunse la qua-rantamilionesima parte del meri-diano terrestre, misurato con i mezzi più avanzati allora dispo-nibili e se ne costruì' il campione contato fra le due facce estreme di una barretta di platino della sezione di 24 X 4 mm2 (Fortin; metro degli archivi).
Il kg venne fissato da un cam-pione, p u r e di platino, passato agli archivi.
Evidentemente l'unificazione interessava tutti i paesi d ' E u r o p a .
I n t a n t o in Francia si fissava il litro equivalente a un volume di un dm3, la misura dei terreni si doveva f a r e in are essendo u n ' a r a pari a 100 m2, m e n t r e per la misura dei legnami si propo-neva lo stere pari a un m3.
Per l'applicazione di tali mi-sure ai vari paesi v e n n e conclu-so un trattato internazionale il 20 maggio 1875.
Fu cosi creato un ufficio inter-nazionale dei pesi e m i s u r e che e b b e sede a Sèvres, il cui p r i m o c o m p i t o fu quello di p r e p a r a r e i campioni definitivi del m e t r o e del c h i l o g r a m m o .
Il c a m p i o n e del m e t r o (anno 1872) ebbe una forma adatta a m a n t e n e r e costante la distanza f r a d u e finissime linee tracciate vicino al baricentro della sbarra
costruita con una lega di platino ( 9 0 % ) e di iridio ( 1 0 % ) giudi-cata la più adatta a resistere al tempo (Fig. 7) (5).
Anche il campione del kg ven-ne costruito con la stessa lega. Entrambi i campioni sono con-servati a Sèvres.
Il sistema metrico decimale ebbe applicazione legale in Fran-cia il 2 n o v e m b r e 1801, in Italia alla proclamazione del nuovo Regno nel 1860.
Le unità di misura dall'inizio del secolo ad oggi.
Nei paesi dell'Europa occi-dentale r i m a n e v a n o in uso due soli sistemi, quello metrico deci-male proposto dalla Francia e quello inglese.
British imperiai system. È
ba-sato sulle seguenti misure: la yarda, il p o u n d (libbra) e il gallon.
Rispetto alle misure del
siste-(5) Misure più accurate dimostrarono
che il primo campione, quello degli
Archi-vi, era più corto di 0,2- IO-3 m e il secondo
malgrado le grandi cure poste nel prepa-rarlo risultò più corto di 229 -10-6. Si ri-tenne perciò più sicuro riferire il campione definitivo alla lunghezza d'onda dello spet-tro della riga rossa del cadmio, poi defini-tivamente nel 1960 a quella del rosso aran-cione dell'^kr perché più fine, stabile e sim-metrica.
Attualmente il campione corrisponde al-la seguente non troppo semplice definizione: lunghezza pari a 1650163,73 lunghezze d'on-da nel vuoto della radiazione associata alla
transizione fra i livelli 2 p,0 e 5 d,
dell'ato-mo deìl'86kr in equilibrio termico al punto
ma metrico decimale esse sono cosi definite: 1 Yd = 0,914399 m; 1 Ib (lib-bra) = 0 , 4 5 3 5 9 2 4 3 kg; 1 gal —• 4,5459631 litri; 1 bu (bu-shel) = 36,37 litri.
11 sistema inglese risale, come origine, alle misure portate in Gran Bretagna dai Romani. Al-cune misure standard f u r o n o suc-cessivamente fissate da Re Enri-co V I I , dalla Regina Elisabetta, e dalla Regina Anna, ma soltanto nel 1878 le unità base f u r o n o definitivamente fissate con cam-pioni.
Sistema USA. Inizialmente
nella colonia inglese, che copri-va quasi tutta la zona popolata, si usarono le misure inglesi del tempo (anno 1776) che non ave-vano ancora u n a definizione pre-cisa. Dopo la rivoluzione, nel
1830 il senato USA chiese al segretario al tesoro di prepara-re lo standard delle unità fon-damentali.
Nel 1893 dopo il generale av-vento in Europa del sistema me-trico decimale le unità fonda-mentali USA vennero così defi-nite in f u n z i o n e delle unità metriche:
1 yarda USA = 3 6 0 0 / 3 9 3 7 m 1 p o u n d (libbra) USA
= 0 , 4 5 3 5 9 2 4 2 7 7 kg
Successivamente nel 1933, per gli usi industriali l ' A S A