2. PSD2, Instant Payments e Blockchain: drivers del cambiamento nel settore bancario, internazionale
2.3 La BlockChain: il possibile game changer dell’industria finanziaria
2.3.2 L’applicazione della Blockchain nel settore finanziario
Strettamente collegato al settore assicurativo però la finanza e l’economia sono sicuramente tra i settori nei quali più si concentrano gli interessi e gli sforzi degli investitori in relazione alla blockchain. Infatti, non essendoci intermediari a gestire le transazioni, la catena migliorerebbe le performance dei processi degli istituti bancari, con risparmi in termini di velocità e affidabilità delle transazioni che andrebbero a beneficio sicuramente anche della clientela. A titolo esemplificativo, alcuni processi bancari, che per loro natura richiedono momenti approvativi intermedi consecutivi, nell’esecuzione dei quali è fondamentale avere livelli di garanzia elevati, possono essere meritevoli di attenzione per l’applicazione di un modello basato sul nuovo protocollo quale alternativa a logiche e meccanismi tradizionali. Gli algoritmi su cui si basa la DLT consentono l’impiego di tecniche di scripting, con cui è possibile abilitare i cosiddetti Distributed Contracts. Un “contratto distribuito” o, chiamato più propriamente, smart contracts è l’utilizzo di una versione specifica della blockchain che, sfruttata opportunamente, può essere applicata in diversi ambiti d’interesse, per formare accordi soprattuto in campo economico e giuridico. Ogni patto è concluso non per via di un contratto scritto, ma di un codice crittografico che al suo interno contiene i termini e le condizioni previste dalle parti. Perciò i singoli articoli, i termini e le condizioni contrattuali esistono solo sotto forma di codici, possono essere letti direttamente da hardware139; una volta accettato il relativo accordo, questo è irrevocabilie non può essere risolto e/o modificato dai contraenti fino alla completa esecuzione dello stesso come originariamente definito, andando ad esecuzione in maniera totalmente automatica. Certo che le problematiche legali poste dagli smart contracts non sono irrilevanti, dato che la dimensione digitale di questi contratti crea alcuni ostacoli e difficoltà in relazione all’efficacia e vincolatività dell’accordo, il quale potrebbe per esempio richiedere che siano presenti elementi fondamentali che la legge prevede come caratterizzanti un documento contrattuale; in uno smart contract questi risultano quantomeno di difficile individuazione e interpretazione. Per ovviare
139 Questo apre interessanti spiragli per il futuro, con contratti che regolano interazione macchina/macchina, per il futuro dunque dell’Internet of Things
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a tali problemi, alcune società140 hanno sviluppato un modello che riprende ampiamente aspetti funzionali propri di quei contratti ibridi, che sono sia leggibili da persone fisiche sia analizzabili da un software: lo split contracting model usa la tecnologia per collegare immodificabilmente un contratto in forma scritta all’architettura propria dei “contratti intelligenti” che processerà la parte data-driven del contratto testuale141. Un elemento qualificante ma anche di rilevante criticità dell’architettura software di Bitcoin, che è necessario ora ricordare, sono i colored coins: questi “gettoni colorati” permettono d’associare ad un indirizzo una piccola quantità di dati, ovvero i metadati, che possono essere usati per definire un asset diverso dalla valuta, un oggetto o servizio nel mondo reale, ma anche le istruzioni necessarie per il trasferimento dello stesso oggetto da un indirizzo ad un altro. In ogni caso, per le dimensioni ristrette dei dati associabili ad un nodo di questa specifica versione di DLT e per le limitate capacità di elaborazione dell’infrastruttura, i token digitali possono essere utilizzati solo per trasferimenti di proprietà, quindi solo per uno dei possibili effetti di un contratto, sia esso tradizionale o smart.
Per ovviare a questo problema non poco rilevante, un gruppo di programmatori e ingegneri guidati dal giovane Vitalik Buterin alla fine del 2013 ha iniziato a lavorare su Ethereum. Questa è una piattaforma blockchain-like con una propria cryptovaluta (Ether) che permette l’esecuzione di smart contracts che incorporano una logica di business, sviluppati in un linguaggio Turing-complete, quindi che supporta una vasta gamma di operazioni computazionali. Si può dire, per facilitare la comprensione, che i nuovi tipi di contratto sono in sostanza un programma con associato un database in miniatura (la cui modifica è possibile solo da parte del programma che lo controlla), che possono ricevere dall’esterno istruzioni firmate digitalmente, che vengono esaminate dal programma, decidendo poi se e come agire, compiendo o meno le operazioni previste dal codice nella situazione attivata dal messaggio. Gli smart contract in Ethereum vengono eseguiti in una macchina virtuale presente su ogni nodo della rete, e ciò avviene in modo indipendente su ognuno di questi. La tecnologia
140 i cosiddetti smart contracts solution providers
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sviluppata dal team di sviluppatori ha adattato poi delle accortezze tecniche tali da gestire criticità che si possono presentare, come nel caso che un contratto non finisca mai la sua esecuzione (il cosiddetto halting problem di Turing); per risolvere ciò si è introdotto dei costi di transazione, ossia il “carburante” che fa iterare il sistema, che vengono pagati al miner che la conferma in un blocco della catena. Ogni transazione esplicita all’inizio quanti Ether142 il mittente del messaggio può spendere. Se, dopo l’avvio, l’operazione si completa con successo, si restituisce il budget rimanente, in caso contrario, cioè se invece esaurisce il budget prima di completarsi, il programma si arresta, le modifiche effettuate al database vengono annullate e i “crediti” non vengono resi indietro143. In questo modo una transazione può utilizzare la rete solo per un tempo definito, risolvendo l’halting problem che in un sistema distribuito può rappresentare un problema particolarmente grave144. Quindi, i vantaggi di realizzare contratti automatizzati detenuti su registri decentralizzati sono notevoli: solo per darne un’idea, ciò potrebbe portare ad una riduzione dell’iter di perfezionamento classica dei contratti, l’abolizione di molte procedure cartacee, dunque ad una sostanziale disintermediazione. A riguardo è interessante citare uno studio di Capgemini, nel quale si presentato alcuni dei benefici portati alle banche e alle assicuazioni dall’adozione di questa tecnologia145: infatti gli smart contract possono aiutare a snellire le procedure d’erogazione di mutui e prestiti, a riformulare i processi correlati al trasferimento dei titoli di proprietà, potendo ciò tradursi in una riduzione tra il 10% e il 20% dei costi relativi alla sottoscrizione di un mutuo. Ma i vantaggi per i consumatori potrebbero sorgere pure nel velocizzare le pratiche di rimborso per le polizze sanitarie, turistiche e automobilistiche, grazie ad una minore documentazione da presentare, alla riduzione dei controlli manuali e alla rapidità dell’iter di liquidazione dei fornitori. Gli esperti calcolano che, solo negli Stati Uniti e in Europa, le banche e assicurazioni potrebbero risparmiare in questi due rami di attività una somma totale intorno ai 30 miliardi di
142 che rappresenta sia la moneta che i costi di transazione dunque della tecnologia 143 “Smart Contratcs, la vera rivoluzione della Blockchain”, Mind The Gap, 2017
144 Infatti i singoli nodi non possono essere lasciati liberi di bloccare un programma fuori controllo, altrimenti dei nodi potrebbero avere opinioni diverse sul risultato di una transazione, cesserebbe il consenso, e con esso l’affidabilità della rete. Quanto detto è importante perché, per permettere a un contratto d’invocare ed attivare altri contratti, ognuno di questi deve essere eseguito su tutti i nodi della rete
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dollari l’anno. Diventa perciò fondamentale investire in queste tecnologie per istituti finanziari e assicurativi, che può permettere un significativo efficientamento dei propri processi, rendendo, nel contempo, più efficace la digitalizzazione delle procedure.
Le banche a lavoro sulle Distributed Ledger Technologies
Goldman Sachs ha dichiarato che la blockchain è destinata a rivoluzionare il settore, mentre Barclays e UBS hanno pubblicamente ammesso che potrebbero utilizzare la tecnologia in diversi ambiti operativi, dalle rimesse di pagamento alla contrattualistica; intanto nel nostro Paese anche Unicredit considera i registri decentralizzati una delle priorità di investimento digitale del 2016 e del 2017. L’interesse espresso da importanti banche d’investimento e commerciali, nel settembre 2014 ha portato alla nascita di R3, un consorzio privato nato con una mission precisa, ovvero creare una piattaforma DLT proprietaria per dar vita a un sistema transattivo più rapido, economico e trasparente, ma anche per accedere a un’infrastruttura che permetterà loro di costruire prodotti e applicazioni in grado di generare nuove fonti di ricavo (per esempio attraverso la cessione dei diritti per lo sfruttamento di brevetti basati sul protocollo). All’iniziale adesione di Goldman Sachs (poi fuoriuscita dal consorzio per sviluppare una propria piattaforma146) è seguito un nuovo giro di adesioni, che ha visto l’ingresso di nomi come Danske Bank, Intesa Sanpaolo, Banco Santander, Scotiabank, Sumitomo Mitsui Banking Corporation, Nomura e molti altri, fino ad arrivare oggi a più di 70 gli istituti aderenti alla federazione. Il progetto ha riscosso molto interesse e ha ricevuto un supporto importante pure da Microsoft, la quale ha deciso di diventare partner dell’iniziativa: infatti R3 lo scorso anno ha cominciato ad usare i servizi di Microsoft Azure per consentire alle banche del consorzio di sfruttare gli strumenti, servizi e infrastruttura cloud-based. Sono stati già avviati dei test tra i membri del consorzio ospitati su reti private virtuali del cloud pubblico di Microsoft
146 Goldman Saches per alcuni operatori del settore ha compreso prima di tutte la convenienza ed il
vantaggio ad investire direttamente in startup come Circle, noto portafoglio elettronico di cryptovalute, e in Digital asset holding, società che sviluppa soluzioni tecnologiche per il settore dei servizi finanziari distribuiti.
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con servizi offerti in modalità Blockchain as a Service (BaaS)147. Nel 2016 poi i consorziati sono riusciti a creare la loro piattaforma per transazioni finanziarie chiamata Corda148, che potrebbe diventare uno standard affermato del settore finanziario per quanto riguarda la tecnologia Blockchain. Corda, che si basa sullo stesso protocollo utilizzato da Bitcoin, pur caratterizzandosi per un sistema di accesso ristretto ai dati delle transazioni e per la capacità di gestire operazioni più complesse, è stata sviluppata appositamente per il settore bancario con funzionalità specifiche dedicate alla processazione di pagamenti e derivati149.
«Vogliamo offrire a tutte le altre banche la possibilità di fare innovazione con prodotti innestati sulla piattaforma, cercando però di evitare che ciascuno sviluppi ambienti a sé. Altrimenti si finisce con l’avere un mucchio di isole incapaci di dialogare l’una con l’altra. Se invece manterremo un’unica piattaforma capace di ospitare i progetti provenienti dalle varie parti in gioco, daremo vita a qualcosa che ricalca la logica di Internet, uno spazio all’interno del quale potremo sviluppare liberamente nuove soluzioni proprietarie continuando a comunicare e condividere esperienze».
ha confermato James Carlyle, Chief Engineer di R3. Il codice di Corda poi è stato condiviso con l’Hyperledger Project, altra iniziativa no-profit e cross-industry avviata dalla Linux Foundation con l’obiettivo dichiarato di accelerare lo sviluppo della DLT sotto il profilo della standardizzazione, a cui hanno partecipato importanti realtà dell’ICT e della finanza tra cui Intel, IBM, J.P. Morgan. Ma altri progetti paralleli a questi appena visti sono sorti con ambizioni similari, ovvero la definizione di standard sui quali sviluppare un intero ecosistema. È stato formalmente presentato pochi mesi fa l’Enterprise Ethereum Alliance e avrà lo scopo di diffondere e sviluppare la blockchain di Ethereum a livello aziendale. Creato da un gruppo di più di trenta diverse aziende, che comprende Accenture, Banco Santander, BlockApps,
147 “Microsoft si allea con R3 per fornire il cloud alla nuova blockchain delle banche”, Sole 24 Ore,
2016
148 “Cos’è il consorzio R3?”, ValuteVirtuali, 2017
149 “Corda punta a diventare la piattaforma Blockchain standard in ambito finanziario”, Pagamenti
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BNY Mellon, CME Group, Intel, JP Morgan, Microsoft, BBVA, Credit Suisse, Thomson Reuters, UBS, il gruppo cercherà d’allineare la filosofia open-source con gli investimenti nella tecnologia da parte di startup e grandi aziende. Con uno status di no-profit, l’obiettivo principale dell’organizzazione è costruire una serie di standard per Ethereum in termini di sicurezza, privacy, scalabilità e utilizzo, più nello specifico si vuole creare una soluzione corporate che renda facile per i suoi membri rispettare i requisiti normativi del proprio settore industriale.
Lo SWIFT Global Payment Innovation (gpi)
Anche per quanto riguarda i pagamenti digitali in ambito corporate ci sono grandi opportunità che provengono dall’utilizzo delle DLT, e proprio in tale direzione va letta l’iniziativa della SWIFT Global Payments Innovation (Gpi), nata dalla collaborazione tra banche di tutto il mondo e SWIFT (Society for Worldwide Interbank Financial Telecomunications), un progetto volto a soddisfare la crescente domanda delle aziende che hanno necessità d’ottimizzare l’operatività cross-border. Questa soluzione fornisce un servizio di pagamento molto più veloce, quasi immediato, ma allo stesso tempo una maggiore quantità di informazioni a loro disposizione per monitorare i trasferimenti internazionali, il tutto con maggiore efficienza operativa ed una maggiore partecipazione da parte dei clienti delle stesse banche. L’ente per le comunicazioni interbancarie interzionali, di cui avevamo brevemente parlato nel primo capitolo, nasce come una piattaforma di messagistica, in grado di connettere più di undicimila tra istituzioni, infrastrutture di mercato ed aziende in oltre duecento paesi e permette ai suoi partecipanti di scambiarsi messaggi finanziari standardizzati in tutta sicurezza, agevolando in tal modo i flussi finanziari globali e locali. L’obiettivo di SWIFT-Gpi è d’ottimizzare i servizi per operazioni cross-border offerti dalle banche aumentandone velocità, trasparenza e monitoraggio dell’intero processo di pagamento e trasferimento nonché di riconciliazione dei conti nei pagamenti transfrontalieri, grazie a funzionalità come Tracker Gpi, che garantisce una tracciabilità end-to-end e in real time dei pagamenti, con una notifica di conferma del avvenuto accredito sui
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conti beneficiari; un servizio questo che avverrà grazie all’utilizzo di tecnologie cloud e si appoggerà ad un database globale custodito direttamente da SWIFT150.
22 banche hanno partecipato al test, tra le quali troviamo anche Unicredit e Intesa San Paolo, utilizzando una blockchain privata all’interno di un closed user group nel quale ognuno degli istituti partecipanti ha avuto specifici profili e controlli stringenti sui dati, lavorando in modo indipendente rispetto alle altre e testando la tecnologia sia in termini di performance che di scalabilità. Perché il test fosse efficace, è stato necessario un adattamento da parte delle tesorerie delle banche dei propri sistemi di position keeping e di tracciabilità, consentendo di oltrepassare alcuni dei limiti che avrebbero impedito alle banche di monitorare la posizione dei loro conti in tempo reale, non potendo far leva sulla disponibilità di reportistica infragiornaliera. Partecipano ora al programma SWIFT-Gpi oltre ottanta banche di tutto il mondo, che rappresentano l’equivalente di più del 71% del volume totale dei messaggi di pagamento cross-border151. Dal punto di vista della tecnologia utilizzata, l’iniziativa usufruisce della soluzione open-source Hyperledger Fabric v1.0 unita ad alcuni dei suoi tool strategici152, al fine di allinearla alle esigenze del settore finanziario e di garantire la massima privacy su tutte le informazioni del titolare del conto e della relativa banca, anche attraverso Observer Gpi, uno strumento che monitora il rispetto delle regole imposte a tuti i partecipanti153. In merito a ciò il responsabile del Global Transaction Banking di Intesa San Paolo Stefano Favale, in un’intervista ha detto:
“i pagamenti istantanei diventeranno la normalità del settore, pertanto la sfida per il mondo bancario è quella di costruire una nuova esperienza per il cliente per i pagamenti transfrontalieri, a benefico del grande pubblico e delle aziende clienti”.154
Proprio Intesa San Paolo è una delle prime banche che ha partecipato al progetto pilota, contribuendo inoltre al suo sviluppo e mettendo già a disposizione dei suoi clienti
150 “SWIFT Gpi: le banche cominciano ad utilizzarlo”, AziendaBanca, 2017 151 dati fonte SWIFT
152 come ad esempio il regime di sicurezza PKI, la governance, il codice identificativo BIC e l’ esperienza nel definire standard sulla liquidità
153 “Intesa Sanpaolo e Unicredit testano la Blockchain nel quadro della SWIFT Gpi”,
Blockchain4Innovation, 2017
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corporate questa nuova tecnologia. Esempio di questo atteggiamento proattivo, Intesa ha effettuato lo scorso 27 dicembre alcuni pagamenti, per conto del gruppo Candy verso una filiale della Bank of China dall’Italia alla Cina impiegando solo alcuni secondi155; tutto il processo, pagamento e ricezione della ricevuta di ritorno, ha avuto una durata inferiore ai dieci minuti, rendendole disponibili alle banche rapidamente grazie all’utilizzo di servizi cloud, con un monitoraggio diretto da parte dei clienti sul portale electronic banking della banca156. Altra interessante iniziativa del 2017 è una collaborazione tra un gruppo d’aziende bancarie che comprendono Deutsche Bank, HSBC, KBC, Natixis, Rabobank, Société Générale e la promotrice dell’iniziativa UniCredit per lavorare insieme allo sviluppo di tecnologie blockchain standardizzate che favoriscano i pagamenti per le piccole e medie imprese. La piattaforma prescelta è la Digital Trade Chain (DTC) orientata e sviluppata dalla banca belga KBC, che permetterà di collegare in un unico network tutte le parti coinvolte nella transazione commerciale: acquirente, venditore, intermediario finanziario157. Nonostante i molti problemi che dovranno essere affrontati (come ad esempio il tempo di elaborazione di una transazione, problema non da poco considerando le necessità di un mercato sempre più veloce) lo sviluppo di soluzioni ibride decentralizzare sicuramente migliorerebbe le performances del sistema finanziario globale158. Ma per raggiungere questo risultato bisogna cominciare a ragionare in prospettiva, in maniera strategica, e ciò significa investire sulle nuove piattaforme senza lasciarsi cogliere dalla necessità di un rapido ritorno sull’investimento, sacrificando nelle prime fasi del roll out commerciale del servizio buona parte delle marginalità, in nome di valori inizialmente intangibili, come quelli della fiducia e della familiarità del cliente nei confronti dei pagamenti in real time. Ovviamente non manca il rovescio della medaglia dell’utilizzo di registri decentralizzati. Se da una parte le banche sono attratte dalla
155 “Ue-Cina: con Intesa SP primo pagamento lampo, 10 secondi”, AGI, 2016
156 “Banche, la rivoluzione nei pagamenti internazionali”, Start Award, 2016
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"Digital Trade Chain: Unicredit ed altre sei banche internazionali insieme nel consorzio Bitcoin", Compliacenet, 2017
158 “Rivoluzione Blockchian: ecco che cos’è la blockchain e perché tutti ne parlano”, Digital4Banking, 2016
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possibilità d’attivare transazioni più economiche, sicure e rapide, creando un network condiviso con più istituti, delle questioni più delicate per la diffusione della tecnologia sono stato elencate in un report di Morgan Stanley intitolato “Blockchain in Banking: Disruptive Threat or Tool?” che, oltre a domandarsi se i benefici potenziali saranno tali da giustificare le spese non indifferenti per lo sviluppo di una DLT ad hoc159, concentra l’attenzione sugli aspetti regolamentari e sulla sicurezza di tali soluzioni: in primis problemi relativi ai processi e alla governance, chi gestisce e autorizza nuovi partecipanti, nonché su problemi di policy, quali identità digitale, standard per l’operazioni transfrontaliere, e integrità dei sistemi; tutti elementi che comportano rilevanti criticità in temini di rischi legali e protezione dei dati sensibili, senza contare la complessità di garantire tutto ciò su trasferimenti internazionali160. Oltre a questo ci sono pure problemi prettamente tecnici che sembrano tutt’altro che facili da superare quali la latenza di processo, dato che la blockchain per verificare che le transazioni siano valide dipende dal network di nodi e questa verifica richiede in media otto minuti, dunque un’operazione lenta, un disincentivo per la sua adozione; rientrano certamente nei gap da affrontare la carenza di competenze tecniche presente in molte organizzazioni e l’incompatibilità con i sistemi IT esistenti, richiedendo questa tecnologia cambiamenti radicali ed un investimento notevole nel momento in cui si decide d’adottarla.161
A prescindere dalle criticità presentate, si può affermare che le opportunità d’impiego delle tecnologie dietro le crittovalute sono molte, e sembra che gli istituti di credito, almeno quelli di più grandi dimensioni, abbiano compreso le potenzialità del mezzo che, integrato nel loro business model, può rappresentare una leva di razionalizzazione dei costi e creazione di nuovi profitti. Risulta focale che le aziende del settore finanziario, il mercato dei prodotti e dei servizi transazionali, da un lato, e il legislatore, dall’altro, comprendano ed orientino le proprie iniziative e direttive di sviluppo strategico. Occorre però che alla crescente adozione dei nuovi modelli descritti sia accompagnata da un’adeguata interoperabilità tra soluzioni tecnologiche, chiamando