• Non ci sono risultati.

Il primo moderno catalogo di messali e codici liturgici ambrosiani fu redatto da Antonio Maria Ceriani, ed è consultabile nell’introduzione del Missale ambrosianum duplex: nato come recensio previa all’opera di revisione del messale ambrosiano, questo elenco fu anche il primo a fornire un sistema sistema di sigle, che ancora è corrente negli studi. Ceriani lavorò con nove messali: il messale di Biasca (A), l’Ambr., Trotti 251 (B), il messale di Lodrino C, il messale di Bedero D, il sacramentario di Ariberto (E), il messale di S. Simpliciano (G), il messale di Armio (H), il codicetto composito Ambr., L 100 sup. ((L)), il messale di Roberto Visconti (Rv, siglato (V) dal Ceriani) e con un apografo del codice Ber.

Nel 1950 apparve un altro catalogo di codici, nel secondo volume dell’Archivio ambrosiano: la nuova collana, ideata per gli studi storici e storico-liturgici sulla chiesa milanese, volle inaugurare la propria serie con un contributo a cura di Pietro Borella, tale da da fornire lo status quaestionis a livello bibliografico sugli studi ambrosiani. Nell’elenco delle fonti compaiono anche quelle manoscritte, dotate di una breve nota bibliografica15.

13 VOGEL, Medieval liturgy, 63. Per i medesimi temi, si veda inoltre il più approfondito BAROFFIO, Spazio concettuale, 169-192.

14 TRIACCA, Liturgie ambrosienne, 293.

15 BORELLA CATTANEO VILLA, Questioni, 65-103; in particolare sono dedicate ai messali manoscritti le pagine 84- 85. Sono enumerati, in quest’ordine, i messali A, Tripl, C, B, E, N, Sa, Vn, D, Rv, Cal, Bmvt, Bri, Triv3, Ste, Vat2,

88 Il consistente catalogo di Fonte e paleografia del rito ambrosiano, dovuto principalmente alle cure di Ernesto Moneta Caglio, e pubblicato nel 1956 sempre nell’Archivio ambrosiano, è utile solo indirettamente ad un censimento dei messali ambrosiani manoscritti. Poiché infatti lo scopo dell’opera è catalogare i codici di rito ambrosiano con notazione musicale, i messali possono non rientrarvi: sono compresi solo quelli che abbiano porzioni di testo notato o accenti per la cantillazione sulle letture oppure quei codici che, pur non avendo notazione musicale, siano dotati di un ingressario16.

La prima vera recensione dei messali ambrosiani antichi – così si esprime l’autore nel titolo dell’opera, intendendo i codici fino al sec. XII – fu pubblicata nel 1959 da Angelo Paredi. Per ammissione stessa dell’autore, questa recensione era stata pensata come prefazione all’edizione del sacramentario E, ma potè uscire solo più tardi. Paredi enumerò e descrisse quindici codici: il messale di Biasca (A), il codice Ambr., Trotti 251 (B), il bergomense (Ber), il messale di Lodrino (C), il messale di Bedero D, il sacramentario di Ariberto E, l’Ambr., T 120 sup. (N), il messale di S. Ambrogio (Sa), il messale di Venegono (Vn), il messale di Vercelli (Vr), il messale di S. Simpliciano (G), il frammento palinsesto di Londra già di S. Simpliciano (P), il messale di Armio (H), il Sacramentarium triplex di S. Gallo Tripl, e il frammento di S. Maurizio FramM. Questa recensione è – allo stato attuale delle ricerche – sostanzialmente completa per quanto riguarda i codici databili entro il sec. XII: non è compreso infatti solo il codice Ambr., I 120 sup. (O)17.

L’anno successivo Robert Amiet pubblicò un lavoro di più ampio respiro sulla tradizione manoscritta del messale ambrosano: non si limitò infatti ai codici fino al sec. XII, ma li elencò fino al sec. XVI. Ne risulta un catalogo di trentotto testimoni.

I primi quattordici item coincidono – non nell’ordine, di tipo cronologico: Amiet propone datazioni differenti, normalmente postdatando i codici – con l’elenco di Paredi: Tripl, A, B, E, C, N, Ber, G, P, H, Sa, Vr, Vn, D18.

Elenca poi O e i codici dei secc. XIV-XVI: il messale di Roberto Visconti (Rv), il messale di San Maurilio (Maur), il messale ‘dell’incoronazione’ di Gian Galeazzo Visconti (SaI), il messale di S. Tecla (Te), il messale ‘Nardini’ (Nar), il messale Ambr., E 18 inf (Cal), il messale di Bianca Maria Visconti (Bmva), il messale di S. Stefano in Brolo (Ste), il messale di Deio (Des), il messale di S. Gottardo in arengo (Got), l’Ambr. A 262 inf. (Bar), il messale Par. lat.856 (Par2), il

Arcv, Maur, Par2, Te, Nar, SaI, distinti dai messali ambrosiano-monastici – secondo una distinzione propria del

Borella – Ber, G, P, H.

16 HUGLO AGUSTONI CARDINE MONETA CAGLIO, Fonti e paleografia. 17La recensio di Angelo Paredi è in PAREDI, Messali antichi, [1]-[25]. 18 AMIET, Tradition missel, 16-37.

89 Trivulziano 615 (Triv3), il messale ‘Arcimboldi’ (Arcc), FramM, Bmvt, Arcv, il messale ‘Vimercati’ Vim, Arch, Bri, il messale dei defunti di Pietro Casola (Csl), (L). L’elenco aggiunge in appendiceFramRg, di cui l’autore era venuto a conoscenza ad opera in corso di stampa19.

L’elenco di Amiet è pressoché completo per i messali dalle prime testimonianze fino alle soglie del Concilio di Trento e può essere ancora fruttuosamente consultato: ignora solo i codici CoC, Ambr. Q 102 sup., Q 108 sup., Trotti 461, Cs, Triv, Mon, Vat1, Vat2, Arcv, tutti dei sec. XIV- XV. Tra i frammenti invece Amiet cataloga solo FramM e FramRg.

In questi stessi anni procedeva anche il lavoro dei monaci di Maria Laach: nelle edizioni lacensi, Odilo Heiming lavorò con quattordici codici, databili entro il sec. XII, disposti in ordine cronologico e dotati di una nuova serie di sigle (tra parentesi le sigle ‘lacensi’): A (A), Ber (B), Tripl. (C), C (D), B (E), N (F), H (G), E (H), G (J), Sa (K), Vn (L), Vr (M), D (N), O (O); Judith Frei si servì anche dei codici P, FramA, FramM, Gs20.

Il catalogo dei testimoni manoscritti del messale ambrosiano aumenta in modo vertiginoso il numero dei suoi item quando si considerano i lavori di Giacomo Baroffio. Non sono molte le novità tra i codici: si tratta delle già menzionate dimenticanze di Amiet CoC, Ambr. Q 102 sup., Ambr. Q 108 sup., Ambr. Trotti 461, Cs, Triv, Mon, Vat1, Vat2, Arcv. La vera importante novità apportata dal Baroffio è il catalogo dei frammenti: dalle poche decine elencate nell’Iter liturgicum

ambrosianum si arriva a circa duecento frammenti di messale ambrosiano elencati in SACRAMENTARI21.

19 AMIET, Tradition missel, 37-60.

20 HEIMING, Ambrosianische Sakramentar, XXXVIII-XXXIX e FREI, Ambrosianische Sakramentar, XXVIII-XXIX. 21 Codici scartati da a BAROFFIO, Iter ambrosianum, 583-603:

Città del Vaticano, Biblioteca apostolica vaticana, Vat. lat., 8233, f. 54: il frammento è postridentino (sec. XVII). Los Angeles, University of California research library, Loose leaves, 1/XI/ITA/13: frammento di tipologia

bibliologica di dubbia identificazione (cfr. FERRARI, Manuscripts, 102). Milano, Archivio del Capitolo di S. Ambrogio, M 12: non è di rito ambrosiano.

Milano, Biblioteca ambrosiana, A 263 inf.: non è di rito ambrosiano (cfr. HEIMING, Kleinere Beiträge, 140-145). Milano, Bibl. ambr., B 27 inf.: non è di rito ambrosiano (cfr. MORIN, Débris, 389-392).

Milano, Bibl. ambr., B 28 inf.: non è di rito ambrosiano (cfr. MORIN, Débris, 387-389). Milano, Bibl. ambr., B 29 inf.: non è di rito ambrosiano (cfr. MORIN, Débris, 381-382). Milano, Bibl. ambr., B 48 inf.: non è di rito ambrosiano (cfr. MORIN, Débris, 383-384).

Milano, Bibl. ambr., C 249 inf.: non è di rito ambrosiano (cfr. BELLONI –FERRARI, Biblioteca capitolare, XXIX). Milano, Bibl. ambr., D 532 inf.: non è di rito ambrosiano (cfr. SACRAMENTARI,532).

Milano, Bibl. ambr., E 45 inf.: non è di rito ambrosiano (cfr. SACRAMENTARI,193). Milano, Bibl. ambr., Q 102 sup.: sec. XVI2.

Milano, Biblioteca ambrosiana, Q 108 sup.: dom. VI di avvento, LC, EP, EV, ma orazioni solo dell’ufficio. Milano, Biblioteca ambrosiana, T 110 sup.: è un rituale.

Milano, Biblioteca del Capitolo metropolitano, II.D.3.4: è un rituale.

Milano, Biblioteca del Capitolo metropolitano, II.F.5.32: il codice è post-tridentino (datato 1768-1794). Milano, Biblioteca del Capitolo metropolitano, II.U.1.21: il codice è post-tridentino (sec. XIX-XX). Milano, Biblioteca trivulziana, Triv. 510 (F 42): è un rituale.

Codici scartati da SACRAMENTARI:

90 3. NUOVE RICERCHE

La presente ricerca parte da queste recensioni note e riesce ad aggiungere al catalogo alcuni frammenti finora sconosciuti, in particolare si ricordano quelli conservati presso l’Archivio storico diocesano (FramASD2-FramASD11): sono stati rinvenuti in seguito ad uno spoglio sistematico dei fascicoli d’archivio, seppure limitato alle sezioni VI, IX, X-XIV. Qualche altro frammento mai catalogato – come ad esempio FramD o il bel frammento miniato Par5 – è stato invece rinvenuto per puro caso, spesso perché conservato come foglio di guardia in qualche codice. L’inventario del materiale manoscritto noto confluisce nell’Appendice I: i testimoni sono elencati in ordine di segnatura e corredati di scheda di catalogo22.

L’indagine sulla tradizione manoscritta del messale ambrosiano ha preso avvio dalle edizioni a stampa esistenti: esse permettono di conoscere il testo di A, Ber, E, FramM, G, H, Nar e Tripl. Sulla loro base si è costruito un repertorio – denominato per anni circulum per analogia col contenuto dei messali – che ha il duplice scopo di contenere la collazione di alcuni testimoni ed essere uno strumento di ricerca e confronto altrimenti inesistente23.

Nel repertorio confluiscono anche libri liturgici differenti dal messale poiché il messale è un libro liturgico composto da testi di diversa natura: orazioni, letture, canti. È parso dunque utile confrontare questi testi anche con lezionari ed antifonari di rito ambrosiano. Sono presenti dunque la collazione del lezionario L, codice di sec. XII già in uso agli Ordinari, del codice Cs, epistolario e anche messale parziale appartenuto nel sec. XIV alla chiesa di S. Maria della Scala e dei due più antichi evangelistari ambrosiani I e Bu(c)+Bu(e), di cui esistono anche edizioni a stampa. Con questi codici si è dunque coperto il campo delle pericopi antico e neotestamentarie. Altre edizioni a stampa sono venute in aiuto per l’ambito dei canti: Lon e Bed sono i più antichi antifonari ambrosiani conosciuti rispettivamente per la pars hiemalis e per la pars aestiva. Ci si è serviti anche del codice MonE, poiché finora era stato pressoché sconosciuto negli studi sul rito

n° 1352: Milano, Archivio del Capitolo di S. Ambrogio, M 12: non è di rito ambrosiano.

n° 1544: Milano, Biblioteca ambrosiana, G 52 inf.: Composito con frammenti di epistolario, ingressario, calendario. n° 1551: Milano, Bibl. ambr., Q 102 sup.: sec. XVI2.

n° 1552: Milano, Biblioteca ambrosiana, Q 108 sup.: dom. VI di avvento, LC, EP, EV, ma orazioni solo dell’ufficio. n° 1577: Milano, Biblioteca Trivulziana, Triv., 377 (I 31): non è un messale, ma minute probabilmente autografe del maestro delle cerimonie Giovan Paolo Clerici, dal titolo: «Liber congregationum super editione breviarii ambrosiani edito anno 1588 et pro editione missalis edito postmodum anno 1594, sedente archiepiscopo Gaspare Vicecomite».

22 Le schede di catalogo sono costruite sulla base delle norme elencate da DE ROBERTIS GIOVÈ MARCHIOLI MIRIELLO –PALMA –ZAMPONI,Norme.

23 Per ogni testo si fornisce – quando esistente – il riferimento al Corpus orationum (Co) e al Corpus praefationum (Cp): lo strumento è sicuramente imperfetto – specialmente per quanto riguarda il basso medioevo –, ma è un corpus consistente, diffuso e indicizzato nello strumento on line della Library of latin texts. Non esiste inoltre uno strumento simile dedicato in modo esclusivo all’eucologia ambrosiana. Esiste tuttavia lo spoglio delle praefationes condotto da PAREDI, Prefazi ambrosiani: nel repertorio si fornisce infatti anche questo riferimento.

91 ambrosiano: il codice associa in un unico libro un ingressario e un epistolario in una tipologia altrimenti a me ignota; scritto nella prima metà del Trecento, contiene un importante supplemento della seconda metà del secolo.

Per quanto riguarda invece i messali, completa il repertorio l’analisi di alcuni codici scelti come rappresentativi: la scelta è stata effettuata a priori, sulla base dei cataloghi, in modo tale da poter analizzare un codice possibilmente datato o databile per ogni principale epoca. Il criterio è sicuramente fallace: un codice può essere ritenuto rappresentativo solo dopo attenta analisi, e non prima; tuttavia, di fronte alla mole dei testimoni era necessario stabilire un punto di partenza. Sono inoltre stati scelti più codici del Trecento e del Quattrocento poiché per nulla rappresentati nel novero delle edizioni a stampa24.

Il più antico codice noto per la celebrazione della messa secondo il rito ambrosiano non è un messale ma un piccolo libellus frammentario e palinsesto: con Gs l’analisi ha potuto dunque prendere avvio dalla fine del sec. VII.

Tra i messali ambrosiani antichi, invece, la scelta è caduta dunque su Vc, noto come pars hiemalis di messale ambrosiano e variamente datato tra la fine del sec. IX e la fine del sec. XI: non esistono messali ambrosiani antichi datati, ma ci si è lasciati indirizzare dalle parole di Odilo Heiming che lo ritenne uno tra i più importanti messali ambrosiani esistenti.

Non si è conservato nessun messale ambrosiano del Duecento, se non in forma frammentaria. Questo secolo però ci consegna l’opera poetico-liturgica di Orrico Scaccabarozzi contenuta nel codice Scc: non è un messale, ma un complesso codice composito, composto anche da libelli, raccolto dall’autore stesso. L’opera dello Scaccabarozzi è nota e pubblicata per quanto riguarda i testi musicati, era ancora completamente inedita per quanto riguarda l’eucologia.

Mon non è un codice datato, ma è stato da poco riportato a notorietà negli studi da Ulrike Bauer- Eberhardt e da Marco Rossi, almeno per quanto riguarda la miniatura. Databile all’inizio del Trecento, è dotato di un importante supplemento della seconda metà del secolo.

Il principale codice scelto per la prima metà del Trecento è Maur: messale che copre l’intero

circulum anni, è datato e sottoscritto dal copista Gervaso da Bruzzano all’anno 1347. Funge invece

da cerniera tra Trecento e Quattrocento il codice SaI, scritto per la basilica di S. Ambrogio, sottoscritto dal copista Fazio Castoldi il 24 maggio 1400 e sontuosamente miniato da Arnovelo da

24 Poiché le tavole sinottiche contenute nell’appendice dell’edizione di Ber (FASSI, Concordanze, 379-553) sono state compilate in modo tale da permettere di ricavare quali testi siano presenti anche nei codici B, C ed N, si è scelto di non procedere alla collazione di questi testimoni, sebbene antichi.

92 Imbonate. Rappresente il pieno sec. XV invece il codice Ste, prezioso messale della chiesa di S. Stefano in Brolo.

Entrano nel repertorio anche i frammenti e i libelli come Par4, unico testimone della messa di s. Bernardo, e l’Ordo di Francesco della Croce Par1: in questo caso scopo dell’inserimento è stato principalmente finalizzato alla verifica del testo contenuto in questi testimoni.

Il contenuto del repertorio è commentato nel successivo capitolo Analisi del contenuto: il commento, non potendo – per ragioni di tempo – eviscerare tutto il contenuto dell’anno, si limita specialmente agli elementi di novità: ad esempio, nel Temporale, il ciclo di preparazione al Natale e nel Santorale gli uffici composti da Orrico Scaccabarozzi. Per le restanti parti rimanda agli studi esistenti.

Ai codici ritenuti significativi si è dedicata anche un’analisi più approfondita di quella concessa dalla scheda di catalogo, in modo da cercare di fornire una migliore descrizione e una migliore collocazione storica e tipologica dei testimoni. I codici sono pertanto ripartiti per tipologie, per evidenziare la loro diffusione e le loro peculiarità nella tradizione ambrosiana. Una introduzione storica precede l’analisi, così da portare alla conoscenza del lettore il contesto storico nel quale i codici si collocano.

93