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1.3. La Cina: il futuro del Fintech è già qu

1.3.1 Le caratteristiche del mercato cinese

Le internet companies cinesi sono sicuramente davanti ai concorrenti occidentali, i cosiddetti "GAFA" (acronimo di Google, Apple, Facebook e Amazon) quando si tratta d’offerta di servizi finanziari. Per far capire quanto siano distanti le posizioni che stiamo confrontando, la quota di mercato di Alibaba e Tencent nei pagamenti di terze parti cinesi è rispettivamente al 33% e al 10%, ormai entrate nella fase di maturità; al contrario, la quota di mercato dei cosiddetti GAFA nei pagamenti in denaro è stimata in meno del 2% negli Stati Uniti. Il successo delle tre società leader in Cina può essere ampiamente giustificato da molti fattori. Cercando di evidenziare quelli più rilevanti, si può partire dal considerare l’entrata decisamente in anticipo nel mercato dei digital payments: Alipay e Tenpay, servizi di cui parleremo in modo ampio più avanti, sono stati creati oltre un decennio fa dalle Internet company, inizialmente per facilitare i pagamenti nell’e-commerce e nei giochi online. Tra i GAFA, Google è stato il primo ad avventurarsi nei pagamenti nel 2011, sette anni dopo Alipay. Sicuramente la crescita esponenziale dell’ecosistema del commercio elettronico globale sta spingendo sempre di più la diffusione di soluzioni smart di pagamento33; questi strumenti di terze parti in Cina si collocano in cima al tradizionale sistema bancario, un ulteriore livello tra le banche e il cliente, tanto da appropriarsi delle informazioni sulle transazioni

33 Il volume lordo di merce scambiata globalmente (GMV) di 1.7 trilioni di dollari nel 2015, secondo le stime di effuate da eMarketer, crescerà a 3.0 trilioni di dollari entro il 2018

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effettuate, potendo così offrire loro ulteriori servizi in base alle loro specifiche esigenze. L'industria dei pagamenti è divisa ormai tra attori chiave quali le banche commerciali tradizionali, il sistema di carte monopolistiche UnionPay e le società di pagamento di terze parti.

Lasciando da parte le aziende di pagamento di terze parti, l'ecosistema di pagamento è molto simile all’attuale schema "a quattro parti" operativo negli Stati Uniti o in Europa che coinvolge: il titolare della carta, la banca emittente della carta, il commerciante e la banca che acquista il commerciante; collegati insieme da un’infrastruttura. I servizi di pagamento di terze parti invece sono organizzazioni non bancarie autorizzate (con licenza) che facilitano le operazioni soprattuto online. Le licenze sono concesse dalla Banca Popolare della Cina (PBoC), e ne esistono di tre tipi: una rilasciata per l’abilitazione di un online / mobile payment provider, una licenza per punti vendita e quella per l’emissione di carte prepagate. A fine 2014, in Cina sono state concesse licenze per operare a 269 società, considerando che ognuna di queste può avere più licenze per eseguire più di una funzione. Questi intermediari sono stati inizialmente creati per facilitare il pagamento sulle piattaforme di commercio elettronico: quando un acquirente acquista un oggetto online, il denaro viene trasferito dall'acquirente alla terza parte, questa darà quindi notifica al venditore di spedire la merce e solo quando la merce verrà ricevuta e accettata dall'acquirente il denaro è trasferito dalla terza parte al venditore. Questa tipologia di pagamento è stato il metodo più diffuso tra gli utenti di Internet per molte ragioni: oltre a offrire alternative convenienti e affidabili, per lo più gratuite e molto sicure ad un sistema bancario non esattamente al passo con i tempi, i servizi di terze parti non sono stati sottoposti ai requisiti della Know Your Client (KYC) o a limiti sulle transazioni fino all’estate 2015, dopo la quale la PBoC ha intensificato le normatizzazione di soluzioni ormai ampiamente utilizzate34. In parte a causa della pressione dei servizi alternativi, le banche cinesi stanno modernizzando le loro offerte digitali ed eliminando le spese di trasferimento del denaro per cercare di mantenere le quote di mercato inesorabilmente compromesse. Esempio di questa transazione in atto è la decisione del

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febbraio 2016 di ICBC, la banca più grande in Cina, d’offrire trasferimenti di denaro gratuiti attraverso le proprie piattaforme di Internet banking. Nonostante una necessaria stretta normativa, è difficile che i regolatori siano in grado di “proteggere” le banche dalla concorrenza digital a causa del cambiamento comportamentale dei consumatori verificatosi; secondo i dati raccolti nel 2015 da Citi35, il volume totale di transazioni tramite servizi alternativi ha raggiunto circa 8 trilioni di dollari, includendo questa cifra mostruosa sia la tradizionale attività di pagamento tramite carte sia i sistemi online e mobile, caratterizzati da crescita rapidissima nell’ultimo quinquennio. ChinaUMS, controllata da UnionPay, è il player dominante nel mercato dei paymenti tramite carta, mentre Alipay e Tenpay detengono la leadership per le transazioni concluse in rete e tramite smartphone grazie all'ecosistema del commercio online, che ormai ha raggiunto la sua maturità. Complessivamente, ChinaUMS ha una quota di mercato del 36%, solo leggermente superiore al numero due nella competizone, Alipay al 33%.

Ma queste percentauli cambieranno sicuramente in poco tempo, dato che Alipay e Tencent si stanno espandendo verso l’ambito l’offline, attraverso partnership con supermercati e negozi. Per le banche incumbent i cambiamenti avvenuti non possono che essere oltre ad una grande perdita in termini di possibilità di profitto, un'occasione persa in una nuova e crescente attività.

L’ecommerce e il P2P Lending: il “Cavallo di Troia” del Web per il mondo dei servizi finanziari

Nel 2015 la Cina è stata di gran lunga il più grande e-commerce al mondo con un giro d’affari di 672 miliardi di dollari (circa il 40% del valore mondiale) e se rispetterà le attese di crescita del 133% a 1,6 trilioni di dollari entro il 2018 occuperà oltre la metà del commercio elettronico globale. Per dare l’idea di ciò di cui si sta parlando, il volume lordo di merce scambiata totale da Alibaba è stato all’incirca di 500 miliardi di dollari nel 2015, più del doppio di quello di Amazon, pari al PIL della Norvegia o dell'Austria. Alipay è pertanto il più grande gateway di pagamento online, con volume

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totale di pagamento (TPV) nel 2015 quasi triplo rispetto a quello di PayPal. Numeri davvero impressionanti che fanno comprendere quanto sia ampia la base di utenti su cui la Cina può contare, che giustifica questo sviluppo impressionante della rete e gli investimenti compiuti da parte delle aziende sopracitate che hanno usato i digital payments come fulcro della strategia online-to-offline (O2O). Evidenza di ciò, negli ultimi due anni Alipay ha stretto accordi con oltre 130.000 attività fisiche, tra cui ristoranti, supermercati, taxi e ospedali, perchè adottassero tale soluzione di pagamento per il proprio business. Tutto ciò dunque giustifica l’aumento dell’utenza attiva delle potenze digitali cinesi che, già nel 2014, ha raggiunto e superato quella delle principali banche nazionali. La prossima immagine ci da indicazioni precise su quanto accaduto.

Altro ambito che ha visto tassi di crescita straordinari è il Social Lending o P2P Lending, ovvero prestiti personali erogati da privati ad altri privati su Internet che, senza passare attraverso i canali tradizionali rappresentati da società finanziarie e banche, non prevedono garanzie a protezione del prestatore contro il rischio di insolvenza. Con questa nuova tipologia di credito, chi presta denaro e chi lo riceve mediamente percepisce o paga una quota di interessi più favorevole rispetto a quella

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proposta dalle istituzioni finanziarie tradizionali. Ciò è possibile perché i costi di intermediazione sono ridotti, in quanto il prestatore e il contraente del prestito vengono messi in relazione diretta e le aziende d’intermediazione in questo caso hanno costi ridottissimi. Ad ogni richiedente viene assegnato un rating, in modo del tutto simile a quanto fanno banche e finanziarie, al fine di definire un livello di rischiosità di colui che richiede un prestito. La somma viene erogata al richiedente dopo un'analisi della documentazione da lui stesso fornita online, e all’ammontare ceduto contribuiscono centinaia di prestatori, in modo da diversificarne il rischio dell’investimento, ognuno con una quota e un tasso specifico. In Cina lo scarso sviluppo del sistema bancario, per lo più controllato dallo Stato, ha diretto il credito verso le imprese d’interesse statale, diventando un settore tanto regolato da creare un arbitraggio nella normativa, definendo le condizioni per uno sviluppo rapido di questo mercato parallelo. Senza entrare in spinose questioni sociologiche, la popolazione cinese sembra poi molto orientata alle soluzioni digitali in genere, e questo vale anche per le alternative fintech. Data la scarsa resa sui depositi bancari degli ultimi anni, molti investitori privati hanno cercato prodotti con ritorni più gratificanti ed una valida alternativa è stata offerta dalle piattaforme P2P: il rendimento garantito, offerto da società come Lufax, di cui parleremo successivamente, è molto interessante rispetto a quello dei depositi presso gli istituti bancari.

Ora è necessario esaminare alcuni di questi driver che hanno creato il fenomeno del social lending, vedendo fioccare società pronte a buttarsi in questo business. Su tutti, come abbiamo detto, le banche non sono state orientate a concedere credito alle PMI e ai privati, ma solo ad aziende participate dallo Stato. Il tessuto delle piccole e medie imprese in Cina, che rappresenta circa il 60% del PIL, è stato sostenuto dal sistema del credito in maniera insufficiente: secondo il China MSME Financial Report 2014 del Mintai Institut of Finance and Banking36, quasi l'80% delle PMI non era servito dalle banche. La crescita esplosiva dei prestiti P2P ha soddisfatto le esigenze delle imprese che non avevano ottenuto finanziamenti formali. Allo stesso modo, la penetrazione dei prestiti ai privati da parte degli istituti di credito in Cina è tra i più bassi del mondo.

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Dunque parte di questa domanda è stata soddisfatta da società come Ant Financial Service Group, veicolo finanziario di Alibaba Group. Oltre a questo abbiamo già evidenziato come il settore bancario sia stato strettamente regolamentato, dunque le banche cinesi sono soggette a diversi requisiti che ne limitano l’operatività quali ad esempio obblighi di riserva, rapporti prestiti / depositi (LDR), dovere di diligenza nell’identificazione della clientela (KYC) e così via.

D’altro canto ci sono state in passato poche norme per il settore dei prestiti P2P che ne hanno facilitato, accellerato la crescita: non esisteva alcun requisito patrimoniale obbligatorio, riducendo la barriera all'ingresso che ha portato ad una proliferazione di piattaforme di prestito P2P in Cina, molti delle quali non dispongono di un modello di business credibile. Secondo statistiche incomplete della China Banking Regulatory Commission (CBRC), alla fine di giugno 2016, il loro numero in Cina ammontava a 2.349, con il 49% di crescita dalla fine del 2014; sempre in questo periodo il valore totale del transato è balzato del 500 % per un totale di 621 miliardi di Yuan, circa 83 miliardi di dollari. Ma nello stesso tempo esistono ben 1.778 piattaforme con problemi di varia natura data una mancanza di regolamentazione precisa nello spazio del P2P; rendendo facile per i fondatori utilizzare la piattaforma per creare mutuatari fittizi e vendere i prestiti agli investitori (principalmente individui privati) che cercano un ritorno più elevato, scomparendo letteralemente col loro denaro. Ciò ha provocato un alto tasso di fallimenti (circa il 3-5% delle piattaforme ogni mese) e di frodi: CrowdFund Insider riporta37 che, durante i primi sei mesi del 2016, in Cina sono state chiuse almeno 264 piattaforme di prestiti P2P, e questa può essere vista come una reazione diretta al giro di vite voluto dai regolatori cinesi che, come riporta anche ECNS38, son diventati più vigili nello scoprire frodi e vietare l’attività a portali di prestiti P2P mancanti di adeguati requisiti. Il caso più eclatante è stato Ezubao, uno dei servizi più conosciuti in Cina, che si è rivelato un enorme schema Ponzi con un capitale investito di oltre 7 miliardi di dollari messi a disposizione per potenziali prestiti, più del 95% dei quali si sono rivelati falsi.

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“264 P2P Lender Shuts Down In China During First Half Of 2016”, CrowdFund Insider, 2016 38 “P2P stop operating during first half as supervision gets tougher: report”, Ecns, 2016

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Ma nonostante una regolamentazione necessaria per normalizzare una situazione opaca che si era creata, i funzionari cinesi riconoscono la necessità del P2P lending, data l’ingente richiesta di credito proveniente dal tessuto produttivo. Le autorità si sono mosse lentamente, permettendo all'industria di evolversi, prima di passare poi a reprimerla dove necessario. L'interesse normativo non è solo isolato ai prestiti P2P, altre forme di servizi finanziari fruiti tramite internet sono in fase di revisione, compresi i pagamenti mobile e tutto il sistema del crowdfunding. Nel dicembre 2015 il Consiglio di Stato ha pubblicato un documento di consultazione sul prestito P2P che ne ha rafforzato il controllo regolamentare, richiedendo precisi requisiti agli operatori, con un’ulteriore integrazione nel 2016 con previsoni ancora più inasprite al fine di intercettare forme di raccolta di fondi illegali o vere e proprie truffe. Il regolamento è stato emesso dalla CBRC congiuntamente con tre ministeri, e sottolinea e riconosce il ruolo delle nuove società di prestito come “intermediari finanziari”. La CBRC ha fornito un elenco di divieti per disegnare i confini d’azione di tali aziende del credito, vietando loro il cash pooling, la raccolta di pubblico risparmio e la fornitura di qualsiasi forma di garanzia per i mutuatari. È inoltre chiarito il loro ruolo nel mercato come supplemento alle istituzioni finanziarie tradizionali. Il regolamento, dunque, crea barriere più elevate all'entrata e gli investitori hanno maggiori probabilità di essere selettivi quando scelgono l’intermediario al quale cedere proprie risorse39. Permane un problema di non poco conto per il quale molte piattaforme, nonostante garantiscano la restituzione di quanto versato agli investitori, non hanno un proprio sistema di gestione dei rischi e si affidano a soggetti esterni per valutare il proprio rischio di credito. Questo aspetto, anche se viene mitigato attraverso garanzie di società terze, potrebbe portare a problemi gravi in caso di una crisi creditizia, tanto da renderle insolventi. In ogni caso, come è stato notato da analisti e operatori, queste recenti previsioni rappresentano una pietra miliare per lo sviluppo del settore in Cina che evidentemente soffriva di un rilevante vuoto legislativo.

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