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IV. UOMINI, LIBRI E RICERCHE

13. L’EPISCOPATO DEL CARDINALE SCHUSTER (1929-1954)

Fu proprio Achille Ratti, nel frattempo divenuto papa col nome di Pio XI, a nominare l’abate Ildefonso Schuster arcivescovo di Milano nel 1929. Già affermato studioso del rito romano, profuse le medesime energie anche nello studio e nella prassi del rito ambrosiano. Se la nuova edizione del messale era stata approntata dai suoi predecessori, egli si diede da fare per arrivare ad una nuova edizione del breviario – che poi mai venne alla luce – e dei libri di canto: in questo modo egli diede l’abbrivio a un movimento di moderna ricerca scientifica che diede i suoi frutti in tutta la seconda metà del ‘900219.

3.10 L’ABBAZIA DI MARIA LAACH

Spinto dalle pressanti richieste di una nuova ristampa del Breviarium ambrosianum provenienti dal suo clero, il cardinale Schuster decise piuttosto di optare per un generale lavoro di riforma, da fondarsi su una conoscenza attenta delle fonti. Così dunque annunciò nel 1930 in una lettera rivolta al clero milanese:

Abbiamo deciso di nominare una commissione di persone dotte e prudenti le quali, dopo un accurato spoglio e classifica dei codici, preparino tutto il lavoro che dovrà essere sottoposto al giudizio definitivo della Santa Sede Apostolica, madre e maestra di tutte le chiese.

Il nostro studio abbraccia due distinte parti; precede dapprima la ricostruzione documentaria dell’Antico Breviario ed Antifonario Ambrosiano giusta le migliori tradizioni. A tale scopo è necessario un forte gruppo di paleografi, di liturgisti e di specialisti nella storia dell’antico canto ecclesiastico, i quali mediante lo spoglio coscienzioso di numerosi codici, collazionando, e confrontando, rintraccino, a dire così, le generalità e lo stato di servizio di ciascun elemento, sia eucologico, sia musicale, incastonandolo al proprio posto tradizionale nella Liturgia Ambrosiana. Per quest’opera così ardua e dispendiosa la Divina Provvidenza ci è venuta quasi incontro, giacché il Rev.mo P. Ildefonso Herwegen Abbate di Maria Laach O.S.B. ben di cuore ha accettato di far eseguire questa parte, diciamo così diplomatica del lavoro dai Monaci del

218 Sul movimento liturgico a Milano si veda, ad esempio: NAVONI BROVELLI, Movimento liturgico, 350-365. Sulla vita e l’opera di mons. Cesare Dotta: BELLOCCHIO, Dotta, 46-47; CATTANEO, Dotta, 95-108; MAJO, Scuole episcopali, 59-93. Si vedano anche MAJO, Ambrosius, 26-28; BOSATRA, Adriano Bernareggi, 72-75

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suo Scriptorium Liturgicum, nel cui seno ritrovansi appunto tutti quegli abili specialisti che

noi desideravamo220.

A partire dal 1931, dom Odilo Heiming e dom Burkard Neunheuser, monaci lacensi, intrapresero pionieristiche campagne di riproduzione fotografica finalizzate alla produzione di microfilm in ordine ad uno studio sistematico della tradizione manoscritta221.

Il lavoro sui libri di canto fu però stralciato, forse per la fretta di giungere ad un risultato, e affidato alla Scuola superiore di Canto Ambrosiano e di Musica sacra, fondata nel 1931 e guidata dalla controversa figura di dom Gregory Maria Sunyol (1879-1946) che produsse le edizioni dell’Antiphonale missarum (1935) e del Liber vesperalis (1939): queste edizioni sono però di carattere pratico e molto si scostano dai principi enunciati dall’arcivescovo, condotte come sono apparentemente sui due soli codici Lon e Bed, copiati talvolta anche nei loro più palesi errori222.

Il lavoro all’abbazia di Maria Laach però continuò e diede i suoi migliori frutti non tanto direttamente sul breviario, quanto piuttosto con le edizioni di alcuni sacramentari ospitate nella nuova collana Corpus Ambrosiano-Liturgicum collocata essa stessa all’interno della collana lacense Liturgiewissenschaftliche Quellen und Forschungen223.

Primo codice pubblicato fu il cosiddetto Sacramentarium Triplex (Tripl) di San Gallo. Il progetto editoriale prevedeva tre volumi: l’edizione del testo con un’introduzione generale, una concordanza verbale di tutte le formule del sacramentario, un volume di approfondimenti; solo i primi due volumi videro però la luce e a distanza di molti anni l’uno dall’altro224.

Dopo pochi anni seguì l’edizione del messale di Biasca (A): anch’essa attesa in due volumi, rimane tuttora incompleta col solo tomo primo con il testo del codice225.

Purtroppo del grande progetto di ricerca e di pubblicazioni lacense è stata resa pubblica finora soltanto una piccola parte, poche opere nel Corpus Liturgico-Ambrosianum (…) Il progetto originario prevedeva l’edizione critica di tutto il patrimonio eucologico e musicale della tradizione ambrosiana con l’aggiunta dell’edizione critica del salterio liturgico milanese. Un

220 SCHUSTER, Revisione critica, 50.

221 BORELLA, Rito ambrosiano, 135-136; MONETA CAGLIO, Abate Suñol, 51. Breve biografia di Odilo Heiming è in SEVERUS, Odilo Heiming, 1368; per la biografia di Burkard Neunheuser si veda SCHILSON, Burkard Neunheuser, 768; di lui si ricorda, ad esempio: NEUNHEUSER, Il transitorio, 173-178.

Altre opere di Odilo Heiming concernenti il rito ambrosiano e i suoi libri sono, ad esempio: HEIMING, Episteln, 141- 144; ID., Ambrosiano-benediktinische Psalter, 144-156; ID., Offertorien, 152-159; ID., Vigilia dei santi, 112-117; ID., Vigilie, 1-7; ID., Votivmessen, 317-399; ID., Palimpsestsakramentare, 238-273; ID., Präfationale, 128-132; ID., Aliturgische Fastenferien, 44-60; ID., Kalender, 214-235; ID, Gebetbuch, 325-435; ID., Kleinere Beiträge, 131-147. 222 BORELLA, Rito ambrosiano, 459-462; MONETA CAGLIO, Abate Suñol, 49-64, 223-250; GHIGLIONE, Gregorio

Maria Suñol, 525-527.

223 HEIMING, Lavoro, 48-58; BAROFFIO, Repertorio bibliografico, 129-130.

224 Il progetto editoriale è descritto da BAROFFIO, Repertorio bibliografico, 130. Tomo I = HEIMING, Sacramentarium

Triplex. Tomo II = FREI, Sakramentarium Triplex.

225 Il tomo secondo doveva contenere «studi in cui si troverà pure una concordanza dei 1440 formulari» BAROFFIO,

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lavoro di portata assai vasta che all’inizio poteva contare su una decina di collaboratori, mentre negli anni ’60, gli ultimi dell’attività lacense, sulla breccia era rimasto solo e isolato il vegliardo Odilo Heiming. Con fiera tristezza più volte ha mostrato a me, studente, tavolate piene di migliaia di schedine scritte a mano: tutti i vocaboli di tutte le preghiere latine della Chiesa milanese, tutti i vocaboli del salterio… schede in attesa di essere riordinate ed elaborate nelle rispettive edizioni critiche. Anche il trasferimento del materiale e del centro di ricerca ambrosiano da Maria Laach all’abbazia di Varensell ha dato pochi seppur notevolissimi

risultati editoriali226.

Fu dunque Judith Frei del monastero di Varensell, con questi materiali a portare a termine l’edizione del Sacramentario di San Simpliciano (G) corredato di una fondamentale introduzione, imprescindibile studio sulla formazione del corpus eucologico ambrosiano e della sua riforma in epoca carolingia, culmine e assieme fine di un’opera cinquantennale227.

3.11 I MILANESI

Il grosso sforzo negli studi sul rito ambrosiano messo in campo dall’abbazia di Maria Laach non assorbì tutte le forze disponibili e gli studi rimasero vivi anche a Milano: questi continuarono nel solco tracciato dal clero erudito tra Otto e Novecento in particolar modo da mons. Dotta con la rivista Ambrosius, che proprio di questi studi fu principale sede di pubblicazione. A differenza degli studi lacensi, studi d’équipe nell’ambito di una scuola, gli studiosi milanesi di quest’epoca, sebbene tutti si conoscessero tra loro anche solo per il fatto d’essere confratelli nel clero diocesano, lavorarono indipendentemente l’uno dall’altro.

Ernesto Teodoro Moneta Caglio (1907-1995) già prima del 1930 fu attivo nello studio del canto ambrosiano e della sua tradizione manoscritta, con solido metodo228:

In occasione della terza giornata ceciliana, indetta nel Seminario di S. Pietro, avevamo preparato una piccola mostra della ricostruzione del canto ambrosiano: elenco di codici e loro fotografie, dati storici e soprattutto un certo numero di tavole di comparazione. Erano lunghe quasi come un lenzuolo, perché riportavano brani sviluppati, ed erano state ricavate da più di

15 manoscritti229.

226 BAROFFIO, Iter ambrosianum, 583-584.

227 FREI, Ambrosianische Sakramentar; DÜRIG, Ambrosianische Sakramentartradition, 181-187. Ampia recensione italiana con commento e traduzione di molti stralci dell’introduzione in BAROFFIO, Verso una storia, 5-25.

228 Compiuti gli studi liceali, intraprese gli studi ecclesiastici a Roma presso il Seminario lombardo e la Pontificia università gregoriana, dove conseguì il dottorato in teologia nel 1929; lo stesso anno ricevette l’ordinazione sacerdotale per le mani proprio del cardinale Schuster. Dopo l’ordinazione sacerdotale, fu destinato all’insegnamento delle lettere presso il seminario di S. Pietro martire in Seveso e in questa sede cominciò a dedicarsi allo studio del canto ambrosiano e delle sue fonti manoscritte. Dopo i contrasti con dom Gregory Maria Sunyol divenne coadiutore presso la parrocchia di S. Simpliciano e, nel 1945, prevosto di Lomazzo, in provincia di Como, dove si distinse per la fondazione del primo coro parrocchiale di canto ambrosiano. Nel 1957 fu nominato canonico del Capitolo maggiore del Duomo e ne fu primicerio dal 1962: già nel 1958 aveva fondato un coro di canto ambrosiano nella cattedrale. Per una bibliografia di mons. Moneta Caglio si vedano: GHIGLIONE, Sessant’anni, 15-18; GHIGLIONE, Ernesto Teodoro

Moneta Caglio, 347-350. Molte informazioni di tenore autobiografico si possono rintracciare anche in MONETA CAGLIO, Abate Suñol, 49-64.

146 Entrò ben presto in contrasto con l’opera dell’abate Sunyol che voleva essere artefice unico della ricostruzione del canto ambrosiano e per questa ragione, nel corso degli anni ’30 promise che «lui vivente, non avrei scritto una riga contro padre Suñol»230. Non smise però le ricerche sui

manoscritti ambrosiani con notazione musicale. Dal 1955 al 1984 fu preside del Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica Sacra: anche in questa veste continuò a preoccuparsi del censimento dei manoscritti ambrosiani con notazione musicale, arrivando a indicarne trecentododici. Provvide dapprima a realizzare i microfilm di tutti questi codici e poi alla riproduzione a stampa, per facilitarne la consultabilità: lasciò tutto questo materiale depositato presso il Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica Sacra. Principale frutto della sua opera è il volume del 1985 Fonti e

paleografia del canto ambrosiano (pubblicato assieme a Michel Huglo, Eugène Cardine e Luigi

Agustoni), nel quale confluì tutta questa lunga e paziente opera di catalogazione. Quest’opera è ancora un capitale punto di riferimento nella bibliografia di molti manoscritti perché cataloga tutti i manoscritti di rito ambrosiano allora noti e dal contenuto attinente al canto o alla notazione (vi si trovano dunque, oltre agli antifonari veri e propri, anche gli antifonari non notati, i lezionari con i soli segni per la cantillazione, i messali che hanno anche pochi soli righi di notazione musicale)231.

Angelo Paredi (1908-1997) fu dottore della Biblioteca ambrosiana e tra i suoi numerosi studi – si annoverano più di duecento titoli – si ricordano in questa sede le edizioni di alcuni dei principali codici liturgici ambrosiani: l’evangelistario-capitolare evangeliorum di Busto Arsizio (Bu(c)+Bu(e)) il Bergomense (Ber) e il sacramentario di Ariberto (E); si ricordano anche il censimento e studio dei messali ambrosiani antichi e la monografia sui prefazi ambrosiani, ricavata dalla sua dissertazione di laurea, e ancora oggi punto di riferimento fondamentale per lo studio dell’eucologia ambrosiana232.

Pietro Borella (1908-1982) è stato tra i più prolifici autori di scritti sul rito ambrosiano della sua epoca. Oltre ai numerosissimi saggi, pubblicati prevalentemente sulla rivista Ambrosius, e alle appendici sul rito ambrosiano pubblicate nel Manuale di storia liturgica di Mario Righetti, bisogna

230 MONETA CAGLIO, Abate Suñol, 57.

231 Si tratta di: HUGLO AGUSTONI CARDINE MONETA CAGLIO, Fonti e paleografia.

232 Compiuti gli studi presso il seminario arcivescovile di Milano, fu ordinato sacerdote nel 1931. Si dedicò all’insegnamento delle lettere presso il Collegio arcivescovile ‘Ballerini’ di Seregno dal 1931 al 1937: in questi anni frequentò l’Università Cattolica del Sacro Cuore e si laureò in lettere nel 1934. Fu poi insegnante di greco e latino presso il Collegio ‘S. Carlo’ in Milano dal 1937 al 1951, anno in cui fu cooptato nel collegio dei dottori della Biblioteca ambrosiana. Una biografia di mons. Angelo Paredi con un profilo degli studi è in PASINI, Angelo Paredi, 849-864, 882-891. La bibliografia di mons. Angelo Paredi è in: PASINI, Angelo Paredi, 864-881. Le pubblicazioni ricordate sono, nell’ordine: PAREDI, Busto, 247-249; PAREDI, Bergomense, PAREDI, Ariberto, 329-488; PAREDI, Messali antichi, [1]-[25]; PAREDI, Prefazi ambrosiani.

147 menzionare il volume che rappresenta la sintesi di tutti i suoi studi: Il rito ambrosiano apparso nel 1964, prima vera monografia moderna sulla storia del rito ambrosiano233.

Forse ancor più prolifico fu mons. Enrico Cattaneo (1912-1986). La sua bibliografia supera gli ottocento titoli; si ricordano la monografia Il breviario ambrosiano: note storiche ed illustrative del 1943, le collaborazioni alla Storia di Milano della fondazione Treccani e Il culto cristiano in

occidente: Note storiche, sintesi della sua produzione234.

233 Compì gli studi liceali presso il Seminario del Duomo di Milano, il cui rettore era mons. Cesare Dotta. Fu ordinato prete nel 1930 proprio dal cardinale Schuster di cui fu poi Maestro delle cerimonie a partire dal 1939; mantenne poi l’incarico fino al 1965. Una biografia di mons. Pietro Borella è in TRIACCA, Pietro Borella, 59-69; ALZATI, Studi

liturgici, 183-185; NAVONI, Pietro Borella, 81-84. Per la bibliografia dell’autore cfr. ALZATI, Studi liturgici, 185-195 e RIMOLDI, Bibliografia, 12-24. Gli scritti nel Manuale di storia liturgica di MARIO RIGHETTI sono: BORELLA, Anno liturgico, 527-584; BORELLA, Breviario ambrosiano, 838-879; BORELLA, Messa ambrosiana, 615-676; BORELLA,

Sacramenti, 555-620. BORELLA, Rito ambrosiano è recensito da HEIMING, Recensione a Borella, 330-331.

234 Ordinato prete per la diocesi di Milano nel 1935, affiancò mons. Cesare Dotta nella direzione del seminario del Duomo di Milano. Studioso autodidatta, si giovò della vicinanza e della collaborazione di molti maestri tra i quali il prof. Gian Piero Bognetti, docente presso l’Università degli studi di Miano. Nel 1949, insieme proprio a mons. Dotta, diede avvio alla pubblicazione della collana Archivio ambrosiano. Pur non essendo laureato, conseguì nel 1961 la libera docenza in Storia della liturgia e da allora ricoprì ininterrottamente lo stesso incarico presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Una biografia di mons. Enrico Cattaneo è in NAVONI, Enrico Cattaneo, 132-135. Lo studio sul breviario è CATTANEO, Breviario ambrosiano. I contributi nella Storia di Milano sono CATTANEO, Storia, 761- 837; CATTANEO, Canto ambrosiano, 575-611; CATTANEO, Istituzioni ecclesiastiche, IV, 613-721; IX, 507-720; CATTANEO, Religione a Milano, 283-331. Il volume Il culto cristiano in occidente è CATTANEO, Culto cristiano. Per la bibliografia completa dell’autore, cfr. RIMOLDI, Bibliografia Cattaneo, 14-43 e MINGHETTI RONDONI –LUCIONI – POGLIANI, Bibliografia, XIX-LXXX.

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