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1 Hobbes e Spinoza: un incontro politico

Nella parte iniziale di questo lavoro si è accennato all’influenza del pensiero di Thomas Hobbes nell’opera di Baruch Spinoza. Si è dimostrato che l’incontro con il filosofo inglese ha scosso nel profondo le convinzioni di Spinoza. Una traccia

dell’ammirazione che quest’ultimo nutriva per lui è testimoniata dal ritrovamento di una copia del ​De Cive​ nella sua biblioteca personale. Il libricino è stato stampato ad

Amsterdam nel 1647, questa curiosità conferma come al tempo la stessa città olandese fosse un faro di tolleranza nella travagliata Europa.

Questo capitolo necessita di un’introduzione biografica, capace di aiutare a comprendere appieno i contenuti filosofici presentati dai due autori. Sia Hobbes, sia Spinoza sono stati profondamente influenzati dal proprio tempo, la rispettiva filosofia politica è prima di ogni altra cosa la ricerca di una risposta a delle questioni personali. Entrambi, infatti, hanno vissuto in un’epoca inquieta, le istituzioni statali erano in mutamento: il Medioevo era già finito, ma l’epoca Moderna tardava ad instaurarsi. Questo travaglio ha influenzato il pensiero politico di Hobbes e di Spinoza, per questo motivo non si può sorvolare sulle loro biografie, tantomeno sul rapporto del filosofo olandese con l’autorità religiosa.

Thomas Hobbes è nato alla fine del XVI secolo in Inghilterra. Ciò ci informa che durante la sua giovinezza il filosofo inglese ha dovuto assistere all’eccidio di Enrico IV, alla sanguinosa Guerra dei Trent’anni e la conseguente Pace di Westfalia, dalla quale è nato il concetto moderno di Stato; inoltre è dovuto fuggire dalla sua terra natìa a causa della rivoluzione inglese di Cromwell. Riassumendo, Hobbes ha vissuto un’epoca storica piena di conflitti, tumulti e rivoluzioni; egli ha assistito al travaglio dovuto al passaggio dall’epoca medievale a quella moderna.

Quest’epoca di transizione è stata caratterizzata dalla Guerra dei Trent’anni, la quale ha coinvolto le maggiori potenze europee dal 1618 al 1648: questo conflitto, politico e

religioso, ha ridisegnato l’assetto dell’intero continente europeo. Le morti provocate da questa guerra sono state di un numero spropositato, questa è stata anche una delle maggiori cause delle carestie e delle epidemie che hanno interessato l’Europa negli anni a venire. La Pace di Westfalia ha definito la base dell’assetto politico che il continente europeo mantiene ancora oggi; tale accordo ha anche sancito la divisione del potere politico da quello religioso, fino ad allora i due erano stati strettamente legati.

Quest’ultimo fatto spiega il ruolo da protagonista che la questione religiosa ha sia nelle opere politiche di Hobbes, sia in quelle di Spinoza.

Il ​De Cive ​è un opuscolo che il filosofo inglese ha redatto durante i primi anni del suo esilio volontario a Parigi: egli è fuggito dall’Inghilterra intorno al 1640, spinto dall’ostilità che i repubblicani provavano nei suoi confronti a causa dell’amicizia che lo legava alla casata degli Stuart, oltreché a causa delle sue idee filomonarchiche. Queste ultime sono radicate nella paura che Hobbes provava verso lo stato di anarchia e la cecità passionale del volgo; questi timori sono stati espressamenti espressi e sostenuti nel ​De Cive​: opera in cui il filosofo inglese si è occupato dei doveri sia dei cittadini, sia dello Stato. Quest’ultimo ha il compito di fungere da pacificatore dei conflitti che vigono tra privati e da garante della sicurezza civile.

Inizialmente, il filosofo inglese aveva programmato la stesura di un volume

composto di tre parti dal titolo ​Elementi di filosofia​, di cui l’ultima parte doveva essere intitolata ​Elementi filosofici del cittadino​. Contrariamente a quanto da lui stabilito, il filosofo inglese decise di anticipare la pubblicazione di quest’ultima, sentendosi in dovere di rispondere alla crescente violenza di matrice politica che stava imperversando in Inghilterra. Così il ​De Cive​ è stato stampato precedentemente rispetto al ​De corpore​, un trattato di filosofia naturale, e al ​De homine​, uno studio sull’etica umana;

rispettivamente le originarie prima e seconda parte degli ​Elementi di filosofia​.

Sovente, la relazione con un grande ed ingombrante maestro è travagliata e intessuta da un miscuglio di concordia e contrasti: il rapporto tra Hobbes e Spinoza non è di certo un’eccezione. Il capitolo XVI del ​Trattato Teologico-politico​ è una dimostrazione di quanto accennato: il filosofo olandese, infatti, nell’occuparsi dell’organizzazione statale, tiene sullo sfondo la filosofia politica di Hobbes. Nella gran parte delle pagine che Spinoza dedica alla componente prettamente politica della filosofia, la comparazione fra

I temi cruciali della filosofia politica di Spinoza sono esposti in maniera chiara ed esaustiva nel ​Trattato politico​, sebbene il fulcro delle sue convinzioni politiche e religiose sia racchiuso nel ​Trattato Teologico-politico​. Prima di iniziare la lettura di questo libro è necessario ripercorrere brevemente la biografia del filosofo olandese: la scelta di inserire qui i riferimenti biografici dell’autore è legata alla profonda

convinzione che quest’opera, più di ogni altra, sia legata alle vicende storiche e personali dello stesso Spinoza.

L’autore del ​Trattato​ nasce il 24 novembre 1632 ad Amsterdam, una città facoltosa e mercantile: al tempo l’economia della città era basata sul commercio, e la sua prosperità era agevolata da una politica liberale. Difatti il rispetto delle leggi e il pagamento delle tasse erano i principali doveri cui dovevano rispondere i suoi cittadini: un tale clima di tolleranza ha contribuito a rendere Amsterdam il rifugio di religiosi ed eretici, altrimenti perseguitati nei rispettivi Paesi di origine.A quest’ultima categoria appartiene la

famiglia Spinoza, dal momento che la loro fede ebraica era perseguitata nel Portogallo in cui abitavano: gli avi di Baruch Spinoza sono stati costretti a convertirsi formalmente al cristianesimo tramite il battesimo forzato, imposto loro nel 1497. Di certo la

conversione interiore non ha avuto il potere di intaccare la loro fede privata, la quale continuava ad essere ebraica: sono così stati considerati dei “marrani”. Nel 1597 la persecuzione del governo portoghese contro questi ultimi colpì proprio la famiglia di Baruch Spinoza: presumibilmente per questo motivo, nel 1616 questa emigrò nella liberale Amsterdam.

La formazione di Baruch Spinoza è avvenuta nella scuola della comunità ebraica di Amsterdam, dove il giovane ha iniziato lo studio della lingua ebraica e il commento dei Testi Sacri​. E’ negli stessi anni che Uriel da Costa è salito agli onori della cronaca della medesima comunità: quest’ultimo, fra il 1616 e il 1624, è stato autore di un attacco alle tradizioni farisee. Pur non entrando nei dettagli di questa controversia, è importante menzionare le accuse che la comunità ebraica ha rivolto verso costui, poiché

risuoneranno come una eco nella futura condanna di Spinoza: negazione della legge orale, rifiuto della dottrina dell’immortalità dell’anima e negazione della resurrezione dei morti. Ciò che di questa vicenda salta all’occhio è il contrasto tra il clima di tolleranza che si respirava ad Amsterdam e l’integralismo della comunità ebraica.

Dal momento che non leggeva che la Bibbia, fu ben presto in grado di fare a meno

dell’interprete: e vi faceva delle riflessioni così appropriate che i rabbini rispondevano ad esse al modo degli ignoranti, i quali, avendo esaurito i loro argomenti, accusano quelli che li incalzano di avere opinioni poco conformi alla religione. Un così bizzarro modo di fare gli fece comprendere che era inutile andare in cerca della verità: “Il popolo non la conosce affatto; d’altronde credere ciecamente autentici i libri biblici è, diceva, amare troppo i vecchi errori”. Si risolse così di non consultare gli altri che sé stesso, senza tuttavia risparmiare cure per scoprirla. 24

Il testo appena citato è l’ultimo documento della scuola in cui appare il nome di Spinoza, che nel 1652 ha abbandonato gli studi intrapresi presso la Sinagoga. Una volta sciolto dal dovere scolastico, Spinoza si è dedicato all’attività mercantile del padre, acquisendo una considerevole indipendenza economica e sociale. Dopo la morte di quest’ultimo, il filosofo olandese si è dedicato allo studio del latino e del greco,

determinando un allontanamento dei suoi studi dalla teologia, per virare verso l’ambito filosofico. Verosimilmente, in questo periodo Spinoza ha iniziato a frequentare

l’ambiente cattolico liberale di Amsterdam, finendo per avvicinarsi alle opere dei filosofi a lui contemporanei, quali Cartesio, Bacone, Hobbes e la seconda Scolastica.

A questo è seguito un periodo profondamente inquieto per Baruch Spinoza, incupito dal fallimento dell’attività mercantile del padre, il filosofo si è dedicato a molti lavori, i quali gli hanno consentito di allargare il proprio giro di conoscenze, al di fuori della comunità ebraica.

Con l'aiuto del giudizio dei santi e degli angeli, con il consenso di tutta la santa comunità e al cospetto di tutti i nostri Sacri Testi e dei 613 comandamenti che vi sono contenuti, escludiamo, espelliamo, malediciamo ed esecriamo Baruch Spinoza. Pronunciamo questo herem nel modo in cui Giosuè lo pronunciò contro Gerico. Lo malediciamo nel modo in cui Eliseo ha maledetto i ragazzi e con tutte le maledizioni che si trovano nella Legge. Che sia maledetto di giorno e di notte, mentre dorme e quando veglia, quando entra e quando esce. Che l'Eterno non lo perdoni mai. Che l'Eterno accenda contro quest'uomo la sua collera e riversi su di lui tutti i mali menzionati nel libro della Legge; che il suo nome sia per sempre cancellato da questo mondo e che piaccia a Dio di separarlo da tutte le tribù di Israele affliggendolo con tutte le maledizioni contenute nella Legge. E quanto a voi che restate devoti all'Eterno, vostro Dio, che Egli vi conservi in vita. Sappiate che non dovete avere con Spinoza alcun rapporto né scritto né orale. Che non gli sia reso

alcun servizio e che nessuno si avvicini a lui più di quattro gomiti. Che nessuno dimori sotto il suo stesso tetto e che nessuno legga alcuno dei suoi scritti. 25

La sentenza di scomunica da parte della comunità ebraica è stata emanata nel 1656: Spinoza è accusato di aver coltivato idee eterodosse, di essersi dimostrato manchevole di rispetto nei confronti di Mosé e delle Leggi, e di aver troppo a lungo frequentato le comunità cristiane. Il filosofo olandese, in realtà, aveva maturato negli anni il distacco dalla comunità ebraica, la sua scelta è stata tanto consapevole al punto che Spinoza non si è neppure difeso dalle accuse, né si è presentato in Sinagoga.

E’ importante conoscere l’arco di vita del filosofo olandese, perlomeno fino alla data della scomunica da parte della Sinagoga, perché solo così si può inquadrare il rapporto che Spinoza ha con la fede, oltre alle affinità e i contrasti con l’ebraismo e le rispettive istituzioni. Una controprova di questo è fornita da quanto ricostruito da Bayle : Spinoza 26

in risposta alla scomunica, avrebbe composto una ​Apologia​, mai stampata, i cui contenuti sarebbero stati poi ripresi ed estesi nel ​Trattato teologico-politico​.

L’opera di cui ci parla Bayle è stata pubblicata, in forma anonima, ad Amsterdam nel 1670: l’autore, l’editore e il luogo di stampa non sono mai stati svelati. Le polemiche che hanno fatto seguito a questa pubblicazione, hanno convinto Spinoza a bloccare la traduzione dell’opera in nederlandese. Difatti l’accusa di ateismo nei suoi confronti era incalzante, come dimostra la condanna che le Corti d’Olanda emanerà nel 1674,

mettendo così al bando il ​Trattato Teologico-politico​, insieme al​ Leviatano​ di Thomas Hobbes.

Il ​Trattato Teologico-politico​ è un libro dedicato all’intreccio fra la dottrina teologica e la pratica politica: nell’idea di Spinoza quest’ultima deve essere finalizzata alla difesa della libertà di pensiero e di parola. Il filosofo olandese è guidato dall’intento di

mostrare come i pregiudizi dei teologi comportano un impedimento nel libero studio della filosofia. Spinoza ha l’obiettivo di difendersi dall’accusa di ateismo che da anni gli viene mossa da parte del volgo, inoltre egli vuole rivendicare a gran voce la libertà di

25E. Giancotti, a cura di Daniela Boscherini, ​Baruch Spinoza 1632-1677​,​Dichiarazione rabbinica autentica

datata 27 luglio 1656 e firmata da Rabbi Saul Levi Morteira ed altri​, Roma, Editori Riuniti 1985, p. 13 e sgg.

filosofare . Il 27 ​Trattato ​è un’opera scritta in difesa della filosofia, la quale viene elevata

a libero esercizio della ragione. Spinoza vuole dimostrare che l’uso del lume naturale non è una scelta empia, dal momento che la teologia segue dei canali differenti da quelli filosofici. Il filosofo olandese, grazie al suo ​Trattato​, dimostra come i teologi non hanno alcuna autorità sulla condanna di dottrine e tesi filosofiche. Spinoza vuole difendere la libertà di parola e di pensiero, lo fa scrivendo che entrambe possono essere esercitate dal cittadino, senza compiere alcun danno verso l’istituzione statale.

La struttura del ​Trattato Teologico-politico​ è composta da una ​Prefazione​, seguita da venti capitoli distribuiti in due sezioni tematiche.​ ​L’obiettivo polemico della ​Prefazione è il tema della superstizione: questa è posta sul banco degli imputati con l’accusa di essere uno strumento usato dai teologi al fine di scoraggiare l’uso della ragione da parte del volgo. D’altro canto, la stessa superstizione consiste nell’accettazione acritica di una dottrina, la quale viene rivelata dai profeti e difesa dai teologi, i quali si professano legittimati dall’autorità divina ad influenzare gli umori del volgo. Vale a dire che la rivelazione divina viene strumentalizzata dall’autorità religiosa per ottenere

l’obbedienza del popolo ai principi costituiti, invece di favorire l’istruzione di

quest’ultimo: la rivelazione fungerebbe da strumento per avvicinare il volgo alle verità speculative ed ai principi intellettuali. Spinoza vuole così slegare la religione dalla superstizione, poiché egli è fermamente convinto che la vera rivelazione sia inscritta nel cuore e nella mente di ogni uomo.

Segue la prima parte, che si snoda dal I capitolo fino al XV, dove Spinoza sviluppa l’analisi della rivelazione attraverso un commento critico dell’Antico Testamento. Difatti la principale fonte d’ispirazione del ​Trattato Teologico-politico​ è senz’altro la Bibbia​. Il filosofo olandese analizza questo libro andando oltre la definizione di ​Testo Sacro​, ovvero egli nega la natura divina delle Scritture, in favore di una lettura storica del testo. Vale a dire che il filosofo olandese riconosce in essa esclusivamente un valore morale e politico di un’opera scritta dagli uomini per gli uomini.

La seconda parte del ​Trattato ​è dedicata allo Stato e alla cittadinanza, ai suoi diritti naturali e civili. Questa sezione va dal capitolo XVI fino alla conclusione dell’opera. La

rilevanza storica e filosofica del lavoro di Spinoza è celebrata già nella più antica biografia a lui dedicata, pubblicata ad Amsterdam nel 1719:

Prima di lui la sacra Scrittura era un santuario inaccessibile. Tutti coloro che ne avevano parlato l’avevano fatto da ciechi. Egli solo ne discorre da sapiente nel suo ​Trattato di teologia e di

politica​, ché è certo che mai un uomo ha posseduto bene quanto lui le antichità giudaiche . 28