• Non ci sono risultati.

IL CARATTERE MULTIFORME DELLA DUPLICAZIONE

III.2. L’ombra di Peter Schlemihl

Il personaggio di Peter Schlemihl è un grande contributo al tema della duplicità, e il suo creatore, Adelbert von Chamisso, è stato motivo di ispirazione per altri poeti. Uno tra questi, Hoffmann che con la sua Storia del riflesso perduto, voleva realizzare «un “contrappunto” alla

                                                                                                                         

nota Storia meravigliosa di Chamisso».18

Quest’opera, come tutte le altre facenti parte della sfera del racconto fantastico, presenta contorni indefiniti che lasciano spazio a diverse suggestioni. Agli occhi di chi è avvezzo a produrre interpretazioni basandosi su leggi naturali, l’entrata in un mondo estraneo finisce per provocare nel lettore una forma di insicurezza, esitazione. Essa nasce quando il confine tra l’interpretazione razionale delle cose e quella del soprannaturale risulta indefinibile.

L’opera chamissiana è investita di un alone autobiografico e la vicenda è narrata in prima persona dal protagonista, Peter Schlemihl.

Da una lettera inviata dallo stesso autore all'amico e suo biografo Hitzig19 sembra che Schlemihl sia una persona reale effettivamente conosciuta da Chamisso:

Tu che non dimentichi nessuno, certamente ti ricorderai di un certo Peter Schlemihl, che in gioventù hai incontrato qualche volta a casa mia, un giovanotto dalle gambe lunghe, da tutti ritenuto maldestro perché era mancino e che, per via della sua lentezza, passava per pigro. A me era molto caro... E tu non puoi aver dimenticato, mio buon Eduard, come una volta, nella nostra verde età, egli passò indenne attraverso i nostri sonetti, quando lo portai a uno dei nostri tè di poesia, dove lui mi si addormentò mentre ancora si scriveva, senza attendere la lettura. Mi ricordo ancora una tua battuta su di lui. Tu lo avevi infatti già visto, Dio sa dove e quando, con indosso una vecchia kurtka nera, che egli in quell’epoca indossava sempre, e dicesti: «quel bel tipo sarebbe da ritenersi fortunato se la sua anima fosse immortale anche solo la metà di quanto lo è la sua kurtka». Questa era la poca considerazione che godeva presso di voi. Ma a me era molto caro… Da questo Schlemihl, che oramai da tanti anni ho perso di vista, proviene il quaderno che ti trasmetto.20

La vera corrispondenza con la realtà avviene mediante altri elementi: pensiamo per esempio alla figura di Bendel, il cui nome è lo stesso dell’attendente di Chamisso nell’esercito

                                                                                                                         

18 O.RANK, Il doppio, cit., p. 25.

19 Julius Eduard Hitzig, nato nel 1780 e morto nel 1849, fu anch'egli scrittore e giurista, e biografo sia di Chamisso che di Hoffmann.

20 ADELBERT VON CHAMISSO, Storia straordinaria di Peter Schlemihl e altri scritti sul «doppio» e sul «male», trad. it. di Laura Bocci, Milano, Garzanti, 1992 (Berlin 1814), p. 5. La lettera in questione precede il romanzo.

prussiano. Allo stesso modo, il cagnolino Figaro è realmente esistito; o, ancora, il personaggio di Fanny che incontriamo sin dal principio dell’opera è una allusione a Fanny Hertz, con la quale Chamisso strinse una forte amicizia. Qualche anno più tardi con la Storia del riflesso perduto, Hoffmann farà incontrare l’uomo senz’ombra con l’uomo senza riflesso: sembra che Chamisso abbia influenzato il creatore di Spikher anche per la sua Giulietta, che ha corrispondenza reale con la Julia amata da Hoffmann.21

La storia di Schlemihl è indubbiamente parte di quella rosa di opere sul doppio che presentano la cessione di un oggetto in cambio di altro finendo per trasformarsi in perdita. Infatti il giovane Peter, messosi in viaggio alla ricerca di fortuna, incontra un individuo (che egli chiama “l’uomo in grigio”) il quale gli propone un baratto: l’ombra di Schlemihl in cambio di una borsa colma di monete d’oro. La finzione letteraria fa credere che qui ci sia un legame con la realtà: sempre dalla lettera di Chamisso a Hitzig, si legge «un uomo bizzarro, con una lunga barba grigia, che indossava una kurtka nera tutta lisa con una borsa da botanico a tracolla e, […] portava delle pantofole sopra gli stivali, aveva chiesto di me, e mi aveva lasciato questo […]».22

Il romanzo di Chamisso è un interessante esempio di dualità, al contempo al suo interno si rinvengono una molteplicità di temi che conferiscono al testo una pluralità di significati. L’opera è considerata tra le più autorevoli del motivo del doppio ma, come sottolinea Fusillo, nella Storia straordinaria l’autore attua un procedimento opposto al tipico modus operandi, mediante la scissione interna e la perdita di una parte di sé.

Il primo elemento che emerge dal testo è la questione del denaro e della ricchezza: Peter infatti è povero ed è alla ricerca di fortuna presso il signor Thomas John, in un mondo in cui la povertà assume una valenza negativa. In seguito, grazie all’incontro con l’uomo in grigio e alla sua borsa con all’interno infinite monete d’oro, anche Schlemihl arriverà a condurre una vita

                                                                                                                         

21 Per approfondire la questione si veda il saggio di CLAUDIO MAGRIS, L’altra ragione, Torino, Stampatori, 1978. 22 A. VON CHAMISSO, Storia straordinaria di Peter Schlemihl, cit., p. 6.

agiata. Sia il signor John che Peter ottengono la loro fortuna dalla medesima fonte: il diavolo tentatore, che sembra non mancare mai nell’ambito della duplicità.

Il diavolo, sotto forma di uomo oscuro e misterioso, è l’innesco che scaglia il lettore nella sfera fantastica: partendo da una situazione di base prettamente realistica, giunge l’elemento inconsueto che proietta in un’altra dimensione narrativa. In realtà il fantastico non si rileva sin dal principio, poiché l’uomo in grigio non sembra avere molta visibilità; l’irruzione nel testo di questa figura si traduce con l’arrivo di un semplice uomo, che porge alla bella Fanny un cerotto dopo che questa si è ferita con una spina di rosa. Tuttavia egli non viene considerato. O ancora quando il signor John desidera un cannocchiale e immediatamente l’uomo («attempato, silenzioso, smilzo, scavato e lungo lungo, che ci camminava accanto, ma che non avevo ancora notato»)23 gli porge un Dollond.24 Questa apparizione dunque fa sì che il lettore rimanga ancorato alla realtà. Una realtà che si distorce solo se si osserva il punto di vista di Peter, che non è in grado di non notare questa figura; l’incertezza di cui si parlava inizia a farsi strada con la fatidica proposta: «Mi perdoni la richiesta, che è certo sfacciata: ma non sarebbe per caso disposto a cedermi questa sua ombra?».25 Qui giunge l’enigmatico elemento in grado di attirare l’attenzione del lettore. Infatti, come ha ben notato De Angelis nella sua introduzione all’opera, Schlemihl e l’uomo in grigio sono dotati di una grande somiglianza, «sono entrambi, se non invisibili, almeno inappariscenti e vengono trascurati allo stesso modo dalla società»;26 Durante le loro conversazioni vi è un’affinità che si nota dallo stesso «imbarazzo, le stesse esitazioni, lo stesso rossore del volto. L’uomo in grigio è proprio come “un’ombra” e Schlemihl sembra a sua volta aver incontrato il suo doppio proprio in lui».27

                                                                                                                         

23 A. VON CHAMISSO, Storia straordinaria di Peter Schlemihl, cit., p. 13. 24 Il cannocchiale acromatico prende il nome dal suo inventore, John Dollond. 25 A.VON CHAMISSO, Storia straordinaria di Peter Schlemihl, cit., p. 16.

26 ENRICO DE ANGELIS,La perdita dell’ombra e il diavolo, in ADELBERT VON CHAMISSO, Storia straordinaria di

Peter Schlemihl e altri scritti sul «doppio» e sul «male», trad. it. di Laura Bocci, Milano, Garzanti, 1992, p. XIII.

In merito alla figura diabolica, questa sembra trovare un corrispettivo con il pittore dal manto viola de Gli elisir del diavolo hoffmanniani, infatti l’artista fa le sue apparizioni per tutto il corso del romanzo in situazioni diverse. Una figura che talvolta assume connotati malefici, provocando in Medardus quello che freudianamente è l’effetto di perturbanza. In seguito a ogni apparizione poi sparisce, come se si fosse volatilizzato, e nessuno sa dove sia andato. Al contempo, rinveniamo in Chamisso un comportamento analogo nell’uomo in grigio: questi si presenta inaspettatamente di fronte a Schlemihl per tutta la durata del racconto. Nessuno però sembra mai ricordare chi sia questo fantomatico uomo:

Nessuno dei servitori del signor John, nessuno dei suoi ospiti, ed egli aveva parlato con tutti, riusciva a ricordare nemmeno lontanamente l’uomo dalla giacca grigia. Il nuovo telescopio stava là, ma nessuno sapeva da dove fosse arrivato; il tappeto, il padiglione, erano ancora aperti e dispiegati sullo stesso colle, i servi decantavano la ricchezza del loro padrone, ma nessuno era a conoscenza dell’origine di queste nuove cose preziose.28

Inaspettatamente, l’uomo ricompare sempre, causando nel protagonista l’usuale inquietudine:

Sentii come una nebbia passarmi sopra la testa, mi guardai intorno e –disdetta! – l’uomo in rendigote grigia sedeva accanto a me, e mi guardava con un riso satanico. Aveva tirato anche sulla mia testa la sua cappa magica; ai suoi piedi giacevano pacificamente la sua e la mia ombra, l’una accanto all’altra.29

Sull’opera di Chamisso sono state fatte diverse considerazioni in merito al significato simbolico che l’ombra racchiude, un significato che non può in alcun modo rimanere circoscritto. La vendita per esempio si rivela come tratto costante dell’opera in una dimensione

                                                                                                                         

28 Ivi, p. 22. 29 Ivi, pp. 46-47.

in cui il peso delle cose è relativo a seconda dell’individuo. Schlemihl comprende l’errore del baratto con l’uomo in grigio nel momento in cui la privazione dell’ombra manifesta tutta una serie di problematiche: la perdita di ciò che è nostro rivela il proprio peso nel momento in cui viene a mancare. In primis, la considerazione sociale. Il non avere un’ombra diventa sinonimo di incompletezza, di non rispettabilità col conseguente schernimento che caratterizza per esempio anche Spikher (privato della propria immagine e deriso dal figlio Rasmus, mentre la moglie non può accettare il fatto di avere un marito che “non si riflette”).

La privazione dell’ombra come dell’immagine allo specchio fa anche sì che il soggetto provi vergogna per questa mancanza, che si unisce alla derisione del prossimo:

«E quel signore, la sua ombra dove l’ha lasciata?»; e subito dopo, alcune donne: «Gesù Maria! Quel poveretto non ha l’ombra!». La cosa cominciava a infastidirmi, ed evitai allora con molta cura di espormi al sole. Ma questo non era ovunque possibile, per esempio sull’ampia strada che dovetti attraversare, per colmo di sfortuna, proprio nel momento in cui i ragazzi uscivano da scuola. E un maledetto monello gobbo, me lo vedo ancora davanti, si accorse al volo che mi mancava l’ombra. Con grande schiamazzo mi denunciò immediatamente a tutta la gioventù letterata del quartiere, la quale cominciò subito a sfottermi e a farmi bersaglio di lanci di fango.30

Alla vergogna si unisce quasi sempre un’azione volta a smussare questo sentimento, ad esempio Schlemihl utilizza l’oggetto che è causa del suo disagio per far fronte al disagio stesso; invero estrae dal borsellino manciate di monete d’oro per togliersi di torno chi lo schernisce. Le circostanze negative e pregne di imbarazzo fanno così emergere riflessioni collegate al tema della ricchezza:

Allora forse nacque in me il sospetto che, se sulla terra l’oro vale più della virtù e del merito, l’ombra però possiede un valore più alto dell’oro stesso; e io, che prima avevo                                                                                                                          

sempre sacrificato la ricchezza alla mia coscienza, mi trovavo ora ad aver dato via la mia ombra per vile denaro. Che cosa sarebbe potuto accadermi in questo mondo!31

A differenza di Schlemihl, Spikher reagisce alla derisione facendo velare tutti gli specchi, ma il problema rimane in entrambi i casi inalterato, poiché ambedue non possono sfuggire alle conseguenze della privazione.

Molteplici, dunque, i significati che si celano sotto il velo della fantasia; questa mancanza non fa altro che aumentare in Peter il turbamento, come se la sua personalità fosse diventata incompleta, e l’incompletezza assume connotati negativi in molti ambiti della vita. Uno tra questi, la sfera dell’amore. Amore che non riesce a trovare uno sbocco perché ostacolato da un’assenza. Schlemihl aveva trovato l’amore con Mina, ma nel momento in cui i genitori dell’amata scoprono il segreto di Peter, non desiderano più dare la figlia in sposa a un uomo senza ombra. Il rifiuto diventa ancora più insopportabile dal momento che questi (coloro che dovevano essere i futuri suoceri) vogliono che Mina si sposi con Rascal. La privazione mostra dunque sempre più la sua valenza negativa in vari campi della vita, generando un’esistenza insopportabile. L’impossibilità di amare diventa pertanto un tratto che si presenta costantemente nella sfera della duplicità, come anche per Spikher e il povero Medardus, combattuto tra un’esistenza pia e religiosa e una vita blasfema.

Nei racconti sul doppio vi è sempre una reazione in risposta al disagio. Schlemihl prende pian piano coscienza del problema accanto a sentimenti di disperazione, e si rende conto che la ricchezza è solo un mero tornaconto materiale. In risposta alla negatività della situazione Peter decide così di partire e andarsene. Inaspettatamente, come di consueto, l’uomo in grigio fa la sua apparizione. Il diavolo tentatore ha in serbo una nuova proposta per il protagonista. Vista la bramosia per la propria ombra, l’uomo in grigio suggerisce di sostituirla in cambio dell’anima:

                                                                                                                         

Lo fissai con uno sguardo interrogativo e stupito, ma quello continuò: «Le chiedo solo una piccola cosa per ricordo; sia tanto gentile da firmarmi questo foglietto». Sulla pergamena lessi le seguenti parole:

«In forza di questo scritto da me firmato, lascio in eredità al suo possessore la mia anima, dopo la sua naturale separazione dal corpo».32

La nuova richiesta sembra essere interessante per Schlemihl e il diavolo intensifica il potere dello scambio facendo leva sul fatto che senza l’ombra Peter non può avere l’amore. Non solo, scatena nel protagonista ancora più turbamento tirando fuori dalla tasca l’ombra aumentando ancor più la disperazione e il desiderio di essa:

Vedere di nuovo, dopo tanto tempo, la mia povera ombra, e trovarla umiliata a un tale vergognoso servigio, proprio nel momento in cui, per la sua mancanza, soffrivo di una innominabile infelicità, mi spezzò il cuore e scoppiai a piangere amaramente. Quell’odioso, pavoneggiandosi con la preda rubatami, rinnovò senza pudore la sua offerta.33

Nonostante la persuasiva ma dolorosa proposta, Schlemihl declina quest’invito. Di fronte al dolore del proprio signore si affaccia così il fedele servitore Bendel, determinato a riprendere l’ombra. Questa figura sembra trovare affinità con il Sancho34 di Cervantes, o ancor più con lo Schönfeld hoffmanniano, che riappare sempre nel momento del bisogno.

In seguito a dei sogni in cui Schlemihl si rivolge proprio a Chamisso, che incarna un modello di moralità e di esempio da seguire, il protagonista decide di lasciarsi alle spalle la terribile esperienza col malefico. Parte così, senza meta, quasi come un Mattia Pascal, insieme a

                                                                                                                         

32 Ivi, pp. 40-41. 33 Ivi, pp. 42-43.

34 Il servitore Bendel ha appunto un corrispettivo con il Sancho de Don Chisciotte della Mancia (El ingenioso

hidalgo don Quijote de la Mancha, Madrid 1606). Infatti l’hidalgo spagnolo amante dei romanzi cavallereschi, ha

sempre al suo fianco il fedele servitore che lo segue in ogni sua folle impresa . Si potrebbe leggere una dualità in questo senso: Don Chisciotte incarna la parte irrazionale della coppia. Invece lo scudiero nonostante prenda parte alle assurde iniziative del padrone dimostrandosi devoto, raffigura la parte concreta e raziocinante.  

dei vecchi stivali che però a causa della pioggia si rompono. Come visto precedentemente, anche gli stivali hanno un corrispettivo con la realtà di Chamisso. Quelli nuovi, comprati da un mercante in una vecchia bottega, sono magici.35 Schlemihl inizia così il suo viaggio36 intorno al mondo, vede luoghi mai visti, come se fosse alla ricerca di ciò che ha perduto. Si potrebbe leggere questo viaggio come una ricerca del sé, come il disperato bisogno di ricomporre quell’unità depredata dal maligno.

Durante la sua camminata Schlemihl inciampa e cade a terra privo di sensi e si risveglia comodamente adagiato su un letto d’ospedale. Con sorpresa si rende conto di trovarsi in un ospizio37 fatto costruire dal fedele Bendel e da Mina in suo onore.

L’opera esplicita i suoi intenti moralistici proprio quando sta per terminare. Ecco le ultime parole di Schlemihl:

E ho scelto te, caro Chamisso, come depositario della mia storia straordinaria, in modo tale che forse, quando io sarò scomparso dalla terra, essa possa fornire utili insegnamenti ad alcuni dei suoi abitanti.

Ma tu, amico mio, se vuoi vivere tra gli uomini, impara a rispettare prima la tua ombra, e dopo il denaro. Se però vuoi vivere solo, e per la parte migliore di te stesso, oh, allora, davvero non hai bisogno di alcun consiglio.38

L’intento di Peter è chiaramente analogo a quello di Medardus ne Gli elisir del diavolo: scrivere la propria storia e lasciare le memorie ai posteri oltre che avere uno scopo etico ha anche il merito di aiutare un soggetto alla ricomposizione del proprio io scisso. L’azione scritturale sembra pertanto avere un ruolo significativo in queste opere sulla duplicazione.

                                                                                                                         

35 Si tratta degli stivali dalle sette leghe, utilizzati in diversi racconti. Hanno la funzione di far compiere a chi le indossa lunghi viaggi con pochi passi.

36 Chamisso aveva compiuto realmente un viaggio intorno al mondo tra il 1815 e il 1818, e come lui anche Schlemihl non riesce a raggiungere l’Australia.

37 Prima di partire il protagonista lascia la borsa piena d’oro a Bendel e con quel denaro il servitore fa erigere un ospizio a nome di Peter Schlemihl.

È indubbio che l’opera di Chamisso abbia una varietà di significati e di temi al suo interno; sul motivo allegorico dell’ombra sono state avanzate delle ipotesi. Secondo alcune l’ombra incarnerebbe la condizione dell’autore stesso: egli era un uomo privo di patria39 e il collegamento con la finzione narrativa si esplica nella privazione dell’ombra. È anche verosimile pensare che il mestiere di botanico40 unito alla contemplazione del mondo naturale sia il veicolo per ritrovare un equilibrio nella propria vita.

Un’opera fatta di aperture, come il finale che lascia spazio a diverse interpretazioni e anche una riflessione sul significato del nome del protagonista. Schlemihl richiama un termine della cultura ebraica che significa “sventura”.41