• Non ci sono risultati.

2. La segmentazione pragmatica del testo

2.1. Le particelle discorsive: significato pragmatico e sintassi del discorso

2.1.2 L’organizzazione informativa dell’Enunciato

Lo studio rigoroso dell’articolazione informativa degli enunciati è stato avviato dal Circolo lingui- stico di Praga prima della Seconda guerra mondiale. All’interno del quadro teorico rappresentato dalla prospettiva funzionale della frase, i linguisti praghesi sono stati i primi a osservare il dinamismo comunicativo della frase, vale a dire, il fatto che la sua struttura è determinata non solo dai rapporti sintattici tra i suoi componenti, ma anche dai bisogni comunicativi dei parlanti (Brown e Yule 1983: 197). L’attenzione in ambito anglofono sugli insegnamenti dei praghesi è stata richiamata per la prima volta da Michael Halliday: alle categorie di Tema e Rema, rappresentative della progressione tematica, il linguista inglese aggiunge un ulteriore livello di analisi relativo alla distribuzione dell’informazione, che può essere Data oppure Nuova; livello psicologico di analisi, questo, in seguito approfondito da Wallace Chafe (Brown e Yule 1983: 198). A questi due binomi se ne aggiunge un terzo, dato dal grado di esplicitezza dell’informazione linguistica, la quale può essere veicolata senza una codifica lingui- stica, quindi presupposta, oppure può essere codificata linguisticamente, quindi asserita (Ducrot 1972:

90).

Le opposizioni binarie Tema (o Topic) / Rema (o Comment), Dato / Nuovo e Presupposto / Asserto si riferiscono a diverse dimensioni informative degli enunciati. Si tratta, in ogni caso, di distinzioni operative e non di confini di sostanza, allo stesso modo in cui i livelli fonologico, morfologico, sin- tattico, semantico e pragmatico non sono realtà oggettive fra loro indipendenti, ma piuttosto categorie di analisi, vale a dire, costruzioni della nostra mente descrittiva, che nella lingua non esistono in forma netta e ben separabile (Lombardi Vallauri 2007: 209). Per ovviare alla pur necessaria concezione a livelli, recentemente si è affermata la tendenza a studiare i cosiddetti «fenomeni d’interfaccia» (Fer- rari et al. 2008; § 2.2.2), ossia quei fenomeni dove con maggior evidenza concorrono e si mescolano fattori che appartengono a comparti della lingua che la scienza linguistica ha deciso di considerare come livelli diversi. A un livello microlinguistico, per esempio, le preposizioni sono un espediente al confine tra la morfologia e la sintassi (Lombardi Vallauri 2007: 212). Analogamente, le particelle discorsive possono essere considerate dei fenomeni d’interfaccia tra la lingua e la testualità (Ferrari 2004: 26; § 2.1), oppure degli elementi di interfaccia (o frontiera) tra la sintassi e la pragmatica.

Le varie parti degli enunciati possono essere presentate come preminenti o secondarie, oppure come già certe o da verificare; da ciò deriva che, sebbene il contenuto degli enunciati rimanga lo stesso, lo statuto informativo delle sue parti può variare molto, contribuendo così alla diversità fun- zionale degli enunciati (Lombardi Vallauri 2009: 11). In altre parole, le funzioni informative consen- tono di valutare il contributo delle funzioni sintattiche e di quelle semantiche all’organizzazione com- plessiva del discorso, in modo da stabilire: «si su contenido se interpreta como nuevo o se da por conocido, si pertenece o no a un conjunto de opciones, si se resalta o se destaca con alguno de los diversos recursos que la gramática posee para poner de relieve la información, o por el contrario se mantiene como trasfondo del discurso» (GRAE 2009: 2963). Nel parlato, la messa in evidenza infor- mativa avviene caratteristicamente attraverso la prominenza intonativa del segmento in rilievo. Nella lingua scritta, questo effetto si ottiene attraverso l’inserimento di un focalizzatore lessicale (§ 2.3) oppure mediante il ricorso a costrutti sintattici marcati (§ 2.1.3) che convogliano la prominenza into- nativa su certi costituenti della frase: «la sintassi può attivarsi, al pari dell’intonazione, per veicolare contenuti pragmatici come la messa in evidenza di un costituente, promuovendolo a contenuto infor- mativo principale dell’enunciato» (Lombardi Vallauri 2007: 215). Queste «regole della grammatica del discorso» (Lombardi Vallauri 2009: 11) che orientano la gestione della struttura informativa degli enunciati fanno parte delle abilità che tutti i parlanti nativi di una lingua acquisiscono inconsapevol- mente (Lombardi Vallauri 2007: 204). In breve, l’organizzazione informativa degli enunciati consente di mettere in rilievo i legami esistenti fra i diversi livelli di analisi linguistica:

Puede decirse, por tanto, que las funciones semánticas vinculan el léxico con la gramática; que las funciones sintácticas vinculan las funciones semánticas con la estructura formal del idioma; y que las funciones in-

formativas, finalmente, vinculan la estructura formal de las oraciones con la del discurso en el que se inser- tan, en particular con los puntos de vista desde que los hablantes pueden presentar los mensajes. (GRAE 2009: 2972)

L’organizzazione informativa degli enunciati è un fenomeno di: «information packaging that re- sponds to the immediate communicative needs of the interlocutors» (Krifka 2007: 13). In base a una prospettiva informativa, la comunicazione è intesa come un continuo cambiamento del terreno co- mune (common ground) su cui poggia l’interazione fra gli interlocutori, dove la locuzione “terreno comune” si riferisce all’informazione: «that is mutually known to be shared and continuously modi- fied in communication» (Krifka 2007: 15). All’interno del «common ground» (CG) è possibile di- stinguere tra il «CG content», che ha a che fare con il significato vero-condizionale, e il «CG mana- gement», relativo a come tale contenuto deve essere gestito (Krifka 2007: 17). Si tratta, in breve, di un’opposizione parallela a quella esistente fra contenuto proposizionale e contenuto procedurale, dove le particelle discorsive andrebbero ascritte al secondo. Il cambiamento del CG può essere effet- tuato in maniera esplicita, quindi mediante codifica linguistica, oppure attraverso le inferenze veico- late dai contenuti presupposti, che non ricevono, dunque, una codifica formale. La regola tendenziale vigente nella comunicazione prevede, in un primo momento, la trasmissione di ciò che non fa parte del CG e, solo successivamente, di ciò che ne fa parte. Da ciò deriva che l’Asserto tende a precedere il Presupposto, come si evince dall’esempio (1), dove l’implicatura “ho un cane”, veicolata conven- zionalmente dal sintagma definito “il mio cane”, non può precedere una codifica esplicita della stessa informazione, come in (2), pena l’inaccettabilità pragmatica dell’enunciato:

(1) Ho un cane. Ho dovuto portare il mio cane dal veterinario. (2) #Ho dovuto portare il mio cane dal veterinario. Ho un cane.

Il binomio Presupposto / Asserto costituisce una delle strutture informative – insieme ai valori Dato / Nuovo, Topic (o Tema) / Comment (o Rema), e Fuoco (o Focus) Informativo (cfr. infra) – che espletano le diverse funzioni di rilievo informativo richieste dal discorso, attribuendo agli enunciati diversi statuti informativi. Un’elaborazione sistematica del fenomeno della presupposizione lingui- stica è stata realizzata da Ducrot (1972: 90), per il quale le presupposizioni (présupposés) contribui- scono al mantenimento della coesione discorsiva poiché s’inseriscono all’interno del gioco di do- mande e risposte che costituisce la natura della struttura del discorso. Secondo Ducrot, infatti, la funzione linguistica non si limita alla codifica e decodifica di informazioni, al contrario, una parte fondamentale della comunicazione umana avverrebbe nel terreno del non detto. All’interno del non detto, Ducrot (1972: 24) fa un’ulteriore distinzione tra ciò che è implicito (implicite), quindi iscritto nella struttura stessa della lingua, cioè nella semantica e nella sintassi, e ciò che è presupposto, vale a dire, un contenuto che è ricavabile attraverso un processo inferenziale36. Così, l’esempio (3) implica,

a un livello strettamente linguistico, che “prima la porta era chiusa” e che “Anna/qualcuno ha una sorella”; diversamente, l’enunciato (4) presuppone, ossia dà per scontata la premessa, riconducibile a un bagaglio referenziale comune: “si emigra se non si ha un lavoro in patria”, un’informazione che può essere recuperata mediante processo inferenziale:

(3) Anna ha aperto la porta a sua sorella

(4) Anna emigra nonostante abbia un lavoro nella sua città.

Il contenuto della premessa occulta dell’esempio (4) viene veicolato senza essere sottoposto al vaglio del critico del ricevente allo stesso modo in cui lo sarebbe se tale contenuto fosse asserito, quindi comunicato in maniera esplicita. Per questo motivo, la presupposizione è uno degli ingredienti retorici più utilizzati a scopo persuasivo, per esempio, nei testi pubblicitari e nella propaganda (Lom- bardi Vallauri 2009: 18). Infatti, in ogni discorso, ciò che viene presentato come asserito si segnala al ricevente come opinione dell’emittente, quindi come contenuto negoziabile, al contrario, ciò che è presupposto dal discorso ha l’aria di un fatto condiviso e incontrovertibile. Come osserva Lombardi Vallauri (2015: 61): «[t]rasmettere un contenuto in maniera implicita riduce la tendenza del destina- tario a discuterlo». Questo fenomeno è osservabile anche all’interno del sistema linguistico attraverso il meccanismo della negazione: essa, infatti, nega ciò che l’enunciato asserisce, ma non ciò che esso presuppone (Lombardi Vallauri 2009: 17). Per questo, una differenza fondamentale tra l’informazione asserita e quella presupposta risiede nel grado di coinvolgimento e responsabilità del locutore (Lom- bardi Vallauri 2009: 45). Un’ulteriore differenza riguarda i diversi costi di elaborazione: «la stessa informazione è processata con minore sforzo quando è presupposta rispetto a quando è asserita» (Lombardi Vallauri 2015: 65). Inoltre, rispetto a una presupposizione facente parte del Comment dell’enunciato, una in Topic è ricevuta come priva della volontà del locutore di asserire quel contenuto (Lombardi Vallauri 2015: 72). Questa diversa percezione del grado di responsabilità del locutore è dovuta al fatto che, in un costrutto non marcato, il Topic veicola informazione nota o, più in generale, presenta il contenuto che funge da sfondo per l’informazione più rilevante da un punto di vista co- municativo: il Comment, sul quale l’allocutario focalizza la propria attenzione, quindi anche la di- sponibilità ad accettare o respingere tale contenuto.

Le implicature convenzionali possono essere a matrice semantica oppure a matrice sintattica37.

Queste ultime sono rappresentate tipicamente dalle descrizioni definite, ossia da un sintagma formato

«le inferenze pragmatiche», al cui interno distingue le «implicature», intese come inferenze che «non sono intrinseche alla struttura linguistica delle frasi che le generano bensì si basano su ipotesi contestuali relative alla cooperazione dei partecipanti in una conversazione», dalle «presupposizioni», intese come inferenze che dipendono «strettamente dall’ef- fettiva struttura linguistica delle frasi» (Levinson 1993: 175).

37 Lombardi Vallauri (2009: 29) denomina le seconde: «presupposizioni a matrice sintattica». Tuttavia, onde assicurare una maggiore coerenza interna alla sezione, si è preferito attenersi alla terminologia di Ducrot (1972: 21) e distinguere, pertanto, le «implicature», iscritte nella struttura della lingua, dalle «presupposizioni», identificabili su base contestuale e da ascrivere, dunque, a una presunta conoscenza condivisa tra gli interlocutori che possa giustificare l’omissione della codifica dell’informazione che viene, in tal modo, data per scontata, vale a dire, presupposta, quindi ricavabile mediante un processo inferenziale.

da un nome proprio oppure da un sostantivo preceduto da un articolo determinativo, un possessivo o un dimostrativo, le quali presuppongono l’esistenza del loro referente (Lombardi Vallauri 2009: 30). Un’altra coppia terminologica per riferirsi a ciò che è implicito e a ciò che è presupposto è costituita dal binomio “inferenze” e “presupposizoni”, dove il primo termine si definisce così: «inferenza di un enunciato a un enunciato b che viene suggerito da a, ovvero per il quale si suggerisce che, se a è vero, allora b è vero» (Andorno 2000: 64). In base a questa definizione, le “presupposizioni” di Ducrot (1972: 21; cfr. supra) e le “implicature” di Levinson (1993: 109) andrebbero quindi considerate delle “inferenze”. Diversamente, le “implicature” (Ducrot 1972: 21) costituirebbero delle “presupposizioni” (cf. anche Levinson 1993: 175), dal momento che: «[una presupposizione è] un’inferenza condivisa sia da una proposizione asserita, sia dalla sua negazione, sia dalla sua interrogazione» (Andorno 2000: 65). Così, l’esempio (3) già visto conterrebbe un’inferenza (i.e. “la porta era chiusa”) e una presup- posizione (i.e. “Anna/qualcuno ha una sorella”).

Per riassumere, il livello informativo relativo al grado di esplicitezza dell’informazione veicolata è rappresentato dal binomio Presupposto / Asserto: è asserito il materiale che riceve una codifica linguistica, mentre è presupposto un concetto che viene veicolato senza ricevere una codifica formale. Tuttavia, la differenza tra presupposizione e asserzione non è l’unico modo in cui si realizza la pos- sibilità di dare al contenuto degli enunciati linguistici diversi gradi di prominenza informativa. Re- stando nell’ambito della presenza, o meno, di un concetto nella conoscenza (o memoria) del ricevente, vi è un’altra coppia di valori informativi: Dato / Nuovo, categorie che, pur rifacendosi a dimensioni diverse della conoscenza condivisa, tendono a coincidere rispettivamente con le nozioni di Presup- posto / Asserto.

Di solito, alla sua prima introduzione, un concetto è Nuovo e richiede, pertanto, di essere codificato mediante un sintagma pieno; tende perciò a essere asserito e non presupposto. Invece, nelle successive menzioni dello stesso referente non occorre fornire tutta l’informazione, la quale, essendo nota, ossia Data, può essere richiamata in forma abbreviata oppure presupposta (Lombardi Vallauri 2009: 64). In effetti, esiste una relazione fra il Dato e il Presupposto, ma più che trattarsi di un’affinità di sostanza si tratta di una tendenza a essere rappresentati dallo stesso materiale linguistico (Lombardi Vallauri 2009: 85). La nozione binaria Dato / Nuovo riguarda lo stato di attivazione dell’informazione nella mente del ricevente, pertanto è una categoria psicologica (Lombardi Vallauri 2009: 69). Durante il discorso, un concetto può trovarsi in tre diversi stati di attivazione in base alla sua presenza nella memoria a breve termine (MBT) dei partecipanti alla comunicazione, e in particolare del ricevente (Lombardi Vallauri 2009: 67). Gli stati di attivazione di un concetto nella memoria sono: (i) Attivo, se è in funzione prominente nella coscienza, oggetto di focus e di attenzione proprio in quel momento; (ii) Semiattivo, se è presente nella coscienza periferica, sullo sfondo, senza che vi si stia concentrando l’attenzione in quel momento; (iii) Inattivo, se è assente dalla coscienza del ricevente, o perché ignoto o perché conservato nella memoria a lungo termine (MLT) ma non nella MBT (Idem). Da questa

tripartizione deriva che l’informazione Attiva è Data, quella Inattiva è Nuova, infine, l’informazione Semiattiva è accessibile. Un concetto può diventare accessibile in due modi: (i) per disattivazione, ossia un concetto che è stato oggetto di focus, se per un po’ non viene menzionato, passa attraverso un breve momento di presenza senza attenzione, in cui è appunto Semiattivo o accessibile, prima di uscire dalla MBT; (ii) per evocazione entro uno schema, cioè entro un corredo di associazioni mentali collegate a un ente principale che è stato attivato (Lombardi Vallauri 2009: 68).

In base alla presenza nella memoria a breve o a lungo termine, la differenza tra l’informazione Data e l’informazione Presupposta è che la presupposizione non ha nulla a che vedere con l’attiva- zione o meno nella MBT, ma solo con la sua presenza nella MLT, cioè nella cosiddetta conoscenza condivisa dagli interlocutori (Lombardi Vallauri 2009: 82). La frequente sovrapposizione tra le no- zioni di Dato e Presupposto, da una parte, e Nuovo e Asserto, dall’altra, non significa che una stessa porzione di informazione non possa essere anche Nuova e Presupposta oppure Data e Asserita. Si osservino i seguenti enunciati, ciascuno dei quali è preceduto da un’indicazione contestuale, senza la quale le nozioni di Dato e Nuovo non avrebbero alcun valore (Lombardi Vallauri 2009: 90). Nel caso di (5), la subordinata temporale in apertura codifica informazione Data, in quanto presente nel conte- sto e nella MBT, e Presupposta, dato che presuppone l’informazione implicita “io mangio pesce”, escludendo, pur senza asserirlo, la possibilità, fra le altre, che l’emittente sia vegetariano oppure al- lergico a tale alimento; la proposizione principale, invece, costituisce un’Asserzione che codifica in- formazione Nuova. Diversamente, nel caso dell’esempio (6), la proposizione principale codifica, cioè Asserisce, un concetto già presente nel contesto, quindi Dato, mentre è la subordinata temporale a veicolare informazione Nuova e Presupposta al contempo:

(5) [contesto: cosa consigli con il pesce?]

Quando mangio pesce [D; P], bevo vino bianco [N; A]. (6) [contesto: vuoi un bicchiere di vino rosso?]

No, grazie. Bevo vino rosso [A; D] quando mangio carne [P; N].

Da un punto di vista intonativo, la prominenza tende a cadere sul materiale linguistico più rilevante, ossia su quello che codifica informazione Nuova (Lombardi Vallauri 2009: 65). Sotto l’aspetto distri- buzionale, invece, l’informazione Data, per sua natura anaforica, tende a comparire a sinistra nell’enunciato, fungendo da aggancio semantico tra il cotesto precedente e il Nuovo che sta per essere introdotto (Lombardi Vallauri 2009: 66). In altre parole, l’ordine prevalente, o non marcato, è Dato- Nuovo: ciò che è psicologicamente Nuovo tende a essere codificato linguisticamente a destra, sotto prominenza intonativa e mediante sintagmi pieni, mentre ciò che è psicologicamente Dato tende a stare linguisticamente a sinistra, senza prominenza intonativa e può, inoltre, essere oggetto di ellissi.

Tuttavia, non bisogna confondere la nozione psicologica di informazione Data / Nuova con il mate- riale linguistico in cui tende a comparire, rappresentato dal binomio Topic / Comment38. Infatti, Dato

e Nuovo fanno riferimento ai contenuti dell’enunciato, mentre Topic e Comment si riferiscono al materiale linguistico che esprime tali contenuti. Un contenuto può risiedere nella memoria, e in essa essere più o meno Attivo, mentre il materiale linguistico che lo esprime risiede nei suoni o nei segni, ma non nella memoria (Lombardi Vallauri 2009: 90). Oltre al binomio Topic / Comment, un altro concetto pertinente nell’organizzazione informativa del materiale linguistico dell’enunciato riguarda il Focus (o Fuoco) Informativo39, vale a dire, la parte informativamente più rilevante, quella che

realizza lo scopo informativo dell’enunciato veicolandone la forza illocutiva, e la cui posizione non marcata, in base al dinamismo comunicativo degli enunciati, è a destra (principio dell’end-Focus):

Come punto informativamente prominente dell’enunciato, il focus è manifestazione del dinamismo co- municativo degli enunciati. […] Il dinamismo comunicativo va da un grado minimo nella porzione di frase detta tema, o topic, ad un grado massimo nella porzione detta rema, o comment. Il focus intonativo dell’enunciato coincide con il punto della frase portante il massimo grado di dinamismo comunicativo. (Andorno 2000: 22)

Il Topic corrisponde al soggetto psicologico, ossia a ciò di cui si parla e intorno a cui verte la comunicazione, mentre il Comment è il predicato psicologico, vale a dire, ciò che si dice intorno a ciò di cui si parla (Krifka 2007: 40). Da questo deriva che il Comment presuppone il Topic. Relativa- mente al rapporto fra Topic, Comment e CG (common ground): «the topic constituent identifies the entity or set of entities under which the information expressed in the comment constituent should be stored in the CG content» (Krifka 2007: 41). Per questo, il rapporto fra Topic e Comment, così come la natura del processo di immagazzinamento dell’informazione (information storage), è una questione di «aboutness» referenziale (Idem). In base alla concezione della dinamica discorsiva come il risultato di risposte a possibili domande (Ducrot 1972: 90; cfr. supra), il Topic è ciò su cui vertono le domande che condizionano lo sviluppo del discorso, mentre il Comment rappresenta le risposte a tali domande (Portolés 2010: 285). Inoltre, i concetti di Topic e Comment risultano particolarmente utili per spie- gare il comportamento delle particelle discorsive: alcune, infatti, collegano segmenti del discorso che costituiscono risposte alla stessa domanda, vale a dire, sono commenti a uno stesso Topic (tipicamente: particelle additive; § 2.3); altre, invece, convocano un nuovo Topic (tipicamente: particelle disgiun-

38 Mentre sui referenti delle categorie di Presupposto / Asserto e Dato / Nuovo esiste un tendenziale consenso fra gli studiosi, non si può dire lo stesso per la coppia di valori Topic / Comment. A grandi linee, e con diverse eccezioni (ad esempio, Andorno 2000; Ferrari et al. 2008; Ferrari 2012), possiamo dire che in ambito anglosassone si preferisce il ricorso ai termini Topic / Comment o Focus, mentre nelle lingue romanze si tende a preferire la coppia terminologica di origine classica Tema / Rema (Serianni 2003; Lombardi Vallauri 2007 e 2009; Borreguero 2006; GRAE 2009). Si riscon- trano altresì casi di ricorso a terminologia mista: Tema / Comentario (Zubizarreta 1999). Nel presente lavoro ci atteniamo alla terminologia di Ferrari et al. (2008), adottando quindi i referenti Topic, Comment e Focus (o Fuoco) Informativo. 39 Alcuni studiosi (Lombardi Vallauri 2009: 88) assimilano il concetto di Focus Informativo al Rema dell’enunciato; altri (GRAE 2009: 2972; Portolés 2010: 294) considerano il Focus un tipo particolare di Comment (o Rema).

tive); altre ancora sembrano indifferenti alla ripetizione o variazione di Topic e sono, invece, spiega- bili in base al concetto di Focus (tipicamente: avverbi focalizzanti; § 2.3) (Portolés 2010: 291-295).

La nozione di Focus (o Fuoco) informativo emerge nell’analisi linguistica dall’osservazione di fenomeni di natura prosodica e sintattica legati al valore informativo della frase (Andorno 2000: 21). Da entità fonica il Focus si è, quindi, progressivamente configurato come entità informativa. Le ca- ratteristiche del Focus sono: (i) è contrassegnato da un picco intonativo; (ii) costituisce il punto mag- giormente informativo della frase; (iii) la sua informatività è legata alla non inferibilità dell’elemento focalizzato a partire dal contesto (Idem). Relativamente alla genesi del termine, esso trarrebbe origine da un’analogia tra la segmentazione della struttura informativa della frase e le caratteristiche di una macchina fotografica (GRAE 2009: 2971). In altre parole, il ricorso al concetto di “Fuoco” in linguis- tica deriverebbe da una metafora ottica (o fotografica): «[s]egún estas analogías, las funciones infor- mativas proporcionan los resultados de enfocar las partes de un mensaje desde determinados ángulos» (GRAE 2009: 2972). Dato che il Focus costituisce il segmento più informativo della frase – ossia, per rimanere nella metafora ottica: il segmento “messo a fuoco” – esso è spesso Nuovo, tuttavia può anche essere Dato; in ogni caso, anche se il costituente in Focus non è Nuovo, a essere Nuova è: «la sua inserzione nella determinata configurazione attanziale espressa dalla proposizione» (Andorno 2000: 25).

Il Focus può ricadere sia sul Topic, specie nel caso di Topic contrastivi e nel costrutto marcato della frase scissa (§2.1.3), sia, più tipicamente, sul Comment. La caratteristica intrinseca del Focus consiste nell’indicare la presenza di alternative per l’interpretazione dell’espressione linguistica, per- tanto, i diversi sottotipi di Focus rappresentano tutti delle varietà di questa idea soggiacente, vale a