• Non ci sono risultati.

Costrutti sintattici di messa in evidenza in italiano e in spagnolo

2. La segmentazione pragmatica del testo

2.1. Le particelle discorsive: significato pragmatico e sintassi del discorso

2.1.3 Costrutti sintattici di messa in evidenza in italiano e in spagnolo

Uno strumento formale a disposizione delle lingue per attribuire un particolare rilievo informativo a un costituente della frase, senza con ciò alterare il contenuto proposizionale, è dato dai costrutti sintattici di messa in evidenza, altresì denominati “frasi marcate”. In ambito linguistico, si considera marcato: «l’elemento di una relazione di opposizione provvisto di una marca che lo contraddistingue rispetto alla sua manifestazione considerata, per motivi qualitativi e/o quantitativi, come basica» (Fer- rari 2012: 17). Lo studio dei fenomeni di marcatezza linguistica e della loro manifestazione nelle diverse lingue è cruciale in una prospettiva traduttiva per assicurare, nella resa interlinguistica, una corrispondenza funzionale tra significato, scelta e marcatezza (Baker 2011: 141):

Meaning, choice and markedness are interrelated concepts. A linguistic element carries meaning to the ex- tent that it is selected. Meaning is closely associated with choice, so that the more obligatory an element, the less marked it will be and the weaker will be its meaning. […] The less expected a choice, the more marked it is and the more meaning it carries; the more expected, the less marked it is and the less signifi- cance it will have. (Baker 2011: 141)

Le frasi marcate sono entità di natura sintattica che presentano un ordine dei costituenti maggiori, vale a dire quelli che formano il suo nucleo sintattico, diverso dall’opzione basica o di default, che in italiano corrisponde all’ordine SVO (Ferrari 2012: 17). A differenza dell’italiano, invece, la lingua spagnola ammette sia l’ordine SVO sia l’ordine VSO come costrutti non marcati (Zubizarreta 1999:

4217). Secondo Zubizarreta (1999: 4234), la sequenza VSO non sarebbe invece ammissibile in ita- liano. Cionondimeno, parlare di impossibilità – per una lingua dall’ordine dei costituenti non rigido, come l’italiano – può essere fuorviante. Per questo concordiamo con Benincà, Salvi e Frison (1991: 155) e con Ferrari (2012: 45) che inseriscono, tra i costrutti marcati dell’italiano, anche le frasi con soggetto posposto al verbo. L’anteposizione del verbo rispetto al soggetto è più frequentemente cor- relata con la presenza di un complemento indiretto (Ferrari 2012: 45), tuttavia, alcuni fattori rendono l’ordine VSO del tutto accettabile, per esempio: quando l’oggetto è un pronome clitico e, da una prospettiva informativa, quando il soggetto è in posizione focale (Ferrari 2012: 46). Rispetto all’or- dine VSO, ci limitiamo dunque a osservare una distanza in termini di marcatezza fra le due lingue: l’ordine VSO appartiene allo spagnolo standard, mentre la sua manifestazione in italiano è marcata e vi si ricorre, ad esempio, per esprimere un soggetto contrastivo. Infine, relativamente all’ordine VOS, possibile in entrambe le lingue come costrutto marcato e con enfasi intonativa sul soggetto, è più frequente in spagnolo, mentre: «en italiano es relativamente marginal, a menos que se cliticice el objeto o que el sujeto sea prosódicamente más pesado que el objeto» (Zubizarreta 1999: 4234).

La proprietà della marcatezza linguistica non si limita, tuttavia, al livello di analisi sintattico ma è applicabile anche agli altri livelli: fonologico, morfologico, semantico e pragmatico. La differenza principale tra la marcatezza sintattica e quella pragmatica è che questa viene generalmente stabilita su base intuitiva, mentre quella sintattica: «deve rifarsi alle analisi linguistiche, e deve quindi, almeno in linea di principio, essere considerata non stabilita in modo definitivo, in quanto può essere corretta col progredire della ricerca» (Benincà, Salvi e Frison 1991: 129). A proposito della relatività diacro- nica del concetto di marcatezza, Ferrari (2012: 70) osserva che, da circa mezzo secolo a questa parte, «da quando cioè l’italiano è diventato davvero la lingua di tutti» tante strutture morfosintattiche non canoniche40, che il modello letterario di riferimento aveva tradizionalmente confinato al parlato, sono

diventate la norma in alcuni generi di scrittura settoriale, ad esempio, nei quotidiani e nella saggistica divulgativa: «questa norma di fatto non può non riverberarsi nella norma esplicita proposta dai ma- nuali di grammatica: una registrazione lenta ed esitante, perché le grammatiche, per la loro stessa natura tipologica, sono obbligate a mantenere lo sguardo rivolto verso il passato» (Idem).

Dato che la marcatezza di un fenomeno linguistico è un concetto relativo che dipende dalla di- stanza rispetto alla sua manifestazione considerata normale, o canonica, non è possibile escludere l’esistenza di mutamenti strutturali in fieri nella frase canonica in italiano (Ferrari 2012: 102). Infatti,

40 A questo nuovo insieme di configurazioni appartengono, a un livello di analisi morfologico, la generalizzazione dei soggetti “lui” e “lei” a discapito di “egli”, “ella” ed “esso”, così come la sostituzione del dativo plurale “loro” con la variante tradizionalmente solo singolare “gli”, o ancora, l’uso dell’indicativo al posto del congiuntivo dopo i verbi di pensiero o nella protasi del costrutto condizionale dell’irrealtà (Ferrari 2012: 71). Al livello sintattico, invece, apparten- gono le strutture marcate, caratterizzate da ridondanza e spezzatura morfosintattica: la dislocazione a destra, la disloca- zione a sinistra e le frasi scisse. Lo stigma delle grammatiche normative nei confronti delle strutture marcate sarebbe da ascrivere a una sorta di elitismo linguistico; infatti, tali strutture sintattiche nella lingua sono sempre esistite, tuttavia sono state marginalizzate «da una tradizione grammaticale e più complessivamente intellettuale» che non le considerava idonee a comparire «nella bella scrittura» (Ferrari 2012: 72).

pur essendo una disciplina in sé sincronica, la tipologia linguistica considera che anche i tipi lingui- stici possano mutare e che si possano, pertanto, avere degli stadi tipologici intermedi. D’altronde, è proprio quello che è accaduto nel passaggio dal latino alle lingue romanze, quando la struttura SOV del latino classico ha ceduto il posto all’ordine SVO delle lingue romanze. La diffusione sempre maggiore delle strutture sintattiche marcate e l’osservazione del cambiamento di alcuni tratti formali, primo fra tutti il contorno intonativo, hanno dato origine all’ipotesi secondo cui la lingua italiana starebbe muovendo verso un ordine dei costituenti più libero:

sia l’intonazione sia l’analisi informativa parrebbero sostenere l’idea del mantenimento della marcatezza per la dislocazione a sinistra e di un cammino della dislocazione a destra verso la non marcatezza. Un’idea che dovrebbe però fare i conti con un dato quantitativo significativo: in italiano, la dislocazione a destra sembra nettamente meno diffusa della dislocazione a sinistra. (Ferrari 2012: 107)

L’ampia libertà distribuzionale dei costituenti della frase in italiano è senz’altro connessa a fattori di natura morfologica: la ricchezza della flessione personale del verbo, che permette di risalire al soggetto anche quando non precede immediatamente il verbo, e il ricco paradigma di pronomi clitici, che rendono trasparenti le relazioni tra il verbo e i suoi complementi (Ferrari 2012: 40). Per quanto concerne la lingua spagnola, la sua morfologia verbale ha un funzionamento analogo a quella dell’ita- liano, mentre differisce sostanzialmente per la carenza dei pronomi clitici con valore genitivo (italiano: “ne”) e locativo (italiano: “ci”) (Zubizarreta 1999: 4223). L’assenza di queste tipologie di clitico in spagnolo ha come conseguenza una minore trasparenza, rispetto all’italiano, dei costrutti marcati che emarginino, a sinistra o a destra, un oggetto diretto o un complemento di luogo.

In base ai parametri sintattici, le frasi marcate dell’italiano sono classificabili in quattro macroca- tegorie: (i) le frasi con soggetto posposto al verbo; (ii) le frasi con costituente spostato a sinistra; (iii) le frasi con costituente spostato a destra; (iv) le frasi con scissione sintattica (Ferrari 2012: 41). La lingua spagnola, invece, ammette soltanto le ultime tre categorie, dato che, come si è visto (cfr. supra), il costrutto sintattico con il verbo anteposto al soggetto non costituisce una struttura marcata, bensì canonica dello spagnolo (Zubizarreta 1999: 4217). Le diverse strutture sintattiche, oltre a veicolare specifici valori informativi, proiettano anche particolari proprietà intonative, le quali non presentano differenze significative tra le due lingue. Infatti, sia la «focalizzazione a sinistra» (Ferrari 2012: 52; «topicalizzazione» per Benincà, Salvi e Frison 1991: 149) dell’italiano sia la corrispondente «ante- posición focal» (GRAE 2009: 2987; «foco antepuesto» per Zubizarreta 1999: 4239) dello spagnolo esigono enfasi intonativa sul costituente dislocato, pena l’agrammaticalità dell’enunciato. Inoltre, né in italiano né in spagnolo è possibile una dislocazione a destra con enfasi sul costituente dislocato, il quale ha necessariamente una realizzazione fonologica de-enfatica (Ferrari 2012: 55). La simmetria tra le due lingue sarebbe, inoltre, motivata dal fatto che la dislocazione a destra in spagnolo è consi- derata un calco dell’italiano, o del catalano, e il cui uso sarebbe marginale (GRAE 2009: 2975; cfr.

frase, essa può coincidere con una soluzione di continuità fonologica oppure no (Ferrari 2012: 42; Zubizarreta 1999: 4228), mentre l’elemento emarginato a destra presenta sempre una soluzione di continuità intonativa (Ferrari 2012: 55; cfr. infra). Nella scrittura, queste due possibilità intonative sono esplicitate attraverso l’eventuale inserzione di una virgola nello spazio di frontiera tra l’elemento dislocato e la proposizione principale (Ferrari 2012: 42).

La produttività comunicativa delle frasi marcate, e in particolare della frase scissa (cfr. infra), sta nella loro «naturaleza discursiva», vale a dire, nel fatto che la loro struttura corrisponde esplicitamente al modo in cui l’informazione progredisce nel discorso (Moreno Cabrera 1999: 4296). Infatti, i co- strutti marcati permettono un’elaborazione del contenuto dell’enunciato per blocchi ben riconoscibili da un punto di vista semantico, facilitando in tal modo sia l’interpretazione del contenuto informativo dell’enunciato sia la possibilità di cambiare il microprogetto linguistico in fieri:

per il loro spezzettamento e la loro trasparenza informativa, le frasi marcate da una parte permettono una costruzione testuale a piccoli passi, più facilmente aperta al cambiamento di microprogetto linguistico, e dall’altra facilitano il compito interpretativo del ricevente, che si confronta con piccole quantità di con- tenuto semantico alla volta, chiaramente definite da un punto di vista informativo. (Ferrari 2012: 82)

Le frasi sintatticamente marcate collaborano al mantenimento della coesione testuale e, dal punto di vista della distribuzione dell’informazione, hanno luogo tipicamente: (i) quando il Topic non coincide con il soggetto sintattico, ma con un costituente a cui spetterebbe una posizione postverbale, caratte- risticamente non topicale; (ii) quando al Topic si intende conferire una particolare salienza, ad esem- pio per marcare un contrasto o un collegamento anaforico; oppure (iii) per sottrarre un elemento dalla posizione naturalmente focale alla fine dell’enunciato, lasciandola libera per un costituente diverso, dotato di maggiore dinamismo comunicativo (Ferrari et al. 2008: 214; Zubizarreta 1999: 4234). Dal punto di vista funzionale, rispetto alla struttura non marcata, i costrutti dislocati impongono una pro- spettiva comunicativa marcata, in base alla quale: «il tema [o topic] non è più il soggetto agente ma l’oggetto paziente» (Prandi 2015: 30). Esiste, inoltre, una correlazione tra la funzione pragmatica svolta e la posizione occupata all’interno della frase: «[p]or lo general, las expresiones subjetivas suelen aparecer en PI [periferia izquierda], a diferencia de las intersubjetivas, ubicadas en PD [peri- feria derecha]» (Pons e Salameh Jiménez 2015: 84).

La casistica delle clausole marcate a sinistra in italiano comprende quattro tipologie di costrutti: «dislocazione a sinistra»; «anteposizione sintattica» (o «anteposizione anaforica» per Benincà, Salvi e Frison 1991: 155); «focalizzazione a sinistra» (o «topicalizzazione» per Benincà, Salvi e Frison 1991: 149) e «tema sospeso» (Ferrari et al. 2008: 211-213). Le grammatiche recenti della lingua spagnola (Zubizarreta 1999; GRAE 2009), invece, riportano soltanto due tipologie di costrutti marcati a sinistra: «dislocación a la izquierda» e «anteposición focal» (o «foco antepuesto»). L’assenza dell’«anteposizione sintattica» (o «anteposizione anaforica») è facilmente spiegabile dal momento che la struttura VSO in spagnolo non costituisce un costrutto marcato (Zubizarreta 1999: 4217; cfr.

supra). Diversamente, l’assenza del «tema sospeso» dalle grammatiche della lingua spagnola è da

ascrivere, probabilmente, a una maggiore normatività di queste rispetto alle grammatiche dell’italiano; normatività di cui è indicativa l’assenza, per la lingua italiana, di un’accademia normativa equivalente alla Real Academia Española. Infatti, il costrutto del «tema sospeso» si ha quando: «l’elemento col- locato a sinistra della clausola perde gli indicatori della sua funzione sintattica» e la ripresa attraverso una forma pronominale è opzionale (Ferrari et al. 2008: 213). Ne deriva, pertanto, una natura intrin- secamente anacolutica, che sfocia in un carattere sintatticamente irrelato, facendone una configura- zione sintattica poco idonea allo scritto controllato e più propria, invece, del parlato informale o dello scritto che voglia riprodurre verosimilmente le forme colloquiali. In breve, gli unici costrutti marcati a sinistra riportati sia dalle grammatiche dell’italiano sia da quelle dello spagnolo, sono la disloca- zione a sinistra (dislocación a la izquierda) e la focalizzazione a sinistra (anteposición focal).

Nella «dislocazione a sinistra» uno o più complementi del verbo, tipicamente topicali, sono spo- stati a sinistra nella frase; inoltre, mantengono gli indicatori della funzione sintattica, ossia la prepo- sizione segnacaso, e mostrano la loro connessione con il resto della frase attraverso un pronome cli- tico di ripresa nel cotesto di destra (Ferrari et al. 2008: 211). Se il mantenimento della preposizione, ove presente, è un tratto comune alle due lingue, la ripresa pronominale mediante un clitico, come si è visto (cfr. supra), è possibile in italiano, ma non sempre in spagnolo. Per questo motivo, l’antepo- sizione di un oggetto indiretto, grazie al mantenimento della preposizione, risulta trasparente anche in spagnolo (11a), nonostante l’assenza del clitico di ripresa, presente solo nella versione in italiano (11b). Diversamente, se a essere anteposto è un oggetto diretto, la frase spagnola (12a) risulta meno trasparente di quella italiana (12b), in cui la ripresa pronominale favorisce un’interpretazione più univoca. Alla maggiore ambiguità morfosintattica della dislocazione a sinistra in spagnolo è da ascri- vere, probabilmente, il confinamento di questa alla varietà orale (GRAE 2009: 2964), mentre in ita- liano è sempre più attestata anche nella lingua scritta (Ferrari 2012: 107):

(11a) Al mercado, Laura va todos los días (11b) Al mercato, Laura ci va tutti i giorni (12a) #Manzanas, come todos los días (12b) Mele, ne mangia tutti i giorni

Dal punto di vista informativo, la frase dislocata a sinistra segnala in modo trasparente il Topic dell’enunciato intorno al quale verte la predicazione. Nello scritto, essa serve a segnalare in modo trasparente il tipo di progressione topicale in fieri (Ferrari 2012: 93). D’altra pare, si tratta – proprio come la focalizzazione trasparente della frase scissa (cfr. infra) – di un procedimento tipico della comunicazione orale, in cui è naturale evocare dapprima ciò di cui si parla (Topic) e, soltanto in un secondo momento, ciò che si vuole comunicare intorno a esso (Comment). In tal modo, all’interlocu- tore diventa immediatamente chiaro a quale referente agganciare l’informazione che sta per ricevere.

Nella seconda tipologia di frase marcata a sinistra, la «focalizzazione a sinistra» (anteposición

ma, a differenza di questa, non è ripreso da un elemento pronominale connesso al verbo (Ferrari et al. 2008: 213). L’assenza di ripresa pronominale include anche gli eventuali clitici accusativi, pertanto, la distinzione fra dislocazione e focalizzazione a sinistra è pertinente anche per la lingua spagnola, la quale è priva unicamente dei clitici genitivi e locativi (Zubizarreta 1999: 4240; GRAE 2009: 2988). Un’ulteriore restrizione sul piano sintattico, comune a entrambe le lingue, riguarda la necessaria po- sposizione del soggetto rispetto al verbo41, specie nei casi in cui a essere focalizzato è un oggetto

diretto (Ferrari 2012: 53; Zubizarreta 1999: 4241; GRAE 2009: 2988). Inoltre, la focalizzazione è incompatibile con ogni costruzione che preveda la costituzione di un altro focus, quindi, con la frase scissa (cfr. infra) e con l’inserimento di avverbi focalizzanti (§ 2.3) ove uniti a un costituente diverso da quello focalizzato (Benincà, Salvi e Frison 1991: 150; Ferrari 2012: 53). La posposizione del sog- getto si spiega sulla base della preferibile contiguità fra l’elemento focalizzato e il verbo della frase (Zubizarreta 1999: 4241). Oltre alle differenze sul piano sintattico, la focalizzazione differisce dalla dislocazione anche sul piano prosodico. Infatti, all’elemento focalizzato a sinistra è associata obbli- gatoriamente una pronuncia enfatica, sia in italiano (Benincà, Salvi e Frison 1991: 150; Ferrari et al. 2008: 213) che in spagnolo (Zubizarreta 1999: 4239). Dal momento che questo tipo di costrutto con- voca necessariamente l’intonazione come fattore differenziale, esso è raro nello scritto (Ferrari 2012: 54). Sul piano informativo, invece, l’obiettivo della costruzione non è la marcatura di un Topic, come nel caso della dislocazione, bensì la marcatura di un Focus, come nella frase scissa (Ferrari et al. 2008: 213; Zubizarreta 1999: 4242; GRAE 2009: 2987). D’altronde, oltre all’intonazione, è proprio la marca dell’assenza di ripresa pronominale a distinguere la focalizzazione (13), in cui l’elemento anteposto costituisce il Focus, in questo caso topicale, dalla dislocazione a sinistra (14), in cui l’ele- mento anteposto è un Topic, mentre il Focus ricade sul Comment posto, in base al principio dell’end-

Focus, a ridosso del predicato e a destra nell’enunciato:

(13a) EL COCHE vendería yo (no vendería otra cosa)

(13b) LA MACCHINA venderei (io) (non venderei altro)

(14a) El coche, yo lo vendería (venderlo, no hacer otra cosa)

(14b) La macchina, io la venderei (venderla, non fare altro)

Per quanto riguarda la marcatezza sintattica che si realizza all’altra estremità dell’enunciato, nella frase dislocata a destra uno dei costituenti è spostato a destra ed è facoltativamente anticipato da un pronome clitico (Ferrari 2012: 54). Dal punto di vista intonativo, la frase marcata a destra presenta una netta soluzione di continuità fra il cotesto di sinistra e l’elemento dislocato a destra, il quale ha la caratteristica di essere realizzato in modo marcatamente de-enfatico (Ferrari 2012: 55). Nello scritto, tale frattura intonativa è resa con l’inserimento, tra la frase e l’elemento emarginato de-enfatico, di

41 Nello spagnolo andino e in quello caraibico, invece, si registrano occasionalmente casi di soggetti preverbali nelle costruzioni focalizzate a sinistra (GRAE 2009: 2988).

una virgola che, fra l’altro, costituisce l’unico indizio per distinguere la dislocazione a destra del soggetto o dell’oggetto dalla frase non marcata, quando questo non sia preceduto da un pronome clitico. Dal punto di vista informativo, la frase dislocata a destra marca la sussidiarietà illocutiva dell’elemento estratto, tipicamente interpretato come Topic Dato (§ 2.1.2) e che, pertanto, è collocato sullo sfondo informativo dell’enunciato così da mettere in rilievo un elemento precedente, di norma Nuovo, in posizione di Focus (Ferrari et al. 2008: 220). Intorno a questa tipologia di frase marcata si registrano le differenze più macroscopiche tra lo spagnolo e l’italiano. Infatti, se in italiano tale co- strutto starebbe addirittura muovendo verso una configurazione di non marcatezza sintattica (Ferrari 2012: 107; cfr. supra), le grammatiche della lingua spagnola ne indicano l’esistenza soltanto per se- gnalare che esso costituisce un calco dell’italiano o del catalano e che, in generale, nella lingua spa- gnola i casi di Topic a destra sono rari (GRAE 2009: 2975) e confinati alla varietà colloquiale della lingua (GREIT 2015: 1292). Anche in questo caso, come per la dislocazione a sinistra (cfr. supra), sono probabilmente le differenze morfosintattiche tra le due lingue e, più precisamente, la maggiore ricchezza del paradigma dei pronomi clitici dell’italiano, a decretare la normalizzazione di tale co- strutto in italiano (15b) e la poca accettabilità dello stesso in lingua spagnola (15a). In altri casi in cui, come in (16), non sussistono differenze formali, a costituire il discrimine per l’accettabilità del co- strutto intervengono fattori legati all’uso e alla disponibilità, da parte dei parlanti, ad accettare l’emar- ginazione a destra del Topic di enunciato:

(15a) #He leído muchos, libros

(16a) Marta los compra en la estación, los periódicos

(15b) Ne ho letti molti, di libri

(16b) Marta li compra alla stazione, i giornali

L’ultima tipologia di costrutto sintatticamente marcato è costituita dalle cosiddette «frasi scisse» (Ferrari et al. 2008: 224). In spagnolo, ci si riferisce a tali costrutti mediante diverse locuzioni, di cui «perífrasis de relativo» (Moreno Cabrera 1999: 4248) e «copulativas enfáticas» (GRAE 2009: 3020; GREIT 2015: 1299) costituiscono le etichette maggiormente attestate nelle grammatiche recenti della lingua spagnola42. Le frasi scisse sono configurazioni sintattiche complesse che, in italiano, sono

formate da una reggente copulativa priva di soggetto seguita da una subordinata esplicita introdotta da “che”, oppure da una subordinata implicita introdotta da “a”, realizzabile solo quando l’elemento scisso coincide con il soggetto della subordinata (Ferrari et al. 2008: 224). Per quanto riguarda lo spagnolo, invece, la proposizione subordinata nelle perífrasis de relativo può essere introdotta da un gran numero di pronomi relativi (lo que, quien, donde, cuando, con quien ecc.), la cui scelta dipende

42 Moreno Cabrera (1999: 4248) osserva che il primo grammatico spagnolo a studiare tali costrutti, denominandoli «fór- mulas perífrasticas de relativo», è stato Fernández Ramírez (1951) e che altre locuzioni attestate nelle grammatiche della lingua spagnola sono: «estructuras ecuacionales» (Alarcos 1980) e «oraciones hendidas (o escindidas)» (D’Introno 1979). Di tale proliferazione nomenclatoria ne è un chiaro esempio la GDLE (1999) in cui tali costrutti sono chiamati talvolta «perífrasis de relativo» (Moreno Cabrera 1999: 4245-4301) e talaltra «oraciones escindidas» (Zubizarreta 1999: 4242).

dalle specificità semantiche della proposizione in questione, tuttavia, a differenza dell’italiano, la su- bordinata non può mai essere un’implicita introdotta dalla preposizione “a” (Zubizarreta 1999: 4242). Le proprietà interpretative e di distribuzione dell’informazione Nuova e Data nelle frasi scisse sono pressoché identiche a quelle del costrutto focalizzato a sinistra. Ciononostante, esistono maggiori restrizioni per le frasi scisse: in qualsiasi contesto in cui risulti appropriata una frase scissa è possibile ricorrere a una focalizzazione a sinistra, ma non viceversa (Benincà, Salvi e Frison 1991: 210). Inoltre, non è possibile inserire nel costituente scisso un elemento linguistico che implichi un paradigma di alternative aperto, come nel caso degli avverbi focalizzanti dello spagnolo también e incluso e degli equivalenti in italiano anche e persino (§ 2.3; § 3.3; § 3.4), poiché essi implicano che altre entità linguistiche, oltre a quelle denotate dal sintagma introdotto dall’avverbio, partecipino all’azione ri- portata (Moreno Cabrera 1999: 4275). L’apertura di un paradigma di possibilità da parte di questi avverbi, infatti, è in contraddizione semantica con l’unicità imposta dal costrutto della frase scissa.

La caratteristica fondamentale delle frasi scisse è quella di combinare una bipartizione sintattica, che si manifesta appunto con l’articolazione in una principale copulativa e in una subordinata – espli- cita o implicita, in italiano, solo esplicita in spagnolo – dotata di una semantica monoproposizionale,