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1.3. La svolta pragmatica di fine secolo: conectores pragmáticos e marcadores del discurso

1.3.2. Una categoria funzionale

L’esternalità rispetto al contenuto proposizionale del segmento del discorso in cui compaiono (Martín Zorraquino e Portolés 1999: 4058; Fraser 2006: 189), un significato scomponibile in una serie di istruzioni semantiche (Portolés 1998: 86; Portolés 2000: 684; Fraser 2006: 196-97; Murillo 2010: 244; Sainz 2015: 1340) e una concezione categoriale in termini funzionali anziché grammaticali (Schiffrin 1987: 41; Bazzanella 2006: 456; Pons 2006: 85; López Serena e Borreguero 2010: 437), costituiscono alcune delle tendenze più consolidate nella letteratura sui segnali discorsivi. La concezione categoriale in termini funzionali è motivata dall’assenza di caratteristiche morfosintattiche che siano esclusive delle particelle (López Serena e Borreguero 2010: 437). Nonostante la molteplicità dei criteri di analisi adottati nel corso del tempo (§ 1.1; § 1.2; § 1.3): «the basis of the categorization process seems to rest on functional grounds» (Pons 2006: 85). La maggior parte degli studi sui SD, infatti: «agree upon the multifunctionality of DMs [discourse markers], but there is no general agreement on the specification of the various functions involved» (Bazzanella 2006: 456).

Pons (2006: 86) individua una macro-funzione, la “segnalazione discorsiva” (discourse

markedness), da cui si diramerebbero tre funzioni: interazionali, modali e connettive:

In the first instance, there is a macrofunction, called discourse markedness, which comprises different non- syntactic, nonpropositional functions. Discourse markers is the name given to every linguistic item which prototypically performs this function. Within discourse markedness, three dimensions can be provisionally distinguished: interactional, modal, and connective. (Pons 2006: 86)

In base a una categorizzazione funzionale, ciò che accomuna, ad esempio, i connettivi non è la categoria grammaticale di provenienza, né tantomeno il comportamento sintattico, bensì la funzione connettiva, vale a dire: «their ability to signal a relationship between two units» (Pons 2006: 82). I segmenti collegati possono essere dei costituenti espliciti oppure impliciti: «[a]n implicit constituent can be an argument, a proposition, an inference or, more generally, any unit in our discursive memory. This is a distinct aspect of connection: inferential function» (Pons 2006: 89). I connettivi concorrono all’organizzazione dell’informazione (Montolío 2001: 138; § 1.3), vale a dire, mostrano o creano la relazione esistente fra i costituenti: «connectives display or create a relationship between linguistic constituents, imposing a certain interpretation of how they are to be intended» (Pons 2006: 90).

Una visione categoriale basata sulle funzioni comunicative non implica l’irrilevanza della posizione occupata dal SD all’interno dell’enunciato, dato che: «the reference to the respective communicative domains is connected to the structural position» (Fischer 2006a: 443). In termini generali, la funzione pragmatica realizzata dai SD: «can be held to mark a contribution by the speaker as noninitial, as grounded in the utterance situation» (Fischer 2006a: 445), vale a dire: «by relating the current utterance to some aspect of the communicative context, they minimize the speaker’s role

in the contribution by presenting the utterance as a natural consequence of the already given situation» (Idem), contribuendo, in tal modo, alla costruzione del contesto:

Discourse particles may thus indeed guide the interpretation of utterances, yet not by providing processing instructions but by constituting the situation and thus providing the interpretative frame of the utterance. They do so by contextualizing the speaker, her mental processes such as perception, understanding, or atti- tude, by indicating the role of the communication partner and the relationship between participants, and by displaying the focus on particular tasks, such as extralinguistic action or speech management. Thus, dis- course particles are signs that contribute to the construction and negotiation of context. (Fischer 2006a: 445)

Anche Bazzanella, come Pons (2006: 86; cfr. supra), individua tre funzioni: «interactional (which includes conversational), metatextual, and cognitive» (Bazzanella 2006: 456). La funzione cognitiva può essere realizzata da tre tipologie di SD:

• Cognitive functions of DMs:

1. Procedural markers (related to cognitive processes, e.g., inference) 2. Epistemic markers (related to speaker’s subjectivity and commitment) 3. Modulation devices (related to propositional content and illocutionary force) (Bazzanella 2006: 456)

La funzione interazionale (e conversazionale), invece, è articolata nel modo seguente: • Interactional functions of DMs: Speaker 1. Turn-taking devices 2. Fillers 3. Attention-getting devices 4. Phatic devices

5. Hedges and boosters 6. Checking comprehension

7. Requesting agreement, confirmation 8. Yielding the turn

Addressee 1. Interrupting devices 2. Back-channels 3. Attention confirmed 4. Phatic devices 5. ---

6. Comprehension confirmed; request for clarification

7a. Agreement, confirmation, support 7b. Partial or complete disagreement 8. ---

Per ultimo, la funzione metatestuale, composta da SD testuali, focalizzatori e riformulatori, è organizzata in questo modo:

• Metatextual functions of DMs:

1. Textual markers 1.1 Structuring the pairs

1.1.1 Introduction (as a frame device) 1.1.2 Transition

1.1.3 List 1.1.4 Digression 1.1.5 Ending

1.2 Quotation and indirect speech markers 2. Focusing devices 2.1 Local 2.2 Global 3. Reformulation markers 3.1 Paraphrase markers 3.2 Correction markers 3.3 Exemplification markers (Bazzanella 2006: 457)

In base a questa suddivisione, il valore particolare di un SD: «is activated according to the co- occurrence of cotextually (textual, paralinguistic, and gestural) and contextually (sociolinguistic, pragmatic, emotive) relevant parameters» (Bazzanella 2006: 458), di conseguenza, il significato di un SD è un significato di natura composizionale. La composizionalità semantica dei SD è un fattore particolarmente rilevante in un’ottica contrastiva (§ 2.3.1), dato che una buona traduzione: «should be appropriate both to the specific linguistic context, that is, the local functions, and to the global context» (Bazzanella 2006: 461):

Pragmatic compositionality means to take into account the several parameters which are involved (i.e., the above mentioned contextual and cotextual parameters) in the use of a given word, utterance, or text, in order to understand or recognize the meaning intended by its speaker, utterer, or author. (Bazzanella 2006: 460)

La tripartizione funzionale effettuata da Bazzanella (2006: 456-57) è stata adottata da López Serena e Borreguero (2010: 415-78) per sostenere una variazione concezionale della lingua, intesa come un continuum fra la massima immediatezza e la massima distanza comunicativa. In altre parole,

l’opposizione orale / scritto può essere interpretata da due punti di vista: come una mera contrapposizione diamesica fra la realizzazione fonica e quella grafica, oppure come una distinzione graduale tra i diversi modi possibili in cui sono concepiti – e di conseguenza, costruiti – i discorsi caratteristici della comunicazione orale e scritta, in base alle diverse situazioni comunicative che soggiacciono alle manifestazioni prototipiche delle due modalità (López Serena e Borreguero 2010: 428). In base a «una variación concepcional» (Idem), la differenza non riguarda la dicotomia orale / scritto, bensì: «el continuo inmediatez / distancia [que] constituye un elemento central del edificio diasistemático de una lengua» (López Serena e Borreguero 2010: 432). Nel discorso prototipicamente orale, a differenza di quello scritto, i procedimenti fraseologici, lessicali e morfologici, i fenomeni sintattici e quelli prosodici, agiscono simultaneamente (López Serena 2011: 277) dal momento che: «los participantes en una conversación comparten un contexto que permite que disminuya lo codificado y aumente lo inferido en la comunicación» (Flores 2015: 1312).

Di conseguenza, un criterio di analisi esclusivamente semasiologico (§ 1.3.1.1) porterebbe alla conclusione che l’inventario dei SD della lingua scritta sia quantitativamente superiore e molto più specializzato di quello della lingua orale, nella quale è presente un numero minore di SD, caratterizzati, peraltro, da una maggiore polisemia funzionale (López Serena 2011: 278). Al contrario, seguendo una prospettiva onomasiologica (§ 1.3.1.1), i procedimenti sintattici, intonativi, lessicali e morfologici risulterebbero chiaramente interrelati nella costruzione del discorso non pianificato (López Serena 2011: 287). Dunque, il motivo dell’apparente discrepanza quantitativa fra i SD della lingua scritta e quelli della varietà orale sarebbe dovuto all’assenza di un rapporto biunivoco tra le funzioni discorsive e i SD che le realizzano, dato che il ricorso alle particelle costituisce soltanto uno dei procedimenti formali disponibili (López Serena 2011: 280). A causa della natura del linguaggio, infatti, qualunque tentativo di equivalenza tra forme e funzioni sarà sempre insufficiente:

Precisamente pretender identificar de manera biunívoca determinadas formas con determinadas funciones sería un objetivo netamente lexicocentrista, ya que continuaría dando carta de naturaleza a la concepción de la comunicación en términos de mera codificación y descodificación de, en este caso, posibles lecturas de un subconjunto de unidades, los marcadores, como si fuera posible catalogar exactamente qué signifi- cados permiten codificar a los emisores tales y cuales marcadores, y qué significado podrán descodificar posteriormente los receptores única y exclusivamente a partir de la presencia de una u otras unidades. (Ló- pez Serena 2011: 280)

In base a una variazione concezionale della lingua, la tripartizione nelle funzioni interazionali, metadiscorsive e cognitive può essere interpretata nel modo seguente: la funzione interazionale è esclusiva della variazione orale prototipica, la seconda è propria di entrambi i tipi di discorso, mentre la terza, inerente alla costruzione del discorso, dispone di un inventario maggiore nella variazione concezionale scritta (López Serena e Borreguero 2010: 439). Le tre funzioni non si riferiscono esclusivamente ai SD, ma alla configurazione del discorso in senso generale, che dispone di diversi

strumenti, uno dei quali è costituito dai SD; inoltre, sostenere l’esistenza di un rapporto biunivoco tra le funzioni discorsive e i SD che le realizzano porterebbe a una definizione circolare in cui: «we call discourse markers those items that fulfils discourse marking functions, and we call discourse marking functions those that are fulfilled by discourse markers» (Fischer 2006: 5).

La macro-funzione interazionale permette: il controllo della conversazione (alternanza di turni, richiamo dell’attenzione, controllo della ricezione) da parte dell’emittente; il contatto conversazionale (funzione fatica, valutazione emotiva dell’enunciato), come contributo del destinatario alla co-costruzione dialogica della comunicazione; e la funzione reattiva (oppositiva o collaborativa, richiesta di spiegazione), attraverso la quale l’emittente segnala il proprio atteggiamento rispetto al turno di parola precedente (López Serena e Borreguero 2010: 448-52).

La macro-funzione metadiscorsiva può essere articolata in due sotto-funzioni: strutturazione dell’informazione e formulazione linguistica, le quali sono rappresentative, rispettivamente, della distanza e dell’immediatezza variazionale. Attraverso l’organizzazione dell’informazione, l’emittente rende esplicita la struttura del proprio discorso, fornendo al destinatario gli strumenti ritenuti opportuni per l’elaborazione del testo. Un’altra funzione attraverso la quale i SD possono dare rilievo ad alcune parti del discorso, orientando in tal modo l’interpretazione dello stesso, è la focalizzazione, per mezzo della quale viene stabilita una gerarchia informativa29 tra le varie informazioni testuali

(López Serena e Borreguero 2010: 453-455).

Infine, la macro-funzione cognitiva ingloba tutte le funzioni che richiedono al destinatario uno sforzo per individuare la relazione esistente tra i vari elementi del discorso, siano essi espliciti, dunque di natura linguistica, oppure impliciti, cioè relativi alla conoscenza contestuale. Questa funzione può a sua volta essere scorporata in tre sotto-funzioni: logico-argomentativa; inferenziale; modalizzatrice dell’enunciazione. La funzione logico-argomentativa permette la progressione della struttura argomentativa del testo, la quale, sebbene caratteristica della maggior parte dei discorsi, indipendentemente dalla variazione concezionale, nella comunicazione scritta ha bisogno di esplicitare maggiormente la concatenazione degli argomenti; questo spiega, inoltre, perché l’inventario dei SD con funzione argomentativa sia più ampio nella lingua scritta che in quella orale (López Serena e Borreguero 2010: 461- 463; cfr. supra):

Los marcadores discursivos constituyen uno de los mecanismos textuales fundamentales que permiten ex- plicitar, en unos casos, y crear, en otros, dichas relaciones. Sin embargo, la necesidad de explicitar mayor cantidad de información en la comunicación escrita, para que el destinatario pueda seguir el hilo de la argumentación más fácilmente, ante la ausencia de una situación de interacción compartida y la inseguridad

29 Portolés (2010: 284) propone un metodo per rendere conto della struttura informativa del discorso che consiste nel concepire la dinamica discorsiva come il risultato di risposte a domande possibili. Il significato informativo di molti SD consente, infatti, di guidare l’interpretazione dei segmenti del discorso, espressi o possibili (quindi impliciti, presupposti), in relazione alle domande formulate (Idem). Per quanto riguarda gli avverbi focalizzanti, le risposte a tali domande possono essere suddivise in base al rapporto tra il focus e l’alternativa: da una parte, focus esaustivo (esclude l’alternativa) / focus non esaustivo (convoca un’alternativa), dall’altra, alternativa espressa / non espressa (Portolés 2010: 295-297).

acerca de los conocimientos y creencias del destinatario, ha dado lugar a la gramaticalización de numerosos elementos que se han especializado en la función de conectores argumentativos. (López Serena e Borre- guero 2010: 462)

La funzione principale dei connettivi argomentativi è quella di segnalare l’articolazione dell’informazione nelle diverse unità discorsive, tra le quali vigono rapporti logico-semantici (di causalità, conseguenza, addizione, opposizione, contraddizione): «los conectores suelen expresar un tipo determinado de función argumentativa y mantener un significado procedimental constante» (López Serena e Borreguero 2010: 464). Anche la funzione inferenziale contribuisce all’articolazione argomentativa del testo, tuttavia, a differenza della funzione argomentativa, essa collega un contenuto testuale esplicito con un’informazione proveniente dalla situazione comunicativa o dal contesto culturale, e che pertanto deve essere inferita. Per ultimo, la funzione modalizzatrice dell’enunciazione mette in evidenza il rapporto che intercorre fra l’emittente e l’enunciato, o ancora, segnala la relazione di vicinanza / lontananza stabilita dal parlante, attraverso l’enunciato, nei confronti del destinatario (López Serena e Borreguero 2010: 468-470).

In conclusione, la tripartizione di López Serena e Borreguero (2010) – basata sul modello proposto da Bazzanella (2001; cfr. supra) – e, in senso più ampio, la concezione categoriale dei SD in termini funzionali, è emblematica di un cambio di paradigma all’interno degli studi linguistici, vale a dire, del passaggio dall’approccio immanentista della linguistica del codice a un approccio pragmatico- discorsivo che prevede, da una parte, una concezione funzionalista del processo comunicativo che varia in base alle restrizioni contestuali e, dall’altra, una concezione dello stesso come equilibrio tra codificazione e inferenze:

en la expresión de las funciones interaccional, metadiscursiva y cognitiva, codificación e inferencias se encuentran en una relación de equilibrio recíproco: cuanta más necesidad de codificación requiera una de- terminada situación comunicativa, menos necesidad (aunque siempre habrá alguna) de dejar al contexto los sentidos que mediante el uso solidario de marcadores discursivos y otros procedimientos se desee conseguir. (López Serena e Borreguero 2010: 476)

In uno studio successivo, Borreguero (2015: 153) propone un’ulteriore delimitazione del concetto di marcador discursivo con l’obiettivo di distinguere le unità che appartengono a questa categoria funzionale da altre che, pur realizzando funzioni discorsive simili (interiezioni; vocativi; formule rutinarie; espressioni complesse in via di lessicalizzazione ecc.), non possono essere considerate MD (marcadores discursivos) per diverse ragioni: non sono estranee alla predicazione (come nel caso dei focalizzatori), sono portatrici di un valore fondamentalmente concettuale (vs procedurale), la portata della loro azione non supera l’ambito della frase. Per questo, la studiosa propone una definizione dei segnali discorsivi che ambisce a condensare le principali proposte elaborate nel corso degli ultimi decenni:

Definimos […] los MD como aquellos elementos lingüísticos con función discursiva que tienen su origen en unidades léxicas o locuciones que puedan adscribirse a una categoría gramatical que tiene asignadas funciones lingüísticas propias. Tanto su función lingüística como su contribución al significado del texto cambian cuando estos elementos actúan como MD, ya que, por una parte, su proyección funcional rebasa el límite oracional en el que habitualmente operan los elementos de su categoría gramatical de origen y, por otra, su contribución semántica no reside fundamentalmente en su contenido conceptual o en su función gramatical, sino en su capacidad de guiar las inferencias del intérprete en el procesamiento de la infor- mación textual y de gestionar la interacción que se basa en un sucederse de actos lingüísticos. (Borreguero 2015: 153)

Inoltre, riprendendo la classificazione funzionale elaborata da Bazzanella (2001), e ampliandola, Borreguero (2015: 164) mette a punto una proposta tassonomica delle principali funzioni discorsive a cui possono essere ricondotti tutti i SD. L’adozione di una prospettiva onomasiologica (§ 1.3.1.1) permetterebbe, da una parte, di superare visioni riduzioniste e troppo specifiche che impediscono di arrivare a considerazioni generali e che, al contrario, si limitano a compilare inventari di unità lessicali dalle funzioni simili; dall’altra, integrerebbe i SD all’interno di un ventaglio di elementi con cui competono in quanto marche funzionali. Di seguito (Tabella 3), la proposta di Borreguero (2015: 164) per la classificazione delle funzioni discorsive che possono essere svolte sia dai SD sia da altri elementi linguistici:

Macrofunciones discursivas Tipos de funciones Algunos subtipos de funciones

• INTERACCIONAL ➔ Eje de la alteridad

Control conversacional Toma, mantenimiento y cesión de turno.

Llamada de atención, control de la recepción, petición de confirmación. Atenuación, intensificación.

Contacto conversacional Función fática, expresión emocional.

Reacción Respuesta colaborativa, respuesta reactiva, petición de explicación. • METADISCURSIVA

➔ Eje de la textualidad

Organización de la información

Distribución de la información, delimitación de tópicos discursivos (cambio de tópico, digresión,

recapitulación), focalización, adición de un comentario.

Formulación lingüística Ilación, reformulación.

• COGNITIVA Conexión lógico-argumentativa Coorientación argumentativa (ej. adición, consecuencia, finalidad),

➔ Eje de la semanticidad Conexión inferencial antiorientación argumentativa (ej. oposición, contraste, minimización de la relevancia informativa). Modalización del enunciado Compromiso o distancia respecto de

lo aseverado.

Modalidad espistémica o doxástica. Indicación de la fuente de

conocimiento (evidencialidad). Tabella 3. “Funzioni discorsive (Borreguero 2015: 164)”