7. Descrizione delle attività svolte
7.4. Casi studio
Si riportano in questa sezione, la descrizione delle indagini effettuate a partire dalla raccolta di evidenze oggettive durante visite al magazzino spedizione. I risultati saranno tenuti in considerazione nella scelta delle azioni da mettere in atto per il miglioramento del processo.
7.4.1. Metodo
Si è proceduto a raccogliere evidenze nel corso di visite al magazzino per lo studio dei flussi fisici della merce. A partire da documenti riferiti a consegne specifiche si è ricostruito il flusso fisico e documentale dei casi in esame attraverso transazioni nel sistema di gestione aziendale (SAP) al fine di trovare le eventuali criticità all’interno del processo a fronte della documentazione aziendale esistente. In particolare si presentano qui due casi studio ritenuti significativi ai fini dell’analisi e dell’individuazione delle criticità. Il primo caso prende il via dall’analisi del documento di interfaccia tra AEN e l’appaltatore a cui è affidato il processo di realizzazione dell’imballo, il secondo caso trae origine dall’analisi di una cassa di bruciatori presente in magazzino.
7.4.2. Analisi e risultati
Caso studio 1: componente “connessioni assiemate”
Le informazioni tra l’operatore dell’appaltatore che svolge le operazioni in magazzino e il personale AEN vengono scambiate tramite appositi moduli interni che vengono compilati nel momento della creazione degli imballi. In questi moduli vengono indicati i materiali usati per l’imballo, e il tipo di cassa che l’appaltatore ha deciso di adoperare per la spedizione. A partire dai riferimenti di questo documento, per una unità di spedizione presa a campione, viene ricostruito il flusso dei materiali contenuti al suo interno. Dallo studio dei dati a sistema, si evince che si tratta di una spedizione che riguarda un conto lavoro, relativo alle connessioni del generatore. Pur trattandosi di conto lavoro tuttavia a sistema manca il riferimento all’ ordine di acquisto a cui la spedizione fa riferimento, come previsto dalle procedure aziendali. Il rischio è di perdere la tracciabilità della merce. In allegato alla documentazione della spedizione presente a sistema è presente una mail che spiega il dato mancante, nel caso specifico, quindi si riesce a garantire la tracciabilità. Dallo studio degli allegati, emerge come la consegna in esame è stata generata per spedire un collo che non era stato caricato sul camion di una precedente spedizione a causa di distrazione umana,
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tuttavia non è stata riscontrata nessuna non conformità registrata sul sistema informatico di gestione. La ricostruzione di quanto accaduto evidenzia quanto sia critico il trasferimento di informazioni tra chi ha effettuato l’imballo e chi è incaricato della movimentazione dei colli sul mezzo di trasporto e di come debbano essere chiarite le responsabilità all’interfaccia tra AEN e l’appaltatore. Le modifiche introdotte con il progetto spedizioni sono finalizzate anche ad evitare il verificarsi di situazioni analoghe. Dall’analisi della documentazione relativa al caso in esame si registra anche un’altra importante carenza relativa al materiale dato in conto lavorazione. I documenti tecnici (disegni e cicli di lavorazione) e il testo dell’ordine di acquisto stipulato con il fornitore indicati specificano i requisiti relativi alle modalità di imballo del componente, requisiti che tuttavia si limitano ad indicare come l’imballo debba essere “adeguato al trasporto”.
Caso studio 2: componente “bruciatore”
I bruciatori sono componenti di forma cilindrica (figura 7.13), che possono essere spediti già assemblati con la macchina oppure essere spediti separatamente. Nel caso in cui vengano spediti separatamente dalla macchina, vengono imballati all’interno di una cassa in legno a cui sono fissati distanziatori di
legno che hanno il compito evitare che i bruciatori si danneggino venendo a contatto. I componenti oggetto del caso di studio hanno un peso di 210 Kg. La specifica di imballaggio dell’ingegneria
prescrive solo che preliminarmente alla spedizione vengano chiuse tutte le aperture presenti sui bruciatori. La prassi adottata dal magazzino è quella di usare sacchi VCI per la protezione delle superfici dalla corrosione. Lo studio dei metodi di imballaggio usati per questo componente fa seguito alle evidenze raccolte durante una visita al magazzino spedizioni, durante la quale alcuni operatori stavano applicando i sacchi VCI (anticorrosivi volatili) a bruciatori già posizionati all’interno della cassa. Nell’esecuzione dell’operazione non erano stati rimossi i pannelli laterali della cassa d’imballo, e questo rende l’ operazione parecchio difficoltosa. La cassa solitamente viene assemblata soltanto dopo l’imballaggio della merce
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al suo interno e, parlando con l’operatore, emerge che quella spedizione era stata inviata al magazzino Ansaldo da un fornitore, il quale, però, non aveva previsto i sacchi VCI nell’approntamento e stavano provvedendo ad applicarli con tutte le difficoltà connesse alla necessità di sollevare i bruciatori con il carroponte per riuscire a fasciarli. I bruciatori dopo questa operazione sarebbero stati pronti per essere spediti in cantiere. Dai riferimenti alla packing list della spedizione in esame si è risalito ai dettagli della spedizione fino a trovare il riferimento all’ ordine di acquisto del conto lavoro che ha generato la spedizione. Dallo studio dell’ordine emerge che al fornitore viene fornito il riferimento ad uno standard interno di imballaggio per la merce spedita verso il magazzino e tuttavia non vengono comunicate al fornitore le specifiche di dettaglio riguardo l’imballaggio del componente specifico. All’interno dello standard ci sono prescrizioni di tipo generale riguardo ai materiali da usare e la documentazione propedeutica alla spedizione, tuttavia riguardo le protezioni specifiche, viene lasciato ampio margine al fornitore per la scelta del tipo di protezioni da usare. La delega per la scelta del tipo di imballo concessa al fornitore, potrebbe portare a non rispettare le prescrizioni delle ingegnerie relativamente alla protezione da adottare. Inoltre un approccio di questo tipo costringerebbe gli operatori del magazzino ad azioni risolutive compromettendo da un lato l’efficienza nella gestione delle spedizioni e nei casi peggiori arrivando a compromettere la sicurezza degli operatori. L’uso dei sacchi VCI usati dall’appaltatore dovrebbe essere accompagnato dall’uso degli attivatori VCI. Per il componente specifico, tuttavia, è stato deciso di usare il solo sacco VCI in quanto si ha memoria di attivatori che sono stati rinvenuti all’interno dei bruciatori. Tuttavia non è stata riscontrata nessuna prova documentata circa questi episodi. Sulla base delle evidenze raccolte è pensabile valutare, in collaborazione con le ingegnerie, i metodi adottati in magazzino attraverso prove per testare le soluzioni di imballaggio e verificarne l’efficacia. Nel caso specifico è stata elaborata, con il supporto dell’ingegneria, una specifica di prova per valutare il grado di protezione aggiuntiva che gli attivatori VCI sono in grado di offrire nella protezione dall’ossidazione e valutare la soluzione da adottare per la scelta dell’imballaggio dei bruciatori. Si rimanda all’allegato 4 per la consultazione della specifica.
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