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Dopo aver introdotto i tre affetti primitivi, Spinoza dedica le pagine centrali della terza parte dell’​Etica​ per spiegare i legami che l’essere umano può cogliere tra i vari moti dell’animo. Il filosofo olandese ha poi riservato le ultime pagine della medesima sezione alla descrizione delle singole affezioni.

Lo studioso francese Pierre-Francois Moreau afferma che nell’9 ​Etica​ si possono

distinguere due gruppi di affetti. Il primo di questi indica una categoria che non si distanzia dalle dottrine classiche, poiché deriva da una rielaborazione delle relazioni tradizionali: i meccanismi di associazione, il temporalismo e il meccanismo di identificazione. Mentre il secondo gruppo di affetti ha una portata innovativa ed è identificata con la categoria dell’imitazione.

Associazione

Se la mente è stata una volta simultaneamente colpita da due moti dell’animo, quando in seguito sarà colpita da uno dei due, sarà colpita anche dall’altro.

Et III prop XIV

La prima relazione fra due o più moti dell’animo che il filosofo olandese decide di descrivere è la concatenazione degli affetti. Spinoza, infatti, ha notato che quando due moti dell’animo colgono nello stesso momento la mente; quest’ultima, quando sarà colta di nuovo da uno dei due, sarà colpita anche dall’altro.

La prima considerazione mira a chiarire che l’associazione degli affetti formata in tal modo non corrisponde ad alcun dato di natura. Vale a dire che questo legame è creato dalla mente umana, non c’è nulla che suggerisce una corrispondenza fra l’essenza di

questi affetti. E’ stato già chiarito che la conoscenza che deriva dall’immaginazione non è universale, ovvero essa risponde soltanto al singolo individuo e pertanto le idee che ne scaturiscono sono confuse e inadeguate.

La seconda considerazione richiama il fenomeno della memoria. Quest’ultima, nella seconda parte dell’​Etica​, è stata descritta da Spinoza come un fenomeno cognitivo, ed è qui citata dallo stesso filosofo perché la concatenazione degli affetti ne rappresenta il risvolto emotivo. Siamo nel campo dell’immaginazione, poiché la memoria associa idee e immagini della mente sulla base di una conoscenza parziale e inadeguata: i criteri associativi utilizzati dalla memoria sono individuali, non rispondo a criteri universali.

Si è così dimostrato che in qualunque caso le associazioni dei moti dell’animo hanno origine nella mancanza di conoscenza della causa adeguata delle affezioni che

colpiscono l’individuo.

Qualunque cosa può essere accidentalmente causa di gioia, di tristezza, o di desiderio. Et III prop XV

Questa proposizione giustifica quanto fin qui affermato: la concatenazione degli affetti ha un’origine immaginativa, non è un legame che si fonda sulla ricostruzione delle cause adeguate. Spinoza specifica che mentre il primo moto dell’animo da cui la mente viene colpita ha una causa efficiente, l’altro ha una causa accidentale. Questo implica che è razionalmente giustificabile la presenza del primo, mentre la presenza del secondo affetto è causata dalla memoria individuale.

A partire di qui intendiamo come ci possa accadere di amare oppure d’avere in odio certe cose senza che ce ne sia noto alcun motivo; ma soltanto (come suol dirsi) per simpatia e antipatia. E a ciò vanno ricondotti anche quegli oggetti che ci procurano gioia o tristezza solo perché hanno qualcosa di simile con oggetti che solitamente ci producono quegli stessi moti dell’animo, come mostrerò nella proposizione seguente. So bene che gli autori che per primi hanno introdotto questi termini di “simpatia” e “antipatia”, hanno voluto con essi designare certe qualità occulte delle cose; credo tuttavia che ci sia lecito intendere coi medesimi anche qualità note, ossia manifeste.

Et III prop XVI scolio

forze di attrazione occulta. Spinoza è mosso dall’intento di fornire una spiegazione razionale a questi due moti dell’animo, per questo motivo egli segue la scia del meccanicismo di Cartesio. Entrambi i filosofi, infatti, hanno sentito la necessità di fornire una risposta alle tesi avanzate a tal proposito dagli stoici e dai neoplatonici.

I primi hanno teorizzato l’esistenza di un’armonia fra tutte le cose, la quale sarebbe sancita dall’appartenenza ad un comune principio cosmico. Questo legame prende il nome di simpatia, ed è da questi considerato non spiegabile in maniera razionale. Un ulteriore obiettivo polemico è rappresentato dal filosofo rinascimentale Cardano, il quale aveva utilizzato la simpatia per dare una spiegazione a fenomeni apparentemente misteriosi ed occulti. Egli aveva considerato questo legame come una casualità

soprannaturale universale, la quale non è altro che un prodotto dell’unione cosmica che vige fra tutte le cose.

Preme sottolineare che dall’associazione degli affetti nascono la superstizione, i pregiudizi e la fluttuazione fra la paura e la speranza. La superstizione è un sistema di segni, che si costruisce partendo dalla credenza: quest’ultima è un tipo di conoscenza parziale e inadeguata. La credenza, infatti, si differenzia della vera scienza perché non studia la concatenazione delle cause, ma si basa sull’associazione accidentale di eventi e passioni. In altre parole la credenza non ricerca razionalmente la vera causa efficiente di un evento, ma si accontenta di fornirne una accidentale: da questa conoscenza

inadeguata e parziale nasce la superstizione.

Temporalità

L’uomo viene colpito con eguale moto di gioia e di tristezza dall’immagine di una cosa passata o futura, come dall’immagine di una cosa presente.

Et III prop XVIII

Quando il corpo è colpito da una cosa, questo la considera presente, fino a quando non v’è qualcosa che esclude l’esistenza del corpo esterno. Vale a dire che l’essere umano considera qualcosa come presente perché la immagina come tale.

La temporalità è una categoria peculiare del primo genere di conoscenza, dal momento che è l’immaginazione a percepire le cose nella loro contingenza. In altre parole l’immaginazione percepisce i corpi esterni all’interno dello svolgimento temporale: in questa condizione le cose sono di continuo turbate da altre immagini, quindi non si può acquisire una loro conoscenza chiara e distinta. Il tempo è ciò che misura le modificazioni, i mutamenti e le variazioni delle cose. D’altra parte, la passione non è altro che una modificazione dell’individuo, che si basa sull’azione degli agenti esterni: ne conviene che questa appartiene inevitabilmente al tempo, dunque

all’immaginazione.

Si sente ora il bisogno di accennare al ruolo della categoria del tempo nel secondo genere di conoscenza. Quest’ultima conosce le cose sotto l’aspetto dell’eternità, poichè l’uomo non è soltanto immaginazione, non vive soltanto nel tempo, ma possiede anche la ragione e partecipa dell’eternità. Quest’ultima è definita da Spinoza come assenza di tempo e segue una logica che non è concepibile all’interno dello svolgimento temporale.