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La Carta africana dei Diritti dell’Uomo e dei Popoli

3.4 Il sistema giuridico internazionale islamico di promozione e protezione

3.4.4 La Carta africana dei Diritti dell’Uomo e dei Popoli

Il sistema africano di promozione e protezione dei diritti dell’uomo ha preso vita nel 1981, in occasione dell’adozione della Carta africana dei diritti dell’Uomo e dei popoli da parte della Conferenza dei Capi di Stato e di Governo dell’Organizzazione dell’Unità africana (OUA).343

Attraverso la redazione di tale documento l’Africa diventa il terzo continente a dotarsi di

341Per il testo integrale nella versione francese, tradotta dall’arabo da Mohammed Amin Al-Midani: La

Charte arabe des droits de l’Homme, in Revue universelle des droits de l’Homme, vol. 7, n° 4-6, 23/06/1995.

342KAMRAN HASHEMI, Muslim States, Regional Human Rights Systems and the Organization of the

una disciplina positiva sui diritti umani dopo l’Europa e gli Stati Uniti.

La Carta si compone di un preambolo seguito da 68 articoli divisi in tre parti: “diritti e doveri” (disposizioni essenziali), “misure di salvaguardia” (meccanismi di messa in opera) e “altre disposizioni”.

Il testo predispone la creazione di una Commissione Africana sui diritti dell’uomo e dei popoli (Commissione) alla quale viene assegnato il mandato di promuovere e proteggere i diritti sanciti nella Carta. Essa è composta da undici commissari, eletti dalla Conferenza dei Capi di Stato e di Governo, che siedono a tempo parziale e a titolo personale. Essi, come di consueto, sono nominati dagli Stati parte tra le “personalità africane che godano della più alta reputazione” e conosciuti per la loro “competenza in materia di diritti dell’uomo e dei popoli” (art. 36, 37)

Ai sensi dell’art. 45(1), al fine di adempiere alla prima delle due funzioni assegnatele, i membri della Commissione sono incaricati di diffondere delle informazioni relative alla tutela dei diritti fondamentali e di sensibilizzare i popoli africani a tale disciplina.

Rispetto alla seconda funzione, la Commissione adotta delle risoluzioni nelle materie di sua competenza ed esamina i rapporti biennali redatti dagli Stati parte.

Tale organo può, ugualmente, interpretare le disposizioni della Carta su richiesta di uno Stato parte , di un organo dell’OUA o di un’organizzazione africana riconosciuta dall’OUA, art. 45(3). Essa può, altresì, avviare delle inchieste e fare delle raccomandazioni di carattere non obbligatorio sulle comunicazioni individuali o di uno Stato parte contro un altro Stato parte. Rispetto i ricorsi individuali l’art. 58 prevede che la Commissione abbia la competenza di trattare esclusivamente fattispecie che rilevino casi di violazioni gravi o massicce. Tale competenza le ha permesso negli anni di condannare gli abusi commessi, tra

343Scopo dell’Organizzazione è di promuovere l’unità e la solidarietà degli Stati africani, difendere la sovranità degli Stati membri, mettere fine ad ogni forma di colonialismo, promuovere la cooperazione internazionale facendo riferimento alla Carta delle Nazioni Unite e alla Dichiarazione dei diritti umani del 1948; coordinare ed armonizzare le politiche economiche, diplomatiche, sociali, sanitarie, scientifiche e di difesa di tutti gli Stati africani membri dell’Organizzazione. L’organo supremo dell’OUA è la Conferenza dei Capi di Stato e di Governo o dei loro rappresentanti che si incontrano annualmente in sessioni ordinarie. La Conferenza dei Capi di Stato e di Governo svolge un ruolo essenzialmente politico, prende decisioni, adotta risoluzioni, e dichiarazioni. Essa ha infatti il compito di discutere i problemi di comune interesse, al fine di coordinare ed accordare la politica generale dell’Organizzazione. In seno alla Conferenza dei Capi di Stato e di Governo dell’OUA tenutasi a Lomé (Togo) l’11 luglio 2000 è stato adottato l’atto istitutivo dell’Unione Africana (UA), firmato da tutti i 53 Stati africani (salvo il Marocco che ne resterà fuori fino a conclusione della vertenza sulla repubblica Saharawi). L’UA sostituisce l’OUA, nata in una fase storica in cui l’obiettivo principale era abbattere ogni retaggio coloniale. Uno degli obiettivi primari che l’UA, in qualità di prima e unica Istituzione volta a rappresentare tutto il continente africano, intende perseguire è la propria imposizione sulla scena internazionale attraverso la realizzazione di una maggiore unità e solidarietà tra i Paesi africani e tra i popoli dell’Africa, l’accelerazione dell’integrazione politica e socio-economica del continente e la creazione delle condizioni appropriate che permettano al continente di giocare un proprio ruolo nell’economia mondiale e all’interno dei negoziati internazionali (art.3 del Trattato istitutivo).

gli altri, da Ruanda,344 Sudan,345 Nigeria,346 Gambia,347 e Burundi.348

In tutti i casi, tale organo ha il solo onere di attirare l’attenzione della Conferenza dell’OUA su tali fattispecie. Solo successivamente all’eventuale benestare della Conferenza la Commissione può intraprendere un inchiesta o redigere un rapporto.

Nonostante la Carta africana non lo preveda esplicitamente, inoltre, la Commissione ha nominato degli “osservatori” ad hoc per mettere l’accento su alcuni temi attraverso inchieste, reso conti e simili.

La Commissione deve rendere conto alla Conferenza dell’OUA una volta l’anno, tale rapporto d’attività annuale non può essere reso pubblico previa autorizzazione della Conferenza ex art. 39 (2,3).

Nonostante, infine, la Commissione non abbia un mandato chiaro per imporre alcun genere di riparazioni in caso di accertamento di violazione dei diritti sanciti nella Carta, essa ha nel tempo sviluppato una prassi tesa non solo a disciplinare l’adozione di misure provvisorie, come nel caso del Cameroun,349 ma ad enunciare metodi più dettagliati di

riparazione.

Il Protocollo addizionale alla Carta, firmato il 10 giugno 1998 ed entrato in vigore il 25 gennaio 2004, con la ratifica di 15 Paesi africani, ha poi dato vita ad una Corte Africana dei diritti dell’uomo e dei popoli. Come affermato nella risoluzione della Commissione n. 76 dell’11 maggio 2005 i due organi in questione (Commissione e Corte) hanno differenti mandati e parti in causa, essi, in poche parole, non si escludono l’un l’latro nella misura in cui il mandato della Corte deve essere eseguito in collaborazione con la Commissione. La giurisdizione della Corte riguarda tutti i casi e le dispute riguardanti l’interpretazione e

344Huitième Rapport d’Activité Annuel, Annexe V, 16eme session.

345Huitième Rapport d’Activité Annuel, Annexe VI, 17eme session.

346Huitième Rapport d’Activité Annuel, Annexe V, VI, 16eme e 17eme session.

347Id. supra.

348Neuvième Rapport d’Activité Annuel, Annexe V, 19eme session.

l’applicazione della Carta, dei Protocolli e di qualsiasi altro testo rilevante per i diritti umani ratificato dagli Stati membri.

Se la Corte ritiene vi sia stata una violazione dei diritti umani o dei popoli ordina di rimediare alla violazione in questione, incluso attraverso il pagamento di un’equa compensazione e riparazione.

In tema di contenuto della Carta, va preventivamente rilevato che essa si pone come ponte ideale tra la tradizione e la modernità. Pur mancando i riferimenti religiosi alla Shari’a di cui sopra, è fatto esplicito riferimento ai valori morali “africani”, inseriti nel preambolo e nella sezione dedicata al diritto di famiglia. Ai sensi dell’art. 17, inoltre, gli individui hanno l’obbligo di promuovere e di proteggere la “morale e i valori tradizionali riconosciuti dalla comunità”; ugualmente ai sensi dell’art 29 (2) gli Stati hanno il dovere “di provvedere, nelle sue relazioni con la società, alla preservazione e al rafforzamento dei valori culturali africani postivi, in uno spirito di tolleranza, di dialogo e di concertazione e, in via generale, di contribuire alla promozione della salute morale della società”.

In prima analisi va evidenziato il legame tra le tre generazioni di diritti testimoniata dalla prassi della Commissione, dal preambolo, nel quale è sancito che “i diritti civili e politici sono indissociabili dai diritti economici, sociali e culturali, sia nella loro concezione che nella loro universalità, e che il soddisfacimento dei diritti economici, sociali e culturali garantisce quello dei diritti civili e politici ”, e, più in generale, dall’inserimento puntuale di diritti di prima e seconda generazione in un testo unico.

Come suggerito dallo stesso titolo della Carta i diritti riconosciuti in essa non si rivolgono solo agli individui ma anche ai “popoli”. Secondo le prescrizioni della Carta, infatti tutti i popoli hanno diritto all’esistenza, all’autodeterminazione, a disporre liberamente delle loro risorse naturali, allo sviluppo, alla pace, alla sicurezza sul piano internazionale e ad un ambiente globalmente soddisfacente (art. da 19 a 24).

Pur tuttavia cosa si dovesse intendere con il concetto di ”popoli” non è mai stato deliberatamente definito né dai redattori della Carta né dalla Commissione, verosimilmente per non intralciare il processo di ratifica.

A tal proposito, in merito al caso SERAC,350 la Commissione aveva distinto tre fattispecie:

350La fattispecie riguardava una comunicazione depositata da due ONG: il Social Economic Rights Centre nigeriano e l’Economic and Social Rights Action Center statunitense. Tale comunicazione denunciava numerose violazioni derivanti dalla produzione petrolifera a danno di una regione della Nigeria (Ogoniland) e dei suoi abitanti. In tale occasione la Commissione accertò la violazione dell’art. 21 (che garantisce a tutti i popoli di disporre liberamente delle loro ricchezze e risorse naturali) da parte della Nigeria in quanto essa aveva concesso alle compagnie petrolifere straniere di sfruttare la regione dell’Ogoniland nonostante la distruzione delle risorse. Vedi Affaire SERAC and Mauritanian widows.

gli abitanti di un territorio africano sotto amministrazione coloniale, gli abitanti di uno Stato membro indipendente in un contesto post-coloniale o un gruppo linguistico, etnico, religioso o di altro tipo che condivide, non necessariamente ma eventualmente, caratteristiche comuni con quelle degli abitanti dello stesso Stato (minoranze).

In realtà, l’analisi della prassi della Commissione, in particolare nel caso scuola della secessione del Katanga dallo Zaire351 (divenuto poi Repubblica democratica del Congo)

dimostra che tale organismo di tutela ha sostenuto una visione essenzialmente stato- centrica del concetto di popolo tendendo ad interpretare il diritto all’autodeterminazione più contro gli oppressori post-coloniali, sforzandosi così di preservare l’integrità territoriale dei membri dell’OUA, nonostante la Carta predisponga un double standard di tutela, distinguendo in due differenti comma il diritto all’autodeterminazione di tutti i

popoli dal diritto dei popoli “colonizzati e oppressi” (art. 20, comma 1 e 2).

Rispetto alle sopra richiamate categorie di diritti, la prassi della Commissione si è concentrata, soprattutto in un primo momento, essenzialmente sui diritti civili e politici, essendo i casi attinenti il diritto di procedura penale (segnatamente il diritto ad essere ascoltati, il diritto di ricorrere ad un giudice, il divieto di tortura e trattamenti crudeli, inumani e degradanti e il diritto alla protezione dagli arresti e le detenzioni arbitrarie, art. 7) i più ricorrenti tra le Parti.

Una caratteristica che distingue la Carta dai rispettivi dispositivi “occidentali” (ma non dagli altri documenti di matrice islamica) è l’enfasi posta sui doveri individuali e collettivi. Così come ogni individuo possiede precisi doveri nei confronti del prossimo, della sua famiglia, della società, dello stato e delle altre collettività (art. 27), ogni Stato ha il dovere di riconoscere i diritti della Carta e applicarli adottando misure legislative e altro (art.1).352

In conclusione può essere asserito che attraverso tale dispositivo il continente africano ha ambito ad edificare un sistema giuridico complesso di riferimento alla materia dei diritti umani. La creazione della Corte, di cui sopra, rafforza oltremodo le potenzialità vincolanti ed impositive del sistema e potrebbe risolvere alcune delle principali criticità rilevate dagli osservatori, tra cui l’eccessiva discrezionalità politica della Commissione, una sua

351Il caso in questione riguardava la richiesta del riconoscimento dell’indipendenza sovrana del “popolo katanghese”, e la consecutiva secessione dallo Zaire avanzata dal Congresso del popolo Katanghese alla Commisssione, sulla base della’ art. 20 comma 1 sul diritto all’autodeterminazione dei popoli.

352FRANS VILJOEN, Introduction à la Commission Africaine et au système regional africain des droits de

l’homme, in Recueil juridique des droits de l’Homme en Afrique, sous la direction de Paul Tavernier, Volume

sostanziale paralisi decisionale e, più in generale, l’assenza di un’applicazione reale della Carta.

3.5 Conclusioni. Studio comparativo della concezione dei diritti dell’uomo in Islam e