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IL CASO AZIENDALE DI CREAZIONI LA SPOSA

IL RUOLO DEL DISCENDENTE

CAPITOLO 5 IL CASO AZIENDALE DI CREAZIONI LA SPOSA

Dopo aver affrontato le fasi che caratterizzano il passaggio generazionale e i fattori che possono incidere al meglio per la buona riuscita, vediamo ora il caso aziendale di un’impresa familiare e su come è riuscita o meno a gestire questa fase.

La realtà di Creazioni La Sposa è una delle tante realtà familiari che caratterizzano il panorama delle piccole-medie imprese italiane.

La sua storia nasce alla fine degli anni ’70, quando la signora Maria Pia, data la sua bravura ed esperienza sartoriale sia come designer sia come sarta, decide di dare vita al suo desiderio più grande: creare abiti per le donne per qualunque occasione. Inizialmente comincia a confezionare abiti per le varie occasioni delle sue clienti, dal capospalla fino ad arrivare a gonne e abiti importanti. Complici gli anni a seguire del boom economico e la sua velocità ed esperienza, riesce ad affermarsi nel corso degli anni nella sua realtà locale e a fidelizzare numerose clienti che, anche da più lontano, si affidano a lei per i propri abiti, fino ad arrivare a confezionare anche abiti da sposa. Ed è questo il punto di svolta per la sua attività: gli abiti da sposa. Una volta aperto il suo punto vendita, le spose non esitano a farsi avanti e con loro, anche le mamme e le amiche della sposa si fanno realizzare gli abiti per questa occasione così importante. Gli anni proseguono e così come il suo affermarsi come persona e come attività fino alla fine degli anni ’80 dove purtroppo scompare prematuramente. Dopo un iniziale titubanza, il marito decide di proseguire con l’attività e dare seguito a quanto iniziato dalla moglie. È chiaro che da solo e con due figli piccoli da crescere non può gestire il tutto al meglio e decide di appoggiarsi a vari laboratori sartoriali del Veneto che confezionano abiti da sposa e da cerimonia. Solo così riesce a ripartire e a gestire il più possibile l’attività nelle sue sfaccettature, dall’accoglienza delle spose, alle modifiche fino alla consegna finale dell’abito. Col passare degli anni riesce anche a farsi affiancare da delle sarte di modo che riesca anche a concentrarsi sugli altri aspetti legati all’attività, come la parte amministrativa o quella di approvvigionamento dei materiali necessari per realizzare gli abiti o modificarli. Nel corso degli anni anche i figli crescono e inevitabilmente si trovano ad essere gradualmente inseriti all’interno dell’attività, in particolar modo il primogenito che, una volta diplomato, decide di affiancare il padre nell’attività di famiglia.

Con l’avvento della globalizzazione, anche il mercato sposa subisce un graduale rallentamento, accompagnato anche da un trend negativo sul numero dei matrimoni. Con la comparsa dei primi abiti made in China anche l’attività inizia a risentirne, soprattutto in un settore come quello del

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wedding, che da sempre è caratterizzato da una forte competitività. È a questo punto che il mercato cambia e la differenza non è più solo fatta dall’offerta proposta ma anche dal tipo di servizio offerto. Inoltre, cambiano anche i consumi: le clienti non cercano più la sartorialità ma preferiscono affidarsi alla nomea che i grandi brand sposa fanno da padroni nel mercato.

Improvvisamente, viene meno quanto finora realizzato nell’attività di famiglia e l’imprenditore si trova a dover dare una nuova svolta alla propria azienda. Occorre rimettere in discussione l’azienda e come intende porsi nuovamente nel mercato e perciò decide di seguire quanto i competitor stanno facendo, ovvero effettuare per lo più una rivendita di abiti e cessare parzialmente il core dell’attività, ovvero il su misura personalizzato. Durante il suo graduale inserimento in azienda, anche il primogenito inizia a poco a poco a portare all’interno dell’azienda le proprie idee e visioni aziendali al punto che supporta il padre in questo cambio di rotta aziendale. Di fatto il figlio non solo è attivo nella parte strategica accanto al padre, ma segue anche la parte amministrativa dell’azienda e affianca l’attività commerciale. Per quanto riguarda l’altro figlio, invece, si è sempre tenuto un po' più fuori dall’attività di famiglia, in primis per il suo scarso interesse verso il settore wedding e poi perché ha sempre voluto approfondire e portare avanti i suoi studi e crearsi una propria professione futura. Ciò non toglie il fatto che durante la sua fase adolescenziale abbia preso parte anche lui alla vita aziendale, stando comunque sempre un passo indietro in merito alle decisioni aziendali per lasciare più spazio al fratello maggiore.

Nel corso del nuovo millennio comunque, il settore perde gradualmente la sua potenzialità e la competitività aumenta sempre di più, ognuno cerca di accaparrarsi il più alto numero di spose possibili (dato anche il forte calo di matrimoni che da una decina d’anni sta caratterizzando il settore) e cercando di dare un servizio sempre più accondiscendente verso questa categoria di consumatrici. Nel settore, inoltre, si verificano anche crisi aziendali tra i vari competitor, a testimonianza del fatto che l’offerta a volte non basta e per questo alcune attività locali sono costrette alla chiusura.

Fino a qualche anno fa l’azienda era per lo più gestita dal padre e il figlio faceva un po' il ruolo del braccio destro, continuando a seguire le orme del padre in attesa del suo ritiro dal business. La volontà del padre era comunque quella di consegnare l’azienda ai propri figli, anche se in questo caso può dirsi sottointeso che sarebbe sicuramente stata affidata al primogenito, dato che l’altro figlio ha preferito proseguire il proprio percorso prendendo un’altra strada. Ad oggi, è il figlio primogenito che segue e amministra le fasi principali dell’azienda, in primis quella

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commerciale e a seguire quella amministrativa e gestionale, anche se il padre è comunque rimasto all’interno dell’azienda come supporto al figlio e, in alcuni casi, intervenendo comunque in alcuni aspetti della vita aziendale.

Il ruolo dell’imprenditore

In questo contesto l’imprenditore ha un ruolo di assoluta importanza, in quanto nel corso della sua vita ha saputo affrontare e gestire diverse sfaccettature e diversi mutamenti che il mercato imponeva. Senza dubbio, l’azienda ha vissuto momenti di massimo splendore grazie alla sua figura e alla sua visione imprenditoriale, sfruttando al massimo le proprie capacità produttive e le sue conoscenze per offrire il miglior servizio possibile alla propria clientela. Anche gli anni passati sono stati a suo favore, quando ancora l’abito sartoriale e il su misura avevano un valore e venivano apprezzati. Una volta venuti meno i due principali fattori che erano diventati il suo segno distintivo nel panorama locale, ha cercato di svoltare e rinnovare la propria attività, riuscendoci anche grazie alla reputazione che aveva acquisito negli anni.

Da qualche anno ha deciso di affidare la completa gestione dell’attività al figlio primogenito, anzitutto perché non si reputa più adatto per affrontare e gestire tutte le fasi di cui l’azienda necessita e poi perché ritiene opportuno responsabilizzare di più il figlio e dargli completa autonomia in merito. Tuttavia, sia nel corso del suo ruolo imprenditoriale, sia nella fase successiva al suo ritiro, i conflitti tra padre e figlio non sono mai mancati.

Probabilmente, le differenti visioni tra padre e figlio in merito all’azienda lo portano ad avere sempre un po' di attenzione verso l’operato del figlio. Da un lato vi è la visione più conservativa del padre, che vorrebbe in tutti i modi di indirizzare la vendita verso una scelta più consapevole e ancorata agli ideali del passato ma in contrasto con le richieste da parte della clientela. Di contro il figlio preferisce accontentare il più possibile i desideri delle clienti e per questo, dall’inizio della presa di posizione del suo ruolo, ha orientato l’attività aziendale per lo più verso una rivendita di abiti anziché proseguire con l’attività impostata dal padre.

Il ruolo dell’imprenditore, in questo caso, si rifà in parte al caso dell’imprenditore un po' paternalistico, che ha saputo cedere il passo alla nuova generazione comprendendo che era giunto il momento di lasciare spazio al figlio, senza però lasciare del tutto la gestione e cercando di rimanere all’interno dell’azienda.

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Il ruolo del discendente

Nel caso specifico di Creazioni La Sposa, il figlio primogenito è stato, fin dall’età adolescenziale, inserito all’interno dell’azienda, per le ovvie necessità del padre. Il suo percorso lo ha visto gradualmente inserirsi all’interno dell’azienda, iniziando ad apprendere nello specifico le varie fasi che caratterizzano l’attività e al contempo, avendo il controllo della parte amministrativa aziendale. Con il passare del tempo viene inserito anche nella parte commerciale, iniziando a seguire le clienti e ad avere una più ampia visione imprenditoriale dell’attività. È in questa fase che inizia a valutare l’idea di trasformare l’attività in una rivendita anziché proseguire con l’attività avviata dal padre, supportato anche dalla predominanza dei prodotti esteri che nel corso del tempo hanno preso sempre più piede nel mercato sposa. Di fatto, una volta avvenuto il passaggio generazionale ha iniziato ad impostare la parte commerciale secondo la propria visione, mettendo in secondo piano la piccola produzione sartoriale che ancora è rimasta in azienda, a favore di una semplice rivendita di abiti da sposa e accessori, perseguendo le richieste e le esigenze della sua clientela. I conflitti di visioni differenti di cui si accennava in precedenza, vengono gestiti dal figlio con positività, in quanto ben conscio del passato dell’azienda, non intende eliminare questo aspetto che per molto tempo ha caratterizzato e contraddistinto l’attività di famiglia. Tuttavia, nel suo piano aziendale vi è comunque la necessità di assecondare le richieste di mercato ed è per questo che ha indirizzato parte del suo business in questo tipo di vendita, lasciando comunque spazio alla sartoria ma cosciente del fatto che oggi giorno ha perso buona parte del suo appeal.

Il passaggio generazionale

Nel caso di Creazioni La Sposa, il passaggio generazionale può dirsi in qualche modo lineare. Sicuramente non si è fatto uso di un piano per la successione, dando in qualche modo per scontato che il “nuovo” imprenditore sarebbe stato il figlio primogenito, data la volontà del secondogenito di proseguire in un altro percorso professionale.

Tuttavia, la presenza dell’imprenditore all’interno dell’azienda può assumere degli aspetti positivi ma anche negativi. Dal lato positivo, sicuramente un appoggio per il figlio o comunque una visione differente per la gestione dell’attività può essere un aiuto per il figlio, anche se poi comunque la decisione finale dovrebbe spettare a lui senza farsi troppo influenzare dal padre. Dal lato negativo, invece, la continua presenza del padre può oscurare un po' quella del figlio, soprattutto perché dovrebbe essere lui il punto di riferimento in azienda mentre, invece, se vi è anche il padre, tutto il personale, in primis, e poi anche la clientela, rischia di confondersi su chi effettivamente ha tutti gli

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aspetti relativi alla gestione in carico. Un altro aspetto che può non essere a favore riguarda la possibilità dei conflitti che possono scaturire dalla due differenti visioni: anche se il figlio primogenito riesce a gestire il padre e a contrastare la sua visione differente, non sempre può garantire la stabilità dell’azienda mettendo sempre in discussione le sue scelte operative. Di fatto, solo il figlio primogenito è in grado di assumere le decisioni in merito all’azienda e questo consente a quest’ultima di proseguire con la propria attività. Avendo in parte modificato il proprio core business, per adattarsi alle richieste di un mercato in continuo cambiamento, il passaggio generazionale può dirsi concluso, con la famiglia al vertice dell’impresa e garantendo quindi la continuità dell’impresa.

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