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L’interfaccia lingua-testo: le Unità Informative di Nucleo, Quadro e Appendice

2. La segmentazione pragmatica del testo

2.2 Un modello di segmentazione testuale: il Modello di Basilea

2.2.2 L’interfaccia lingua-testo: le Unità Informative di Nucleo, Quadro e Appendice

L’organizzazione informativa dell’Enunciato è definita da un insieme di proprietà rappresentabili da altrettanti livelli di articolazione informativa (Ferrari et al. 2008: 71). Questi livelli informativi sono: (i) il livello dell’articolazione Topic-Comment (§ 2.1.2), costruito attorno alla relazione di

aboutness referenziale – in altre parole, di genitoralità semantica – vigente tra un referente testuale e

la Proposizione Semantica in cui compare; (ii) il livello dell’articolazione gerarchico-informativa, la cui funzionalità è prettamente testuale (cfr. infra); (iii) il livello di attivazione cognitiva dei referenti testuali nella Memoria Testuale (§ 2.1.2), definito dalle proprietà “Attivo”, “Semiattivo” e “Non At-

“Basic Discourse Units Model” (Degand e Simon 2009). Alcuni degli studi realizzati mediante i diversi modelli di seg- mentazione del discorso sono raccolti in Pons (2014a). Fra questi modelli, il Val.Es.Co., la cui lingua di applicazione è lo spagnolo, presta particolare attenzione allo studio delle particelle discorsive e ha dato, infatti, origine al DPDE (Diccio- nario de Partículas del Español; § 1.3.1).

tivo” (o “Inattivo”). Come per la prospettiva logico-semantica e per quella topicale dell’organizza- zione semantico-pragmatica del testo (§ 2.2), la tripartizione dei livelli informativi non esaurisce la complessità dell’organizzazione informativa dell’Enunciato, al cui interno vanno riconosciuti almeno altri due livelli: uno «che individua la posizione dei referenti testuali riguardo alla Memoria Enciclo- pedica (vs Testuale): presenza, assenza, inferibilità» e un altro «che ruota attorno all’opposizione tra contenuto “posto” e contenuto “presupposto”» (Ferrari et al. 2008: 71). Tuttavia, i livelli pertinenti per l’elaborazione del Modello di Basilea sono soltanto tre: (i) topicale, (ii) gerarchico-informativo e (iii) relativo all’attivazione cognitiva dei referenti nella Memoria Testuale. Inoltre, tra i diversi livelli informativi vige un’indipendenza logico-concettuale, la quale: «non esclude tuttavia che si possano disegnare associazioni preferenziali» (Idem). Ad esempio, il concetto che funge da Topic di un Enun- ciato è spesso, sebbene non necessariamente, Attivo o Semiattivo, vale a dire che è presente nella Memoria Testuale, quindi è Dato, mentre il Comment tende invece a saturare informazione cogniti- vamente Inattiva, quindi Nuova (Ferrari et al. 2008: 72; § 2.1.2).

Per quanto riguarda il livello gerarchico-informativo e la sua organizzazione all’interno dell’Enun- ciato, questa: «può essere vista come un’architettura di “spazi” gerarchicamente ordinati e saturati da materiale semantico-pragmatico, che coincidono con le unità minimali del testo» (Ferrari et al. 2008: 88). Queste unità minimali del testo corrispondono alle Unità Informative di Nucleo, di Quadro e di Appendice, la cui gerarchia è stabilita «in base alla loro specializzazione informativo-testuale» (Idem). Tutte e tre le Unità Informative46 possono essere espanse per coordinamento informativo da una o più

Unità successive dello stesso tipo.

Relativamente all’individuazione delle frontiere tra un’Unità Informativa e l’altra, queste possono essere individuate sulla base di specificità sintattiche, lessicali o di uso della punteggiatura (Ferrari et

al. 2008: 90). Non sono presi in considerazione, invece, fattori legati all’andamento prosodico, dal

momento che si tratta di un modello di segmentazione testuale elaborato per l’analisi della lingua scritta. Relativamente all’ambito dell’integrazione sintattica, un confine informativo è probabile, ad esempio, quando una clausola circostanziale precede la reggente o nel caso delle relative appositive, qualunque sia la loro posizione rispetto alla reggente. Invece, nel caso in cui non sussistano specificità sintattiche, è la punteggiatura a svolgere un ruolo dirimente: costituiscono un confine informativo i segni di punteggiatura forte come il punto, il punto e virgola, i due punti, il punto esclamativo ecc., mentre più problematico risulta il ruolo della virgola. In generale, se essa non è richiesta né dalla norma sintattica, né dalla semantica, né dalla pragmatica, allora è probabile: «che la sua presenza vada intesa in senso informativo» (Idem). Da un punto di vista lessicale, infine, «i connettivi pragma- tici» sono generalmente il sintomo di un confine di Unità Informativa (Ferrari et al. 2008: 91). Ad

46 In una versione precedente del modello (Ferrari 2004: 15), le tre Unità Informative di cui è composto l’Enunciato sono: “Rema”, “Tema” e “Appendice”, che corrispondono, grosso modo, rispettivamente al “Nucleo”, al “Quadro” e all’“Ap- pendice” della versione finale (Ferrari et al. 2008).

ogni modo, anche se le frontiere informative sono rese più probabili da alcuni fatti di lingua (sintattici, lessicali o relativi all’interpunzione), a stabilire un confine intervengono, caso per caso, fattori legati: «[al]l’assetto complessivo del cotesto» (Idem).

Delle tre Unità Informative in cui si articola la dimensione gerarchica dell’Enunciato – Nucleo, Quadro e Appendice – il Nucleo è l’unica sufficiente e necessaria affinché l’Enunciato sussista (Fer- rari et al. 2008: 91). Per quanto riguarda il suo riempimento semantico-informativo, il Nucleo può coincidere con una Proposizione Semantica articolata in Topic e Comment, ma può anche contenere il solo Comment, laddove il Topic non sia realizzato linguisticamente, e sia quindi implicito, oppure occupi una posizione interna all’Unità di Quadro precedente (Ferrari et al. 2008: 92), nel costrutto marcato della frase dislocata a sinistra (§ 2.1.3). La funzione del Nucleo sta nel definire contempora- neamente due tipi di atto linguistico: (i) un atto illocutivo (asserzione, domanda, richiesta ecc.) e (ii) un atto di costituzione testuale: «che si concretizza entro le varie dimensioni di organizzazione del testo, in particolare in quella logica e in quella topicale» (Ferrari et al. 2008: 93). Quanto alla dimen- sione logica, il Nucleo: «è il luogo in cui si definiscono le relazioni logiche che l’Enunciato intrattiene con gli altri Enunciati del testo (motivazione, esemplificazione, concessione ecc.)» (Ferrari et al. 2008: 93); invece, per quanto concerne la dimensione topicale, il Nucleo definisce: «il Topic principale dell’Enunciato e quindi i referenti sui quali poggia la continuità referenziale del messaggio» (Idem). Il Nucleo, dunque, realizza contemporaneamente due atti linguistici: un atto illocutivo e uno di com- posizione testuale.

La componente semantica più rilevante del Nucleo, che ne determina il valore illocutivo e testuale, è data dal: «Fuoco (o Focus) Informativo» (Ferrari et al. 2008: 95). Infatti, il Focus dell’Enunciato si trova nell’Unità di Nucleo, talvolta saturandola per intero, e allora si ha un «Fuoco esteso», talaltra ricoprendone solo una parte, e allora si ha un «Fuoco ristretto» accompagnato da materiale linguistico residuale, o «di background» (Ferrari et al. 2008: 96). Il Fuoco Informativo ristretto può realizzarsi in diverse posizioni dell’Unità di Nucleo, tuttavia: «[d]ato il principio generale di progressivo incre- mento degli elementi frasali, si riconosce che la struttura focale non marcata sia quella con “end-

Focus”, che colloca cioè il Fuoco nell’ultima posizione del Nucleo Informativo dell’Enunciato»

(Idem). Infatti, nei testi scritti, i casi di Fuoco retrocesso sono poco frequenti e si manifestano tipica- mente per esprimere un Fuoco contrastivo, in cui l’entità in focus si oppone a un’altra, presente o meno nel cotesto (Ferrari et al. 2008: 97). Il Fuoco Informativo tende, inoltre, a correlarsi con deter- minate proprietà linguistiche e pragmatiche: ha tipicamente la forma di un sintagma, presenta un contenuto referenziale, quindi denotativo e non procedurale, coincide con il Comment di una Propo- sizione e codifica un elemento Nuovo che non è inferibile a partire dal contesto precedente (Idem). Come si è visto (§ 2.1.3), ci sono strutture morfosintattiche, come le frasi (pseudo)scisse, che segna- lano il Focus in maniera visibile, il che ha delle ripercussioni a livello della strutturazione del testo. Ad esempio, l’elemento focale di una frase scissa può introdurre un nuovo referente nella Memoria

Testuale, il quale ha poi buone probabilità di diventare il Topic del Movimento Testuale successivo. Si registra, in tal senso, una tendenziale iconicità tra la forma linguistica e la prominenza nella me- moria: «[v]i è in effetti una correlazione forte tra la salienza con la quale si presenta una sequenza linguistica (il suo “rilievo linguistico-formale”) e la sua salienza nella Memoria Testuale (il suo “ri- lievo informativo-testuale”)» (Ferrari et al. 2008: 98).

A differenza del Nucleo, l’Unità Informativa di Quadro è facoltativa e, quando viene realizzata, precede il Nucleo aprendo l’Enunciato (Ferrari et al. 2008: 99). Il Quadro, dunque, è un’Unità non indipendente, dato che non può da sola esaurire un Enunciato, e subordinata, in quanto funzionale all’interpretazione del Nucleo e, attraverso questo, all’interpretazione dell’intero Enunciato. Il parti- colare contributo che il Quadro offre alla costruzione dell’architettura del testo consiste nell’esplici- tazione del: «contenuto sullo sfondo del quale il Nucleo può assumere il suo specifico valore prag- matico» (Ferrari et al. 2008: 101). Per quanto concerne il suo contenuto semantico – potenzialmente di portata molto ampia, cioè estendibile a tutto l’Enunciato e anche oltre, fino a indicazione del con- trario – il Quadro tipicamente: (i) veicola indicazioni circostanziali; (ii) indica l’ambito cognitivo in cui si definisce la verità del referente nucleare; (iii) veicola l’atteggiamento epistemico o assiologico del locutore nei confronti del referente nucleare; (iv) esprime la fonte enunciativa del contenuto nu- cleare; (v) accoglie valori intrinsecamente testuali e non denotativi, come quelli associati ai connettivi (Ferrari et al. 2008: 101-102). L’Unità di Quadro corrisponde, grosso modo, alla periferia sinistra di frase, ossia quello spazio collocato all’estrema sinistra dell’enunciato in cui vengono codificate in- formazioni extra-nucleari e dove si trova caratteristicamente il sintagma del complementatore (Cru- schina e Ledgeway 2016: 565).

La pertinenza dei contenuti semantici del Quadro è, in maniera diretta o indiretta, di natura testuale e si manifesta sia nei confronti del cotesto di sinistra sia verso quello di destra. Per quanto riguarda il cotesto di sinistra, il Quadro assicura soprattutto: «la coerenza e la consistenza referenziale della pro- gressione semantico-pragmatica del testo» (Ferrari et al. 2008: 102-103). Tale contributo alla pro- gressione coerente si manifesta nelle diverse dimensioni pertinenti per la strutturazione del testo, quindi nella prospettiva topicale e in quella logica (§ 2.2). Nella dimensione logica e in quella topicale, l’apporto dato dal Quadro alla coerenza dipende fortemente dallo statuto cognitivo delle informazioni veicolate: se esse sono Attive o Semi-Attive, a trarne vantaggio sono la continuità referenziale e logica; se invece le informazioni sono Inattive, esse possono limitare l’ambito entro il quale vige un deter- minato legame logico tra Nuclei. Relativamente al cotesto di destra, invece, l’Unità di Quadro ha: «un’importante funzione strutturante, legata al fatto che essa “apre” spazi semantico-pragmatici (de- notativi, enunciativi, topicali, logici ecc.) che restano validi per gli Enunciati successivi fino a indi- cazione diretta del contrario» (Ferrari et al. 2008: 103). Ad esempio, per quanto riguarda la dimen- sione logica, l’azione del Quadro sul cotesto di destra si manifesta tipicamente quando l’Unità acco-

glie una fonte enunciativa o un dominio concettuale di ragionamento. Invece, nell’ambito dell’orga- nizzazione topicale del testo, al Quadro spetta un’importante operazione strutturante, infatti, esso può accogliere: «un macro-Topic a cui vanno ricondotti tutti i Comment associati agli Enunciati succes- sivi» (Ferrari et al. 2008: 104).

Per ultimo, a differenza del Nucleo e analogamente al Quadro, l’Unità Informativa di Appendice è facoltativa e subordinata. Inoltre, quando viene realizzata, può seguire l’Unità da cui dipende (un Quadro, un Nucleo o un’altra Appendice) oppure può manifestarsi al suo interno, creando: «un feno- meno di discontinuità informativa» (Ferrari et al. 2008: 105). La differenza principale tra l’Unità di Quadro e l’Unità di Appendice consiste non tanto nel materiale semantico, quanto nella diversa por- tata dell’azione informativa: più o meno ampia per il Quadro, strettamente locale per l’Appendice (Ferrari et al. 2008: 106). Come si vedrà (§ 2.2.3), vi è un solo caso in cui la portata dell’Appendice si estende all’intero Enunciato, cioè quando: «segue il Quadro ed è saturata da materiale non denota- tivo quale quello associato agli avverbi di frase o ai connettivi» (Ferrari et al. 2008: 106). Fatta questa eccezione, da ascrivere in parte alle specificità dell’Unità di Quadro a cui si lega, in parte al valore intrinsecamente testuale delle particelle pragmatiche, l’Appendice difficilmente proietta effetti te- stuali oltre i confini dell’Enunciato. A riprova di ciò vi è la constatazione che, laddove la struttura globale dell’Enunciato lasci una scelta: «la presentazione di un’informazione come Appendice può essere dettata proprio dalla volontà di “spegnerne localmente” gli effetti semantico-pragmatici» (Fer- rari et al. 2008: 107).

Per la sua portata informativa locale e per il suo ruolo di secondo piano: «l’Appendice è meno sensibile del Quadro alle condizioni di coerenza a cui è globalmente sottoposta l’organizzazione te- stuale dei Nuclei» (Ferrari et al. 2008: 107). Così, ad esempio, essa può annullare localmente infe- renze pragmatiche possibili ma non volute dal locutore, oppure esprimere una precisazione o rifor- mulazione parafrastica per assicurare una corretta comprensione dell’Enunciato, o ancora, può offrire informazioni interpretativamente utili, forse note, ma che non si vuol dare per presupposte (Ferrari et

al. 2008: 108). Dato che non deve sottostare rigidamente alle condizioni di coerenza dell’Enunciato,

l’Appendice è caratterizzata da una relativa trasparenza testuale che ne fa il luogo informativo ideale per arricchire il messaggio senza complicare l’architettura degli Enunciati. Ad esempio, l’Appendice può introdurre un punto di vista alternativo a quello principale senza, con ciò, rendere problematica l’argomentazione dell’Enunciato: «proprio perché [il punto di vista alternativo] trova posto in uno spazio destinato convenzionalmente a esaurire i suoi effetti comunicativi a livello locale» (Idem). Grazie alla sua duttilità, unita alla possibilità di moltiplicarsi per coordinazione e per subordinazione, l’Appendice può così diventare un’importante: «strategia per spostare la complessità concettuale della costruzione del testo dalla connessione tra Enunciati alla connessione intra-enunciativa» (Ferrari

et al. 2008: 109). In breve, l’Appendice ha una forte specificità interpretativa: offre delle informazioni

vale a dire, la sua progressione logica e tematica: «[d]al punto di vista della progressione semantico- pragmatica del testo, le Appendici operano dunque in situ» (Ferrari et al. 2018: 30). Per quanto ri- guarda la collocazione dell’Appendice rispetto all’Unità da cui dipende – che, come si è visto (cfr.

supra), può essere successiva o interposta – la differenza fondamentale sta nel diverso dinamismo

comunicativo: minore se crea un fenomeno di discontinuità informativa interno all’Unità, maggiore se segue linearmente l’Unità da cui dipende. Per questo motivo, se si vuole sviluppare testualmente un’Appendice, la posizione naturale è quella conclusiva (Ferrari et al. 2008: 110).

Nonostante le evidenti analogie, l’Appendice non va confusa con l’Inciso. La differenza principale consiste nell’appartenenza della prima, l’Unità Informativa di Appendice, al livello gerarchico-infor- mativo dell’Enunciato, mentre l’Inciso è, al pari dell’Enunciato, un’Unità Comunicativa che appar- tiene al testo, nello specifico, a: «un piano testuale secondario [che] è tipicamente delimitato da pa- rentesi o trattini» (Ferrari et al. 2008: 111). Per questo, l’Inciso può avere una propria autonomia illocutiva e un’articolazione interna in più Unità Informative. Invece, qualora l’Inciso non abbia un’articolazione interna, il suo contenuto dal punto di vista informativo è considerato un Nucleo, non un Appendice (Idem).

È possibile riconoscere gli Incisi grazie a una serie di tratti formali e di proprietà testuali. I criteri formali per riconoscere un Inciso ove non sia compreso fra le prototipiche parentesi e i trattini, bensì delimitato da virgole o da virgola e punto finale, sono i seguenti: (i) le attribuzioni di parola e di pensiero sintatticamente non integrate, tipicamente introdotte da verbi enunciativi; (ii) i verbi paren- tetici non integrati sintatticamente; (iii) i commenti metalinguistici che vertono su un referente posto sul piano principale; (iv) le frasi incidentali non integrate sintatticamente (Ferrari et al. 2008: 112- 115). Più in generale, sono da considerarsi Incisi tutte le Unità Comunicative che, in ragione della loro appartenenza a un piano testuale secondario, possono essere espunte dal testo senza che questo risulti incompleto (Ferrari et al. 2008: 113). Per quanto riguarda le proprietà testuali specifiche degli Incisi, queste riguardano: (i) il livello di progressione testuale, per cui non è ammessa (diversamente dall’Appendice, specie se in posizione conclusiva) la ripresa sul piano principale del testo di un refe- rente testuale introdotto nell’Inciso; (ii) il livello dell’organizzazione gerarchico-informativa, in base al quale l’Inciso opera sull’intera Unità Comunicativa posta sul piano principale, di cui sostiene la testualità supportandone uno o più aspetti; per esempio, può sostenerne la coerenza con un commento infratestuale volto a favorire l’attivazione di un contenuto Semi-Attivo (Ferrari et al. 2008: 115).

Un esempio dell’articolazione dell’Enunciato nelle diverse Unità Informative si può osservare in (20). Il Quadro in apertura contiene la fonte enunciativa (“stando alle dichiarazioni del ministro”) che costituisce la cornice all’interno della quale interpretare correttamente il contenuto del Nucleo, ossia che “il provvedimento entrerà in vigore agli inizi di agosto”, la cui comprensione è arricchita dalle due Appendici a esso collegate – “discusso alla Camera la scorsa settimana” e “quando tutti saranno in vacanza” – che apportano informazioni ulteriori sul contenuto nucleare. Inoltre, l’enunciato posto

fra parentesi (“il neoeletto Sandro Ostilio, degno erede della dinastia antica da cui discende”) confi- gura un Inciso che, come si è visto (cfr. supra), appartiene al piano secondario del testo e, per questo, gode di un’articolazione informativa autonoma, nello specifico, in un Nucleo seguito da un’Appen- dice:

(20) // / Stando alle dichiarazioni del ministro dell’interno /Quadro [( / il neoeletto Sandro Ostilio, /Nucleo degno erede della dinastia antica da cui discende /Appendice)]

I il provvedimento, /Nucleo- discusso alla Camera la scorsa settimana, /Appendice entrerà in vigore agli inizi di agosto, /-Nucleo quando tutti saranno in vacanza. /Appendice //

E

2.2.3 Aspetti linguistici delle articolazioni informativo-testuali: gli avverbi focalizzanti e i con-