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L'affermazione delle financial technologies: l'influenza dei cambiamenti normativi e tecnologici sull'operatività degli istituti di credito.

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Academic year: 2021

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Università degli Studi di Pisa

Dipartimento di Economia e Management

Laurea Magistrale in Banca, Finanza Aziendale e Mercati Finanziari

L'affermazione delle financial technologies: l'influenza dei

cambiamenti normativi e tecnologici sull'operatività degli istituti di

credito.

Candidato: Niccolò Chiaramonti

Relatore: Prof. Riccardo Cambini

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INDICE

RINGRAZIAMENTI INTRODUZIONE

1. Il Fintech: le sue origini e la situazione attuale

1.1. Lo sviluppo del fenomeno e la sua diffusione globale 1 1.2. Africa e India : terreno di sperimentazione per il Fintech 9 1.2.1 L'Africa, il Mobile Money e il Kenya, La Silicon Valley africana 11 1.2.2 India: la nuova frontiera per il Fintech 17

1.3. La Cina: il futuro del Fintech è già qui 25

1.3.1 Le caratteristiche del mercato cinese 27

1.3.2 Alipay e Lufax come alternative concrete al contante e al credito 34

1.4 L'Occidente nel Fintech 39

1.4.1 Gli investimenti e la gestione del denaro reinterpretati dal Fintech 40 1.4.2 Il contributo del Venture Capital e la nascita degli Hub Fintech 45 1.4.3 Lending Club e Transferwise: la nascita di un sistema

finanziario parallelo in Europa e USA 50 2. PSD2, Instant Payments e Blockchain: drivers del cambiamento

nel settore bancario, internazionale ed europeo 57 2.1. I cambiamenti normativi nel mondo ed in Europa: le sfide e

le opportunità della PSD2 58

2.1.1 L’approccio normativo al fintech: il caso del Regno Unito 58 2.1.2 La PSD2: aspetti sostanziali della nuova Direttiva

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2.1.3 Il ruolo ed il compito dell’EBA in previsione dell’entrata

in vigore della PSD2: aspetti principali. 74

2.1.4 Altre disposizioni relative a pagamenti e dati: il Regolamento UE n. 2015/751 (“Regolamento MIF”), Orientamenti finali EBA sulla sicurezza dei pagamenti via internet e il GDPR 80 2.2. Gli Instant Payments come strumento di crescita

del sistema economico 84 2.3. La BlockChain: il possibile game changer dell’industria finanziariia 96

2.3.1 La Blockchain: The Trust Machine 99

2.3.2 L’applicazione della Blockchain nel settore finanziario 103

3. Il futuro degli istituti di credito: il concetto di “Bank as a Platform” 113

3.1. Come l’impresa bancaria può affrontare la digital disruption: Unicredit, esempio italiano d’innovazione nel settore finanziario 116

3.1.1 Collaborare, Investire, Sviluppare. Quale soluzione scegliere? 118 3.1.2 Conoscere la banca per impostare

la migliore strategia customer-oriented 131 3.2. l’API come interfaccia fondamentale e incentivo verso gli

Open Banking Standard 138

3.2.1 L’API Management: il caso Platform.io 140 3.2.2 Verso l’Open Banking: gli Open Banking Standard 147 3.3 Dalle Banche tradizionali alle banche fintech: una transizione inevitabile 157 3.3.1 La necessaria evoluzione IT della banca verso il cloud 162

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3.3.2 Modelli di business alternativi ed il Bank-as-a-Platform (BaaP)

per la banca del futuro 165

CONCLUSIONI 174 BIBLIOGRAFIA E FONTI 178

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RINGRAZIAMENTI

Questo lavoro di tesi arriva alla fine di un percorso accademico non facile per me, pieno di successi e di difficoltà, di alti e bassi, di eventi accaduti nella sfera privata che inevitabilmente hanno condizionato il cammino verso il conseguimento del titolo. Ma questi anni universitari sono stati incredibilmente importanti per formare la mia persona: mi hanno permesso d’approfondire, scovare e coltivare interessi che esulano dall’ambito prettamente universitario; di ragionare e crearmi una mia personale visione del mondo, affrontando le difficoltà con maggiore positività ed entusiasmo; mi hanno lasciato il tempo d’annoiarmi, attività sottovalutata nella nostra epoca nella quale è necessario essere sempre occcupati, connessi, indaffarati, non riuscendo a prendersi il tempo di perdere tempo, elemento di fondamentale importanza per sviluppare una mentalità critica e creativa.

Per ringraziare tutti coloro che mi hanno sostenuto, aiutato e incitato, ma anche coloro che, altrettanto importanti, mi hanno sottovalutato, criticato, schernito non basterebbero le pagine di questa tesi. Ognuno ha contributo in maniera determinante al raggiungimento di questo obiettivo e di ciò ringrazio veramente di cuore. Una menzione particolare va a chi ha condiviso con me i momenti belli di questi anni spensierati ma soprattuto i periodi più duri, più tristi, “Senza di voi, amici bianchi, non ce l’avrei mai fatta!”, a chi da sempre mi considera un buon amico, non permettendo al tempo e alla distanza di metterlo in dubbio, a chi ha condiviso con me l’amore, insegnandomi cosa sia l’affetto ma soprattutto il rispetto, e ovviamente alla mia famiglia, riferimento imprescindibile della mia vita, che ha gioito dei successi e attutito le cadute, in particolare i miei genitori, senza i quali tutto ciò non sarebbe mai stato possibile.

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INTRODUZIONE

Poche cose come la Moneta accompagnano l’uomo fin dal suo inizio e come l’umanità il denaro cambia e si sviluppa, ma mantiene fede alla sua missione originaria: rendere le transazioni sempre più rapide e sicure. Sin dalle origini l’uomo ha cercato un mezzo di scambio che gli consentisse di ottenere beni che non fosse in grado di produrre autonomamente; se inizialmente si accontentava di utilizzare il baratto per effettuare gli scambi, poi egli ha ricercato metodi sempre più efficienti, precisi e rapidi: dalla moneta per poi passare alle banconote o alle più recenti carte di pagamento. Da un’osservazione più attenta emerge che il bisogno di scambio non è l’unico ad essere soddisfatto dalla finanza; quasi in parallelo con la moneta nasce l’esigenza di anticipare o posticipare i consumi: cioè il debito e il credito; con la nascita di questi a ruota vede la luce anche il concetto di imprenditorialità, che ha permesso lo sviluppo del sistema industriale e quindi della società moderna. Il sistema bancario ha soddisfatto per secoli queste necessità, permettendo unoa crescita rapida della civiltà in tutti i suoi aspetti: economici, demografici, culturali.

Tutto ciò fino all’avvento del digitale, di Internet e delle tecnologie mobile, che hanno cambiato abitudini, bisogni, consumi dell’uomo, mettendo in crisi il sistema capitalistico, che fin dalla sua nascita aveva visto raramente cambiamenti così

disruptive. Queste innovazioni ovviamente hanno coinvolto pure il sistema bancario e

creditizio con l’avvento della Financial Technology della seconda metà degli anni 2000: nuove infrastrutture, devices, assieme alla disponibilità di un enorme mole di dati e di potere computazionale a basso costo, hanno fatto emergere nuove dinamiche d’innovazione, mettendo in discussione le logiche e i baluardi stessi del potere finanziario, aprendo scenari inediti e applicazioni illimitate1. La disintermediazione e reintermediazione in atto dell’attività bancaria tradizionale da parte della finanza tecnologica sta costringendo le banche a reinventare i loro servizi, andare incontro alle aspettative del consumatore e avvicinarsi, in qualche modo, al Fintech. Per

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comprendere l’entità del fenomeno e quanto gli investitori di tutto il mondo vedano opportunità interessanti in questo settore si fa riferimento agli investimenti del 2016: nell’ultimo anno le startup del Fintech hanno raccolto dal mondo del venture capital 12,7 miliardi di dollari in 836 operazioni; in Europa, con 1,2 miliardi di dollari raccolti per 179 deal, si è avuto un aumento del +11% sull’anno precedente e +124% negli ultimi 5 anni. Questo successo non è casuale: gli investitori sanno che sempre più consumatori preferiscono rivolgersi ai nuovi players rispetto ai servizi tradizionali offerti dal sistema bancario e finanziario, che mettono a disposizione del mercato un vasto assortimento di prodotti innovativi plug-and-play, multicanale e soluzioni bancarie facili da usare tra cui portafogli digitali, gestione patrimoniale, prestito e pagamento peer-to-peer. Tanto che le banche, anche se tradizionalmente considerate pioniere dell’automazione dei processi, oggi rischiano di restare indietro nel panorama finanziario, sempre più digitalizzato e orientato verso un approccio customer-centred2. E allora come fare? In che modo può, possono gli istituti di credito non soccombere di fronte a questi cambiamenti che rischiano di travolgerli, e resistere, cercando nuove vie di redditività, tracciando un percorso per la loro sopravvivienza? In questo lavoro si cerca di dare risposte a tali quesiti, andando ad indagare su possibili riorganizzazioni dei business model tradizionali, su come le banche stiano cercando di affrontare il fenomeno delle financial startups, anche in base alla regolamentazione in materia da parte delle istituzioni politiche ed economiche, e fornendo con esempi di successo quali strumenti siano utili per affrontare i cambiamenti del settore finanziario e bancario.

Nel primo capitolo si mostrerà cosa sia il fenomeno Fintech: quanti investimenti son stati fatti negli ultimi anni dal venture capital, concentrandosi sui diversi mercati mondiali, dagli USA al mercato indo-cinese, che reputo assolutamente più interessante e rapido nello sviluppo di prodotti in particolare per piattaforme mobile, comprendendo il modo pervasivo, a macchia d'olio con cui il fintech è andato a concorrere in ogni ambito operativo della banca e della finanza. Si rileverà come in ogni ambito territoriale, caratterizzato da proprie peculiarità motivate da fattori

2“Banche, come sopravvivere nell’era digitale”, a cura di P101 e BorsadelCredito.it - iFinance Web, Marzo 2017

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ambientali, culturali e sociali, le tecnologie finanziarie si siano concentrate su uno specifico filone piuttosto che un altro.

Nel secondo capitolo ci si focalizzerà sull’attauazione e l’entrata in vigore della nuova direttiva sui pagamenti digitali PSD2, rilevando minacce ed opportunità che questo adeguamento porterà in futuro, con l’introduzione di nuovi operatori che andranno a collaborare e a competere con gli incumbent del settore, aprendo nuovi scenari operativi nei servizi finanziari. Ulteriori cambiamenti saranno forzati da altre importanti previsioni normative, tra le quali lo schema SEPA di trasferimento istantaneo del credito che avrà efficacia da novembre 2017 (i real time payments), foriero d’opportunità di business per i prestatori di pagamento, che comporterà adeguamenti tecnici rilevanti per le banche. In ultimo si cercherà di spiegare il funzionamento e le possibili applicazioni della Blockchain, nuova e dirompente tecnologia, capace di riscrivere le regole dell’economia mondiale e di trasformare le relazioni tra i partecipanti ad essa.

Il terzo capitolo dovrà dare risposte, esempi, nuove vie attraverso cui le banche, in base alle proprie dimensioni ed obiettivi, potrebbero approcciarsi a questo innovativo mondo, pieno di opportunità, anche per gli enti di più piccole dimensioni che, grazie a tali strumenti, potrebbero concorrere con quelli di più grandi dimensioni, con ampio riferimento ad esempi di successo italiani. Ci si concentrerà però sullo sviluppo di API bancarie, che potrebbero diventare le vere interfacce delle banche con gli operatori digitali, e su diversi modelli di sviluppo del business tra i quali il Bank-as-a-Platform, basato sul rinnovamento in chiave cloud delle infrastrutture bancarie e sull’utilizzo massivo delle API, capace d’immaginare il futuro ecosistema economico nel quale gli istituti dovranno operare.

Si useranno ampiamente dati e riflessioni fornite da società di consulenza, banche e centri di ricerca, definendo i tratti di ciò che sarà nel prossimo futuro l’ecosistema bancario e finanziario. Non si può dire certamente un lavoro completo ma spero esaustivo, che darà una visione d'insieme del cambiamento che sta coinvolgendo non solo l'economia ma gli stessi comportamenti di consumo della popolazione mondiale.

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1. Il Fintech: le sue origini e la situazione attuale

Per spiegare quello che sta accadendo nel mondo dei servizi finanziari, come le startup digitali si stiano ponendo a tutti gli effetti come game changers in un settore che, fin prima della digital disruption e la gravosa crisi di Lehman Brothers avvenuti nella seconda metà degli anni 2000, sembrava imperturbabile, sarà necessario in questo primo capitolo dare un visione globale di questo fenomeno, ripercorrendone gli albori e comprendere dove ed in quali branche settoriali i nuovi operatori si sono concentrati. Si darà un quadro generale ma piuttosto frastagliato, eterogeneo della situazione odierna, rilevando come nei diversi ambiti territoriali ci sia stata una minore o maggior adesione da parte della clientela ai servizi forniti dai nuovi concorrenti provenienti dal mondo IT. Nei paragrafi seguenti si analizzeranno separatamente l’esperienze che si son potute osservare nei vari continenti, con un’adeguata giustificazione del perchè in Cina piuttosto che in Europa il fenomeno abbia preso direzioni diverse.

1.1. Lo sviluppo del fenomeno e la sua diffusione globale

Il FinTech, o financial technology sta cambiando profondamente il mondo della finanza: a lungo considerata una fortezza impenetrabile dominata da alcuni incumbent, una sorta di oligopolio, l'industria bancaria e dei servizi finanziari è attualmente coinvolta in un cambiamento epocale, un'ondata gigantesca di disgregazione imprenditoriale, disintermediazione e innovazione digitale, con nuovi players che, avvalendosi dei fondi provenienti da investitori privati, sembrano in grado di sfidare le vecchie istituzioni finanziarie. Le banche e le società di servizi finanziari sono state sottoposte a regolamentazioni sempre più rigorose e costose: solo in Europa sono stati necessari adeguamenti ai cambiamenti normativi previsti da Basilea 2 e 3, la SEPA (Single Euro Payment Area Directive) e la PSD (Payment Services Directive). La crisi finanziaria del 2008 ha messo in discussione la loro operatività, ha eroso la fiducia da

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parte della clientela e ha imposto una disciplina punitiva, destinata a controllare e correggere le infrazioni del passato. Tali requisiti stringenti hanno ridotto il budget, il tempo e l’attenzione dedicati ad altre operazioni, imbrigliando le grandi imprese in un reporting costante di conformità. Dunque sta diventando una necessità usare come leva competitiva l'innovazione continua. Dallo sgomento delle grandi majors del settore, queste stesse regole hanno aperto le porte a nuovi operatori, tecnologie, piattaforme e nuove possibilità di mercato, che stanno trasformando l'industria in modo repentino. Già nel 1994 Bill Gates profetizzò:

“The world needs banking, not banks”

cioè il mondo aveva bisogno di servizi bancari, ma non necessariamente banche, descritte già all’epoca come inadeguate alle necessità che si stavano per manifestare, diventando palese negli anni successivi. Nonostante il tentativo vano di Microsoft di portare all’epoca un servizio d’intermediazione finanziaria in rete, tramite l’acquisto di Intuit Inc., società che aveva sviluppato il software Quicken, Bill Gates e Microsoft negli anni '90 avevano anticipato i tempi, prevedendo le difficoltà che il settore bancario, quasi due decenni dopo, avrebbe dovuto affrontare; dal 2000 in poi le banche son state insidiate da nuove minacce competitive provenienti sopratutto dalla crescita della rete: sono nati ecosistemi per l’e-commerce con propri metodi di pagamento online, come Ebay con PayPal o più recentemente AliExpress con Alipay, e si stanno sempre di più manifestando piattaforme rappresentanti una nuova generazione di intermediari del credito, le P2P lending platform. Poi la recente rivoluzione mobile di Internet, il suo utilizzo tramite smartphone ha creato una serie di tools di cui sia consumatori che aziende stanno beneficiando: gli smartphone negli Stati Uniti e in Europa sono sempre più parte dello spazio di pagamento per PMI e microimprese (ad esempio Square o iZettle), Apple Pay e Android Pay hanno debuttato rispettivamente nel 2014 e nel 2015, consentendo d’effettuare pagamenti tramite telefoni, tablet o wearables. La tecnologia dunque non cambia solo i modelli di distribuzione e i prodotti offerti, ma sta inesorabilemente allargando il mercato dei servizi finanziari anche ad utenti che non erano clientela bancaria tradizionale (questo è un punto che analizzeremo successivamente). Gli stessi prodotti offerti potrebbero essere ridefiniti, dato che probabilmente saremo l'ultima generazione a utilizzare il termine carta di

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credito e carta di debito, avendo l'accesso al debito e al credito tramite un dispositivo portatile.

Gli investimenti e i cambiamenti delle esigenze della clientela bancaria

Dunque, dalla California alla Cina, l'industria bancaria è sempre più minacciata da competitor digitali: gli investimenti nel fintech sono cresciuti in modo esponenziale negli ultimi anni, grazie al contributo fondamentale degli investitori venture, tra i quali sta prendendo sempre più campo il corporate venture capital3, che rappresentano il veicolo finanziario più adatto a sostenere attività imprenditoriali altamente rischiose ma dall’altrettanto elevata remunerazione per chi “scommette” su progetti di successo. Gli investimenti da parte del venture capital nelle società della finanza innovative sono quintuplicati passando da poco più di 2 miliardi di dollari nel 2011 ai 12 del 2014, con 19 miliardi nel 2015 ed un 2016 che ha rispettato le aspettative di crescita. Non sorprende che la quota maggiore sia localizzata in USA (6,8 miliardi di dollari) e in Asia (3,3), ma l’acquisto di capitale di rischio da parte di operatori specializzati è cresciuto rapidamente anche in Europa4. Di seguito un grafico fornito da Citi and CB Insights:

3 ovvero quel tipo di investimento che un’azienda, solitamente di medie-grandi dimensioni, fa generalmente in startup attraverso un fondo dedicato

4 come per esempio l'annuncio di BBVA, il Banco Bilbao Vizcaya Argentaria che aumenterà la dotazione del suo fondo Propel Venture, creato per investire in startup FinTech, da 100 a 250 milioni di dollari (vedi “BBVA rethink its corporate venture activities with new $250m fund”, Firstcapital, 2016)

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Dalla loro nascita, le startup fintech si sono sviluppate e diventate una realtà a cui tutte le banche e istituti finanziari del mondo stanno prestando attenzione, spaventate dalla possibilità che, in parte, nelle preferenze dei clienti vengano scalzate dai nuovi player; quest'ultimi, d'altro canto, puntano su alcuni dei più attraenti e remunerativi ambiti bancari, come gli account personali ma anche l'insieme di servizi forniti alle piccole e medie imprese: solo queste due branche rappresentano circa la metà dei profitti dell'industria e la quota patrimoniale più elevata del settore. Se si osservano le operazioni d'investimento degli ultimi anni si rileva che oltre il 70% compiute finora sono stati nei servizi ai privati e alle PMI; ed il perché nel capitale di rischio si prediliga attività Business-to-Consumer (B2C) lo si può rintracciare nel fatto che le soluzioni B2C possono acquisire nuovi clienti rapidamente, puntando su di una migliore esperienza d'uso e strumenti dedicati che differenzino dalla concorrenza, mentre le soluzioni Business-to-Business (B2B) comportano maggiori adeguamenti, personalizzazioni e controlli di sicurezza per ogni singola impresa cliente, aumentando così i costi di commutazione da un provider di servizi ad un’altro.

Quindi, alla luce di tutto ciò, le banche, o almeno la maggior parte di esse, le leader di settore, sono consapevoli del cambiamento in corso, e ciò traspare dalle dichiarazioni dei CEO delle maggiori banche d'investimento mondiali, tra questi Jamie Dimon, CEO di JP Morgan, che nella sua lettera annuale degli azionisti del 2015, ha osservato: "La Silicon Valley sta arrivando. Ci sono centinaia di startup con un sacco di cervelli e soldi che lavorano su varie alternative alla banca tradizionale. Quelli che leggete di più riguardano l'attività di prestito, in base alle quali le imprese possono prestare molto rapidamente agli individui e alle piccole imprese e credono in modo efficace utilizzando Big Data per migliorare la sottoscrizione del credito ".

Nella stessa lettera ha anche notato:

"I concorrenti digitali stanno arrivando soprattutto nell'area dei pagamenti. Ho letto molto sul fenomeno Bitcoin, i commercianti che costruiscono le proprie reti e il sempre maggior utilizzo di PayPal. C'è molto da imparare in termini di tempestività nelle

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operazioni, migliori tecniche di crittografia e riduzione dei costi e "pain points" per i clienti: la Silicon Valley è brava a sbarazzarsene, le banche sono brave a crearli "5. D'altro canto le banche sono sempre state legate a doppio nodo alla tecnologia, (anche solo pensando ai sistemi di sicurezza interni o agli ATM) ma, l'avvento e la preponderanza del digitale e soprattuto del mobile, sta cambiando la loro identità e le trasforma, aiuta la clientela a pensare in modo completamente nuovo, chiedendo alle proprie banche e gestori finanziari una nuova relazione tramite canali diversi. Cambia in sostanza la loro cultura aziendale, un cambiamento davvero viscerale. Questi mutamenti, oltre che motivati da uno sviluppo tecnologico dirompente, son stati spinti dalla early-adoption dei nuovi strumenti digitali da parte degli utenti più giovani, i cosiddetti Millenials, ma più in generale da esigenze nuove espresse dalla popolazione mondiale. Più i clienti si abituano ad utilizzare i servizi offerti da aziende dell’IT e startup, più si aspettano un livello analogo di prestazioni dai loro fornitori di servizi finanziari tradizionali. La fintech sta cavalcando l’onda del cambiamento con soluzioni che possono soddisfare le esigenze delle persone più innovative, offrendo loro un'accessibilità più semplice, una maggiore convenienza e prodotti disegnati sulle loro necessità.

In questo contesto per le istituzioni finanziarie riuscire a trattenere o conquistare la clientela nativa digitale è diventato molto difficile. È probabile che nei prossimi cinque/dieci anni il profilo dell’utente medio delle banche e delle assicurazioni cambierà drasticamente con il progressivo invecchiamento dei Baby Boomers (gli attuali ultracinquantenni), i quali sono i maggiori utilizzatori di servizi che andranno scomparendo, come per esempio gli sportelli bancari. I Millenials, termine con il quale s'intende coloro che attualmente occupano la fascia d'età compresa tra 18-35 anni, utilizzatori esperti di social media, poco fidelizzati e con pretese molto alte quando si tratta di consumo, stanno già portando una radicale revisione dei comportamenti, delle aspettative e dell’anagrafica della clientela bancaria. La loro preferenza per servizi efficaci, veloci e convenienti è un fattore d’accelerazione all’adozione di soluzioni

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digitali6: anche se granparte della clientela preferisce ancora avere un "contatto umano” per certe operazioni, questo nuovo approccio di base è oggi necessario per una banca che vuole competere sul mercato, se possibile fornendo supporto anche attraverso canali non tradizionali come i social media, vero luogo di comprensione dei bisogni della clientela soprattutto giovane.

Il FinTech come volano dell’inclusione finanziaria

È necessario ricordare però che l'innovazione nei servizi finanziari è certamente un fenomeno molto recente, che risale all'avvento di Paypal nel 1998, portale che ha permesso di trasferire in sicurezza denaro tramite un account personale, con il quale Peter Thiel, uno degli uomini che più ha creduto nello sviluppo del fintech, lanciò un servizio di grande credibilità, che ha superato anche il difficile periodo di crisi finanziaria del dot-com. Ma se vogliamo davvero comprendere la capacità dirompente di questo fenomeno dobbiamo porre l'attenzione sulle necessità diverse espresse da una parte della popolazione mondiale a metà degli anni 00' che, prima ancora rispetto alla diffusione delle pittaforme web e applicazioni mobile, hanno spinto lo sviluppo dell'intero fenomeno; ci riferiamo alle esigenze dei cosiddetti unbanked, ovvero coloro che in sostanza non hanno un conto bancario e pertanto non operano all'interno del sistema finanziario formale; spesso potrebbero lavorare in nero, senza un contratto regolare e/o ricevere il loro salario in contanti.

Non sorprende che la titolarità di un conto corrente sia in percentuale ampiamente variabile nei diversi continenti. Dall'interessante report della World Bank Global Findex 2014 emerge che nelle economie OCSE ad alto reddito è normale per i cittadini averlo il 94% degli adulti ne possiede almeno uno, mentre nelle economie in via di sviluppo solo il 54% ha un rapporto con un sistema bancario7. E tra i paesi che cercano una maturità economica sono enormi le disparità tra regione e regione, dove la penetrazione dei conti varia da 14% in Medio Oriente al 69% in Asia orientale.

6 Le Fintech spingono (forte) i nuovi pagamenti, Banca Forte, 2016 7 Global Findex Database, World Bank, 2014

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L'infografica elaborata per il report è decisamente esplicativa dell’eterogenità presente tra le diverse nazioni.

Questi dati fanno riflettere su quali siano le ripercussioni della scarsa inclusione finanziaria da parte di molti paesi, dato che questa è stata ampiamente riconosciuta come critica nella riduzione della povertà e nel conseguimento di una crescita economica inclusiva. Infatti il coinvolgimento nel sistema finanziario non è fine a se stesso ma un mezzo per lo sviluppo di una comunità, ed è sempre più evidente che essa ha notevoli vantaggi per i singoli individui: quando le persone partecipano ad esso sono in grado d’avviare e ampliare imprese più facilmente, investire nella propria istruzione e assorbire con minori difficoltà shock sociali. Inoltre l'accesso al sistema bancario e ai meccanismi di pagamento aumenta la loro capacità di risparmio, favorisce il supporto alle donne, aumenta gli investimenti e la produttività. Ovviamente la disponibilità di credito ha anche effetti positivi sul consumo, sull'occupazione, sul reddito procapite ma addirittura, dai dati forniti della World

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Bank8, sulla salute e aspettative di vita delle popolazioni. Quindi l'inclusione finanziaria può essere vista assolutamente come un volano di crescita economica. Ma spesso, per ragioni che vanno da carenze infrastrutturali, l'estrema povertà o anche le caratteristiche morfologiche di un continente, che rende difficile pure le relazioni tra persone, buona parte della popolazione mondiale è rimasta esclusa per molto tempo dai servizi di credito e di risparmio.

Ma, a partire dalla seconda metà degli anni 00', lo sviluppo delle infrastrutture ICT, pure nei paesi più poveri della Terra, hanno ampliato le possibilità di popoli di paesi tradizionalmente arretrati, diventando un cuscinetto efficace per la crescita dei paesi. Esempio di ciò è l'iniziativa Connect Africa, un partenariato globale lanciato nell'ottobre 2007 per mobilitare le risorse umane, finanziarie e tecniche necessarie per colmare le lacune principali nelle infrastrutture ICT in tutto il continente africano, per un totale di 55 miliardi di dollari. Ma negli ultimi anni sono stati proposti diversi progetti di backbone (collegamenti alla dorsale di rete principale) con cavi sottomarini, coprendo più di 70.000 km di linee costiere con un costo stimato di 6,4 miliardi di dollari. In Africa, come avremo modo di approfondire nel proseguo del capitolo, questo ammodernamento e connessione di gran parte del continente ha permesso la diffusione del cosidetto phone money, la possibilità di scambiarsi denaro tramite telefono cellulare, che è entrato nelle abitudini della gente che ha cominciato a trasferire risorse finanziarie, pagare servizi tramite cellulare ed effettuare altre transazioni utilizzando un semplice telefono 2G.

L’avanzamento di queste soluzioni, che si possono considerare a tutti gli effetti gli albori del Fintech, hanno segnato lo sviluppo del settore, spinto in primis dalle compagnie di telecomunicazione, seguite da aziende innovative e poi dalle istituzioni bancarie. Come tutto ciò possa davvero rappresentare una chiave di svolta economica per i paesi in via di sviluppo, e per le economie più avanzate un passo deciso verso l'efficientamento e la concorrenza nei servizi finanziari è provato dalla particolare attenzione rivolta da parte della World Bank, con i report relativi alla financial inclusion globale e alle possibilità che il Fintech possa offrire alle Pmi di tutto il

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mondo9, dalla Banca Centrale Europea e dal Fondo Monetario Internazionale, nonchè da società di consulenza, enti indipendenti come il World Economic Forum, che anche nell'ultimo meeting di Davos si è interrogata sulle possibili evoluzioni positive di questo trend digitale, con particolare attenzione al diffondersi della tecnologia blockchain, immaginato come il futuro infrastrutturale dell'intera industria finanziaria10. Questi sono tutti argomenti e temi che saremo in grado di sviluppare nel corso del lavoro, andando a mostrare il fenomeno in primis nei paesi africani e in India, veri luoghi di sperimentazione del fintech, per poi passare alla Cina, nella quale i players della tech economy hanno aggredito e sostituito il sistema bancario per i servizi al consumo, e poi l'Occidente, dove la competizione tra banche e startup è sempre più serrata, anche se si profila una collaborazione necessaria tra incumbent del settore e imprese digitali.

1.2. Africa ed India: terreno di sperimentazione per il Fintech

A differenza di quanto ci si potesse aspettare, gli strumenti digitali per la gestione del denaro hanno avuto un'adozione massiccia da parte delle popolazioni dei luoghi del pianeta più remoti e carenti d’infrastrutture, ovvero Africa, Sud America, Cina rurale ma anche l'India. Riflettendo un momento, però, questo aspetto non deve stupire eccessivamente, dato che il fintech è andato a colmare in sostanza il bisogno di banking che le economie più arretrate richiedevano, soddisfando quell’esigenze espresse dal mondo in via di sviluppo, dove la financial tecnology, anche per una regolamentazione più snella e permissiva rispetto alla rigidità e meticolosità dei paesi occidentali, ha preso campo. La vera rivoluzione, come detto, si è osservata in America Latina, nel continente indiano, ma in particolare nell’Africa sub-sahariana, dove l'accesso (diventato a basso costo) della comunicazione cellulare mobile, cominciata quasi in contemporanea con la crisi di Lehman Brothers, ha portato una trasformazione radicale

9 "The Future of Fintech: A Paradigm Shift in Small Business Finance" Report, WEF, 2015 10 "Blockchain Will Become "Beating Heart" of The Global Financial System, WEF, 2016

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dell’economia in pochissimo tempo e l’essere una regione in via di sviluppo l'ha resa all’avanguardia, almeno in alcuni settori. La telefonia fissa è sempre stata usata molto poco dalla popolazione a causa di inefficienze, burocrazia e dei frequenti furti delle infrastrutture in rame, materiale molto spesso trafugato. Intorno al 2000 solo un africano su 40 aveva accesso a un telefono fisso, percentuale che saliva a 1 su 130 nell’Africa sub-sahariana (Sudafrica escluso). Il boom dei cellulari nel continente si è verificato proprio per questo motivo: la telefonia mobile, cresciuta a ritmo vertiginoso nell’ultimo decennio, ha rappresentato una leapfrog tecnology (letteralmente, una tecnologia “salto della rana”) che ha scavalcato i problemi della telefonia fissa. Dal 1998 al 2002 l’uso dei mobile devices è aumentato tra il 100 e il 150 % all’anno e gli abbonamenti sono arrivati a quasi 350 milioni dal 2003 al 2008. Si calcola che oggi siano più di 500 milioni.11

“Le tecnologie mobili sono facili da vendere ai consumatori africani, mentre le infrastrutture e i network di distribuzione per altri tipi di prodotti sono più difficili da costruire e hanno problemi di manutenzione. I cellulari sono inoltre relativamente economici. I consumatori africani si sono dimostrati preziosi per l’industria delle telecomunicazioni. L’ICT ha trasformato il modo in cui il settore privato guarda al mercato africano. Analogamente il mobile banking ha fatto emergere parte dell’economia informale. L’uso delle nuove tecnologie coinvolge i membri più poveri della società all’interno del ciclo economico facendoli diventare consumatori”

ha spiegato al Corriere in un’intervista Laura Mann, esperta di Ict e ricercatrice presso l’Oxford Internet Institute dell’Università di Oxford12. Tutto ciò, oltre a portare enormi possibilità di sviluppo in tutti i settori economici, in particolare con pagamenti e trasferimenti di denaro sicuri e tracciabili, collega persone che spesso si trovano in posti molto lontani l'uno dall'altro. Abbiamo già trattato in parte la questione degli unbanked, coloro che sono esclusi dall'ecosistema finanziario perchè non hanno un conto corrente bancario, che globalmente ammontano a più di 2 miliardi di adulti; da una recente rilevazione del Global Findex13, la ragione più comune è la mancanza di

11 Dati forniti dall’Oxford Internet Institute dell’Universita di Oxford

12 “Ora la sfida è far diventa imprenditori gli utenti”, Corriere Comunicazioni, 2012 13 "Global Findex" Report, World Bank, 2015

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fondi sufficienti per utilizzare un conto, seguito dalla presenza nel nucleo familiare già di un rapporto con una banca, dalla mancanza di fiducia nelle istituzioni finanziarie (che può derivare da norme e credenze culturali), da discriminazioni su parte della popolazione, episodi passati di espropriazione governativa da parte delle banche, crisi economiche e dall’incertezza dei costi per l'apertura e la gestione del rapporto con una banca spesso eccessivi. D'altra parte i costi di transazione fissi e le commissioni annuali tendono a rendere piccole transazioni di denaro non realizzabili per gran parte della popolazione nelle economie in via di sviluppo. I costi elevati sono ovviamente giustificati sia da una mancanza di concorrenza che da infrastrutture ancora non adeguate, sia fisiche che istituzionali. Le nuove tecnologie e modelli di business innovativi, come il mobile banking, possono contribuire ad aumentare l'accesso ai servizi finanziari da parte di queste persone, che spesso vivono con un reddito reale inferiore a 5 dollari al giorno, ma può essere una rilveante opportunità per gli istituti finanziari, che possono ricoprire il ruolo d leader dello sviluppo di quei territori. È importante dividere ed analizzare i singoli contesti regionali, prima l'Africa ed in particolare l'Africa sub-sahariana per poi concentrarsi sull'India che, insieme a paesi come il Bangladesh e l'Indonesia, rappresenta la prossima speranza per l'innovazione nei servizi finanziari. Sarà data molta importanza a specifici casi, società che stanno spingendo l’innovazione piuttosto che fare una panoramica generale del fenomeno, per far capire in modo operativo come la vita degli unbanked stia cambiando.

1.2.1 L'Africa, il Mobile Money e il Kenya, La Silicon Valley africana

La moneta digitale, il suo rapido trasferimento, anche grazie a supporti come le carte di credito / debito, capaci d'immagazzinare somme di denaro e piuttosto sicure, son parte del tessuto dell'economia moderna. Nel mondo occidentale, d'economie mature, le innovazioni che promuovono una società cashless, senza contanti circolanti, stanno avendo un’adesione sempre più importante da parte della clientela. Si pensi al caso della Svezia, che sta incentivando l'uso del denaro digitale da parte dei cittadini con diverse iniziative, come l'app Swish, nata dalla collaborazione congiunta tra le sei

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maggiori banche svedesi, che permette di trasferire gratuitamente fondi da un utente ad un'altro14. Ma nei mercati emergenti la moneta digitale potrebbe avere un impatto ancora più importante e significativo, rappresentando davvero una rivoluzione nell'inclusione finanziaria. La stragrande maggioranza di quei 2 miliardi di persone non bancarie o unbanked nel mondo, si trovano perlopiù in Africa e in Asia. Le banche in questi contesti hanno rapporti solo con la parte più abbiente della popolazione, ovvero con la sua minoranza, ma il mobile money sta, con evidenze importanti, aiutando i poveri a accedere ai servizi finanziari di base. A questo punto è fondamentale definire cosa sia efettivamente il "denaro mobile": è una declinazione del denaro digitale, che nei mercati in via di sviluppo si manifesta sotto forma di una transazione monetaria eseguita con un telefono cellulare. Queste operazioni in genere rientrano in una delle tre categorie sottostanti:

È importante notare che per molti aspetti, il mobile money è ancora in fase embrionale, sia in termini di utilizzo complessivo che del mix di transazioni eseguite: tenendo conto del controvalore di queste ultime, i trasferimenti P2P (cioè il trasferimento di denaro da una persona all'altra) dominano l'utilizzo del denaro mobile; considerando invece il numero di operazioni effettuate, è prevalente l’Airtime Top-Up, ossia l'acquisto di credito per l'utilizzo della rete TelCo per il cellulare. Che questi due tipi di transazioni relativamente basilari prevalgano nell'utilizzo del mobile money fa

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riflettere sul fatto che gran parte del suo potenziale deve ancora essere interamente sfruttato. All'interno del variegato mondo del fintech, il denaro mobile crea confusione, dato che se ci si concentra sul suo tasso di utilizzo ci rendiamo conto che risulta irregolare in vari paesi del continente africano; a differenza della penetrazione bancaria tradizionale, l’uso non sembra essere guidato dalla ricchezza o dalla sofisticazione tecnologica. Ciò che veramente motiva il suo utilizzo è la possibilità o meno di accedere ai canali bancari tradizionali: i consumatori dei Paesi OCSE ad alto reddito ne hanno ampio accesso, al contrario dei consumatori nei paesi africani subsahariani, i quali dunque sono ricorsi a tale strumento in assenza di alternative valide. Quanto appena detto trova giustificazione nei dati forniti dal report sulla Digital Disruption di Citi15, che mostra chiaramente l'ampia adesione a questi nuovi sistemi di banking nei paesi più carenti di infrastrutture bancarie, indicando il numero di canali bancari tradizionali per 100.000 persone.

Appare chiaro come in Africa Sub-Sahariana, piuttosto che in America Latina, in Asia ed Europa, il mobile money abbia riempito il vuoto lasciato dalla mancanza di canali bancari tradizionali. Non si sta parlando di nuova potenziale clientela bancaria, ma di utenti che utilizzano un servizio fornito da operatori che banche non sono, che spesso sono operatori TelCo. È facile capire come questo sia possibile se si pensa al livello di diffusione raggiunto dalla telefonia mobile: per fare un esempio in Kenya, dai dati

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forniti dalla World Bank16, il 45% della popolazione è unbanked contro l'88% della popolazione che detiene almeno un telefono cellulare. Nei mercati emergenti, le soluzioni tecnologiche mobile sono semplici e spesso funzionano con semplici telefoni cellulari e SMS, cioè non si ha bisogno di uno smartphone per fruire delle funzioni. The Economic of M-Pesa

Esistono diversi esempi d’iniziative di inclusione finanziaria che hanno avuto successo ed il Kenya è citato spesso come un esempio virtuoso del modo in cui il mobile money può trasformare straordinariamente l'economia di un paese, e di fondamentale importanza è stato M-Pesa. Nato nel 2007 da una collaborazione tra il governo del Kenya e SafariCom, società controllata di Vodafone, ha dato un contributo fondamentale allo sviluppo dei trasferimenti di denaro tra i cittadini. Nel 2006, meno del 30% degli adulti del paese aveva accesso a servizi finanziari formali. Grazie a M-Pesa oggi questa cifra è superiore al 65%. Allora la maggior parte dei pagamenti avveniva trasportando fisicamente banconote e biglietti dalle città ai villaggi grazie a tassisti e autobus, che erano sottoposti a grossi rischi ad ogni viaggio. Con questo efficace strumento gli utenti sono in grado di trasferire denaro via SMS in modo semplice immediato, in tempo reale, diventando rapidamente la forma di pagamento più sicura in Kenya; una crescita tanto significativa da trasformare SafariCom nel più importante operatore finanziario del Paese con 9,5 milioni di utenti attivi nel 2010, cresciuti esponenzialmente in questi anni fino a toccare oggi 29,5 milioni di clienti attivi, espandendosi in 11 paesi del mondo. Nel 2014, il controvalore delle transazioni del servizio ha superato i 20 miliardi di dollari, una cifra pari ad oltre il 40% del PIL nazionale, arrivando nel dicembre 2016 a registrare un numero record pari a 614 milioni di operazioni.

Quando ancora in Italia l’utente medio aveva scarsissima familiarità con i pagamenti online da telefono, a Nairobi si cominciavano a pagare gli stipendi, le bollette, le tasse scolastiche dei figli o persino ad acquistare frutta al mercato attraverso il cellulare. Il servizio è stato concepito per consentire ai clienti di inviare, ricevere e depositare denaro utilizzando un semplice telefono cellulare e, da un po’ di tempo in alcuni

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mercati, tramite un’app per smartphone. La clientela si rivolge ad un agente della società per caricare il proprio account e può successivamente utilizzare il proprio dispositivo per effettuare acquisti in un negozio e inviare soldi a terzi, che a loro volta possono prelevare i fondi presso un altro agente sul territorio. M-Pesa è diventato, però, nel tempo qualcosa di più che un normale sistema di pagamenti da persona a persona: oltre a essere usato per il pagamento di competenze come bollette e stipendi, viene utilizzato per l’erogazione di pensioni, sussidi agricoli e contributi pubblici, gradualmente trasformandosi anche in servizio bancario. Uno dei servizi lanciati è M-Shwari, una partnership tra M-PESA e la Banca commerciale d'Africa che permette ai clienti di depositare denaro sul loro conto, potendo maturare interessi sui depositi e accedere a prestiti per acquisti o per l’avvio di un'attività commerciale. Nei primi due anni il servizio ha attirato 9 milioni di clienti con un risparmio di 1,47 miliardi di dollari. L’offerta di utilities come l’elettricità è un altro servizio, aggiunto a quelli già presenti, che è stato davvero fondamentale soprattutto in molte parti del Kenya rurale, in villaggi dove è assente la rete elettrica: milioni di persone dipendono da lampade a petrolio per la luce e da batterie per auto per caricare telefoni cellulari. Ora, una società chiamata M-KOPA, offre pannelli solari a basso costo ai keniani con un piccolo acconto ed il resto può essere pagato a rate; all'interno di ciascun pannello solare c’è una scheda SIM collegata alla rete cellulare Safaricom nazionale. Inoltre le persone possono usare M-Pesa per pagare le loro fatture e, se mancano di un pagamento, possono facilmente saldare il conto quando le loro finanze si stabilizzano. La flessibilità di questo sistema ha permesso a una popolazione di accedere a energie moderne che erano precedentemente fuori portata. M-Pawa e KCB M-Pesa sono altri servizi che offrono depositi fruttiferi mobili e micro-prestiti in collaborazione con due banche, CBA e KCB. M-Tiba, altro tool fondamentale, consente ai clienti di inviare, risparmiare e spendere denaro per cure mediche presso cliniche convenzionate. Se ciò non bastasse, a partire dal 2009, Vodafone ha cominciato a potenziare M-Pesa aggiungendo servizi di pagamento internazionali cosicchè i clienti di Kenya e Tanzania possono ora inviare e ricevere fondi dall’estero in modo conveniente. Il provider di telefonia ha stabilito una collaborazione con altre società come Homesend, TransferTo e MFS Africa per ampliare i servizi di pagamento e continua a valutare

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potenziali collaborazioni con provider internazionali17. Inoltre è stata stabilita nel 2010 la Fondazione M-Pesa, un’organizzazione benefica indipendente che investe in progetti volti a migliorare la condizione sociale ed economica dei kenioti. Finanziata dalla stessa società, la Fondazione ha sostenuto diversi progetti sanitari, ambientali, di conservazione, scolastici e idrici su larga scala, oltre alla Foundation Academy, un collegio con scuola superiore per studenti kenioti bisognosi e meritevoli. Secondo uno studio condotto di recente dal MIT18 “The Economics of M-Pesa” del 2010, e pubblicato sulla rivista Science, M-Pesa ha avuto un forte impatto su tutta l’economia in Kenya, consentendo ad alcune famiglie di collocarsi al di sopra della soglia di povertà e recando vantaggi soprattutto a quelle in cui il capofamiglia è una donna19. Ulteriori informazioni contenute nel paper indicano come il servizio ha ridotto in misura notevole anche i potenziali rischi di rapina, furto e corruzione diffusa all’interno del sistema economico e amministrativo. Questi sono risultati strabilianti, per tempi ed efficacia. In Tanzania, l’esclusione finanziaria si è ridotta del 50% grazie ai mobile payments 20. Il successo di M-Pesa ha dato il via ad altre iniziative sul territorio africano: dalla partnership tra Standard Chartered Bank con MasterCard e Airtel Africa a Easypaisa, che collabora con Orange nell’Africa Occidentale, SafariCom in Kenya e Tigo in altre aree continentali, ognuna delle quali spera di replicare, anche solo in parte, il successo del servizio di SafariCom.

Ma la rivoluzione del mobile in Africa è destinata ad espandersi ancora di più quando le infrastrutture di rete copriranno gran parte del continente e l’adozione di smartphone sarà più elevata21: il prezzo medio per uno telefono di ultima generazione è di 150 dollari circa al momento, la maggior parte delle persone in nazioni non sviluppate o in via di sviluppo non può assolutamente permettersi di acquistarne uno nuovo. Inoltre, gran parte della popolazione non ha accesso ad una rete wifi e, in alcuni casi, nemmeno all'elettricità. Se le condizioni tecnologiche ed infrastrutturali fossero ottimizzate e il costo medio degli smartphone fosse ridotto dell'80% o più, si favorirebbe l'offerta di

17 “M-Pesa, il fintech che in Africa funziona da 10 anni”, EconomyUp, 2017 18 “The Economic of M-Pesa”, William Jack & Tavneet Suri, MIT, 2010

19 In un caso in particolare, la povertà è diminuita del 22% nel raggio di un chilometro dai punti in cui si erano stabiliti sei agenti del servizio, fra il 2008 e il 2010.

20 Finscope, 2013

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servizi più completi, digitali e connessi, trasformando idealmente l'Africa in un territorio digital-ready per business innovativi; questo processo potrebbe costituire la base di uno sviluppo sostenibile per creare un'economia circolare più integrata ed inclusiva nel continente africano. Addirittura in Somalia, caratterizzata negli ultimi decenni da instabilità politica, il denaro mobile sta avendo un impatto probabilmente più profondo che negli altri paesi, con circa il 40% degli adulti che utilizzano il “denaro da cellulare”. Non sorprende che i governi e le istituzioni continentali abbiano un’opinione molto positiva di queste soluzioni fintech, collaborando assiduamente con operatori TelCo e banche per accellerare e definire lo sviluppo dei Paesi.

1.2.2 India: la nuova frontiera per il Fintech

Allo stesso modo, nei grandi paesi asiatici come India, Indonesia e Filippine con più di 400 milioni di popolazione non bancaria, il mobile money può aiutare a risolvere evidenti e persistenti problemi sociali, che in parte ne hanno frenato la crescita economica, ma anche facilitare i collegamenti ed i rapporti tra i familiari e chi decide di trasferirsi, d’immigrare in paesi lontani, trend che per queste popolazioni è assolutamente stabile. È lo scambio, il trasferimento di denaro, diventato sempre più necessario e rapido, che chiede nuovi strumenti, diversi dal sistema bancario, più economici ed efficienti, proprio in quei paesi dove c’è carenza di infrastrutture e sistema bancari concorrenziali. Recentemente è stato rilevato quanto sia costoso, in particolare per la popolazione dei paesi meno sviluppati che hanno deciso di emigrare in paesi stranieri, inviare denaro nei paesi d’origine: India, Cina e Filippine sono paesi asiatici con un’immigrazione verso l’estero molto pronunciata22. Le banche in questo business hanno proliferato negli anni passati, con margini d’intermediazione molto alti e costi diretti o indiretti che sia attestano intorno al 7,7% del totale degli scambi a livello globale che, solo per il business della penisola indiana, significano circa 5

22 nel 2015 gli indiani all’estero hanno inviato a casa 72 miliardi di dollari, 64 i cinesi, ma non sono da meno il Pakistan ed il Bangladesh, con tassi di crescita dei trasferimenti che incrementano ogni anno.

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miliardi di dollari. Fino ad ora, accanto ai servizi bancari più tradizionali si sono affiancati i money transfers, enti di grande importanza e dimensione quali Western Union e MoneyGram, che si distinguono in sostanza dai trasferimenti bancari per il prezzo più conveniente del trasferimento, il minor tempo per ricevere il denaro, le destinazioni disponibili e in generale minori limitazioni sulle operazioni. Queste, fino a qualche tempo fa, erano le uniche due alternative disponibili per il trasferimento di denaro. Un certo numero di startup stanno cercando di intaccare questo business in modi diversi, in base ai luoghi in cui decidono di operare. E non sorprende che alcune di queste hanno avuto un tasso d'adozione molto importante negli ultimi due anni, soprattuto quelle che operano verso l'India e le Filippine. Instarem è uno dei tanti esempi di app che sta avendo molto successo: fondata a Singapore nel 2014, ha ottenuto la licenza per trasferire denaro dall'Australia, cercando di soddisfare un bisogno espresso dai tanti indiani che vivono là. Questa scelta è stata più che premiata, vedendo crescere i trasferimenti verso il subcontinente indiano fino a raggiungere un volume mensile di circa 2 milioni di dollari australiani. In progetto c'è la volonta di aprire altri canali operativi verso Bangladesh e Filippine, altri due mercati di grande interesse per gli operatori fintech. Prajit Nanu, co-fondatore e amministratore delegato di Instarem, ha dichiarato che nell'ottobre 2015 il servizio ha favorito un volume di denaro rimpatriato settimanale di un milione di dollari australiani.

"La nostra dimensione media delle transazioni è di A$ 2500 e quasi la metà dei nostri clienti trasferisce i soldi ogni trimestre"

ha dichiarato Prajit23. Ma da cosa trae il suo vantaggio, il suo successo Instarem? Il servizio addebita una quota forfettaria dell'1% dell'importo trasferito, che è notevolmente inferiore allo spread del 2-3% che le banche applicano sul tasso interbancario, oltre a costi di transazione e altri oneri. Instarem, tramite la sua app è in grado di farlo collegando gli account delle banche locali: tutto ciò è possibile grazie ad un algoritmo e una rete proprietari che eseguono tali operazioni in modo quasi istantaneo, rendendo la somma disponibile: ad esempio, se Instarem riceve i soldi in

23 "Banks swallow $5 billion out of remittances to India. Fintech startups are out to disrupt this", Tech in Asia, 2015

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Australia per essere trasferiti in India, una banca locale in India trasferirà un importo equivalente in rupie al destinatario meno la tassa dell'1%; in altre parole, i soldi ricevuti in Australia rimangono nell'account di Instarem, e il trasferimento effettivo avviene localmente in India. Questo è solo uno dei numerosi servizi nati in Asia orientale, dove l'India si sta imponendo come un vero e proprio hub del fintech in rapida crescita. La crescita di Paytm in un contesto ideale come quello indiano

Il Paese sta trasformandosi in un ecosistema dinamico che offre alle imprese innovative d’avviare una piattaforma e, potenzialmente, svilupparsi fino a diventare globali: dal lancio di soluzioni in nuovi segmenti di mercato fino all'esplorazione dei mercati esteri, qui le startup fintech stanno perseguendo processi di crescita molto importanti. Il popolo indiano poi ha decisamente un approccio molto interessato e flessibile a queste nuove proposte che favorisco l'inclusione finanziaria e la crescita, come il sistema del microcredito, nato proprio in Bangladesh ed India grazie al progetto della Grameen Bank24 che ha aiutato molte persone ad uscire da uno stato di povertà assoluta, oppure l'uso delle tecnologie telefoniche per gli scambi di denaro, tanto che gli indiani sono oramai abituati a sistemi di pagamento e micropagamento semplici ed intuitivi. Il mercato del software fintech nazionale nelle previsoni dovrebbe toccare un valore di 2,4 miliardi di dollari entro il 2020, dagli attuali 1,225. Questo processo è certamente stato permesso dal sostegno da un lato dal governo, che ha creduto molto in questa via di crescita economica, e dall'altro dai massicci investimenti compiuti da parte di investitori privati e venture capital. Il governo è naturalmente il catalizzatore del successo o il fallimento del fintech in un settore finanziario fortemente regolamentato. Il governo dell'India insieme a regolatori come il SEBI (Securities and Exchange Board of India) e RBI (Reserve Bank of India) sostengono fortemente l'ambizione di passare da un'economia basata su pagamenti in contanti ad una totalmente digitale, promuovendo iniziative finanziarie e promozionali. Una di queste sicuramente è StartUp India, un fondo lanciato dal

24 nata dall'iniziativa del premio Nobel 2006 il professor Muhammad Yunus. Più informazioni su Grameen-Bank.net

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governo nel gennaio 2016 per un'ammontare di circa 1,5 miliardi di dollari per favorire lo sviluppo e il lancio sul mercato del fiorente ecosistema startups indiano26. Altra iniziativa recente che indirettamente sta favorendo l'adozione di soluzioni di pagamento digitali, che sta però risolvendo solo in parte i problemi per cui è stata adottata, è certamente la decisione di rottamare le banconote di più grosso taglio, quelle da 500 e 1000 rupie, per contrastare la corruzione e il finanziamento di organizzazioni integraliste nonchè per far emergere l'economia sommersa e l'enorme mole di banconote contraffatte, certamente fenomeo favorito da un Paese dove l'80% circa delle operazioni è effetuata in contanti27.

Nonostante le numerose proteste e tumulti che hanno accompagnato questa scelta repentina del presidente Mori, un effeto collaterale della decisone è stata appunto l'adesione importante della popolazione indiana, tradizionalmente vorace di denaro contante, alle opportunità che la finanza digitale sta offrendo, innescata soprattutto da un aumento dell'e-commerce straordinario e dalla penetrazione massiccia degli smartphone in tutta la penisola. Esempi eccezionali di questa rivoluzione digital sono certamente l'ascesa di due players del commercio online quali Snapdeal e FlipKart che, nonostante i tassi di crescita del loro giro d'affari strabilianti, si devono guardare alle spalle da altri operatori del commercio elettronico che puntano ad entrare nel mercato indiano; uno su tutti Alibaba, società cinese che verrà ampiamente trattata nel proseguo del lavoro. In qualche modo queste realtà sono state certamente favorite dall'azione degli investitori privati. I loro investimenti nelle società fintech in India sono aumentati da 247 milioni di dollari nel 2014 a oltre 1,5 miliardi di dollari nel 201528. Bengalore ha il maggior numero di startup e incubatori d'impresa nel paese, mentre Delhi ospita le grandi tech companies, soprattutto nel software. Gli investitori stanno comprendendo come il fintech sia qualcosa di più pervasivo rispetto ad una semplice

26 "Solve India's problems': Modi launches Rs 100 billion fund, generous tax breaks for Indian start-

ups", First Post, 2016

27 "Contro corruzione e sommerso l'India rottama le banconote da 500 e 1000 rupie", Sole 24 Ore, 2016 28 "Mumbai's home to highest number of angel investors", The Times of India, 2016

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tecnologia per i pagamenti e il loro interesse sta cominciando a manifestarsi in una serie di operazioni in società che operano nel campo degli investimenti, dei prestiti e della gestione delle finanze personali. Nella tabella alla pagina seguente, fornita da Crunchbase, sono riportati i finanziamenti ottenuti da realtà indiane che hanno assunto dimensioni rilevanti nell’arco di pochi anni.

Esempio di come l'India sia diventato un terreno fertile per la crescita di società innovative, capaci di diventare globali ed attirare l'attenzione d'investitori esteri è certamente Paytm. Fondato nel 2010 dalla leading company One97 Communications tramite il suo One97 Mobility Fund, che investe nelle fasi early stage d’iniziative imprenditoriali, è nato come una piattaforma di online payment, rendendo sicuri i pagamenti su internet sul modello lanciato anni prima da Paypal negli States. Nel 2013 però, l'azienda ha realizzato Paytm Wallet, un portafoglio digitale da installare su qualsiasi smartphone che è diventata la più grande piattaforma di servizi di pagamento mobile in India con oltre 150 milioni account registrati e 75 milioni di download

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dell’applicazione Android dal novembre 201629. L'aumento ingente del suo utilizzo è assolutamente dovuto alla demonetizzazione delle banconote da 500 e 1000 rupie in precedenza ricordato, che ha trasformato Paytm nell'alternativa più affidabile, sia per i privati che per il business, aumentando così operazioni e profitto della società in modo significativo. L'applicazione Wallet di Paytm consente agli utenti di prenotare biglietti aerei e taxi, la ricarica mobile e il pagamento di bollette, nonchè il trasferimento di denaro P2P, disponibile solo per gli utenti dotati di smartphone. Gli utenti possono addirittura pagare il carburante alle pompe di benzina indiane o comprare uno scooter sull’in-app marketplace. Già centinaia di migliaia di commercianti vi hanno aderito, e il servizio sta avendo un impatto importantissimo soprattutto nei luoghi più lontani dalla città, dove il gap tecnologico con i centri urbani è molto importante: per far parte del network bisogna identificarsi tramite carta d'identità e impronte digitali; il bollo Paytm viene poi incollato fuori dal negozio, rendendo quindi noto a tutti la possibilità di usare quel metodo di pagamento. L'idea è anche quella di educare i commercianti e i nuovi utenti, in particolare nelle piccole città e nelle aree rurali.

"Paytm può essere ricaricato con carte di debito, carte di credito o altre soluzioni bancarie e può essere utilizzato su tutta la rete, che conta 3,5 milioni di

commercianti. [...] Il nostro obiettivo è di diventare la rete di pagamento più grande dell'India, soddisfiamo le piccole aziende, che, anche se lo vorrebbero, non possono dotarsi dei Pos per i pagamenti tramite carte di debito o credito".

ha dichiarato il vice-presidente senior di Paytm, Deepak Abbot. Dal 2015 poi, Paytm ha ricevuto una licenza dalla Reserve Bank of India per avviare una delle prime banche di pagamento in India. Concepita come un'entità separata dal portale, la banca intendeva utilizzare la base di utenti esistente di Paytm per offrire nuovi servizi, tra cui carte di debito, conti di risparmio, operazioni bancarie online, per favorire davvero un'economia senza contanti. Tanto è stato l'interesse suscitato e il potenziale di crescita

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evidente che, nel marzo 2015, la società ha ricevuto un investimento di 575 milioni di dollari da Alibaba Group of China la quale, attraverso il suo veicolo finanziario Ant Financial, ha la volontà di espandere la propria egemonia nel mercato indiano30. Recentemente Paytm ha annunciato il lancio del proprio wallet di pagamento anche in Canada, primo servizio consumer indiano nel mercato canadese31; inoltre dal 2014 a Toronto è stato aperto Paytm Labs, ovvero la divisione di ricerca e sviluppo di Paytm: qui l'azienda ha utilizzato big data, artificial intelligence ed il machine learning sui dati raccolti dagli utenti per costruire un prodotto che soddisfi le esigenze di più 200 milioni di consumatori. Anche questa è un ulteriore conferma di come le tech company indiane pensino sempre più in senso globale, rivolgendosi ad un mercato ben più ampio rispetto a quello interno.

Troviamo sicuramente in altre regioni esempi di servizi altrettanto validi che stanno cambiando in modo radicale la vita delle popolazioni nazionali, in particolare delle persone più povere e ai margini della società; il caso di BitPesa nel Sud America meriterebbe un ulteriore approfondimento, dato il grande cambiamento che tale servizio ha comportato in diversi paesi del continente americano. Nonostante ciò, M-Pesa e Paytm sono sicuramente due delle realtà più di successo, che stanno avendo un impatto rivoluzionario nello scambio, raccolta ed uso di denaro nei paesi in via di sviluppo.Con costi della telefonia cellulare estremamente ridotti, e con una tecnologia ora più adatta a sostenere applicativi sempre più complessi, le innovazioni fintech sono andate incontro alla domanda non soddisfatta di servizi finanziari, come abbiamo visto giustificata da bassissimi tassi di accesso al sistema bancario, e ciò significa sicuramente che, data l'elevata crescita registrata negli ultimi anni, il mobile banking ha il potenziale per fornire negli angoli più remoti dello spettro socioeconomico l'aiuto necessario per garantire l'inclusione finanziaria che è assolutamente sinonimo di crescita sociale ed economica.

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"Alibaba's Financial Affiliate Takes 25% Stake In India's One97, Owner Of Paytm". TechCrunch, 2015.

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Chi invece è già oltre questo stato potenziale è la Cina, dove la pervasività delle soluzioni digitali, che andiamo ora a trattare, ha cambiato radicalmente la società e l'economia cinese.

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1.3. La Cina: il futuro del Fintech è già qui

La Cina, considerando pure Hong Kong e Singapore, è in assoluto il contesto in cui il fintech ha mostrato tutte le sue potenzialità, in cui ogni tipologia di servizio si è evoluta fino alla sua maturità, diventando l’alternativa al sistema bancario e finanziario ed anzi capace di sostituirlo nelle preferenze della clientela. Qui troviamo alcune delle più importanti piattaforme della financial technology globali, che appartengono ai big della web economy, ormai potenze economiche in Cina e nel mondo. I successi dei giganti di Internet orientali, ovvero i cosiddetti BAT (Baidu, Alibaba e Tencent), nei servizi finanziari possono fornire una mappa da seguire per i players americani del tech come Amazon, Apple, Facebook, Google e Microsoft i quali, nonostante gli sforzi compiuti, ancora non riescono a scalzare l’egemonia delle banche nella gestione delle operazioni in denaro. La Cina è sicuramente molto avanti in termini di disgregazione digitale nel settore bancario e della finanza consumer: la transizione dal flusso finanziario fisico a quello digitale è stata rapidissima, spinta da fattori diversi quali prodotto, esperienza e possibilità d’uso fondamentalmente migliori, sviluppati dalle nuove compagnie internet ed e-commerce che abbiamo ricordato sopra, proponendoli alla loro utenza. Gli istituti bancari tradizionali son stati incapaci di garantire un’offerta concorrenziale, equiparabile a quella dei nuovi operatori in termini di accessibilità e facilità di utilizzo. Il commercio online è l’esempio più calzante di questo processo, dove il 96% delle vendite viene conclusa senza l’intermediazione di una banca. Una classifica stilata lo scorso anno da più fonti32 delle aziende innovative fintech che hanno superato il miliardo di valutazione ha collocato nelle prime cinque posizioni ben due aziende cinesi. La più grande azienda cinese, Ant Financial, è stata valutata circa 60 miliardi di dollari, paragonabile al valore di UBS, la più grande banca della Svizzera.

32 Dati sui finanziamenti raccolti da Crunchbase, dati sulle valutazioni raccolti da CBInsights e Business Insider, 2016

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Come ha fatto il fintech a svilupparsi così rapidamente in Cina? Banalmente il motivo di fondo sta nella crescita economica molto forte che ha caratterizzato gli ultimi due decenni, nei quali le banche, in buona parte di proprietà statale, hanno spinto le aziende di più grandi dimensioni, non concedendo credito agli imprenditori più piccoli, men che meno hanno adeguato i loro servizi offerti alla società, che rapidamente stava cambiando. Negli ultimi dieci anni la Cina è diventata il paese con più utenti di Internet al mondo con più di 700 milioni; molti imprenditori avevano il loro core business nel commercio elettronico, altri nel gioco online, molti si affacciavano alla Rete che offriva grosse opportunità. Le nuove tecnologie hanno offerto una via alternativa per affrontare queste contraddizioni. La crescita delle piattaforme mobile poi è stata talmente repentina che la realizzazione di prodotti finanziari ad hoc per il web è stata una conseguenza naturale, come per esempio il P2P Lending, molto diffuso nel Paese. Questi nuovi prodotti sono il riflesso delle strutture informatiche sottostanti: operazioni eseguite in tempo reale, orientate al cliente, connesse in mobilità. Tutto ciò ovviamente sta imponendo un grande cambiamento alle banche tradizionali, che stanno seguendo il percorso intrapreso dai BAT, non senza difficoltà. Come se non bastasse il governo ha esaminato normative più snelle e chiare, che hanno permesso a queste nuove società di offrire migliori e più economici servizi rispetto a coloro presenti sul mercato da molti anni. Come verrà espresso in questo paragrafo, il Paese

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dell’attuale premier Li Keqiang ha anche alcune caratteristiche uniche, che hanno permesso più che in altre nazioni l’estensione a macchia d’olio dei servizi offerti dalle web company, diventando un vero e proprio spauracchio per i potenziali competitors a livello globale. Sembra opportuno condurre la nostra analisi facendo riferimento in parte al contesto USA dove, nonostante la potenza delle tech company, le banche mantengono una certa egemonia nelle operazioni sul denaro.

1.3.1 Le caratteristiche del mercato cinese

Le internet companies cinesi sono sicuramente davanti ai concorrenti occidentali, i cosiddetti "GAFA" (acronimo di Google, Apple, Facebook e Amazon) quando si tratta d’offerta di servizi finanziari. Per far capire quanto siano distanti le posizioni che stiamo confrontando, la quota di mercato di Alibaba e Tencent nei pagamenti di terze parti cinesi è rispettivamente al 33% e al 10%, ormai entrate nella fase di maturità; al contrario, la quota di mercato dei cosiddetti GAFA nei pagamenti in denaro è stimata in meno del 2% negli Stati Uniti. Il successo delle tre società leader in Cina può essere ampiamente giustificato da molti fattori. Cercando di evidenziare quelli più rilevanti, si può partire dal considerare l’entrata decisamente in anticipo nel mercato dei digital payments: Alipay e Tenpay, servizi di cui parleremo in modo ampio più avanti, sono stati creati oltre un decennio fa dalle Internet company, inizialmente per facilitare i pagamenti nell’e-commerce e nei giochi online. Tra i GAFA, Google è stato il primo ad avventurarsi nei pagamenti nel 2011, sette anni dopo Alipay. Sicuramente la crescita esponenziale dell’ecosistema del commercio elettronico globale sta spingendo sempre di più la diffusione di soluzioni smart di pagamento33; questi strumenti di terze parti in Cina si collocano in cima al tradizionale sistema bancario, un ulteriore livello tra le banche e il cliente, tanto da appropriarsi delle informazioni sulle transazioni

33 Il volume lordo di merce scambiata globalmente (GMV) di 1.7 trilioni di dollari nel 2015, secondo le stime di effuate da eMarketer, crescerà a 3.0 trilioni di dollari entro il 2018

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