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PARTE I – Profilo storico, apparato teorico e strumenti di analisi

Capitolo 3. Grammatica di Categorie e Costruzioni

3.4. La grammatica di Categorie e Costruzioni

3.4.1. Le categorie e la categorizzazione

Le categorie, instaurando la corrispondenza tra aggregazione di valori concettuali e correlati funzionali, rendono possibile lo strutturarsi del significato grammaticale (Simone 2007b: 209):

“All the readings of ‘category’ therefore share the fact that they are pre-definite formats of meaning (i.e., grammatical meanings)”

Grazie a questo ruolo basilare, le categorie costituiscono gli elementi preminenti nella GCC. L’architettura grammaticale si struttura infatti proprio a partire dalla operazioni funzionali conseguenti all’istanziarsi delle principali categorie: quella nominale e quella verbale117. Le categorie

lessicali permettono dunque il passaggio dalla dimensione puramente rappresentazionale a quella linguistica e presuppongono la categorizzazione delle forme concettuali impiegate nella semiosi linguistica. La categorizzazione rimanda all’organizzazione dell’inventario concettuale affinché possa essere inquadrato in un sistema linguistico nel quale le opposizioni funzionali trovino delle chiare corrispondenze con i raggruppamenti categorici (Langacker 2009: 223):

“Broadly speaking, systemic organization falls under the rubric of categorization. The elements of a system constitute a category at least in the sense that its members are treated as being equivalent for some purpose, namely for fulfilling the function in question. Conversely, the members of a category constitute a system to the extent that they are mutually exclusive as ways of fulfilling the function.”

La categorizzazione dell’esperienza è pertanto un meccanismo cognitivo fondamentale delle lingue storico-naturali 118 . Non sarebbe possibile costituire le opposizioni grammaticali senza l’organizzazione dei valori funzionali corrispondenti119. Affinché le rappresentazioni concettuali possano assumere pertinenza grammaticale è necessario limitarne il numero attraverso una schematizzazione degli elementi ideali. L’esperienza fenomenica si compone infatti di entità e di processi che non si ripetono mai in maniera identica, mentre le lingue storico-naturali sono costituite da strutture e forme ricorrenti. Le lingue non rappresentano quindi in maniera unitaria le forme

117 Un’altra fondamentale categoria, che tuttavia non sarà presa in considerazione nel presente lavoro, è quella aggettivale. 118 Si noti che non in tutti i modelli teorici è riconosciuta la necessità di porre un numero definito di categorie linguistiche

(Cfr. Baht 1991).

119 In precedenza è stato infatti messo in rilievo che la fase 2 della GCC implica una selezione dei tratti concettuali

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dell’esperienza, ma, da un lato, le suddividono in un numero limitato di categorie formali e, dall’altro, istituiscono rappresentazioni gerarchiche degli stati di cose cui rimandano120 (Langacker 2008: 17):

“Categorization is most broadly describable as the interpretation of experience with respect to previously existing structures. A category is a set of elements judged equivalent for some purpose; for example, the alternate senses of a lexical item constitute a category, equivalent in having the same phonological realization. If structure A belongs to a category, it can be used to categorize another structure, B, which may then become a category member.”

Un sistema che distingua pedissequamente tutte le sfumature che la realtà fenomenica offre alla percezione risulterebbe infatti difficile da impiegare e renderebbe ardua la trasmissione di significati121.

La categorizzazione dell’esperienza (livello rappresentazionale) implica pertanto, da un lato, il paragone tra rappresentazioni mentali diverse e, dall’altro, l’associazione delle rappresentazioni simili cui far riferimento con le medesime risorse funzionali o lessicali. Questi processi istituiscono un duplice legame tra il piano linguistico e quello del significato. Le forme dell’esperienza sono modulate in relazione alle strutture grammaticali e le stesse dinamiche agiscono sull’articolazione referenziale come su quella grammaticale (Croft & Cruse 2004: 54):

“The act of categorization – applying a word, morpheme or construction to a particular experience to be communicated – involves comparison of the experience in question to prior experiences and judging it to belong to the class of prior experiences to which the linguistic expression has been applied. There are many ways in which a situation can be compared and judged to be like a prior experience.”

Le dimensioni della concettualizzazione e della rappresentazione acquisiscono particolare importanza nei modelli funzionalistici orientati sul discorso, nei quali tanto la funzione di un’espressione linguistica quanto la struttura formale dell’enunciato possono determinare la struttura dell’enunciato. Uno dei modelli che dimostra rilevanti affinità strutturali con la GCC è infatti la Functional Discourse

Grammar di Hengeveld & Mackenzie (2008). Questo modello distingue infatti due momenti

fondamentali nella semiosi linguistica: la formulazione e la codifica. La formulazione rimanda ai

120 Lyons (1977: 442) “That it is difficult to draw the line precisely between what counts as a discrete physical object and

what is not is unimportant, provided that it is possible to identify a sufficient number of what are indisputably individual physical objects: it is the lexical and grammatical structure of particular languages that draws the line for us in the unclear instances”

121 Una evidente ripercussione di questo fenomeno può essere messo in evidenza analizzando la codifica dell’agentività.

Le matrici semantiche agentive possono di fatto essere riscontrate solo nei predicati prototipicamente agentivi, mentre è difficile individuarle altrove (Lyons 1977: 484): “languages are designed, as it were, to handle the paradigm instances; and it is only to be expected that the applicability of notions like agency should be unclear in non-paradigm instances.”

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fattori semantici e pragmatici che sostanziano l’enunciato e si snoda in tre momenti essenziali: la scelta delle cornici (frame) relazionali e rappresentazionali, l’inserzione dei lessemi appropriati in tali cornici e la rappresentazione delle opposizioni grammaticali obbligatorie. La codifica, che riguarda le regole attraverso cui i fattori semantici e pragmatici si concretizzano nelle lingue, si compone di tre processi: la selezione di adeguati schemi morfosintattici e fonologici per le rappresentazione concettuali, l’inserzione di morfemi liberi e legati e, infine, la messa in atto degli operatori grammaticali122.

Il modello di Hengeveld e Mackenzie, come la GCC di Simone, riconosce quindi un ruolo fondamentale alla categorizzazione delle forme concettuali coinvolte nella semiosi linguistica. Un’altra fondamentale analogia tra i due modelli risiede nella contrapposizione tra categorie lessicali e categorie grammaticali ottenuta tramite la ricognizione dei valori semantici sistematicamente codificati nella morfosintassi123. Il processo di concettualizzazione dei significati grammaticali riveste quindi un ruolo basilare nella semiosi linguistica, determinando l’assetto formale del sistema. In questo ambito ci si soffermerà principalmente su due importanti conseguenze della categorizzazione:

a) le categorie che addensano il grado massimo di schematizzazione rimandano alle componenti dell’esperienza che più comunemente presentano corrispettivi funzionali stabili a livello del sistema;

b) maggiore è il livello di applicabilità sistemica della categoria, minore sarà la sua aderenza a un preciso profilo semantico.

La prima conseguenza determina la regolarità tipologica riscontrabile nella distribuzione delle categorie principali, che tendono ad essere rappresentate da tutte le lingue del mondo. Alcuni aggregati concettuali sono infatti di somma importanza nel conferire specificità agli artefatti linguistici, ripercuotendosi nell’adozione di caratteristiche tendenzialmente universali da parte delle

122 Hengeveld & Mackenzie (2008: 2): “Two major operations have to be distinguished in the top-down construction of

utterances: formulation and encoding. Formulation concerns the rules that determine what constitute valid underlying pragmatic and semantic representations in a language. Encoding concerns the rules that convert these pragmatic and semantic representations into morphosyntactic and phonological ones. The operation of Formulation involves three interlinked processes: the selection of appropriate frames for the Interpersonal and Representational Levels; the insertion of appropriate lexemes into these frames; and the application of operators symbolizing the grammatical distinctions required in the language under analysis. Encoding also involves three processes: the selection of appropriate templates for the Morphosyntactic and Phonological Levels; the insertion of free and bound grammatical morphemes; and the application of operators that play a role in the process of articulating the output of the grammar.”

123 Hengeveld & Mackenzie (2008: 130): “The question is therefore how one determines which semantic categories are

relevant for the description of a language. We want to exclude purely lexical oppositions, the expression of operators, and the expression of functions. […] This leaves us with distributional criteria, i.e. with criteria that have to do with semantically based morphosyntactic configurations that are allowed in a language, and it is this type of criterion that we will use in what follows, in line with our form-oriented function-to-form approach to grammar.”

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grammatiche. Uno degli scopi della GCC riguarda infatti l’individuazione di queste relazioni, riconducibili agli abbinamenti interlinguisticamente stabili tra aggregati concettuali e costrutti formali.

La seconda conseguenza predice che le categorie funzionali adibite agli ambiti grammaticali più generali presentano una desemantizzazione. La categorizzazione dell’esperienza può infatti determinare una perdita quasi totale del valore referenziale nelle forme linguistiche che veicolano le funzioni più frequenti. La perdita di significato concreto nella categorie che sostanziano le strutture grammaticali più ricorrenti corrisponde a un processo analogo che si attua nella grammaticalizzazione, ovvero nella creazione di valori grammaticali a partire da elementi lessicali124. Tale processo viene talora definito “sbiancamento semantico” o “desemantizzazione” (Lehmann 2002: 114):

“I will assume that the semantic representation of a sign consists of a set of propositions taken from some semantic metalanguage commonly called semantic components or features, and that those propositions which are conjoined (rather than disjoined) contribute to the semantic complexity or semanticity of the sign […]. Desemanticization, or semantic depletion […] or bleaching, is then the decrease in semanticity by the loss of such propositions.”

3.4.2. La realizzazione linguistica delle categorie: il formato semantico, fonologico, morfologico e