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CAPITOLO 6 Il recupero e la riqualificazione ambientale dei siti di cava

6.4 Esempi di recupero ambientale

6.4.1 Casi pratici di recupero dei siti estrattivi al termine dell’attività

- Arte e cultura ambientale in fornace. Fornace Carena di Cambiano (Italia) – Argilla per laterizi. È il caso in cui la vecchia cava è stata trasformata in un bosco planiziale in cui trova il suo habitat ideale un’avifauna composita, (flora primigenia del luogo) rappresentata da limicoli, anatidi, piccoli mammiferi, rettili terrestri e anfibi. All’interno dell’area verde trovano spazio anche due stagni opportunamente conformati al fine di favorire l’atterraggio e il decollo degli uccelli ospiti dell’oasi. L’area è accessibile attraverso un tunnel realizzato con arbusti di edera, vitalba e caprifoglio, arricchita anche da opere d’arte ricavate mutando la forma dei laterizi in oggetti di arredo e design. L’obiettivo è quello di creare un eco-museo ovvero un luogo che possa testimoniare le tracce umane lasciate nella trasformazione del territorio.

Figura 3. Tunnel mimetico per l’accesso al bosco planiziale realizzato nell’area di cava Fornace Carena

(Italia) (da: Codice di buona pratica ambientale nell’Industria Estrattiva Europea. Brodkom F. 2001)

- Premio per i migliori progetti di recupero e di naturazione. Union Europèenne des Producteurs de Granulats – Inerti. Recentemente sono stati attribuiti dall’UEPG (Union Europèenne des Producteurs de

Granulats ) presso la sede del Parlamento Europeo, dei premi a società europee per la realizzazione di opere di recupero ambientale e/o ri- naturazione di vecchie aree dismesse di cava. La varietà e la diversità dei progetti ha evidenziato le molteplici condizioni connesse alla riqualificazione ambientale, come la topografia del sito, la sua geologia e le caratteristiche naturali che determinano le possibilità e gli strumenti per realizzare un buon intervento di recupero.

- Un nuovo modo di concepire le cave nel rispetto del territorio. Valle Vermenagna (Italia) – Estrazione di silice. La storia dell’attività estrattiva in questa valle risale alla fine degli ’30 e solo negli anni 70, con la nuova gestione dell’insediamento estrattivo da parte della Siro S.p.a., si è raggiunta la consapevolezza che l’estrazione del materiale e la sua preparazione industriale dovevano avvenire in un reale contesto di tutela ambientale. Attualmente, il recupero ambientale delle piccole cave dismesse avviene attraverso il rimodellamento delle zone di escavazione con l’utilizzazione dei residui silicei e la predisposizione graduale di un progetto di riuso del vallone con il recupero degli antichi tetti, il ritorno all’allevamento ovino, la sistemazione delle aree pascolive, la creazione di un centro di documentazione sull’attività estrattiva e vita valligiana. Per le cave attività, invece la stessa impresa ha messo in atto un metodo razionale di conduzione anche attraverso la realizzazione di un sistema di trasporto del materiale dalla cava allo stabilimento in nastro trasportatore coperto e liberare la rotabile del vallone dal traffico degli autocarri, potenziando la realtà dei “cantieri integrati”, dove si realizzano contemporaneamente attività di coltivazione e di recupero. Il tutto al fine di un inserimento del complesso produttivo in un contesto paesaggistico di tutela ambientale.

Figura 4. Inserimento paesaggistico di un’area di cava di Valle Vermegnana (da: Guida all’Industria

Estrattiva e al Riciclaggio.Edizioni PEI. 2002)

L’insieme degli interventi di ricomposizione paesaggistica del vecchi siti con le moderne tecniche di ingegneria naturalistica hanno in parte rimediato ai danni ambientali provocati dall’attività estrattiva negli anni del boom economico. Questi consistono principalmente nella ricolmatura della conca dell’anfiteatro artificiale mediante materiale fine di scarto proveniente dallo stabilimento opportunamente accumulato, modellando la superficie inclinata e gradinando la parte superiore. Sulle nuove superfici create, su una distesa di terreno vegetale si procede alla semina di un miscuglio erbaceo per la stabilizzazione del versante ed alla successiva messa a dimora di specie arboree come Betulla, Maggiociondolo, Salice rosso e Nocciolo. In definitiva la cava si presenta con un versante modellato e fittamente vegetato dal quale affiorano speroni rocciosi simili a quelli naturali.

Figura 5. Recupero ambientale di un’area di cava della Valle Vermenagna (Italia) (da:Guida

all’Industria Estrattiva e al Riciclaggio. Edizioni PEI. 2002)

In altri casi, invece, non si è modificata la pendenza del fronte residuo della cava, ma con l’impiego mirato di esplosivo ed escavatore si è “cesellato” il fronte al fine di riprodurre situazioni naturali realizzando un’alternanza di speroni rocciosi, zone a prato e zone ricoperte di vegetazione arborea.

Figura 6. Reinserimento paesaggistico del fronte di un’area di cava della Valle Vermenagnan (Italia)

- Specchi d’acqua interni artificiali per attività di pesca. Accordo fra ANDIL Assolaterizi e FISPAS (Federazione Italiana della Pesca Sportiva e Attività Subacquee). Secondo un accordo stipulato fra la FISPAS e l’ANDIL Assolaterizi, si prevede la costruzione di un circuito nazionale di impianti omologati di pesca sportiva in acque interne in collaborazione con il CONI, potendo usufruire delle diverse cave di argilla dismesse. Tale accordo intende restituire alle comunità, dopo la coltivazione a cava dei terreni, un ambiente positivamente modificato dal punto di vista naturalistico e della fruibilità del tempo libero e offrire una risorsa economica e sociale in grado di continuare a generare reddito ed occupazione.

Figura 7. Attività di pesca in specchi d’acqua artificiali realizzati in aree di cava dismesse (da: Codice

di buona pratica ambientale nell’Industria Estrattiva Europea. Brodkom F. 2001)

- Inserimento di un’area dismessa in una riserva per uccelli di acqua dolce. Cava di Chambeon (Francia) – Inerti per origine alluvionale. Il sito estrattivo era localizzato in una zona di protezione naturale, per cui a fine attività è stato trasformato in un sito ecologico per ricostruire l’habitat tipico delle zone umide, il quale ha permesso l’insediamento e la realizzazione di riserve di uccelli nidificatori di acqua dolce. È’ stata inoltre creata un’area per il tempo libero attrezzata con un posto fisso di osservazione ed un percorso per le visite guidate.

- Un esempio di bio-diversità in una vecchia area mineraria. Sito si HAUT Saint Martin (Francia) – Gesso. Un’area precedentemente servita ad attività estrattiva è stata recuperata con il ripristino della flora e

della fauna locali per un’integrazione nel paesaggio locale. La diversità delle specie naturali presenti (anfibi, rettili, mammiferi, insetti ecc.) è particolarmente legata alla diversità dell’ambiente naturale creata (zona acquatica, prati, boschi, acquitrini), che sono altrettanti habitat naturali in cui vivono 220 specie vegetali.

Figura 8. Reinserimento paesaggistico dell’area di cava di Haut-Saint-Martin (Francia) (da: Codice di

buona pratica ambientale nell’Industria Estrattiva Europea. Brodkom F. 2001)

- Una riserva naturale per uccelli. Cava di Taupes e Barbey (Francia) – Sabbia e ghiaia di natura alluvionale. Il recupero che ha interessato i due siti estrattivi è stato di natura ecologica. Il progetto consisteva nel recupero della qualità del paesaggio, nel mantenimento della qualità delle acque ed il miglioramento del potenziale ecologico dell’area. Sono state infatti create zone umide per l’arrivo e l’insediamento di uccelli acquatici migratori e nidificatori, mentre nei vecchi bacini lacustri sono state create zone a diversa profondità con banchi di sabbia e isolotti per creare altrettanti habitat, al fine di favorire l’insediamento e la nidificazione di specie rare e la ri-vegetazione. Il tutto ha contribuito al miglioramento paesaggistico del territorio.

Figura 9. Zone umide realizzate nelle aree di cava di Taupes e Barbey (Francia) (da: Codice di buona

pratica ambientale nell’Industria Estrattiva Europea. Brodkom F. 2001)

- Nuova vita per una cava. Cava di St. Pietersberg (Olanda) – Calcare per cemento. Contemporaneamente all’attività estrattiva, ha avuto inizio un intervento di recupero ambientale di tipo naturalistico del sito di una grande cava che porterà, a conclusione dell’attività estrattiva, alla realizzazione di una riserva naturale. Le prime opere di recupero hanno dato inizio alla risagomatura dei fronti di cava ormai prossimi all’esaurimento e all’effettuazione di ricerche inerenti la flora e la fauna locali. Recentemente, in una parte del paesaggio è stata realizzata una collinetta con i materiali di scarto, per la messa a dimora di essenze e specie arbustive ed erbacee tipiche della zona. Un piccolo lago, che potrà diventare nei prossimi anni una riserva di acqua potabile, sarà l’unico elemento a testimonianza dell’insediamento estrattivo. Il recupero prevede anche il restauro di un castello in rovina presente nelle vicinanze della cava, la realizzazione di un parco forestale e di uno zoo.

- Ricerche in materia di specie arboree. Cava di Schelklingen (Germania) – Calcare per cemento. La cava in questione è stato oggetto di un progetto di ricerca il cui obiettivo era quello di verificare la possibilità di crescita di vegetazione spontanea sul fondo di una cava dismessa attraverso la messa in posto sul terreno di uno strato di erba di sfalcio, con dei residui della manutenzione del verde delle aree già colonizzate dalle specie vegetali tipiche. Lo strato dell’erba di sfalcio ha la funzione di contrastare l’aumento della temperatura del terreno, evitando così la germinazione dei semi anticipata e garantendo il mantenimento di certo tasso di umidità al livello del suolo e dell’aria

sovrastante. Nel corso del tempo si è verificato l’insediamento delle specie tipiche del posto. Tale tecnica ha evidenziato la possibilità di realizzare operazioni di rinaturazione delle zone agricole e boschive a costi contenuti.

- Riqualificazione di un eco-sistema mediterraneo. Cava di Artimes (Grecia) – Calcare per cemento. Si tratta di un sito estrattivo ubicato in un ambiente naturale e turistico di tipo mediterraneo e quindi nasce l’esigenza di una sua riqualificazione ambientale al fine di salvaguardare il paesaggio e l’ecosistema tipico di quest’area. Innanzitutto, durante il periodo di coltivazione sono stati utilizzati solo apparecchi meccanici per l’escavazione, evitando in tal modo possibili ripercussioni ambientali; con il materiale di scarto sono stati invece realizzati dei terrapieni, ricoperti di terreno asportato precedentemente e piantumati con acacia ed eucalipto per proteggere dal rumore i dintorni e migliorare l’aspetto estetico del paesaggio. È stato infine creato un vivaio per la ri- vegetazione dei suoli già recuperati e questo ha reso possibile la ricreazione di una significativa biodiversità delle stesse aree.

- Un esempio di recupero di cava in una foresta. Cava di Bernieres sur Seine (Francia) – Sabbia e ghiaia di origine alluvionale. Le prime operazioni di recupero ambientale del sito estrattivo sono state realizzate in contemporanea con la prosecuzione dell’attività puntando sul ripristino dell’area nella sua identità paesaggistica e naturalistica originaria. Si è realizzato un lago con una foresta ad essenze arboree opportunamente selezionate (acero, olmo, castagno, betulla…). Le pendenze delle sponde del lago sono state infine addolcite per favorire l’insediamento della vegetazione riparia.

- Riqualificazione di una cava in regione carsica. Cava di Appenrode Russelee (Germania) – Gesso. La riqualificazione ambientale, attualmente in atto, è stata oggetto di elaborazione di un progetto pilota il quale prevede il monitoraggio di un’area adiacente a quella del sito

estrattivo, evidenziando l’eccellenza delle condizioni di quell’ habitat naturale a riprova del miglioramento complessivo di tutta la flora e la fauna locali in seguito alla esecuzione dei lavori di recupero.

- Laghi inseriti in un paesaggio Cava d’Autrey (Francia) – silice alluvionale. La riqualificazione dell’area, in questo caso, è avvenuta attraverso la risistemazione dei laghi per il migliore inserimento nel paesaggio circostante e quindi la salvaguardia del suo aspetto. La coerenza morfologica dell’area con il paesaggio è stata garantita attraverso la risagomatura dei bacini esistenti, il rimodellamento delle sponde rendendole meno lineari e quindi più in armonia con il paesaggio circostante ed una serie di interventi naturalistici per la ricreazione di un habitat idoneo all’inserimento della flora e della fauna locali.

Figura 10. Riqualificazione ambientale con sistemazione dei laghi nell’area di cava di Autrey (Francia)

(da: Codice di buona pratica ambientale nell’Industria Estrattiva Europea. Brodkom F. 2001)

- Una riserva naturale. Cava di Cerretto (Italia) – Sabbia e ghiaia per calcestruzzo. La definitiva opera di recupero ambientale darà vita nel prossimo 2020, in questo caso, ad una riserva naturale a scopo didattico e ricreativo; una sorta di catalogo botanico vivente capace di raccontare la storia della vegetazione dalle origini fino alla comparsa dell’uomo. L’oasi si trova all’interno della fascia di salvaguardia del Parco Regionale del Po ed è caratterizzata dalla presenza di acque basse e di acque profonde collegata da una lanca artificiale. Nell’oasi sono

distinguibili, inoltre, zone verdi caratterizzate da specie arboree del bosco e dalla campagna piemontese, ma anche da una popolazione faunistica di particolare interesse, dove i visitatori possono conoscere la biodiversità della Pianura del grande fiume Po, con i suoi ritmi, la sua flora e la sua fauna. Sono presenti all’interno diversi habitat naturali come foreste delle zone umide, essenze locali, canneti di bambù, piante resinose e di pianura, un lago naturale, lande, colline alberate, vegetazione riparia, stagni e paludi. Un’altra zona del sito è occupata da diverse specie di animali locali od esotiche. Il tutto è stato reso fruibile per il grande pubblico, ma rispettoso al tempo stesso dell’ambiente.

Figura 11. Oasi naturalistica nella pianura del Po realizzata in aree di cava di Cerretto (Italia) (da:

Guida all’Industria Estrattiva e al Riciclaggio. Edizioni PEI. 2002)

- Le ginestre dal calcare. La cava di “Casolo” a Pergola (Italia) – Calcare per cemento. La cava rappresenta un esempio di ripristino ambientale finalizzato alla ricostituzione del verde preesistente. Il paesaggio dell’area più spiccatamente montano che collinare, non lascia molti margini all’attività agricola e agli elementi paesaggistici di questa; il bosco rappresenta l’unica naturale destinazione di queste aree a morfologia impervia e la relativa situazione idrogeologica. L’intervento di recupero è stato realizzato attraverso la messa in posto su tutta la superficie della cava di una miscela derivante dalle lavorazioni di macinazione del materiale fino di cava e terreno vegetale di copertura. Successivamente si è proceduto ad un’idrosemina potenziata, alla posta

in opera di piante autoctone e alla realizzazione di un impianto di irrigazione data l’asprezza e l’aridità del sito.

Figura 12. Ripristino ambientale dell’area di cava di Casolo a Pergola (Italia) (da: Guida all’Industria

Estrattiva e al Riciclaggio. Edizioni PEI. 2002)

- Oasi naturalistica “La Madonnina”, autogrill per uccelli. La cava “Ceriolo” Cuneo (Italia) – Sabbia e ghiaia. In contemporanea all’attività di estrazione di sabbia e ghiaia, il piano di coltivazione prevedeva il recupero ambientale del sito in modo da farlo diventare un luogo sicuro e non disturbato per le specie stanziali ed un parcheggio ed un’area di ristoro per tutte quelle specie che compiono migrazioni stagionali. Si tratta, infatti, di un’area localizzata sulla sponda destra della piana fluviale del torrente Stura di Demonte, completamente occupata da pioppeti e monocolture che avevano banalizzato il paesaggio ed impoverito gli habitat naturali. Annessa alla cava sin dall’inizio dell’attività, l’impresa estrattiva creò una zona umida per l’avifauna selvatica locale e migratoria, attraverso la ricostituzione della vegetazione fluviale autoctona. Fu progettata anche l’installazione di punti di esplorazione (capanni in legno) per l’osservazione naturalistica da parte dei visitatori. L’area di cava attualmente si è trasformata in un

laboratorio di ricerca ambientale, in quanto si è riscontrato un notevole incremento di presenze di volatili sia di specie stanziali che migratorieo e di altrettante specie rare,in conseguenza della formazione di uno specchio d’acqua. In definitiva, l’attività estrattiva ha permesso di ricostituire un tipico paesaggio fluviale che era stato cancellato dalla pioppicoltura e che oggi si presenta con boschi planiziali, lanche e specchi d’acqua.

Figura 13. Zona umida per lo sviluppo dell’avifauna realizzata nell’area di cava di Ceriolo a Cuneo

(Italia) (da: Guida all’Industria Estrattiva e al Riciclaggio. Edizioni PEI. 2002)

- Baggero: dalla miniera all’oasi naturale. Miniera di Baggero (Italia) – Calcare per cemento. Obiettivo fondamentale del recupero ambientale del sito estrattivo in questione era la creazione di un nuovo ambiente naturale che risultasse molto simile al paesaggio circostante. Tale operazione era comunque ostacolata dalla profondità della depressione lasciata dallo scavo che, presentando una quota inferiore rispetto allo scarico naturale delle acque, avrebbe causato il ristagno delle acque con relativi problemi igienici. Per questo motivo, fu deviato il percorso di un affluente del fiume Lambro e fatto defluire all’interno della depressione, creando così un lago che nel tempo ha raggiunto un equilibrio biologico,

sviluppando un ecosistema sempre più complesso, non dissimile da quello di altri laghi presenti nella regione.

Figura 14. L’oasi naturale con zone umide realizzata nella Miniera di Baggero (Italia) (da: Codice di

buona pratica ambientale nell’Industria Estrattiva Europea. Brodkom F. 2001)

- Rivegetazione di un fronte di cava. Roaschia (Italia) – Calcare per cemento. Il sito estrattivo si presentava, precedentemente all’operazione di recupero ambientale, a gradoni a causa della particolare tecnica di sbancamento con l’uso degli esplosivi. Si è provveduto, a fine attività, ad accumulare su questi gradoni del materiale inerte per impedire la caduta massi, mentre la regimazione delle acque di scolo stata realizzata mediante la costruzione di cabalette superficiali. Infine, sono stati realizzati dei cumuli, di forma prevalentemente irregolare per renderli meno artificiali costituiti da uno strato di materiale calcareo grossolano, uno strato di sabbia silicea ed uno di terreno fertile per favorire la crescita della vegetazione locale. Questo tipo di stratificazione permette una circolazione dell’acqua capillare dalla profondità alla superficie, mantenendo una particolare umidità anche nel periodo estivo di siccità.

L’obiettivo finale è stato quello di realizzare una continuità visiva tra la vecchia cava ormai ri-naturalizzata e il paesaggio circostante.

- Cessione a titolo gratuito di un’area di foresta al demanio pubblico. Cava di Tarnow (Polonia) – Calcare per calce. La società mineraria, oltre alle opere per minimizzare l’impatto creato dal sito estrattivo sul paesaggio, sul sistema idrogeologico locale e sulla vegetazione, ha ceduto a fine attività parte dell’area al demanio pubblico delle foreste, mentre nella parte restante, dopo aver ricoperto il suolo con terreno fertile, sono state messe a dimora numerose piante cresciute nel vivaio predisposto appositamente.

- Ricostituzione di un bosco a macchia mediterranea. Cava “Casa del Colle” di Priverno (Italia) – Sabbie silicee. L’obiettivo di recupero ambientale è stato quello di ricostituire un bosco a macchia mediterranea, essendo il sito estrattivo completamente incluso in una zona prevalentemente boscata a macchia mediterranea alternata ad uliveti e prati pascoli. A tale scopo è stato ridistribuito sulle scarpate rimodellate il terreno vegetale di scopertura, le pedate dei gradoni sono state realizzate in controtendenza per favorire la ritenzione idrica e fasce frangivento sono state realizzate con Populus Italica. Ciò ha consentito di ricreare un habitat ottimale per l’insediamento della fauna stanziale e migratoria e la crescita di essenze vegetali di pregio. L’area attualmente si presenta rinaturata e ben inserita nell’ambiente boschivo circostante.

Figura 15. Bosco a macchia mediterranea ricostruito nell’area di cava di Priverno (Italia) (da: Codice di

buona pratica ambientale nell’Industria Estrattiva Europea. Brodkom F. 2001)

- Ricomposizione ambientale di un’area sottoposta a vincoli in provincia di Perugia. Cerreto Alto di Panicale (Italia) – Calcare per granulati. Sebbene l’attività estrattiva in località Cerreto Alto di Panicale ha avuto inizio precedentemente al 1966, negli ultimi anni la stessa area è stata sottoposta ad una serie di vincoli paesaggistico- ambientali ed archeologici che hanno determinato la sospensione dell’attività di cava ed il conseguente degrado ambientale del sito, non prevedendo alcun intervento di ricomposizione ambientale e di prevenzione dei rischi di infortunio e igiene del lavoro. Solo recentemente, con il subentro di una nuova Società Immobiliare nella gestione della cava, è stata nuovamente concessa l’autorizzazione all’esercizio dell’attività estrattiva nel rispetto delle previsioni del vigente P.d.F. del Comune di Panicale, con le limitazioni imposte dai vincoli paesaggistico-ambientali ed archeologici all’area di cava. È stato inoltre previsto per la stessa area un progetto di coltivazione e ricomposizione ambientale da parte della Società, di concerto con le Amministrazioni statali e locali preposte al rilascio di pareri ed autorizzazioni. Il progetto relativo alla ricomposizione ambientale ha interessato non solo l’area interessata all’estrazione, ma anche quella retrostante e sottoposta agli stessi vincoli. In particolare, per quanto riguarda l’intervento di ricomposizione ambientale da realizzasi a fine attività, si è tenuto conto sia dell’analisi della vegetazione condotta nell’area di cava e nell’area

boschiva circostante, sia delle situazioni fisico-ambientali che condizionano la crescita e lo sviluppo del nuovo manto vegetale, come le