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IL CARATTERE MULTIFORME DELLA DUPLICAZIONE

III.5. Caratteristiche comuni delle opere sulla duplicità

Si è visto come nelle opere analizzate siano presenti molti caratteri e circostanze che tendono a ripetersi. Un tema può essere definito tale nel momento in cui è portatore di determinate peculiarità. Vediamo dunque una elencazione dei tratti sulla duplicità.

L’incontro che un individuo attua con il proprio doppio può dar luogo a baratti di vario genere. Per esempio, se pensiamo a Lo studente di Praga, Baldovino decide senza indugio di vendere la propria immagine riflessa al professor Scapinelli in cambio di denaro. Il problema che accomuna molti di questi personaggi risiede nel fatto che questi non hanno la consapevolezza di

                                                                                                                         

119 Ibidem. 120 Ivi, p. 35. 121 Ibidem.

compiere una sorta di patto col diavolo. Non a caso, la scelta di Baldovino si rivelerà rovinosa per il protagonista, poiché il suo doppio inizierà una vera e propria azione persecutoria.

La perdita dell’immagine è al principio obiettivamente insignificante, il soggetto non prova dispiacere, al contrario riesce a gestire determinate situazioni, sfuggendo all’incontro con l’altro. Più avanti però, nel corso delle parabole esistenziali di questi personaggi, si noterà quasi sempre una sensazione di angoscia devastante, che contribuisce a intensificare la crisi.

Una caratteristica che si presenta nella maggioranza dei casi è raffigurata dall’atto persecutorio. La perdita dell’ombra o del riflesso (benché come abbiamo visto inizialmente sembra non creare disagi ai soggetti) finisce per rendere la vita di questi ultimi insopportabile a causa della persecuzione del proprio doppio. L’Altro spesso acquista autonomia, diventa un soggetto indipendente, a seconda dei casi assume modi differenti di rappresentare l’autonomia. Un esempio in questo senso lo fornisce il danese Hans Christian Andersen, con la sua Ombra del 1847. Si tratta di una favola il cui protagonista, abitante dei paesi caldi, finisce per staccarsi dalla propria ombra sino a rimanerne privo. Nel frattempo gliene cresce un’altra, ma dopo anni, rivede la precedente che questa volta si presenta come figura totalmente autonoma. In principio la vicenda prosegue senza disagi, i due individui intrattengono una conversazione ma poco dopo il protagonista ha modo di rendersi conto di un atteggiamento quantomeno strano da parte dell’ombra. Quest’ultima infatti ha una propria vita indipendente e, nel periodo in cui i due non hanno vissuto insieme, l’ombra è riuscita a crearsi un’esistenza degna d’un vero essere umano, frequentando il bel mondo e guadagnando denaro. Il disagio nel personaggio principale si manifesta tuttavia nel momento in cui egli comprende che l’ombra, tacitamente, inizia a sottomettere il vecchio padrone. Dunque in questo caso assistiamo a un ribaltamento di ruoli, ove il doppio cerca di “assumere l’identità” del protagonista. La difficoltà, sul versante emotivo e psicologico, a nel gestire le circostanze, sta proprio in questo atto persecutorio dell’ombra.

Analogamente, il Baldovino di Ewers subisce la persecuzione della propria immagine riflessa, che non fa altro che seguirlo in ogni dove. La scissione e la perdita assumono quasi sempre le fattezze d’una prigione, dove il personaggio principale, o l’io principale se vogliamo, rimane intrappolato, senza trovare una via di fuga.

Il distacco dall’altro in alcuni casi porta a situazioni in cui l’io principale viene deriso. Sia in Ewers che in Hoffmann, ma anche Chamisso e altri ancora, la scissione si tramuta in disagio. A seconda dei casi, la perdita può dar luogo alla derisione del prossimo a causa della mancanza di riflesso nello specchio, o l’essere privi di ombra può incidere sulla considerazione che le persone hanno del soggetto. In Hoffmann per esempio, ne La storia del riflesso perduto, abbiamo precedentemente notato come questa mancanza porti il protagonista a vergognarsene, tanto da far velare ogni specchio (in proposito e per ragioni diverse anche Nostra Signora dei

Turchi di Carmelo Bene presenta una circostanza analoga).

In buona parte delle opere sullo sdoppiamento non può mancare l’elemento amoroso. L’incapacità di amare è un problema causato proprio dal doppio, che non fa altro che impedire la relazione amorosa del soggetto principale. Ancora ne Lo studente di Praga, la questione si manifesta palesemente, dal momento che il doppio compare quasi sempre nel momento in cui Baldovino incontra la donna amata. In questo senso è necessario fare riferimento all’ipotesi narcisistica elaborata da Rank. Per comprendere perché «l’idea della morte legata alla vista del Doppio sia stata sostituita nella leggenda di Narciso proprio dal motivo dell’amore per se stessi, si deve pensare in primo luogo a quella tendenza universale per cui l’uomo esclude ostinatamente dalla coscienza l’idea penosissima della morte».123 In tal proposito lo psichiatra chiama in causa Freud, secondo il quale alla base di questa predisposizione, risiede l’aspirazione a «contrapporre alla morte un equivalente il più possibile diverso e gradevole. Tra le

                                                                                                                         

modificazioni subite dalle immagini di quel mito, c’è quella dell’idea della morte sostituita con la dea dell’amore».124

Un altro tratto interessante è raffigurato dal duello. Il duello ha un’importanza fondamentale poiché rappresenterebbe una via d’uscita dall’atto persecutorio; lo scontro rappresenta un atto del quale l’uomo si serve per ottenere qualcosa: chi ottiene la vittoria, può avere il trofeo. Questo trofeo potrebbe essere una donna oppure, in questo caso, ottenere la libertà, riuscire a liberarsi dalle continue vessazioni del proprio doppio.

In Il re delle alpi e il misantropo di Ferdinand Raimund, l’io prova il desiderio di uccidere l’altro ma, alla fine, non è in grado di fargli del male. In altri casi invece, la presenza del doppio diventa insopportabile a tal punto che l’omicidio dell’altro risulta essere indispensabile per potersi liberare da un tale disagio. In seguito all’uccisione della propria identità sdoppiata, l’io principale perisce insieme al doppio, dando vita, sostanzialmente, a un suicidio.

Infine, di pari passo alla persecuzione operata dal doppio, si innesca la questione della pazzia. L’incontro con l’altro, con se stessi, non può che provocare disorientamento, una confusione dell’io. La persecuzione è invero, l’input che fa scattare la perdita di contatto con la realtà. Il protagonista non riesce a uscire dal labirinto del tramestio della mente e impazzisce.