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CAPITOLO 7 Gli Indicatori

7.1 Evoluzione cronologica degli indicatori ambientali e di sostenibilità

S. Murcott, del Massachusetts Institute of Technology ha realizzato uno studio sull’evoluzione storica degli Indicatori ambientali e di Sostenibilità (ESDI – Environmental and Sustainability Development Indicators).

- 1972 – S. Brubaker, Baltimora, propone un insieme di quattroESDI: 1. inquinamento;

2. erosione;

3. cambiamenti climatici; 4. sovrappopolazione.

- 1974 – R. Heilbroner, New York, propone due indicatori economici ed uno ambientale per la misurazione dello sviluppo sostenibile:

1. prezzi del petrolio;

2. tasso di crescita economica; 3. inquinamento ambientale.

- 1980 – L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura e delle Risorse Naturali (IUCN) individua una nuova lista di ESDI:

2. malnutrizione; 3. deforestazione;

4. interruzione del rifornimento idrico;

5. inquinamento ed impoverimento dell’industria ittica. - 1981 – L. Brown, New York, suggerisce una nuova lista di ESDI:

1. uso delle risorse rinnovabili; 2. aumento della popolazione; 3. riciclaggio delle materie prime; 4. erosione del suolo;

5. percentuale di raccolta di pesci e legname in relazione al rendimento elevato

- 1986 – P. M. Vitousek scrive: “La produzione primaria netta (NPP) è la quantità di energia che le piante verdi assorbono dalla luce del sole e fissano nei tessuti viventi. NPP è la base di tutti i cicli alimentari, dove ogni organismo o creatura vivente si ciba di vegetali. Quindi, NPP è il flusso di energia che alimenta tutta la natura. Gli umani utilizzano il 25% dell’NPP di tutto il pianeta ed il 40% dell’NPP della terraferma”.

- 1991

1. L’OCSE propone un complesso di 18 indicatori ambientali con 7 indicatori chiave;

2. Environment Canada suggerisce una lista di 42 indicatori ambientali suddivisi in cinque argomenti: Atmosfera, Acqua, Biota, Suolo e Risorse economiche naturali;

3. H. Opschoor e L. Reijnders propongono:

a) Un indicatore di sostenibilità evidenzia se o in che misura si raggiunge il criterion dello stato di stabilità in un preciso istante o oltre tale momento:

- il tasso di morte delle specie naturali;

- il tasso di crescita della concentrazione atmosferica di clorofluorocarboni completamente alogenati;

- aree boscate;

b) Un indicatore che rifletta il trend temporale rispettando lo stato di stabilità;

c) Un indicatore del risanamento.

- 1992 – In Australia, CSIRO segnala una nuova lista di ESDI suddivisi in quattro gruppi: Popolazione, Utilizzo delle risorse, Mezzi ambientali e Indicatori relativi agli accordi ed alle convenzioni internazionali.

- 1994 – Negli Stati Uniti, l’Office of Technology Assessment propone un sistema di ESDI risultanti dalla combinazione di tre fattori: estrazione e gestione delle risorse, attività artigiane e commerciali, prodotti per il consumatore, secondo tre “motivazioni ambientali”:

1. l’ambiente è la PRIMA MOTIVAZIONE per attività, sviluppo di tecnologie o consumo di prodotto;

2. l’ambiente È UNA MOTIVAZIONE per attività, sviluppo di tecnologie o consumo di prodotto;

3. l’ambiente NON È UNA MOTIVAZIONE per attività, sviluppo di tecnologie o consumo di prodotto.

- 1995 – I ricercatori producono nuovi strumenti per misurare lo sviluppo sostenibile:

1. La Matrice di Sostenibilità della Banca Mondiale è un sistema un po’ complicato di vari ESDI e sub-ESDI. Tale matrice non sembra di facile gestione.

2. L’Università delle Nazioni Unite (Washington) propone una lista di indicatori di sostenibilità biogeofisica. Questo sistema di ESDI è un range di parametri (composizione del paesaggio e modelli, produzione di beni e servizi, diversità biologica, qualità e quantità delle acque, proprietà del suolo, flussi di energia e nutrienti, composizione atmosferica, clima) che vengono esaminati all’interno di diversi ecosistemi:

a) Agricoltura b) Boschi c) Pascoli

d) Terre incolte/Fauna selvatica e) Acque dolci/Industria Ittica

f) Terreni paludosi/Acque sotterranee g) Risorse litoranee

h) Industrie ittiche marine

3. L’OCSE fornisce gli Indicatori di base per i Principali Paesi in via di sviluppo:

a) Popolazione b) Reddito pro-capite

c) Crescita del PIL (GDP – Gross Domestic Product) d) Tasso di fertilità totale

e) Percentuale di analfabeti fra la popolazione adulta f) Percentuale di risparmio sul PIL

g) Percentuale di investimento sul PIL h) Percentuale di esportazione sul PIL i) Percentuale di artigianato sul PIL

4. Indicatori di Performance Ambientale, presentati da J. B. Opschoor e R. Costanza (Germania):

a) Acidificazione: emissione di SO2

b) Impoverimento in combustibile fossile: riserva diNarnica del combustibile fossile/rapporto di produzione

c) Impoverimento in combustibile fossile: consumo annuale massimo permesso dei combustibili fossili

d) Impo mˆverimento in combustibile fossile: tasso di sostituzione minimo richiesto per i combustibili fossili

e) Biodiversità: numero di specie a rischio come percentuale delle specie conosciute

f) Biodiversità: specie indicatrici

5. A. Hammond ed altri presentano un gruppo di indicatori suddivisi in quattro categorie:

a) Inquinamento/Emissioni b) Impoverimento delle risorse c) Biodiversità

d) Impatto umano/Esposizione

a) Risorse naturali ed ambiente b) Trasporti c) Economia d) Giustizia socio-economica e) Ambiente sociale f) Popolazione g) Educazione h) Cultura i) Ricreazione

j) Partecipazione e coinvolgimento politico k) Stabilità ed efficacia del Governo

7. R. A. Hodge produce una maschera per misurare l’incremento di sostenibilità con 2 domini e 15 sub-domini, comprendente 73 indicatori:

a) Benessere della popolazione umana b) Benessere dell’ecosistema

8. La Commissione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile divide tutti gli ESDI in tre gruppi: Indicatori Driving Force, Indicatori di Stato ed Indicatori di Risposta. Categorie valutate: a) Ambientale (acque, suolo, altre risorse naturali, atmosfera, rifiuti) b) Sociale

c) Economica

- 1996 – Compare il sistema addizionale di valutazione e gestione della sostenibilità:

1. In “Vital Signs 1996” (New York), L. Brown propone una gamma di categorie: a) Cibo b) Risorse agricole c) Energia d) Atmosfera e) Economia f) Trasporti g) Ambiente

h) Sociale i) Militare

2. Il World Resources Institute (New York) prepara un elenco di ESDI suddivisi in 8 gruppi:

a) Indicatori economici di base b) Popolazione e sviluppo umano

c) Boschi e territori coperti di vegetazione d) Cibo e agricoltura

e) Biodiversità f) Energia e materiali g) Acqua ed industria ittica h) Atmosfera e clima

3. Il Consiglio sullo Sviluppo Sostenibile del Presidente degli Stati Uniti (Washington) designa un sistema di ESDI basato sugli obiettivi. Il raggiungimento di ciascun obiettivo viene monitorato da uno specifico set di indicatori. Gli Obiettivi sono:

a) Salute ed ambiente b) Prosperità economica c) Equità

d) Conservazione della natura e) Amministrazione f) Comunità sostenibili g) Responsabilizzazione civica h) Popolazione i) Responsabilità internazionale j) Educazione

4. Anche il Gruppo Balaton (Paesi Bassi) offre il suo “Sistema di indicatori ed informazioni per lo Sviluppo sostenibile”. I 69 indicatori sono divisi in quattro gruppi:

a) Capitale naturale b) Capitale costruito c) Capitale umano e sociale d) Conclusioni: indicatori preferiti

5. K. Lee e D. Jack (Maine) propongono gruppi separati di ESDI per valutare le componenti “Valued Condition”:

1. Soddisfare le esigenze attuali: Aspettativa di vita / Prosperità / Benessere dell’umanità

2. Capacità di soddisfare le esigenze future: Popolazione / Produzione di cibo / Risorse idriche / Silvicoltura / Industria ittica / Energia / Clima / Biodiversità / Urbanizzazione / Istituzioni

- 1997 – A. R. Berger presenta una lista di 27 geoindicatori per valutare i cambiamenti ambientali.

A livello europeo, un traguardo fondamentale viene raggiunto nel 2000, quando si adottano gli Indicatori Comuni Europei (CEI – Common European Indicators), un insieme di dieci indicatori di sviluppo sostenibile, divisi in due gruppi, che si suppongono comuni per tutti gli stati europei:

- Indicatori obbligatori:

1. Soddisfazione del cittadino rispetto alla comunità locale; 2. Contributo locale ai cambiamenti climatici globali; 3. Mobilità locale e trasporto passeggeri;

4. Disponibilità di aree verdi e servizi pubblici per i cittadini; 5. Qualità dell’aria all’esterno a livello locale.

- Indicatori addizionali (selettivi)

1. Spostamento degli scolari verso e dalla scuola;

2. Gestione sostenibile degli enti locali e delle imprese locali; 3. Inquinamento acustico;

4. Uso sostenibile del suolo;

Nel frattempo, la Comunità Europea individua le seguenti tappe:

- Processo di Cardiff (15 e 16 giugno 1998): integrazione delle esigenze connesse con la tutela dell’ambiente nelle politiche dell’Unione;

- Processo di Vienna (11 e 12 dicembre 1998): dimensione ambientale nel processo di sviluppo nei paesi in via di sviluppo;

- Consiglio europeo di Colonia (3 e 4 giugno 1999): gestione alieutica e la conservazione della natura nell’ambiente marino;

- Consiglio europeo di Nizza (dicembre 2000): integrazione delle questioni ambientali nelle politiche economiche;

- Consiglio europeo di Göteborg (giugno 2001): strategia dell’Unione europea a favore di uno sviluppo sostenibile;

- Consiglio europeo di Laeken (dicembre 2001): adozione di indicatori chiave ambientali che serviranno a valutare l’attuazione della strategia a favore dello sviluppo sostenibile dell’Unione;

- Consiglio europeo di Barcellona (marzo 2002): introdurre prima della fine del 2002 la dimensione dello sviluppo sostenibile nella valutazione d’impatto.