Per istituire un profìcuo ed aggiornato confron-to tra la visione europea e quella italiana delle funzioni e dei compiti che spettano alla scuola agraria medio-superiore, sembra utile riferire la sequenza delle più importanti considerazioni con-clusive tratte dal recente simposio su « L'insegna-mento agricolo » organizzato dal governo britan-nico a Newport nel settembre 1975, su iniziativa promozionale del consiglio d ' E u r o p a .
Tali conclusioni sono state approvate e sotto-scritte da una quarantina di delegati nazionali — esperti e docenti, specialisti di insegnamento e di formazione professionale al livello intermedio nel settore agricolo •—- provenienti da 20 Paesi dell'Europa continentale e mediterranea.
I grandi temi.
Il simposio ha fatto seguito ad un'altra assise internazionale ancora più vasta, costituita dalla conferenza mondiale sull'insegnamento e sulla formazione in agricoltura, promossa congiunta-mente dalla F A O , dall'UNEsco e dall'OIT e svoltasi in D a n i m a r c a , a Copenaghen, nell'ago-sto 1970.
Si è voluto richiamare questa precedente ini-ziativa per mettere in rilievo che le due manife-slazioni h a n n o espresso concetti ed indirizzi ge-nerali convergenti, atteso che le conclusioni del simposio europeo, pur rivedendo ed adeguando gli obiettivi da raggiungere alle caratteristiche so-ciali ed economico-agrarie del continente E u r o p a , non si sono tuttavia discostate, nelle linee di fon-do, dalle « raccomandazioni » finali proposte sul medesimo argomento dalla conferenza mondiale di Copenaghen.
Quali sono le considerazioni conclusive affio-rate in G r a n Bretagna dall'esperienza e dalle di-scussioni dei delegati e u r o p e i ?
Esse sono riferibili a q u a t t r o grandi temi, cioè: 1) individuazione delle carriere e delle oc-cupazioni professionali conseguenti all'iter
scola-stico, in modo da poter definire senza equivoci le attribuzioni e gli obiettivi della scuola agraria medio-superiore nel campo della formazione de-gli allievi;
2) livello di cultura generale dell'allievo che accede alla scuola agraria;
3) qualità della formazione professionale da impartire ed elaborazione dei programmi d'inse-gnamento;
4) dotazione strumentale delle istituzioni scolastiche; aggiornamento tecnico-professionale dei docenti.
Obiettivi della formazione.
In merito agli obiettivi della formazione, i de-legati h a n n o u n a n i m e m e n t e riconosciuto che la scuola agraria medio-superiore deve proporsene due, entrambi essenziali e qualificanti:
1° obiettivo: la formazione di operatori che
sappiano condurre e gestire l'azienda agricola, impegnandosi anche in operazioni di carattere esecutivo.
Atteso che in tutti i paesi rappresentati nel consiglio d ' E u r o p a , Italia compresa, la diffusione dell'impresa familiare — coltivatrice e capitali-stico-coltivatrice — risulta predominante, sia pure con gradi diversi di variabilità, su altri tipi d'im-presa, è alla formazione professionale del coltiva-tore-imprenditore che va prevalentemente orien-tata l'azione educativa della scuola.
2° obiettivo: la formazione di tecnici agricoli al livello dei quadri medi, destinati ad operare « sul c a m p o ed a fianco dei coltivatori », piutto-sto che negli uffici.
In termini m e n o ellittici, la scuola è tenuta a f o r m a r e una figura di tecnico capace di orientare e di guidare l'agricoltore nel suo concreto ope-rare, il quale si riflette principalmente, come noto, nella valutazione economica e nell'applicazione
pratica delle crescenti proposte suggerite dalla ri-cerca scientifica e dal progresso tecnologico allo scopo di aumentare l'efficienza degli ordinamenti produttivi agricoli e dell'organizzazione azien-dale.
Relativamente al nostro paese, non sembra che gli obiettivi sopra indicati siano disattesi dalle istituzioni scolastiche attualmente operanti. Piut-tosto va rilevato che gli indirizzi formativi pro-posti dalle diverse istituzioni possono anche ap-parire non univoci.
Infatti, è dato in genere constatare che il perito
agrario — il quale proviene dall'istituto tecnico
agrario a ciclo quinquennale — dimostra di pos-sedere una formazione essenzialmente agronomi-co-colturale e tecnologica; che il geometra — il quale proviene dall'istituto tecnico per geometri a ciclo q u i n q u e n n a l e e che s'impegna professio-nalmente nel settore agricolo — mette in evidenza una preparazione essenzialmente tecnico-progetti-stica ed estimativa; che Vagrotecnico — il quale proviene dall'istituto professionale per l'agricol-tura a ciclo q u i n q u e n n a l e — m a t u r a u n a forma-zione essenzialmente economico-amministrativa e gestionale, appoggiata su u n f u l c r o di a p p r o f o n -dite conoscenze delle innovazioni tecnologiche e delle conseguenti modificazioni tecnico-organizza-tive indotte nell'esercizio dell'agricoltura e degli allevamenti. Infine, è dato osservare che il
quali-ficato — proveniente dagli istituti professionali
per l'agricoltura a ciclo ridotto (biennale) ed a corsi diversificati (esperto coltivatore, esperto fo-restale, esperto viticoltore-cantiniere, esperto ca-saro, allevatore zootecnico, meccanico operatore agricolo, ecc.) — acquisisce gli elementi fonda-mentali della pratica agricola ed operazionale — nei settori delle coltivazioni, degli allevamenti, delle industrie agricolo-alimentari — attraverso un p r o g r a m m a di lavoro che affianca la teoria di base al tirocinio ed alle applicazioni pratiche.
Ci troviamo quindi di f r o n t e ad u n a certa plu-ralità di indirizzi formativi, che p u ò a n c h e essere giudicata positivamente tenuto conto del fatto che ad essa corrisponde, nella realtà agricola, u n a pluralità di esigenze.
Livello di cultura generale.
R i g u a r d o al livello di c u l t u r a generale dell'al-lievo che accede alla scuola agraria, è stato con-cordemente riconosciuto che non si p u ò innestare
una valida formazione professionale su contesti di cultura generale livellati al minimo.
I delegati si sono prevalentemente orientati nel ritenere che al giovane si debba dare la possi-bilità, ed il diritto, di f r e q u e n t a r e la cosiddetta scuola dell'obbligo almeno fino all'età di 15-16 anni, proprio per consentirgli di raggiungere una cultura generale adeguata a comprendere la mo-derna società e gli impulsi tecnici, economici e sociali che ne sollecitano il graduale rinnova-mento.
È giusto, e quindi è auspicabile, che i giovani i quali decidono di proseguire gli studi oltre la scuola dell'obbligo abbiano la possibilità di muo-versi da u n a medesima base di partenza, qualun-que sia l'indirizzo professionale da essi prescelto. O r m a i è tempo che l'opinione pubblica — e que-sta è que-stata u n ' a f f e r m a z i o n e esplicita da tutti con-divisa — smetta di considerare la scuola agraria come un'istituzione minore o dequalificata (in proposito, i francesi h a n n o adoperato una locu-zione molto significativa: une école « au rabais »), ove d e b b a n o trovare rifugio i giovani ritenuti m e n o dotati.
La situazione italiana in argomento è a tutti nota: la scuola media unica, istituita nel 1962, si p r o p o n e di garantire a tutti i giovani il diritto allo studio fino al 14° a n n o d'età, ed ancora si prefigge di p r o m u o v e r e , secondo il dettato costi-tuzionale, il pieno sviluppo della persona u m a n a anche in vista del conseguimento di una più ma-tura e consapevole f o r m a z i o n e professionale.
Né sono sconosciute le proposte e le sperimen-tazioni, da alcuni anni realizzate in zone ed isti-tuti diversi, per avviare strutture omogenee a ciclo biennale successivo alla scuola media unica, sulle quali inserire, poi, un ciclo triennale caratteriz-zato da differenti indirizzi ed orientamenti pro-fessionali.
Qualità della formazione professionale e pro-grammi d'insegnamento.
Relativamente alla qualità della f o r m a z i o n e professionale dispensata dalle scuole agrarie, le discussioni dei delegati si sono mosse a t t o r n o a constatazioni ben conosciute. Riassunte in lampo, tali constatazioni sono partite dalla considerazio-ne che, n e l l ' a m b i t o dello sviluppo economico ge-nerale verificatosi un p o ' d o v u n q u e , e in parti-colare n e l l ' E u r o p a occidentale a partire dalla metà degli anni c i n q u a n t a , l'agricoltura si è
tro-vata nel mezzo di clamorose situazioni evolutive che hanno profondamente modificato gli obiettivi da raggiungere e che hanno proposto agli opera-tori agricoli di rinnovare le strutture produttive ed i metodi di gestione dell'azienda.
11 continuo deflusso della popolazione dagli insediamenti rurali, il definitivo tramonto del-l'economia di sussistenza, la necessità di produr-re di più e soprattutto meglio, hanno provocato, da un lato, l'introduzione e la diffusione in agri-coltura di nuove tecnologie che sono venute a determinare una serie di mutamenti nelle propor-zioni, nel ritmo e negli schemi dell'organizza-zione produttiva, e dall'altro hanno favorito lo sviluppo di attività esercitate a monte ed a valle del settore primario, con rilevanti riflessi sulla produzione agricola.
A loro volta queste trasformazioni hanno in-dotto i diversi paesi e la CEE a rivedere le linee della loro politica agricola.
In proposito, va rilevato che nei paesi aderenti alla comunità europea particolare rilievo assu-mono in questo momento, per gli effetti applica-tivi che ne derivano o ne deriveranno, tre diret-tive di politica agraria deliberate nel 1972 dal consiglio della comunità. In particolare, è impor-tante la direttiva n. 159, che intende promuo-vere, come noto, l'ammodernamento delle aziende agricole, da perseguirsi con la realizzazione di investimenti appropriati e con l'eventuale am-pliamento della superficie aziendale.
Questa direttiva sollecita una vera e propria riforma strutturale dell'agricoltura, riforma che ha un significato essenzialmente « produttivisti-co » poiché il previsto regime d'inproduttivisti-coraggiamento alle modifiche strutturali non si riferisce alla pro-prietà fondiaria, ma all'unità di produzione, cioè alle aziende agricole « in grado di svilupparsi » ed agli imprenditori che, singolarmente o tra loro associati, intraprendano le iniziative utili a mo-dificare l'assetto delle proprie aziende.
Non è questa la sede, né è il caso di esaminare in dettaglio le norme della direttiva, ma è oppor-tuno ricordare che le provvidenze d'ordine fi-nanziario diventano effettivamente operanti se, a conclusione del piano di sviluppo predisposto, le aziende riescono a raggiungere — per una o due unità lavorative-uomo — un reddito di la-voro comparabile al salario lordo medio attri-buito ai lavoratori non agricoli della zona.
È evidente che la realizzazione dei vari mo-menti operativi programmati nella direttiva non
dipende soltantojial numero di miliardi messi a disposizione, ma anche e soprattutto dal modo con cui gli operatori interessati — imprenditori e tecnici — sapranno rispondere ai vari punti del programma. Ed il tipo di risposta appare ov-viamente condizionato alla qualità della forma-zione professionale ricevuta, cui la scuola può partecipare e contribuire con effetti decisivi.
L'esame di questa congiunta serie di circostan-ze ha indotto i delegati europei a configurare ta-luni importanti obiettivi di qualità in rapporto alla formazione professionale da impartire.
Innanzitutto si è convenuto che tale forma-zione, se ha da essere intesa in senso moderno, non può ridursi ad u n bagaglio di cognizioni tecniche più o meno coordinate. L'allievo for-mato deve saper applicare correttamente le tecno-logie del presente, ma ancor più deve appren-dere l'esigenza, che è caratteristica del nostro tempo, di confrontarsi con le innovazioni preve-dibili per coglierne l'esatto significato pratico ai fini del progresso organizzativo e della convenien-za economica.
Ed ancora l'allievo formato deve essere pie-namente consapevole:
— che la contabilità finalizzata al controllo dei fatti amministrativi è uno strumento indispen-sabile per valutare con realismo la situazione fi-nanziaria dell'azienda e quindi per assumere ac-corte decisioni economiche;
— che l'individualismo è per molti aspetti su-perato e che gl'imprenditori debbono risolversi a creare, attraverso l'associazionismo, l'intelaiatura di una robusta organizzazione economica, mo-derna e competitiva, che riesca a produrre efficaci « interventi di pressione » nel processo di for-mazione dei prezzi;
— che occorre provvedere, di tempo in tempo, all'aggiornamento delle proprie conoscenze pro-fessionali utilizzando i servizi disponibili d'in-formazione e di assistenza tecnica.
11 raggiungimento di tali obiettivi deve tro-vare implicita prefigurazione nei programmi d'in-segnamento delle materie tecnico-professionali.
Al riguardo è stato espresso il voto, sottoscritto con particolare insistenza, che gli orientamenti generali dei programmi d'insegnamento, ovvia-mente ispirati alle caratteristiche economico-pro-duttive dell'agricoltura nazionale, vengano
con-cordati in modo univoco da un gruppo di esperti specialisti.
Nello spazio indicato da questo filone gene-rale, spetta poi ai dirigenti ed ai docenti di ogni istituto — unitamente ad una rappresentanza dei coltivatori-imprenditori, dei tecnici agricoli, dei responsabili preposti ai servizi di sviluppo del-l'agricoltura, degli studenti — il compito di ela-borare, per il territorio di pertinenza dell'isti-tuto, il piano delle tesi che riguardano i pro-blemi tecnici ed economici afferenti alle colture specifiche ed agli allevamenti locali, e di preci-sare gli assunti che emergono dai problemi so-ciali della comunità rurale.
Per quello che si riferisce all'Italia, si p u ò convenire che le istituzioni scolastiche operanti nel settore agricolo già si propongono, in linea di principio, di conseguire gli obiettivi di qua-lità sopraccennati, obiettivi che i nuovi organi-smi collegiali di governo della scuola, recente-mente istituiti, non m a n c h e r a n n o di a p p r o f o n d i r e e di rinvigorire in vista di u n ' a z i o n e formativa che consenta agli allievi diplomati di intervenire efficacemente nell'attuazione delle provvidenze predisposte dalla legge per la r i f o r m a ed il rin-n o v a m e rin-n t o dell'agricoltura rin-naziorin-nale.
Dotazioni tecnico-didattiche delle scuole agrarie e aggiornamento dei docenti.
Gli argomenti sopraindicati valgono a definire c o m p i u t a m e n t e il disegno delle f u n z i o n i e della struttura che d e b b o n o contrassegnare la scuola agraria.
In merito alle dotazioni strumentali, l'atten-zione dei delegati si è soffermata in particolare sull'azienda agraria della scuola, per riconoscerne l'estrema utilità, se non addirittura l'indispensa-bilità, tenuto conto che la parte pratico-applica-tiva dell'insegnamento raggiunge risultati vera-mente positivi se p u ò essere effettuata in azienda poiché è nella medesima che si realizza e si con-figura lo s t r u m e n t o propulsivo di ogni attività agricolo-zootecnica.
Ma quali caratteristiche deve avere l'azienda della scuola? Al riguardo è stato rifiutato in m o d o assoluto il concetto di azienda-modello, m e n t r e è stato riconosciuto che l'azienda della scuola, ove sia dotata di caratteristiche strutturali, orga-nizzative e gestionali che la r e n d a n o rappresen-tativa dell'economia agricola locale, p u ò assol-vere b e n e la sua f o n d a m e n t a l e f u n z i o n e , che è
ovviamente di natura didattica. E può anche adempiere vantaggiosamente un altro ufficio di carattere dimostrativo, tutte le volte che gli agri-coltori della zona abbiano modo di intravvedere, nell'azienda della scuola, la loro azienda avviata verso una fase di ragionato e moderno sviluppo mediante l'adozione di perfezionamenti strumen-tali ed organizzativi indicati dal progresso tecno-logico, ma sempre contenuti nei limiti di una di-mostrata validità economica.
Inoltre, è stato sottolineato che le scuole agra-rie sono in grado di svolgere con successo un'azio-ne di rilevante interesse un'azio-nel c a m p o dell'informa-zione ecologica, a causa di molte loro attribu-zioni istituzionali, quali ad es. la particolare col-locazione territoriale, la dotazione di impianti ed attrezzature volte al controllo pedoclimatico, l'as-segnazione di docenti specialisti nell'indagine delle manifestazioni biologiche proprie degli or-ganismi vegetali ed animali.
Presso tali scuole potrebbero quindi istituirsi degli « osservatori ecologici » con il proposito di raccogliere metodicamente le notizie che riguar-d a n o le conriguar-dizioni ambientali locali. Queste no-tizie dovrebbero poi confluire, per ogni paese, ad un servizio centrale d ' i n f o r m a z i o n e ecologica, la cui creazione è stata vivamente r a c c o m a n d a t a nel corso della conferenza ministeriale europea sull'ambiente, svoltasi a V i e n n a nel m a r z o 1973 sotto l'egida del consiglio d ' E u r o p a .
Nell'occasione è stato precisato che i servizi nazionali preposti all'informazione ecologica — a loro volta collegati con il « centro europeo sulla conservazione della n a t u r a » di Strasburgo — deb-bono proporsi il compito primario di suscitare una « coscienza popolare » degli strumenti tecnici e giuridici miranti al governo ed alla conserva-zione dell'ambiente naturale, attraverso ben stu-diati p r o g r a m m i informativi accessibili e diretti al g r a n d e pubblico.
Infine, i problemi che toccano i docenti. L'esame di tali problemi è partito dalla consi-derazione che l'insegnamento agricolo di tipo in-termedio non deve mai assumere, neanche occa-sionalmente, carattere libresco, e dalla consta-tazione che le finalità della formazione profes-sionale possono ritenersi raggiunte al meglio q u a n d o il docente riesce a valorizzare nel gio-vane la capacità di trasferire c o n v e n i e n t e m e n t e nella pratica il c o n t e n u t o dei principi teorici. Q u e s t a capacità di t r a s f e r i m e n t o rappresenta cer-to il m o m e n t o più difficile della formazione, m a
è proprio questo il momento centrale e determi-nante dell'intero sistema formativo.
Alla luce di queste premesse, appare evidente che la preparazione tecnico-didattica dei docenti preposti all'insegnamento delle materie professio-nali non può esclusivamente basarsi sulla cono-scenza teorica della disciplina che si vuol inse-gnare.
Anche se tale conoscenza è ovviamente indi-spensabile e di carattere primario, ad essa si de-vono sempre affiancare le cognizioni che derivano dall'indispensabile partecipazione ad esperimenti di pratica applicazione dei concetti teorici pro-posti dalla dottrina.
C'è poi il problema dell'aggiornamento, per la cui soluzione i delegati h a n n o ritenuto essen-ziale la presenza e l'operatività di appositi centri ai quali possano accedere periodicamente gl'in-segnanti allo scopo di migliorare la loro esperien-za tecnico-professionale e la loro formazione di-dattica.
Nel nostro paese le possibilità di adeguamento culturale e professionale dei docenti possono oggi trovare nuovi incentivi con l'entrata in vigore del 3° decreto delegato, che prevede la creazione di istituti regionali per la sperimentazione e la ri-cerca educativa, ai quali viene anche attribuito il compito di organizzare e di attuare iniziative di aggiornamento per il personale direttivo e do-cente della scuola.
Conclusioni.
La preoccupazione, condivisa da tutti i dele-gati, che l'autorità politica e la pubblica opinione continuino a considerare la scuola agraria in po-sizione minorativa rispetto alle istituzioni scola-stiche di altro indirizzo riflette, a b e n vedere, il timore che il settore agricolo, nonostante le n u o v e direttive di politica agricola della CEE, conti-nui ad essere ritenuto un settore « e m e r g e n t e » , da confinare « al margine » dei grandi disegni di politica economica generale, e che pertanto
l'agri-coltura non riesca ad abbandonare il livello d'in-feriorità che la contrassegna almeno a partire dalla metà degli anni cinquanta, cioè dall'epoca del clamoroso sviluppo industriale e commerciale dell'Europa e del m o n d o occidentale.
Questa condizione d'inferiorità, pur avendo assunto espressioni diverse nei diversi paesi, ac-comuna tuttavia la sorte dell'agricoltura europea; la constatazione delle circostanze soprarichiama-te, se da u n lato ha indotto i delegati a valutare i grandi temi proposti alla discussione dall'angolo visuale delle caratteristiche tecnico-agronomiche ed economico-sociali che contraddistinguono l'agricoltura delle rispettive contrade, ha permesso d'altro canto al simposio di giungere all'elabo-razione di un documento finale da cui emerge la concorde consapevolezza che gli obiettivi da per-seguire nel campo dell'insegnamento agrario me-dio-superiore, ed i connessi problemi, n o n sono dissimili da paese a paese.
È un dato di fatto che l'interessante innova-zione tecnologica ha assecondato ed asseconda lo sviluppo economico del m o n d o moderno, m a nel tempo stesso compromette in molte evenienze l'integrità dell'acqua, dell'aria, del suolo, e quindi determina l'inderogabile esigenza di proteggere in via prioritaria queste tre componenti naturali, che sono indispensabili a garantire la sopravvivenza dell'umanità.
A valida difesa ed a sicuro presidio del suolo, dell'acqua, dell'aria si schierano le articolate ma-nifestazioni dell'agricoltura, ove queste vengano razionalmente condotte ed esercitate.
Di f r o n t e a questa realtà, è necessario che la scuola agraria dei paesi europei identifichi i pro-pri obiettivi con quelli prospettati dal simposio, obiettivi che c o n d u c o n o alla formazione di ope-ratori agricoli e di tecnici preparati ad inserire e ad avviare l'agricoltura su u n percorso di progres-sivi ed avanzati traguardi economici e sociali, volti ad eliminare g r a d u a l m e n t e il distacco del settore primario dagli altri settori dell'attività produttiva.