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Il primo capitolo di questa tesi è dedicato alla spiegazione della metafisica di

Spinoza, questa è stata una scelta dettata dall’esigenza di comprendere fin dalle radici la filosofia di questo pensatore: solo in tal modo è possibile analizzare adeguatamente la sua teoria politica. Compiere una scelta differente sarebbe stato piuttosto complicato, poiché la dottrina dell’uomo e la speculazione sulla società non sarebbero state

comprensibili altrimenti, o perlomeno avrebbero perso buona parte della loro ricchezza e carica innovativa.

Thomas Hobbes organizza le proprie teorie in maniera radicalmente diversa rispetto a Spinoza. Il filosofo inglese, infatti, tralascia le speculazioni metafisiche, per

concentrarsi sulla costruzione di una filosofia che si fondi sull’essere umano.

Si scopre così che il filosofo inglese dona un’immagine controversa della figura di Dio nella propria filosofia; infatti Hobbes cancella la figura di Dio dalle scienze

naturali, per poi riabilitare la divinità rendendola il pilastro dell’organizzazione politica. Non stupisce sapere che il filosofo inglese è stato accusato di ateismo, difatti il Dio che egli descrive non rispetta i canoni tradizionali sanciti dal cristianesimo.

28 J. Koehler-J.M. Lucas, ​Le vite di Spinoza seguite da alcuni frammenti dalla ​«Prefazione» di Jarig Jelles

Thomas Hobbes sancisce una sproporzione che divide irrimediabilmente l’infinito di Dio e il finito, cui appartiene l’uomo. Così, la divinità è inaccessibile alla conoscenza razionale, strumento dell’essere umano; di conseguenza la natura di Dio e i rispettivi attributi sono eterni, ma non conoscibili. Ne risulta un distacco del filosofo inglese rispetto ai filosofi che fondano la propria spiegazione delle cause dei fenomeni naturali sulla conoscenza di Dio; è evidente che a partire da questo punto inizia la profonda distanza che divide Thomas Hobbes e Baruch Spinoza, per quanto concerne la metafisica.

Una lettura radicale dell’ateismo hobbesiano è stata elaborata da Emilia Giancotti , 29

la quale ha riletto il ​De Corpore​ e ne ha tratto l’ipotesi che i rari riferimenti che Hobbes fa a Dio sono inseriti con il solo scopo di difendere l’opera da eventuali accuse

ecclesiastiche. Si deve ammettere che, nel lavoro del filosofo inglese, Dio emerge in qualità di una figura esterna, lontana dagli uomini e dalle cose; in effetti Hobbes è stato capace di elaborare un sistema in grado di spiegare come l’universo corporeo riesca a contenere in sé la propria spiegazione. Emilia Giancotti arriva ad affermare che nella metafisica hobbesiana Dio non esista neppure; in particolare la studiosa motiva la propria ipotesi sostenendo che Dio venga sostituito nel ruolo di Causa Prima, il quale viene attribuito dal filosofo alla materia in movimento. Di conseguenza Giancotti sostiene che Thomas Hobbes sia totalmente ateo, in realtà in questa sede non è

necessario tanto sancire l’ateismo del filosofo inglese, quanto assodare che il Dio di cui Hobbes parla è lontano dalle cose finite e inconoscibile per l’uomo.

Seppur è relegato a svolgere un ruolo marginale nella metafisica, il Dio biblico si rivela una figura di primaria importanza nella sfera politica. La divinità, infatti, è lo strumento posto in mano ai governanti per ottenere l’obbedienza del volgo: in

particolare i capi-popolo sfruttano l’onnipotenza della figura di Dio per minacciare il volgo con l’inflizione di pene eterne, da parte della divinità stessa. Queste ultime

risultano esponenzialmente più temibili, dunque efficaci, in confronto ai castighi terreni. D’altra parte nel ​De Corpore​, la seconda parte degli ​Elementi di filosofia​, Hobbes si premura di spiegare che l’unica cosa che l’essere umano può conoscere con certezza

sono i corpi; difatti solo un corpo è in grado di agire o di subire un’azione. Per questo motivo il vero oggetto d’indagine della filosofia e delle altre discipline è lo studio dei corpi e dei loro movimenti, ovvero la ricostruzione dei meccanismi di causa ed effetto cui questi rispondono.

Se causa necessaria si definisce quella, supposta la quale, non può seguire un effetto, si ricaverà anche che qualunque effetto sia stato prodotto, è stato prodotto da una causa necessaria.

De Corpore I, IX, 5

Il movimento è elevato a principio di spiegazione e causa di ogni fenomeno naturale; ovvero si spiega che non può essere un impulso interno a mettere in moto le cose, bensì il movimento può essere provocato soltanto da un contatto con un altro corpo in moto. Da ciò si evince che la conoscenza umana può essere acquisita soltanto partendo dal corpo, ovvero grazie alla sensazione. Quest’ultima è il risultato di un’esperienza, ovvero un contatto con un oggetto esterno, che provoca una reazione al cervello e al cuore dell’individuo.

Le due premesse costituite dalla constatazione dell’inaccessibilità di Dio e dalla teoria dei corpi, costituiscono la base per distinguere due tipologie di sapere. Il primo tipo di conoscenza prende in considerazione le cose naturali; queste sono create da Dio: dal momento che quest’ultimo è inaccessibile all’intelletto umano, pure le cause che lo muovono risultano imperscrutabili. In altre parole il filosofo inglese ammette che non è possibile conoscere con certezza le cause dei fenomeni naturali, perché queste

appartengono a Dio, pertanto sono inaccessibili alla ragione umana. Per questo motivo l’uomo deve limitarsi a studiare gli effetti, potendo risalire solo induttivamente alle cause: a questo tipo di scienze non può appartenere il dono della certezza.

Il secondo tipo di conoscenze è radicalmente differente, dal momento che esse sono create dall’essere umano, pertanto, le cause qui indagate sono conoscibili. Si parla del campo della matematica, dell’etica e della politica. A questo punto emerge un’ulteriore divergenza fra la filosofia di Thomas Hobbes e quella di Spinoza, il cui oggetto è il pensiero sulla geometria euclidea: per il primo questa è frutto della mente umana,

mentre per il secondo tale scienza costituisce il linguaggio con il quale sono scritti i decreti di Dio, i quali sono conoscibili all’uomo grazie alla ragione.