CAPITOLO SECONDO
II.4. Il fil rouge della malattia mentale
Il lavoro di Rank ha avuto anche il merito di portare alla luce una interessante intuizione riguardante lo status mentale degli scrittori che hanno prodotto opere sul Doppio. Egli dedica un intero capitolo di Der Doppelgänger alla struttura psichica degli autori, al fine di rivelare «le molte caratteristiche che li accomunano e che hanno determinato in loro identiche reazioni psicologiche».85 Il capitolo rankiano esordisce così:
Salta all’occhio innanzi tutto che questi scrittori […] hanno avuto una personalità nettamente patologica e hanno superato, per diversi aspetti, il limite della nevrosi riscontrabile in genere negli artisti. Tutti soffrivano di chiari disturbi psichici o di vere e proprie malattie nervose e mentali; il loro comportamento quotidiano, manifestamente
83 Ivi, p. 10. 84 Ibidem.
eccentrico, si distingueva per l’eccesso nel bere, nell’uso di oppiacei, nella vita sessuale, soprattutto nei suoi aspetti anomali.86
L’allievo di Freud passa così in rassegna i tratti caratteristici rinvenibili nei vari autori,87 di fatto il nucleo familiare risulta indispensabile nel definire la loro struttura psichica, poiché quasi ognuno di questi tende a riflettere, proprio come uno specchio, lo status mentale dei propri familiari. Il primo autore citato è il celebre E.T.A. Hoffmann, che come già affermato rappresenta una figura di rilievo nella “letteratura della duplicità”. Il ruolo della madre è stato sicuramente determinante nella formazione del carattere del figlio, poiché ella «era notoriamente un’isterica e lui stesso era nervoso, eccentrico, soggetto a frequenti sbalzi d’umore. Soffriva di allucinazioni e di idee ossessive di cui amava parlare nelle sue poesie. Lo assillava la paura di diventare pazzo e “a volte credeva di vedere un altro se stesso in carne e ossa, un suo Doppio, e altri fantasmi”».88 È chiara in questo senso la funzione esercitata dal nucleo familiare sulla produzione letteraria dell’artista. Il fatto di riuscire a vedere un altro sé è probabilmente stato per Hoffmann la molla che ha fatto sì che egli trasponesse su carta uno spaccato di vita vissuta. Il problema della dualità si mostra anche in correlazione all’aspetto sessuale e, quasi come un ritornello, con la morte. Rank riporta un’annotazione ritrovata in un diario hoffmanniano in seguito a un’orgia: «Irrompere di pensieri di morte: Il Doppio».89 La dipartita di Hoffmann è stata chiarita come malattia nervosa o come paralisi; ma ciò che stupisce è il fatto che questo genere di decessi nei vari poeti siano tutti da ricondursi a un unico denominatore comune: la costituzione nevropatica.
86 Ibidem.
87 Gli autori riportati sono gli stessi dei quali Rank analizza le opere riguardanti la dualità. In ordine: E.T.A. Hoffmann, Jean Paul, Edgar Allan Poe, Guy de Maupassant, Johann Wolfgang von Goethe, Adelbert von Chamisso, Ferdinand Raimund, Fedor Dostoevskij.
88 O.RANK, Il doppio, cit., p. 54. All’interno di questa citazione vi è una ulteriore citazione, che Rank
riporta utilizzando come fonte Otto Klinke (Hoffmanns Leben und Werke wom Standpunkte eines
Irrenarztes, 1908).
Hoffmann in questo quadro non è ovviamente il solo. L’incontro con se stessi è un fatto comune in questi artisti. Uno tra gli altri, Jean Paul:90
[…] era tormentato dalla paura di impazzire e dovette superare pesanti conflitti psichici prima di arrivare a creare opere letterarie. Al centro delle sue difficoltà era il problema del rapporto con l’io. Il suo biografo, Schneider, sottolinea l’importanza di questo elemento per i disturbi che gli provocava e per l’influenza che aveva sulle sue creazioni poetiche […]91
Dalle parole di Jean Paul emerge la profetica visione dell’altro. Egli «racconta, considerandolo uno dei ricordi fondamentali della sua infanzia, di aver avuto una volta, da ragazzo, la visione del suo io, scesa come un fulmine dal cielo e rimasta raggiante. […] questa fortissima percezione dell’io lo assillava come uno spettro terrificante».92 Appare dunque chiara la correlazione tra l’aspetto biografico, la dualità e conseguentemente l’elaborazione artistica.
Rank rintraccia un collante tra Hoffmann e Poe, dal momento che quest’ultimo ebbe un’infanzia carica di affinità con l’autore di Der Sandmann.
Edgar Allan Poe è un chiaro esempio di vita complessa e difficoltosa, causata sia da agenti esterni che dall’aspetto familiare. Come per altri artisti, l’aspetto traumatico dell’esistenza è stato, oltre che rivelatore, utile per la fruttuosa produzione letteraria.
Ecco cosa riporta Rank a riguardo:
La sua vita è stata eccentrica come la sua opera. Ebbe un’infanzia infelice. Perse i genitori quando aveva due anni e fu allevato da parenti. Soffrì di una grave forma di malinconia, nell’adolescenza, in seguito alla morte della madre di un amico per la quale aveva nutrito una profonda venerazione. Fu in quell’epoca che cominciò a bere. Finì
90 Jean Paul (1763-1825) fu uno scrittore tedesco. Rank analizza in Der Doppelgänger la sua opera sulla dualità:
Siebenkäs (1796), ove il tema del Doppio emerge mediante la variante del sosia. Alcuni definiscono questo racconto
autobiografico.
91 O.RANK, Il doppio, cit., p. 54. 92 Ibidem.
alcolizzato. Negli ultimi dieci anni di vita ricorreva abitualmente all’oppio. A ventisette anni sposò una cugina appena quattordicenne che morì qualche anno dopo di tisi, malattia che aveva ucciso anche i genitori di Poe. Poco dopo la morte della moglie, lo scrittore ebbe il primo attacco di delirium tremens. Non portò a termine il progetto di un secondo matrimonio perché il giorno prima delle nozze si era ubriacato tanto da compiere veri e propri eccessi. Nell’anno della sua morte strinse una relazione con una donna amata in gioventù che era rimasta vedova. Morì a trentasette anni probabilmente di delirium tremens. Oltre alle caratteristiche dell’alcolizzato e dell’epilettico, Poe presenta idee ossessive e ossessioni interrogative.93
Non sarebbe stato possibile esimersi dal menzionare un autore come Poe, dal momento che la sua vita è forse il nodo focale che lo ha portato a essere l’artista che il grande pubblico conosce. Appare quantomeno evidente che la matrice psicologica è di notevole interesse nello studio di questa tematica. La pazzia e la demenza talvolta assumono valenza positiva, giacché solamente vivendo circostanze in grado di sottoporre un soggetto a una forte pressione emotiva e mentale si è capaci di dar vita alle migliori opere d’arte. Grazie alle informazioni che abbiamo riguardo alla vita di Poe apprendiamo inoltre:
Costantemente in bilico tra un’intima predilezione per i canoni estetici del primo romanticismo e una convinta adesione al principio speculativo di derivazione razionalista, la scrittura di Poe, dalla narrativa alla poesia, dalla saggistica al giornalismo, si caratterizza come un corpus di grande originalità, segnato, da un lato, dal dinamico interagire tra esattezza dell’impianto e precisione del dettaglio realistico e, peraltro, dalla proiezione fantastica e dalla fuga nelle pieghe del delirio e della follia.94
Non è un caso, dunque, che un’opera come William Wilson95 trapeli un alone
93 Ivi, p. 55.
94 Per le informazioni relative al profilo biografico di Edgar Allan Poe si veda la voce Edgar Allan Poe, in
Treccani.it. L’enciclopedia Italiana, http://www.treccani.it/enciclopedia/edgar-allan-poe (22.01.2015).
95 William Wilson è un racconto scritto da E.A. Poe nel 1839 e fa parte del volume Tales of the Grotesque and the
Arabesque. Nel racconto ricorre una variante del Doppio, quella del sosia. Il protagonista racconta la propria
autobiografico, ove «incontriamo il personaggio di un uomo abbruttito dalla passione per il gioco e per l’alcool, che si rovina definitivamente nonostante gli sforzi della parte migliore di se stesso».96
Proseguendo nella lettura del capitolo rankiano sulla malattia mentale, ci si rende conto di come determinate peculiarità ritornino negli autori da lui analizzati. Abbiamo visto come sia Hoffmann che Poe avessero vissuto situazioni problematiche nel periodo della puerizia. Nemmeno Maupassant è esente da queste circostanze, infatti anche sua madre era isterica come quella di Hoffmann ed egli stesso sembrò avere la stessa predisposizione. Il problema legato all’alcool è senza dubbio comune in molti artisti, non solo coloro che hanno dato vita a interessanti racconti sulla duplicazione; questo genere di patologia è presente anche nella vita di autori dei nostri giorni. L’effetto degli alcolici e quello di sostanze stupefacenti è stato compagno di poeti durante la stesura delle loro opere, infatti lo stesso Maupassant ammise «di avere scritto molte delle sue opere sotto l’effetto di quelle sostanze, come del resto avevano fatto altresì Poe, Hoffmann, Baudelaire e altri».97 La questione del Doppio è presente nella vita di Maupassant sotto forma di scissione interiore, cinta da un forte egocentrismo (che caratterizzava anche Poe, tra l’altro), ma finanche dal rapporto dell’autore sotto l’aspetto sessuale e amoroso. In Maupassant la trasposizione della propria vita in opera è evidente, sia in Le Horla che in Lui. Menzionando Sollier, Rank riporta un’esperienza personale del poeta che può chiarire lo spinoso problema della scissione legata alla percezione di un altro io.
Sedeva alla scrivania, nella sua stanza. Il domestico aveva ordine di non lasciar passare nessuno quando lui lavorava. D’un tratto parve a Maupassant che la porta si aprisse. Si gira, con sua grande meraviglia, ecco entrare un altro se stesso che prende posto davanti a lui tenendosi la testa tra le mani e gli detta tutto quello che lui scrive. Terminato il lavoro si
ha caratteristiche fisiche, data di nascita e modi di comportamento. 96 O.RANK, Il doppio, cit., pp. 55-56.
alzò e l’allucinazione scomparve.98
Il motivo allucinatorio originato dall’utilizzo di droghe e da situazioni familiari insane, con la conseguente visione del Doppio, non caratterizzò solo Maupassant, ma anche Johann Wolfgang Goethe e Adelbert von Chamisso. Come un refrain le visioni tendono a essere trapiantate dagli autori all’interno dei loro racconti, che appunto per questo motivo diventano autobiografici. Il creatore di Peter Schlemihl ne è un esempio. Proprio Chamisso afferma di essere egli stesso nel corpo di Schlemihl. «Convalidano quest’affermazione non solo l’aspetto esteriore di Schlemihl e alcune peculiarità del suo carattere, ma anche gli altri personaggi dell’opera, indubbiamente ispirati a persone conosciute dal poeta».99
Non vi è dubbio sul fatto che molti di questi autori, senza menzionarli uno a uno, siano morti a causa di nevrosi e patologie mentali. Egocentrismo, la privazione dei genitori in giovane età, tendenze suicide, difficoltà nel mantenere relazioni amorose, epilessia e predisposizioni ereditarie sono tutti elementi che rinveniamo, in misura diversa, in ognuno di loro. Lo scopo di Otto Rank non è quindi quello di esplicitare una correlazione sul piano letterario dei vari autori, bensì di mostrare quanto le opere riguardanti il Doppio abbiano come collegamento primario la medesima struttura psichica dei diversi poeti, e, in seguito a questo, «l’apertura a tematiche sovra individuali quali sono quelle dell’identità e della morte».100
La stretta analogia tra queste personalità è evidente ed è sufficiente per rilevarne le linee fondamentali. La predisposizione patologica alle malattie psichiche e mentali favorisce la scissione della personalità, accentuando in particolare il complesso dell’io: ne consegue un enorme interesse per se stessi, per i propri stati d’animo e per la propria sorte. Un atteggiamento caratteristico […] verso il mondo e la vita e soprattutto verso l’oggetto
98 Ivi, pp. 57-58. Rank menziona Sollier che parla di una allucinazione che Maupassant ebbe nel 1889 e che raccontò a un proprio amico.
99 Ivi, p. 59.
d’amore, con cui non si riesce a stabilire un rapporto equilibrato. Un’assoluta incapacità d’amare o un desiderio eccessivamente intenso d’amore contraddistinguono i due poli di un atteggiamento estremistico con il proprio io. Le analogie nella natura e nei tratti caratteristici del tipo che abbiamo descritto sono chiarissime e spiegano sul piano psicologico, più di quanto non possano farlo l’imitazione e la dipendenza a livello letterario, perché i nostri scrittori abbiano prediletto il motivo del Doppio e lo abbiano trattato in modo molto simile.101